non c’e’ altro modo. e non c’e’ mai stato.

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squisiti lettori

Pubblicato da caterina il 21 gennaio 2008

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Con un mesetto e passa di ritardo ma chi mi conosce mi addebita sempre la mia poca puntualità, e non è una bella roba, veh…allora, mettiamola così, ESTREMAMENTE FUORI TEMPO MASSIMO sulla consueta tabella di marcia, Vi formulo i miei personalissimi Auguri di Buon Anno e… lo faccio a modo mio.
Ovvio in tal modo anche alla pena infinita di dover menzionare il 14 di Febbraio ormai alle porte…una data che alle socie dello Zeta Club mette i brividi, da saltare sul calendario a piè pari, San Valentino che non sei altro!
Se qualcuno tra noi però si professa ortodosso e ha posticipato tutte le feste rispetto ai cattolici, con ogni probabilità avrà ancora in giro le decorazioni natalizie anche se non saprei se in casa di patriarchi, cupole dorate e icone greche si fa il presepe o l’albero o cos’altro.
Per mostrarmi cosmopolita, verso la fine dello scorso anno ho telefonato alla mia amica Maria, che con un coraggio da vera leonessa è partita qualche anno fa da una cittadina rumena dal nome per me impronunciabile, situata al centro del suo Paese, a cento chilometri da Bucarest, ed è venuta a vivere vicino a casa mia.
Da sola, con pochi soldi, in tasca il dizionario di italiano-rumeno e poco altro.
La sua dignità nel chiedere senza insistere mai, la sua bontà e la sua intelligenza sono per me una lezione che dura tuttora.
Lei, quella Maria che viene da posti di gran lunga meno fortunati dei nostri ma dove so che ha una famiglia unita e amorevole come la mia, è diventata alla fine una di noi, tanto che a volte quando parla, mi sembra abbia un accento di qui…
Mi insegna faticosamente qualche parola della sua limgua e chiama il mio gatto “Pepene” che vuol dire anguria. Almeno credo. A questo punto la Maria mi può raccontare quella dell’orso che per me è uguale ma il bello è che la mia Fabrizia si gira anche!
Che gatto di mondo che ho…
Intorno a Capodanno la chiamo e le dico “Maria, Buon Natale! Sono in tempo, no? Mi pare che in Romania lo festeggiate il sette di Gennaio e quindi, ecco, vorrei dirti che non mi ero dimenticata di quando me ne hai parlato tempo fa. Auguri a tutta la tua famiglia!”.
“Ma no, Titta, per noi Natale cade più o meno nello stesso periodo tuo. Ho già mangiato anch’io il panettone”.
Ah.
Da qualche anno nel mio palazzo abita Tania, una ragazza moldava di una bellezza tale da aver spiazzato tutte quelle preesistenti nel quartiere.
Da quando e’ arrivata lei non si discute: questa bionda e delicata ragazza dell’Est e’ la più carina di tutte. Punto.
Allora, forte degli insegnamenti di Maria, mi precipito anche dalla mia amica della Moldavia, che mi aveva detto di essere ortodossa, le suono il campanello e certa di fare un figurone da donna moderna e attenta alle usanze di altri popoli ed etnie, le dico “Buon Natale ortodosso, Tania! “.
“Noi siamo ortodossi antichi, quelli russi e per noi Natale viene il sette di Gennaio. La’ a casa siamo in pieni preparativi. Che emozione. Quest’anno vivo due Natali!”.
Ah. E io invece non ne ho azzeccata una , quest’anno.
Sotto sotto la mia mente ha urlato “ma andate tutti a farvi benedire, allora!”. Eh eh..
Mettiamoci d’accordo, organizziamoci, che va a finire che a Carnevale siamo ancora qui con le luminarie che penzolano, santa renna della Finlandia.
Mi chiedo allora, in tutto questo “tourbillon” di date, in questo intreccio tra sacro e profano, tra tradizione e modernità, tra diavolo e acqua santa, se c’è ancora qualche presepe in giro per casa.
