Quello che mi passa per la testa…..

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Angel Room Chapter Six : Prato fiorito e campo minato

Pubblicato da unsoundnosound il 8 ottobre 2007

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Sono passati due mesi da quando sono andato all’ospedale a
trovare mio padre.

Non ho più ricevuto telefonate da Luna o di altro genere.

La mia vita va avanti così come è sempre andata.

Seguo un servizio al telegiornale che parla di un serial
killer che strappa il cuore alle ragazze e le impicca su un
albero….raccapricciante.

L’inverno sta lentamente ammorbidendo la sua stretta sul
tempo, al “Movie” è cambiato il palinsesto e gli affari sembra stiano andando
decentemente.

Ho passato il capodanno sdraiato sul mio divano a bere Jack
Daniel’s e a guardarmi qualche vecchio film, da Hithcock a Spike Lee.

Oggi è il 12 Febbraio 2007.

Decido che è ora di prendere un po’ d’aria fresca e esco di
casa.

Cammino per il viale e mi rendo conto che la strada fa
proprio schifo, e quasi disastrata, sarebbe ora che il Comune la sistemasse una
volta per tutte…

Vado in un piccolo parco costruito da poco, come location per
un film non sarebbe male, ha una fontana splendida che di notte con le luci
messe sul terreno ha qualcosa di magico, e come contorno ha degli archi di un
vecchio acquedotto romano.

Mi siedo su una di queste panchine e mi fumo una sigaretta.

Dall’altra parte del parco c’è un comitiva di ragazzi,
avranno credo intorno ai sedici diciassette anni.

Si stanno rollando una canna.

Ne avrei bisogno…ma qualcuno mi ha detto che è triste
ricorrere a qualcosa per essere felici.

Uno di loro mi si avvicina e mi chiede, con aria da chi
sembra avere il mondo in una mano, se ho una sigaretta da dargli.

Lo fisso per un istante.

Jeans larghi e bassi, maglioncino firmato, collana della
Brail al collo, orecchino e pircing al naso, capelli rigorosamente corti.

Mi chiedo se la moda sia veramente così importante per la
vita di ognuno di noi.

Gli do la sigaretta.

Torna alla sua comitiva, sui suoi jeans ha due scritte,
“Sex” e “740”.

Un bambino si diverte a premere un pulsante a terra per
azionare la fontana, e poi correre verso l’acqua per bagnarsi, la madre
puntualmente gli urla di smetterla.

Mi accendo un’altra sigaretta, mi sembra di essere una
ciminiera.

Un vecchio fa fatica a camminare, attraversa il parco e si
ferma ad osservare gli archi.

Si siede vicino a me.

-non è bellissimo? – cerca di
attaccare discorso, come fanno tutti i vecchi, la loro vita diventa

noiosa quando si é solo un peso
per i propri famigliari.

Lo guardo, è pieno di rughe ed è
quasi calvo, porta un paio di occhiali più spessi dei fondi di bottiglia, ma
attraverso essi riesco a vedere i suoi occhi, sembrano ancora più vivi del
ragazzo di prima.

-cosa è bellissimo? Il parco?-
forse passare tutti i giorni tra il cinema e i muri di casa, ha cominciato ad
annoiarmi.

Mi guarda con aria stupita come se avessi detto
un’assurdità. – anche il parco, parlo di tutto, parlo del passato e del presente
che si uniscono, degli archi di oltre duemila anni fa e della fontana costruita
ad arte, non è sorprendente quanto a volte vecchio e nuovo vadano così
d’accordo?- rimasi sorpreso dalla sua affermazione. – si credo sia veramente
bello, anche se dire che il parco è un’opera d’arte sia esagerato – il vecchio
sorrise. – si hai ragione ragazzo, forse dire che questo parco è un’opera
d’arte è un po’ esagerato.- lo guardai un attimo, era una compagnia piacevole.

- oggi sarà una grande giornata, me lo sento, bé ora torno a
casa che mi aspetta mia figlia, meglio che cominci a in camminarmi perché col
mio passo arriverò tra almeno mezz’ora lì! È stato un piacere conoscerti
figliolo. Ora ci salutiamo. – se devo essere sincero, non so spiegarmi perché
ma quel vecchio mi fece pena, avrei voluto aiutarlo in qualche maniera, ma non
sapevo come, non avevo nemmeno la macchina con me…

Lo guardai allontanarsi lentamente.

Rimasi lì seduto per un altro quarto d’ora poi mi alzai per
tornarmene a casa. Con la coda dell’occhio vidi un cavallo dall’altra parte del
parco chiuso in un recinto, non me ne ero mai accorto, era lì legato con una
corda intento a mangiare l’erba.

Andai verso di lui e lo fissai. Aveva un’aria così triste,
essere legati è qualcosa di estremamente opprimente, avere qualcosa che ti
fissa in un posto senza mai avere la possibilità di uscire ti uccide… un po’ mi
rivedevo in quella situazione.

