Angel Room Chapter Five : 40 secondi di niente
Pubblicato da unsoundnosound il 4 ottobre 2007
Capitolo 5 : 40
secondi di niente
<Sei arrivato>
<si>
Guardo mia sorella diretta negli occhi, cerco di capire
quello che prova, quello che pensa.
Sta male, sta male per tutta questa situazione, ma io non
posso farci nulla.
<forse dovremmo andare, il dottore dice che se ne
potrebbe andare in qualsiasi momento> Luna mi prese la mano e cerco di
portarmi dentro l’ospedale.
<se se ne andasse dispiacerebbe a qualcuno Luna? Dimmi se
c’è qualcuno che ne soffrirebbe, perché io lo voglio vedere voglio applaudire
quest’uomo…> forse in fondo ce l’avevo un po’ con lei perché mi aveva “costretto”
a venire.
<io credo che dispiacerebbe a te Adamo> mi guardò con
occhi compassionevoli, non mi piaceva quel suo sguardo…
<in che stanza si trova?> glielo chiesi più che altro
per formalità non perché mi interessasse veramente…
< si trova nella stanza 741 al terzo piano >.
Prendemmo l’ascensore.
Quei tre piani sembrarono interminabili, ogni più piccolo
rumore era amplificato e mi sembrava che il tempo scorresse lentamente.
Si fermò l’ascensore e allo stesso tempo il mio cuore andò
in gola.
Senza parlare andammo di fronte alla sua stanza.
Sembrava una marcia funebre.
Funebre per chi? Chi era il morto? Io o il vecchio?
Mi chiedo da chi è stato deciso che le persone devono
soffrire
Quando.
Se proviamo a chiederlo a qualche prete forse ti risponde
che è una prova di Dio per capire se siamo degni di andare in paradiso…
Andare in paradiso.
E’ sul letto.
Ha una flebo con dell’antibiotico, forse è stato operato,
non ne ho la più pallida idea, il suo viso è bianco cadaverico, credo gli
manchi veramente poco.
Il bastardo vuole mettersi l’anima in pace prima di morire?
Non avrà il mio perdono se è quello che cerca.
<papà?> Luna provò a chiamarlo, ma non rispose.
Entrò un’infermiera che disse che in questo momento stava
dormendo e forse sarebbe stato meglio non disturbarlo.
< io vado un’attimo in bagno Luna> mi girava un po’ la
testa.
< tutto ok? > mi chiese < si, vado solo a
sciacquarmi un attimo il viso, torno, tanto non scappo, e credo nemmeno
lui.>
Entrai in bagno.
Con dell’acqua fresca mi bagnai il viso.
Non c’era nessuno in bagno.
Trovai un biglietto a terra con una scritta.
Dio c’è…
Dio c’é.
Dio c’è per cosa?
Per chi?
Odio questa gente.
Odio la chiesa che professa la religione cristiana con Gesù
Cristo povero e con le coppe d’oro e le chiese enormi.
Odio i fondamentalisti islamici che credono tanto in Allah
da suicidarsi in suo onore.
Odio tutte quelle cazzo di persone che ti guardano
sorridendo con l’aria compassionevole di chi ti capisce, e poi va in giro a
sputtanarti e a dire cavolate sul tuo conto.
Odio le persone che credono di sapere tutto.
Odio i negri che si comportano da hip hop solo perché i loro
idoli americani si comportano così.
Odio i bianchi che si sentono superiori al popolo nero.
Odio George W. Bush, con che cazzo di diritto governi il mondo?
Odio Silvio Berlusconi, si finge un eroe quando in realtà non
fa altro che rendere il popolo italiano uno scherzo per l’Europa.
Odio tutte le persone del mondo perché sono indifferenti
alle sofferenze della povera gente.
Odio la sinistra perché non ha la forza giusta per
combattere.
Odio l’Italia perché siamo una massa di ladri, ne è una
piccola prova l’introduzione dell’euro, Cristo di Dio com’è possibile che i
prezzi siano raddoppiati mentre gli stipendi siano rimasti quasi uguali!?
