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COLPISCINE UNO PER EDUCARNE CENTO

Pubblicato da toffee il 6 febbraio 2007

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Non ho neanche letto il dannato libro.
C’era solo una cosa richiesta, solo una cosa da fare.
Leggere.
Il.
Libro.
No.
Ma quello che mi dà più fastidio in assoluto sono i vestiti. Incredibile.
Arranco per via Cola di Rienzo alla massima velocità permessami dai sandaletti col tacco, la camicetta ralph lauren d’ordinanza mi si è appiccicata tutta sulla schiena per il sudore, mi impongo di non preoccuparmene. Cerco di trovare divertente il fatto che comunque la gonna era già macchiata di vino, causa collisione con barbone alticcio mentre scendevo dal tram. 
Sembro una bomboniera incidentata.
Mi rifiuto di pensare allo stato del trucco sulla mia faccia e penso, invece, che questo deve essere il modo in cui Dio ha deciso di punire la mia tracotanza.    
Come se non avessi sufficiente senso critico da rendermi conto da sola che sono ridicola infagottata così. Lo so che non sono una di loro. E anche se me lo scordassi per un solo secondo non c’è bisogno di disturbare entità trascendenti. Basta Giuseppe. Speravo di essermi alzata abbastanza presto da evitare di incontrarlo, ma mi sbagliavo, ho sentito il suo ciabattare scazzato da fin dentro il bagno. Ho aperto la porta con circospezione.
“Frescarèè dove vai vestita così?”
Lo sapevo. La gente pensa che vivere con un alcoolizzato belloccio sia il massimo.
“Vado in facoltà. Non mi chiamare Frescarè.”
“Buahauhauah ma guarda come ti sei rivestita!E’ per questo che i tuoi ti mandano lì? Perchè almeno così sei costretta a rileccarti punkabbestia del cazzo!” Grasse risate.
“O mio Dio lo sai perchè. E’ un’università privata. Cattolica. Devo chiedere la tesi ad un ultrasettantenne che insegna diritto canonico. Nello specifico perchè è l’unico che mi riceva ancora, dopo che ho avuto la geniale pensata di proporre al professore di penale quella tesi che metteva in dubbio la legittimità costituzionale degli acquisti simulati di droga nelle operazioni sotto copertura.”
Non ancora riesco a credere di essere stata io a farlo. Da lucida sono completamente pazza.
“Ti rendi conto che se mi fuoco anche questo perchè sono una fattona…” 
“Secondo me era strafica come tesi. Riporti la birra?”
“Ma che birra? Giusè sto andando in facoltà non ho tempo.”
“Vabbè se arrivi e trovi chiuso, tornando prendi la birra.”
“Per quale stupido motivo dovrei trovare chiuso?”
“Sicuro lo trovi chiuso.”
“Sicuro no.”
“Sicuro sì.”
“Vado.”
“Ricordati la birra. Facciamo una canna prima che esci?”
“No”
“Dai!”
“No”
“Dai!”
“Ok.”