Tornando a casa, vidi seduto a un bar lo stesso uomo che
vidi uscire dalla casa di Asia, parlava con una ragazza diversa questa volta,
ancora una volta ebbi una brutta impressione.

Aspettai l’autobus numero 739 per dodici minuti e trenta
secondi ma non arrivò, ormai passavo il tempo a contare i secondi.

Me la feci a piedi.

Rientrando a casa senti una persona che piangeva nell’androne,
la cercai ma non riuscivo a trovarla, era un pianto di donna, cominciai a
preoccuparmi, mi angosciava quel pianto, corsi per le scale, le feci due a due,
arrivai fino al mio appartamento, ma niente non c’era.

Tutto a un tratto il pianto smise…sentii una presenza alle
mie spalle, un piccolo brivido percorse il mio corpo. Mi girai di scatto ma
niente.

Dal soffitto cadde qualcosa, ondeggiava e la osservai finire
morbidamente e lentamente a terra, la raccolsi da terra, era una piuma.

Mi chiesi come diavolo ci fosse finita. La misi dentro al
portafoglio.

Entrai in casa mia.

Uno strano rumore.

Qualcosa che strisciava.

Lo sentivo intorno a me, dietro di me, dentro di me ovunque.

Ero immobilizzato.

Un rombo per tutta la casa, sembrava un terremoto….

Qualcosa mi tocco la spalla, sembrava essere una mano.

Si fermo tutto, non sentivo più nulla… ma ricordo le parole
che dissi – il tempo esiste solo perché è stato inventato dall’uomo… – non
erano parole mie, non ero io che le dicevo…

Caddi a terra svenuto.

 

Un prato fiorito o un campo minato?

Dove mi trovo? Sono stanco di perdermi nei miei pensieri,
sono stanco di perdermi nei miei sogni. E sono stanco di non capire…

Nessuno capisce Adamo.

Nessuno sa Adamo.

Le cose accadano per caso, ma è così preciso da mettere
paura.

Affogare il proprio dolore è inutile, torna sempre a galla,
scappare per l’eternità fa male solo a chi ti sta intorno, e a te non rende
nulla se non l’idea di essere riuscito a guadagnare un secondo.

Le persone impiegano tutta la vita a cercare un attimo di
felicità, ma la vita è più di un attimo, è più di un sogno, è più di un’ideale,
più di una parola più di quanto un piacere ti possa dare, più delle parole di
un prete, più dei baci di una donna, più delle attenzioni di una madre, è più
di una nota suonata nell’aria è più di una pellicola mandata in una sala
cinematografica, a volte noi non possiamo fare altro che aspettare che il film
finisca….. ma non è la fine la parte migliore…

 

Smettila di parlare così!

Non riesco a seguirti, non riesco a capire cosa tu voglia da
me non capisco perché tu perda tempo dietro a me non capisco perché io devo
soffrire per questo!

Nessuno capisce Adamo.

Nessuno sa Adamo.

Ma tutti hanno la risposta tra le mani.

Sai cos’è la felicità?

O è solo una parola?

 

Sono le tre del mattino è ho avuto un altro dei miei sogni.

Raccolgo i pezzi del mio corpo e mi butto sul letto.

Credo di aver sbattuto la testa quando sono svenuto.

Domani è martedì e devo passare al cinema di mattina, una
scuola viene per vedere un film.

E’ una notte serena.

 

Provo a immaginare se non ci fosse paradiso, nessuna
religione per cui morire, nessuna nazione.

E’ facile se ci provo.

Dormo con la consapevolezza che la vita non è un film.

Ma può essere un prato fiorito o un maledetto campo minato.

 

4 Commenti a “Angel Room Chapter Six : Prato fiorito e campo minato”

  1. fabio dice:

    Ciao Ryan, anche questo capitolo è scorrevole come gli altri. L’unica cosa è che… l’ultima frase mi fa pensare ad altro! ^_^

  2. Andrea dice:

    Ciao Ryan. Questo tuo modo di narrare per piccole scene (il bimbo che gioca con la fontana, il vecchio che va dalla figlia, il cavallo, il pianto, la piuma, il sogno) lo trovo molto efficace. Riesci a far intuire che c’è qualcosa sotto che unisce il tutto, ma non arrivi a farcelo capire del tutto, in modo che ci tocca aspettare la prossima puntata :)

  3. emmaus 2007 dice:

    Niente male…Racconto dolce-amaro, com’è la vita, d’altronde… Bella la spaziatura, rende leggera la lettura. Grazie per avercelo fatto leggere!

  4. marilety dice:

    davvero interessante così semplice e così vero mi ci rispecchio in delle giornate quando me ne vado da sola al parco con pensieri e sensazioni simili per la testa, complimenti!

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