Anna R. De Santis: racconti, mini-racconti.

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E la munnezza che ne dice?

Pubblicato da annaerredesantis il 4 aprile 2008

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                                 E LA MUNNEZZA CHE NE DICE?
                       (depositato 13-02-2008. Tutti i diritti sono riservati)                 

     – Non ce la facciamo proprio più…! Ci state dando troppo fastidio.
     – In questa strada… come ci state voi ci dobbiamo stare pure noi.
     – Ma voi puzzate!
     – Noi puzziamo?! Noi siamo la meglio munnezza! Noi siamo rifiuto umido. Umido! Possiamo diventare concime, noi. Mica siamo come voi che ci vogliono secoli per farvi ritornare petrolio.
     – Eh…! Petrolio! E quando ci tornano petrolio quelli…! Quelli ormai sono plastica. E andranno a galleggiare a mare.
     – Sentite… Non ci scocciate… Noi siamo plastica e ce ne facciamo vanto. Noi non siamo munnezza comune. A noi ci devono fare i trattamenti speciali!
     – Questi veramente se lo credono…! Voi li avete sentiti?
     – E li abbiamo sentiti, ma mo’ basta. Nun facimmo discussioni e diamoci una sistemata: può essere che tornano i giornalisti e ci fanno le fotografie.
     – Ma è ’o vero che mo’ stiamo pure nelle televisioni americane?
     – E’ ’o vero, è ’o vero… Siamo munnezza famosa. E volete sapere che faranno gli Americani? Manderanno qua i Marines.
     – Uah! Per dare una mano all’Esercito Italiano a raccoglierci?
     – Nossignore. Li manderanno per farglieli fare qua i corsi di sopravvivenza.
     – Voi… Sentite… Dico a voi… State dormendo? Materasso!! Mi sentite?
     – Vi sento, vi sento. Nun sto dormendo e nun so’ surdo. Che volete?
     – Voi mi sembrate munnezza vecchia assai, e certamente conoscete tutti qua. Noi invece ci stiamo solo da venti giorni. Una domanda… Chi sono quelli laggiù?
     – Quelli? Per carità…! Non li guardate nemmeno! Quelli nun sono munnezza per bene. Sono tossici.
     – Ce stanno pure i tossici…! E che è diventata ’sta strada? Non li guardare tu… hai sentito? So’ tossici… Delinquenti… Meglio non averci a che fare.
     – Né, ma che è ’sta novità che mo’ ci vogliono togliere dalla strada?
     – Ma mica per sempre. Ci tolgono per un poco, ma qua resteremo: non tengono dove metterci.
     – Sì che lo tengono. Noi saremo munnezza emigrante: ci mandano in Germania.
     – A me, ’sta storia ca ci mandano in Germania, non mi piace. Noi siamo munnezza napoletana! E dico io… ci schifano tutti quanti, non ci vuole nessuno… e cumm’è ’sto fatto che là ci vogliono?
     – Perché noi siamo ricchezza. Non lo sapete che dicono che noi siamo un bene? Ci chiamano risorsa. Dicono che a saperci fare… noi siamo un buon affare.
     – Hanno fatto la scoperta dell’acqua calda. Da più di quindici anni noi siamo un buon affare! Nu sacco ’e gente si è fatta i soldi con noi.
     – E non spingete!
     – E voi scansatevi. Dovete stare azzeccati proprio a noi? Noi siamo carta!
     – Uh… carta…! Quant’arie…! Loro sono carta!
     – E ’mbè? E che tenete da dicere? A noi ci riciclano! A noi.
     – Ma che vi devono riciclare più ormai…! Da quant’anni state in mezzo a ’sta via?
     – Eh! Quant’anni…! Saranno sei o sette mesi sulamente. E ci siamo proprio stancati di stare qua in mezzo a tutte le fetenzìe. Ah, ma mo’ ’sta storia finisce. Mo’ fanno la raccolta differenziata.
     – Voi non avete capito il resto di niente. Non avete visto l’avviata? Invece di spendere i soldi per cominciarla, li vogliono spendere per spiegare alla gente che è ’na cosa necessaria.
     – E la gente non l’ha già capito?!
     – E certo! Mica è scema! La gente aveva cominciato già anni fa a buttarci separati. Ma quando venne a sapere che poi venivamo portati tutti insieme nello stesso posto… un poco si scocciò per la verità. E mo’ succederà un’altra volta: la gente ci butterà spartiti, ma noi ci troveremo lo stesso tutti ammischiati.
     – Ma voi che dite?! Una separazione è necessaria! Noi non ce la facciamo più! Non siamo tutti uguali… C’è munnezza e munnezza! Noi siamo vetro… e non ci possiamo frequentare con la munnezza comune.
     – La munnezza comune… la munnezza speciale… Ma la vogliamo finire? Sentite a me… Ve lo ricordate che Totò disse che la morte è la livella della gente? Ricchi e poverielli, nobili e plebei, scienziati e teste vacanti… devono morire tutti quanti. E quando so’ muorti… so’ tutti uguali. E accussì noi. Nun serve che ci diamo tutte queste arie: “noi siamo plastica!” … “voi puzzate!” … “quelli so’ tossici!” … “noi simmo carta e nun v’accustate!” … “noi siamo vetro e non ci possiamo abbassare!” Nun serve. Umido e plastica, ’nfràceto e carta, medicine e mattunelle, vetro e buattelle… dobbiamo finire tutti ammischiati dentro le discariche. E i tossici, senza che li schifiamo tanto, ci staranno pure loro. Tutti uguali. La discarica… sentite a me… la discarica è la livella della munnezza.
                                  
                                                                 FINE       

NOTA
fetenzìe: sporcizie  / nu sacco ’e gente: un sacco di gente  / ’nfràceto: marcio
buattelle: lattine  / uah!: caspita!, niente di meno!

5 Commenti a “E la munnezza che ne dice?”

  1. emmaus2007 dice:

    Evochi benissimo l’atmosfera napoletana, con tutti i suoi problemi, purtroppo… Ciao Anna! Al prossimo!

  2. Anna R. De Santis dice:

    Grazie, Emmaus2007, grazie soprattutto per averlo letto. Ciao!

  3. andrea dice:

    Ciao Anna, bello anche questo! Simpatico come hai traslato sui rifiuti tutta la gamma di comporatmenti tipicamente umani (o almeno di una certa parte di umanità…).

  4. Anna R. De Santis dice:

    Grazie di cuore, Andrea.

  5. bernardodaleppo dice:

    Ecco un dialogo vivace e più verosimile del vero. Spero di leggerti spesso.

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