Che strana sensazione quando lo si disfa. Lì dove lo avevamo composto con tanto amore , ci pare ingombrante e pieno di polvere: un ammasso di muschio rinsecchito e microbi e quelle che ci apparivano come preziose reliquie della nostra soffitta , sono adesso delle cianfrusaglie impestate da brillantini e stelline cadute dal cielo di cartapesta, da rimettere nello scatolone alla rinfusa, fino alla prossima, quando l’atmosfera e il calendario concorreranno a far ridiventare il tutto ancora un volta appetibile ed allettante come lo è stato fino a poche settimane fa mentre, senza accorgerci, siamo scivolati belli tranquilli nella “fase coriandolo”.
La girandola delle feste più importanti dell’anno, con tutto il loro bel carico di certezze e convinzioni, di dubbi e domande vitali, si e’ esaurita da un soffio che subito incombe dell’altro, senza permettere di tirare il fiato un attimo, di fare mente locale, di avere diritto ad un momento di normalità assoluta, anche di noia, se vuoi. Anzi, datemi una parentesi di banalità, di ozio serale sul divano, di niente da vedere alla televisione.
Ero appena giunta eroicamente all’ultima fetta di panettone, badando a mangiare anche il fondo un po’ bruciacchiato che in genere pavento , pur restando fedele al mio codice personale che non si butta via nulla e già soccombo alla velocità e anche ad una certa prepotenza con le quali gli scaffali dei supermercati traboccano da settimane ormai solo di frittelle, castagnole e di solferinesissime “lattughe”; quest’anno ne ho viste in giro anche di ricoperte al cioccolato e pistacchio, tutte di uno strano verdolino pallido …orrore!
Mia nonna Virginia ci estrometterebbe dalla sua cucina a colpi di mattarello…
Lei apparteneva alla scuola classica mantovana, Santo Virgilio!
Tutto secondo i crismi, ne un grammo in più ne uno in meno, sempre gli stessi ingredienti e sempre miscelati alla stessa maniera, con la stessa casseruola, sullo stesso fuoco. Tradizione e semplicità che poi si fanno sentire sul palato, eccome.
E intanto a me capita di sentirmi ingozzata dalle vicende del mondo.
E non vorrei.
Come se tutta la gigantesca macchina del consumare, comprare, desiderare, che con una parolona chic e un tantinello altisonante sentiamo definire ovunque come “marketing”, mi tenesse incatenata da qualche parte mentre dormo e mi ficcasse nella testa un imbuto invisibile di nuovi bisogni e desideri, rendendomi schiava di mode e oggetti che finiscono per essere il punto focale di ogni mia fatica.
E non vorrei.
Ha preso avvio nel frattempo questo nuovo anno e l’intento sarebbe per me di considerarlo come una nuova corsa, nuove battaglie da vincere, gente con cui accordarsi, o scontrarsi, per poi fare la pace, mesi grassi di tutto, di sogni che germogliano timidamente, talvolta solo intuizioni, flash che passano come la scia di un aereo nella mente, casualità che poi si rivelano, a conti fatti, degli obiettivi centrati, i veri ricordi di tutto un periodo, quello zoccolo duro per cui e’ valsa la pena di arrabattarsi, corrugarsi, ridere e piangere anche nell’anno appena trascorso.
Come tutte le appartenenti agli Zeta Club dell’Universo, ho delle manie, quelle piccole convinzioni radicate che a volte prendono una strada un po’ più seria e diventano delle vere e proprie ossessioni, sebbene teniamo a far sì che siano ben celate.
Tic mentali, una specie di rituale segreto, come fare velocemente la somma dei tre numeri delle targhe automobilistiche di un certo tipo di macchina che non vi sto a svelare e che appartiene al mio principe azzurro, per vedere se la risultante corrisponde alle iniziali del suo nome …ma si può, alla soglia dei quaranta??