Odio l’estremismo.
Odio i comunisti che si comportano in maniera saccente e si
vestono con abiti larghi e stracciati senza avere un motivo.
Odio le persone che non fanno altro che esporre i problemi
con ironia senza proporre una valida soluzione, se la gente capisse che si può
vivere liberi purché questo non limiti la libertà di qualcun altro, staremmo
tutti meglio!
Odio chi segue la moda solo perché è “fico” seguire la moda.
Odio la televisione che non fa altro che bombardarci di
Reality Show.
Odio le donne che dicono di amare il proprio marito e poi
vanno a letto col primo che capita.
Odio gli uomini che dicono di amare la propria moglie e
spendono il resto della loro vita a sognare di stare con qualche strafica della
televisione.
Odio le raccomandazioni nei posti di lavoro.
Odio la musica che gira adesso, non ha più profondità.
Odio i coattelli nelle scuole che credono che solo essendo
più forti di poter avere tutto, non lo sapete che siete voi i più deboli?
Odio le persone che non credono nelle persone.
Odio mio padre, lurida nullità, non ti sei dimostrato in
grado di sopportare un fallimento e hai cercato di far diventare anche me un
fallimento.
Odio mia sorella che comprende mio padre dopo tutto quello
che ha fatto e detto.
Odio me stesso.
Mi odio perché non so far altro che odiare.
Mi odio perché vorrei urlare ma non ci riesco.
Mi odio perché quando mi guardo allo specchio vedo un uomo
vuoto.
Odio l’odio.
< sta ancora dormendo?>
< sembra di si, io ora devo andare Adamo, tra poco mia
figlia esce da scuola…ti prego aspetta il suo risveglio.> la sua famiglia…
ho una nipote che non ho mai conosciuto.
< vai non ti preoccupare> voglio che vada dalla sua
famiglia che si preoccupi di qualcuno che valga la pena di vedere.
Luna esce dalla stanza guardandosi indietro mille volte, non
vorrebbe andare ma ormai non è più compito suo, il suo “lavoro” l’ha svolto,
sono su una sedia di fronte il letto di mio padre, e sto aspettando che si
svegli.
Ormai sono le tre del pomeriggio, sono due ore che sono qui.
Sono stanco di aspettare che si svegli, ho deciso di
andarmene quando sento una voce flebile provenire da mio padre.
<Aa –aa – Adamo?> la sua voce era fioca e leggermente
rauca,
< Adamo sei tu figlio mio?>
Figlio mio?
< sono Adamo, che cosa vuoi da me? >
Due secondi che parlavo con lui e già avevo finito la
pazienza.
< che gioia rivederti, tu non puoi nemmeno immaginare
quanto tu mi sia mancato figliolo, ti prego> si interruppe per tossire, sul
fazzoletto che usava per coprirsi la bocca c’era qualche macchia di sangue.
<avvicinati>.
Ero come incantato, non so perché ma mi avvicinai.
< cosa vuoi Cesare> era il nome di mio padre.
<voglio solo dirti una cosa, prima di andarmene>.
La sua voce si era fatta ancora più sottile.
<che cosa vuoi….> non vedevo l’ora di andarmene, mi
stava venendo il voltastomaco.
< voglio dirti che….. io non volevo trattarti così, ma tu
non capisci, non ero io a parlare, era il dolore che avevo dentro, il dolore
che non riuscivo a sopportare…>
Le sue parole sembravano lo specchio delle mie.
