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Sotto cieli di Cristallo…

Pubblicato da chris84 il 16 ottobre 2008

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Rufo aveva sempre amato il luogo dove era nato e dove aveva vissuto per tutti i tredici anni della sua vita. Era il suo mondo, e lui lo amava così com’era, con tutti i suoi difetti, con la gente che ci viveva, con gli animali, le stagioni, i colori, e con quello strano cielo che sembrava di cristallo. Era il suo mondo e lo amava, anche se ogni tanto dei cataclismi, tanto violenti quanto inspiegabili, venivano a turbare la pace ed a seminare il panico nel suo cuore, come in quello dei suoi compatrioti. Era il suo mondo e lo amava, anche se ogni tanto, quando si fermava a riflettere, si rendeva conto che nel vasto Universo avrebbe potuto anche esserci un mondo migliore in cui vivere ed in cui crescere, un modo che non fosse funestato da quegli strani terremoti e dalla neve che immancabilmente turbinava nell’aria, per giorni e giorni dopo le scosse. Ogni volta che c’era il terremoto, Rufo, correva a nascondersi in un angolo della sua stanzetta e guardava fuori dalla finestra. Gli avevano detto che era pericoloso, durante un terremoto, stare vicino alle finestre, ma Rufo si accorse che, come molte delle cose cui la gente crede ciecamente, non era vero; e se n’era accorto semplicemente perché aveva provato e riprovato, durante i sismi in cui ogni singolo atomo del cosmo sembrava essere squassato da gigantesche mani invisibili, a stare presso la finestra, e nulla di male era accaduto, né a lui né, in effetti, agli edifici ed a tutto ciò che lo circondava. Ciò che ne conseguiva non era, ovviamente una legge universale, e le sue convinzioni avrebbero potuto essere contestate in qualsiasi momento. Tuttavia Rufo credeva di essere nel giusto…Quando, dopo i terremoti, la neve cadeva turbinando ad ogni angolo delle strade e dei palazzi, Rufo non usciva di casa, e si rintanava a leggere nella sua camera. Adorava i libri: erano come uno specchio sul mondo, su quello in cui viveva ed anche su altri che non aveva mai visto; leggere lo faceva sentire vivo, e pieno di sogni: sperava ad esempio, di poter un giorno vedere le nuvole, di cui aveva letto ma che non aveva mai visto fare capolino nel suo cielo. La gente non stava ad ascoltarlo quando lui parlava di queste cose, ma a testa bassa continuava a trascinarsi avanti e indietro nella propria vita stagnante, senza mai guardare il cielo, borbottando che aveva troppo da fare per perdere tempo dietro le fantasticherie di un ragazzino, orfano e sognatore. Rufo non se la prendeva per l’atteggiamento sgarbato e sprezzante con cui di solito veniva trattato, ma si dispiaceva per coloro che lo circondavano, perché li trovava irrimediabilmente disillusi e aridi come il letto di un vecchio fiume ormai prosciugato. Si sentiva triste, quando vedeva la gente scappare qua e là durante i terremoti, perché la loro unica preoccupazione era quella di perdere la vita, una vita che apparteneva loro appena, una vita scialba e monotona, priva di sogni, una vita che loro consideravano il bene più prezioso, ma che Rufo considerava con un certo distacco, essendo sicuro che ci fosse qualcosa sia prima di essa che dopo. “E’ impossibile,” si diceva, “che i sogni di ciascun uomo siano solo un qualcosa che serve a far passare il tempo in maniera piacevole, o a motivarne il continuo vagare alla ricerca della felicità…Esiste un posto, al di fuori di questo mondo, dove i sogni si realizzano, ed ogni Uomo trova se stesso!” Un giorno, mentre era immerso in pensieri simili con gli occhi rivolti al cielo, Rufo avvertì una scossa, l’avanguardia dell’ennesimo cataclisma. Come al solito, corse nella sua camera, vi si rinchiuse e si mise alla finestra, continuando ad osservare il cielo. Distrattamente osservava la gente disperarsi alla ricerca di un rifugio che ne avrebbe protratto l’esistenza fino al prossimo disastro, poi con la coda dell’occhio vide qualcosa che gli fece spostare di nuovo lo sguardo verso il cielo: c’era una mano gigantesca che scuoteva il cielo, una mano enorme, grande quanto l’intero pianeta, che squassava l’universo. L’orrore rese Rufo rigido e muto come una pietra, anche se nel suo cuore si agitava qualcosa, come se finalmente fosse venuto a capo di un enigma; la prima scossa ebbe termine, e Rufo stava per tirare un sospiro di sollievo, quando nel cielo si stagliò un occhio, anch’esso enorme, che scrutava con aria divertita ed inquisitoria. Rufo era ancora più terrorizzato di prima, anche se la sensazione di comprensione si faceva sempre più strada nella sua mente. L’occhio si ritrasse nel turbinio accecante della neve, che vorticava più veloce che mai, e attraverso le folate, Rufo potè nuovamente scorgere la mano, prima che una nuova scossa, più violenta della precedente, gli facesse perdere l’equilibrio, mandandolo a gambe all’aria contro il letto. Approfittando di un nuovo momento di tregua, Rufo si rimise in piedi, ormai certo che ci fosse qualcuno all’esterno del suo mondo, qualcuno in tutto e per tutto simile ad un essere umano come lui solo milioni di volte più grande, che si divertiva a scuotere ed agitare il suo mondo, forse ignaro di provocare tanto terrore e sgomento nei cuori di chi in quel Mondo ci viveva, o forse addirittura ignorando che quel Mondo potesse essere abitato. Rufo stava alla finestra, muto, incapace di prendere una decisione, ed a stento capace di controllarsi, ora che cominciava a capire. Stava per risolversi ad uscire dalla camera per fare qualcosa, parlare con qualcuno, quando un’altra scossa, violentissima, lo fece nuovamente cadere. La finestra andò in frantumi, e schegge di vetro si sparpagliarono dappertutto; una di esse, triangolare ed affilata come un pugnale, andò a conficcarsi nel petto di Rufo, che sussultò e si portò una mano al cuore…I secondi trascorrevano lenti, trasformandosi in minuti, e Rufo era ancora disteso sul pavimento, guardando la neve che turbinava sempre più lenta. Stava pensando che, tutto sommato la gente aveva ragione a dire di stare lontani dalle finestre durante i terremoti, anche se questo non era certo un buon motivo per evitare di fare nuove esperienze, o per ignorare il richiamo dei sogni che albergano in ciascuno di noi. Rufo sapeva di stare morendo, ma non aveva paura, perché ormai aveva capito, ed era impaziente di visitare altri Mondi…

4 Commenti a “Sotto cieli di Cristallo…”

  1. bernardodaleppo dice:

    Molto carina questa favola, tenue e forte allo stesso tempo.

  2. andrea dice:

    Molto ben riuscita. L’idea della vita in una palla di cristallo la metti a frutto molto bene, arrichendola di significati.
    Lo stile semplice e lineare, senza troppi fronzoli, accompagna facilmente il lettore fino alla fine. Va giu’ che e’ un piacere :)

  3. mattiekian dice:

    Davvero carino, molto ben scritto e scorrevole.
    Bella anche l’idea.
    A rileggerti

  4. caterina dice:

    che piacevole questo racconto e che tenerezza mi ispira Rufo… :)
    dolcissimo bambino che sembra fragile e invece ci vuole una personalita’ di ferro per costruirsi un proprio mondo.

    stelline per te da parte mia :)

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