Si può, si può. Fidatevi, come io mi fido della traduzione ortodossa della mia amica rumena.
Oppure , e questa è davvero incredibile , me lo dico da sola, le iniziali del cognome del mio mantovano doc devono trovarsi nei dintorni della mia stessa iniziale nell’alfabeto, altrimenti la storia sarà destinata a naufragare…e il bello e’ che la cabala o qualsiasi cosa sia , non mi ha mai smentita!!!
Banditi dalla mia lista coloro il cui cognome comincia per una lettera che va dalla A alla N, su per giù.
Tutto il resto sarà da vagliare attentamente ma potrebbe essere.
L’unico dubbio mi si presenta con le X, le Y e le W…qui è dura ma in un’epoca di globalizzazione, tutto è possibile anche se dubito che un mantovano doc come lo vorrei io, possa portare un cognome le cui iniziali richiamano l’alfabeto greco o dei Paesi Baschi o di un cantone della Svizzera o della Francia che si affaccia sul Mare Cantabrico o di qualche stirpe afgana o del Kurdistan o del Tagikistan o di uno di quei paesi che finiscono in “ikistan” e che mi si confondono un po’ tutti, santa cartina geografica.
In ogni caso, non voglio un futuro marito che sia l’Alfa e l’Omega della mia vita, eheheh.
Un po’ come per la storia dei colori abbinati ai giorni della settimana che gli Inglesi scrivono sempre con la lettera maiuscola. E allora anch’io. Il Lunedì è giallo, il Martedì marrone chiaro tipo la tonalità degli impermeabili, il Mercoledì già più sui toni scuri ma sempre marrone rimane, il Giovedì è decisamente grigio, Venerdì di un bel verde bottiglia mentre il Sabato, ah il Sabato è tutto bello rosa chiaro anche per me e non solo per quel buon diavolo del Leopardi ma la Domenica, cari miei , la Domenica è nel mio immaginario inspiegabilmente… NERA!
Se però considero che questo colore è l’insieme di tutti gli altri e descritto come la vera essenza dell’eleganza, allora la faccenda cambia e la Domenica torna ad essere per me radiosa.
Mi concedo invece una parentesi furibonda sul Martedì. Io non so se è sempre pura coincidenza , se esiste un destino spicciolo e dispettoso o se davvero sono capace di influenzarmi da sola ma sta di fatto che le vicende più complicate e anche quelle più odiose succedono sempre nelle ventiquattrore di Marte, per me oramai da anni il guerriero guastafeste della settimana.
C ‘e’ stato un periodo in cui, congestionata dalla mia attività, ho lavorato a testa bassa senza mai uno stacco, per un mese e passa ma ad un certo punto mi e’ tornato alla mente lo Shabbat ebraico, quando alle sei e ventinove spiccicate e sputate di ogni Venerdì, cascasse il mondo, loro chiudono tutto, tirano giù le serrande dei negozi e prende il via la due-giorni da dedicare a Dio.
Che cosa semplice e bellissima.
Tempo fa presi anch’io a dire in giro che “ la mia Domenica è fatta per il riposo e voglio torni ad essere riservata anche a Dio, non un dì come gli altri in cui stordirmi di lavoro”.
Qualcuno ha sorriso sotto i baffi e io, dimostrando ben poco coraggio in ciò che stavo asserendo, l’ho messa via anche se mi dispiace di aver suscitato ilarità in quel frangente che a me pareva invece molto serio.
Penso che lasciare libera la propria anima di respirare, ogni tanto, che si creda o meno in un Essere Superiore, sia un toccasana per tutto il resto.
DEVE esserci un giorno speciale, diverso dagli altri e che mi faccia considerare la straordinaria differenza tra la normalità e l’eccezionalità, per apprezzarle entrambe.
Come si dice? Non può mica essere sempre Domenica…ma nemmeno sempre e solo Lunedì, santo almanacco !
Quella dei numeri, lo ammetto, è un’altra fissazione.
Odio quelli dispari, sorrido a quelli pari.