Il dolore lega me a mio padre…ma l’odio è la colla…
< e volevo solo dirti un’altra cosa Adamo>
La sua voce stranamente era più forte, di un tono diverso,
non sembrava la sua, lo guardai negli occhi, erano bianchi, come quelli di un
cieco…
< io non ho dimenticato cosa hai fatto e nemmeno chi sei…
sei un uomo morto senza futuro>
Lo guardai con occhi spalancati, ero stranamente impaurito,
feci per alzarmi, ma lui mi prese il polso e cominciò a stringerlo con forza
incredibile, mi stava facendo male…
< il tuo futuro è nel tuo passato Adamo, hai un destino
che deve essere compiuto e non puoi scappare, ora levati di torno che qui non
vedono l’ora di incontrarti…comincia a odiare anche qualcos’altro che sei così
noioso…> sul suo viso era stampato un ghigno maligno, me ne andai spaventato,
non capivo nulla non era possibile non era lui, non era la sua voce, non poteva
avere una forza simile nelle braccia. Scappai.
Sudavo freddo, il mio stomaco si contorceva, non capivo cosa
diavolo stesse succedendo. Che diavolo voleva dire, che cavolo stava
succedendo!
Ho cercato di
affrontare i mie problemi e non ho trovato altro che problemi. Inspiegabili.
Che cosa succede…
Tornai a casa.
Feci di corsa le scale.
<ciao!>
Qualcuno aveva parlato? Chi era?
Sembrava una voce che proveniva da dentro di me…
Mi girai e vidi la vicina di casa.
< ah sei tu, ciao> mi tranquillizzai.
< bé sembri dispiaciuto, chi ti aspettavi di vedere
Cameron Diaz?> aveva un tono ironico, tuttavia era riuscita a calmarmi
un’attimo.
< no scusa è stata una giornataccia, sono un po’ stanco
vorrei andare a casa…> non volevo parlare, ero ancora scombussolato per mio
padre.
< oh ok! Non ti preoccupare! Questa volta sei riuscito a
spiccicare più di due sillabe! Per oggi mi accontento e mi ritiro, ci vediamo!
>
Le sue parole mi sorpresero.
Entrai in casa con lentezza. Ero vuoto.
Mi buttai sul divano.
Provai a pensare a mio padre e a tutta la mia vita.
Ma per 40 secondi la mia mente fu vuota.
Avete mai avuto la mente libera?
Forse è un concetto Zen, non ne sono sicuro, ma avere la
mente libera è una cosa impossibile, pensiamo continuamente, se proviamo a non
farlo, pensiamo lo stesso al fatto che non stiamo pensando.
Ma per 40 secondi, non ho provato sentito pensato o detto
niente.
Chiusi fuori mio padre mia sorella il cinema i problemi i
sogni le telefonate tutto.
Per 40 secondi non c’è stato niente.
Solo io e il mio respiro.
Avrei voluto che durasse per sempre, ma niente è per sempre…
40 secondi di niente.
5 ottobre 2007 alle 9:52 am
Ciao,
questo capitolo e’ all’altezza degli altri. Un paio di punti interessanti:
1) molto bella la lista delle cose che il protagonista odia. se proprio dovessi essere pignolo, direi che le cose odiate sono un po’ poco originali. Nel complesso pero’ l’effetto e’ notevole.
2) l’incontro col padre, e lui che cambia voce e gli dice quelle cose strane, e’ molto suggestivo, ma forse un po’ sbrigativo (soprattutto dopo l’attesa che hai creato nei capitoli precedenti)
3) la figura della vicina di casa si fa sempre piu’ interessante.
Grazie per avercelo fatto leggere
6 ottobre 2007 alle 2:46 pm
ti ringrazio per i complimenti e i consigli, ho scelto di trattare cosi’ l’ncontro
con il padre perche’….be’ c’e’ un motivo… a tempo debito verra’ spiegato!
cmq grazie
8 ottobre 2007 alle 12:19 pm
Spero che il seguito arrivi presto… Sto diventando sempre più impaziente!!!Cmq complimenti!!
9 ottobre 2007 alle 8:51 am
Direi che Andrea è stato perfetto nel commentare questo capitolo, la penso esattamente allo stesso modo.
Come negli altri capitoli hai lasciato qualche traccia, qualche indizio su qualcosa di inspiegabile, non vedo l’ora di capirci qualocosa! O_o