insoliti pensieri

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nel labirinto della mente -1° parte

Pubblicato da a il 15 dicembre 2007

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Chiara, un’ottantina d’anni circa, analfabeta..


D’origine contadina, abitava verso una delle parti più alte degli Appennini Romagnoli.


La sua casa era di là dal fiume,solitaria a mezza costa del monte.


A parte l’orto, il pascolo ed un pezzo di terra dove piantava il grano, era tutto bosco.


Aveva capre, mucche, vitelli, oche, piccioni e galline.. E poi sì, dimenticavo,anche conigli, tacchini e maiali.


Il suo risveglio, la mattina, anticipava di poco il canto del gallo che, quando decideva di farsi sentire, lei udiva dalla cucina. Sul tagliere, a quell’ora, era già distesa una sfoglia di cappelletti, nei giorni di festa, o di tagliatelle, nei giorni feriali.


<” Gli animali -come li chiama lei- son già a posto! Mangiare han mangiato…”> diceva…


Il ragù nel tegame era a bollire lentamente sul trepiede sopra la brace del camino mentre sul fuoco pendeva una catena a cui era appeso il paiolo con l’acqua per cuocere, nel caso, la polenta o la minestra.


In inverno usava riunirsi a chiacchierare tutti intorno a quel focolare quando, a causa del maltempo, nessuno lavorava..


Tutti lì attorno, tranne lei…


Lei che, mentre rammendava, o stirava, o lavava,  ascoltava i racconti degli anziani, dei cognati e del marito Pasquale.


Lui, di famiglia patriarcale, riconosceva ancora al padre l’ autorità dell’uomo-padrone di casa: quello a cui si deve rispetto e che si deve temere, quello che prende le decisioni, che organizza ogni cosa ed a cui non si deve disobbedire, quello che fa paura quando lo si guarda negli occhi sapendo che disapprova..


Chiara s’era sposata giovane, come si usava allora e come volevano i suoi e, com’era conveniente che fosse, si trasferì a casa di lui, diventando parte di quella famiglia . Anche questo si usava allora..


Matrimonio sigillato con poche parole…


In quella casa a mezza costa del monte..


E venne anche il giorno in cui rimase incinta.


Era inesperta della vita ed ebbe paura, ma ne fu anche felice.


“Adele” la chiamarono, come la bisnonna morta da poco.. La vita in cambio della morte, l’altalena continua ed inesorabile del dare e prendere…


La vita stessa si ripeteva come sempre, come l’unica che lei conosceva e sapeva fare, da sempre..


Nel suo silenzio pensava ad un’altra bocca da sfamare, altri panni da lavare, le bestie da accudire, gli acciacchi degli anziani suoceri, il mangiare da preparare, la casa da governare, la legna da tagliare ed ammucchiare, il grano da mietere…


Aveva sempre più timore di non farcela e nel mutismo del marito non trovava certo conforto.


E così la vita passava regalando altri 3 anni di fatiche illuminate dal sorriso di Adele che cresceva allegra e felice.


La seconda gravidanza l’ aveva colta di sorpresa. Era arrivata inaspettata ma soprattutto indesiderata.


I giorni da quel momento divennero grigi ed inesorabilmente ogni giorno lasciava il suo segno impresso sul ventre


Sempre più rotondo e grosso.


Come natura richiede, dopo quasi nove mesi, a un bimbotto con le guance come mele rosse viene dato il nome di Antonio.


Chiara viene presa dallo sconforto, il peso di questa seconda gravidanza la fa precipitare alla deriva estrema di una donna che ha appena avuto un bambino: la depressione post partum, frutto della sua solitudine e del suo smarrimento.


Appena scesa in cucina per la prima volta, alcuni giorni dopo la nascita del cucciolo d’uomo- partorito in camera con l’aiuto della vecchia balia , chiamata dal villaggio, e della suocera- i primi segnali del disturbo.


 «La mamma non mangia più,  è sempre irritabile, scoppia a piangere in ogni occasione…>diceva Adele al vento..


Il babbo non l’ascoltava, tanto meno aveva intenzione di capire..


Non voleva né capire lei né la situazione.


Vedeva solo che, notte dopo notte, l’insonnia di Chiara aumentava..


Aveva perso il desiderio sessuale ed era questa la cosa che lo innervosiva di più.


E mentre il suo corpo giorno dopo giorno s’indeboliva e perdeva di consistenza e volume, in lei aumentava l’impressione di non farcela, di essere inadeguata di fronte ai suoi compiti.


I suoi occhi infossati e spenti erano segnati da un’ombra nera, a sottolineare il sole della vita sempre alle spalle, ed il suo sguardo spento non brillava più nemmeno davanti alle trepidanti e guizzanti fiamme del camino..


Spesso si sentiva paralizzata e priva di energia fino ad arrivare all’apatia totale,


altre volte era in tensione ed in preda ad attacchi d’ansia.


Nessuno, in casa, a quel punto,poteva continuare a fingere di non vedere….


Il suo cambiamento era evidente ed avevano capito che la sua era oramai una malattia più severa di un semplice capriccio di donna sottoposta al mutare degli ormoni..


Era letteralmente scivolata nel tunnel della malattia…


La sua depressione post partum non era stata riconosciuta  né diagnosticata come tale.


Dopo essersi consultato col medico di famiglia, il marito, anziché stimolare Chiara, poiché non ne era capace, istrione qual era,l’aveva fatta precipitare  ancor più profondamente nel baratro dell’apatia.


La sua decisione, dopo alcune settimane, l’aveva presa in modo irrevocabile ed aveva sorpreso tutti.


Era la più ovvia e semplicistica: inserirla in una casa protetta.


A quei tempi si chiamava ancora “manicomio”.


Il medico campagnolo aveva dato questa indicazione. La scusa dell’ultima spiaggia era un in realtà un ottimo alibi per mascherare i suoi limiti nella conoscenza di questa patologia che la sua presunzione  di uomo non gli faceva accettare.


Come la morte, anche la malattia mentale spaventava perché sconosciuta…


Aveva deciso così di consultare il libro della “psichiatria spicciola casalinga” dando il suggerimento che avrebbe dovuto salvare capra e cavoli…


Ma col cavolo che ha salvato la capra!


Chiara, credendo di andare in un ospedale “normale”, vi si è lasciata portare: un po’ senza speranze, un po’ senza pretese..


Non sapeva di essere sulla strada verso il patibolo.

2 Commenti a “nel labirinto della mente -1° parte”

  1. Pieira dice:

    Molto triste però davvero bello….
    Un saluto Pieira

  2. zammafly dice:

    ciao. è un racconto drammatico e reale. Scritto in modo diretto, che non risparmia niente.
    Mi è molto piaciuto. Un grazie di cuore per avercelo fatto conoscere.

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