Adesso sto svoltando in via Vittoria Colonna. Posso farcela. Sono al di là di qualsiasi ritardo concepibile, ma posso farcela. Ho ben dieci minuti.
(Un bel sorriso ,buongiorno professore.)
Cerco di aggiustarmi la gonna in movimento, la macchia è ineludibile. Maledetto barbone, sembrerò una specie di sopravvissuta. Qui in mezzo, poi !Già intravedo due tre tipi in giacca e cravatta. Ci sono anche delle ragazze, con occhiali da sole enormi. Che imbarazzo.
(Sì certo, ho studiato il suo testo e l’ho trovato interessantissimo. Pieno di spunti.)
Ci siamo, sto entrando, supererò la Sfilata Del Cortile senza battere ciglio. Sono una di loro. Sono invincibile. E poi meno trappole del previsto, pare. Niente facce conosciute, niente ex compagni-di-corso-anzi-colleghi passati alla laurea specialistica da lustri.
E’ proprio mentre sono con la mano sul portone che la Piaga colpisce, cogliendomi totalmente impreparata. All’inizio è solo una voce alle mie spalle.
“Scusami!”
Il tono petulante da predicatore. La vocetta educata e un filino polemica. Avrei dovuto capirlo subito.
“Scusami!”
“Sì?”
“Ciao sono Luca Bardelli, del partito marxista-leninista. Hai un minuto?”
Cosa? Non credo di averlo detto ad alta voce.
“Che hai detto?”
“Ciao, sono Luca..”
“No no ho capito. Davvero sei del partito marxista-leninista?”
“Sì, perchè?”
Non ci posso credere. E’ Kafkiano. Che diavolo ci fa qui?
“Hai problemi con il partito? Ma sei una compagna?”
Non riesco a trattenermi, rido con una cattiveria che Luca Baldelli forse non merita, ma io sono in ritardo e ho caldo e non ho tempo per queste cazzate adesso.
“No, non sono una compagna. Ma che stai facendo qui?”
“Come faccio qui? Incontriamo gli studenti, discutiamo con loro del precariato…”
 “Qui vieni a discutere.”
“Sì qui. Ma perchè, qual’è il problema? Tu non ne vorresti discutere?”
Certo, è proprio il mio sogno. Discutere di precariato studentesco con un relitto storico dodicenne che nel 2006 crede nella collettivizzazione dei mezzi di produzione.
“No che non ne vorrei discutere, ma io non c’entro niente. Ma ti rendi conto di dove sei? Università privata! Cattolica!”
Perchè alla gente non entra in testa?
“Perchè non sono studenti come gli altri?”
“No che non sono studenti come gli altri!” Sono incredibilmente peggio, aggiungerei se volessi fare conversazione. Ma non voglio.
“Ma che sei una fascia?”
Adesso ci stai definitavamente cacando Luca Bardelli.
“No idiota. Non che tu meriti una spiegazione, ma sono radicale.”
“Scusami! Non fare così! Sei radicale!L’avevo capito! Comunque c’è la possibilità di un dialogo…Qui ho il nostro organo di informazione, per un’offerta popolare posso…”
Mi agita davanti il loro corrierino, che a me è ben noto. Avanguardia Proletaria.
“Non scherzare, Baldelli. Non caccerò una lira per il giornalino della tua scuola. Scusami, ma devo andare adesso.”
“Aspetta, ma se non sai neanche di che si tratta!”
“Lo so benissimo”
“Ma che sai? L’hai mai letto? Almeno lasciami il numero di telefono di casa! Ti terremo aggiornata sui nostri incontri e sulle conferenze.”
A questo punto inspiro forte. Poi lo guardo dritto negli occhi invasata come un dobberman idrofobo. Non esiste. Non mi fregheranno di nuovo.
“Ascoltami bene. Io abito a San Lorenzo, ma probabilmente lo sai. Immagino avrete qualche schedario sui nemici del popolo residenti del quartiere, visto che è il vostro formicaio.  
Siete stati i primi a citofonare il pomeriggio che io e Giuseppe ci siamo trasferiti a casa, vi abbiamo anche dato un euro per il corriere dei piccoli. Il giorno dopo siete tornati e ne volevate due di euro. Per sostenere la lotta di classe nel mondo. Nonostante la motivazione fosse un tantino vaga ve li abbiamo dati alchè avete voluto il numero di casa. Per informarci sulle feste e le attività ricreative, avete detto. Naturalmente non era vero. Avete cominciato a chiamare alle otto del mattino per invitarci conferenze sulla ripresa economica cinese in età maoista. Tutti i giorni. Ignorandomi quando bisbigliavo assonnata di lasciarci in pace per non svegliare il mio coinquilino alcoolizato con problemi di gestione dell’ira. Alla fine un giorno si è dovuto alzare per rispondere, io avevo dormito fuori.”
“E?”
“Ti assicuro che il finale non lo vuoi sapere. Adesso devo andare.”
“Ma che presuntuosa borghese del cazzo! Radicale eh? E poi vai ad un’università di stronzi cattolici! Trasformista! Fascista!”
“Vaffanculo Baldelli. Adesso devo andare” gli dico mentre mi giro e lo vedo che mentre mi insulta è tutto rosso in faccia.
Schivo due tre ragazze in tailleur, caracollo fino alle scale, mi avvento disperata verso il primo piano.
Aula 6. Trova l’aula 6. Buongiorno professore. Sorriso.
Non trovo l’aula 6. Con i capelli appiccicati in fronte e il trucco squagliato mi aggiro in preda al panico. Poi l’epifania. In fondo al corridoio.
Mentre corro penso che sono il peggiore degli esseri umani, perchè mi sono ridotta agli ultimi dieci minuti dell’ultimo giorno utile, ma il buon Dio sa che sono in ritardo perchè ho difeso la terra santa dai mangiabambini, Mi scuserà. Senz’altro mi scuserà.
Faccio per girare la maniglia.
Chiusa.
No.
Stronzi cattolici.
Penso che è meglio passare dalle scale anti-incendio per uscire in cortile, forse così non incontrerò Baldelli. Lo so che non sono una di loro, ma in tasca ho dieci euro. Ci escono almeno cinque sei Peroni.

11 Commenti a “COLPISCINE UNO PER EDUCARNE CENTO”

  1. fabio dice:

    Il ritmo è incalzante, mi è sembrato di andare di fretta… mi è praticamente venuto il fiatone come alla protagonista!

  2. serotont dice:

    Scusa ma il titolo non mi piace! Non associo lo stile di vita del personaggio alla destra. in fondo ci sono periodi in cui si è più proiettati verso la collettività e periodi in cui si vive più il personale. l’ho letto con piacere, mi ha riportato in dinamiche che avevo dimenticato, mi sembra di riconoscere i primi anni ’90 anche se i marxisti-leninisti mi sa’ che già non c’erano più per le università….. l’associazione trucco femminile-classe di appartenenza è una cosa a cui non avevo mai pensato… più che altro rivela un dentro-fuori, una logica dell’esclusione perpetrata alla ceca, ai danni delle persone che dimostrano più perspicacia e che non hanno ancora deciso di nascondersi. sembra che questa massa inconcludente instilli nei “diversi” l’idea che non resta altro da fare che stordirsi per sentire meno dolore… bello.

  3. toffee dice:

    vi ringrazio entrambi per averlo letto! solo una precisone per serotont. La protagonista (come me del resto) non è di destra, tutt’altro, infatti il titolo è ironico. Inoltre, pare buffo, ma di marxisti-leninisti (come tante altre piccole formazioni politiche extra parlamentari) le università, per lo meno a Roma, sono ancora piene,è solo che spesso la loro attenzione per determinate forme e la banalità dei contenuti trasmessi non li fanno sembrare molto dissimili, in fondo, dalle Signorine delle università cattoliche. Tutti molto carini da guardare, se solo fossero muti.
    grazie ancora, per il commento.

  4. Andrea dice:

    Ciao Tofee, e grazie per il racconto.
    Simpatico il personaggio di Luca Bardelli: mi ricorda tanto una tipa che bazzicava da me all’universita’…

  5. toffee dice:

    lo vedi che esistono! :) grazie a te per averlo letto

  6. Andrea dice:

    Beh, fino a 5 anni fa esistevano eccome ;)
    Ora non ti saprei dire…

  7. stefy dice:

    mi è piaciuto tanto! complimenti per lo stile

  8. Albertina dice:

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