Non so perché ma questa mia convinzione è radicata in me da quando ho ricordi di me stessa pensante. Per esempio, sono molto preconcetta nei confronti del diaciannove o del ventuno o del cinque; quando c’è da sommare sette più nove, ventitré più undici…mi sento che il calcolo non è bello pienotto e solare come un otto più sedici o un dieci più sei, ecco.
Secondo i miei elucubrati dunque, deduco che il DUEMILAOTTO, essendo un bel numerone pari, sarà portatore di grandi soddisfazioni.
Voglio credergli, mi è già simpatico, tutto bello nuovo e ancora mezzo impacchettato.
Ed è per questo, Squisiti, che mi piacerebbe dedicare a Voi queste mie righe di Febbraio, questo augurio sorto come l’Araba Fenice dalle ceneri dell’anno che è stato.
Penso spesso a questa vita parallela, che si ciba di inchiostro e ortografia.
Qui esisto solo per merito Vostro e del mio Direttore, s’intende.
Mi capita qualcosa che mi pare degno di nota? Mi annoto lo spunto, cerco di ricordarmi un particolare da cui potrebbe nascere una nuova storia e mi dico “ah ma questa agli Squisiti gliela devo proprio raccontare! “.
E pensare che una persona a me cara mi ha contestato questa mia mania (vedete quante ne spuntano? ) di appellarvi così : ”SQUISITI”.
A me sembra così azzeccato, invece.
Si crea un filo invisibile tra chi scrive e chi legge, un appuntamento che si rinnova di uscita in uscita di questo prestigioso magazine che mi ospita, un accordo tra noi, insomma, una fidelizzazione, una ideale stretta di mano.
Mi pare di sentirvi intanto che scorrete le righe.
“Ma quanto ha scritto ‘sta volta, la Savio! “
“Parole così piccole che non riesco nemmeno a leggere! santo ottico…”.
“E questo mese? Siamo a corto di idee, Zeta Club?”.
“Capita anche a me di vivere sensazioni di cui tu parli…mi tieni compagnia”.
Ah, che bello! Questo è di gran lunga il commento migliore.
Significa che in quel preciso istante sono lì nella vostra cucina, sulla vostra poltrona, nel vostro giardino a spulciare parole con Voi?
Sono talmente presa da questa idea che Vi posso anche perdonare se il giorno dopo, con la stessa pagina di giornale sulla quale ho sudato sette camicie, spremuto decine di meningi e magari sono anche riuscita a commuovervi, Voi, gli Squisiti di turno, ci incartate le uova…fate almeno che siano di gallina ruspante, per piacere. Eh eh.
Con questi presupposti, come faccio a non rivolgermi a voi con il consueto termine?
Ma certo che siete SQUISITI, e pazienti, anche, mentre sorvolate su qualche strafalcione, cordiali e affabili se qualche mia considerazione sarà stata anche la vostra .
Siete lì con le braccia aperte, pronti ad accogliere nuove piccole storie e dal canto mio, desiderosa dei Vostri suggerimenti, squisiti anche quelli, già che ci siamo.
Buona continuazione a tutti Voi , in un mondo fin troppo veloce dove, se a fermarci è un sorriso, sarà sempre tempo ben speso.

Vostra affezionata

2 Commenti a “squisiti lettori”

  1. emmaus 2007 dice:

    Ho iniziato a leggere questo tuo con la febbre a trentotto, circondato da mucchi di fazzoletti e col naso irriconoscibile…stamani, la febbre è scesa a trentasette! Incredibile! Adesso provo a rileggerlo…
    A parte gli scherzi, questo tuo è bello come sempre, ironico e scorrevolissimo. Brava! Al prossimo!
    p.s. mi hai spedito un pacchetto? Mille grazie! Ci sono i tuoi scritti dentro? Comunque, dovrebbero trovarmi, con ‘sta febbre…

  2. caterina dice:

    d’orain poi chiamami tachipirina!!!!!
    sei sempre molto caro, Emy. sul serio.
    ti ho spedito una cosa di carta ma nn sono racconti. :)
    oh ma rimettiti, eh?!!!

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