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CANEVACCIO AMOROSO

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 23 gennaio 2022

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CANEVACCIO AMOROSO

Piazza Dante in Napoli . Si vede un via vai di gente, diversi ragazzi punk , siedono sotto la metro. Alcuni bevono birre comprate a meta prezzo al supermercato , cantano , suonano ,rullano, spinelli lunghissimi , sorridono tra di loro, dandosi tante pacche sulle spalle . Colpi che poi arrivano alle palle e da li al cervello ed infine alla bocca che aspira forte lo spinello.
Un altro tiro , tira ,tira che sballo ,grida l’amico.

La città è un groviglio di anime dannate, c’è chi corre contro corrente, chi apre l’ombrello all’incontrario , chi tromba dietro un vicolo. Chi si mangia una pizza all’in piedi . Chi fa il pazzo. Chi cerca se stesso per strada. Chi non sa cosa dire . Chi siede in disparte, impaurito. Sullo sfondo della piazza la grande chiesa con la sua facciata di marmo fa ombra ad ogni illusione. Il sagrestano, suona le campane. E l’eco delle campane si sparge nell’aria intrisa di cupi pensieri , riscaldata dai raggi solari. Riflessi sulle acqua del mare che giungono al porto , bagnano la costa e le costole di questa terra , madre di tante leggende , di tante disgrazie , madre di tanto ammore , madre coraggio che incoraggia, andare avanti.

Il gruppo di ragazzi è seduto sulle panchine, sfasciate, dipinte di rosso , imbrattate con tante scritte . Panchine che raccontano varie storie personali. Un colombo , si alza in volo , verso la cima di un palazzo nobiliare . Qualcuno nel gruppo, racconta aneddoti ,storie personali e familiari . In prima fila , una ragazza ed il suo cane, mezzo spelacchiato con una coda lunga, pelosa con un muso cosi simpatico che ti viene voglia di accarezzarlo . Vestita con abiti succinti, la ragazza ed il suo cane , siedono per terra, lei con una borsa a tracolla, sorseggia una coca cola che non è coca ,ma un estratto di stramonio. Il quale ti sballa ad ogni sorso ,beve e sorride , mentre una folla confusa si riversa nei tunnel della metro . Migliaia di viaggiatori , salgono , scendono lungo le scale mobili . Vanno, verso il loro destino, verso i loro desideri . Il cielo è cosi chiaro. Candito come le nuvole. Puro come un Dio antico, assai grasso ,danzante in mezzo alle nuvole. Ed i giorni freddi di gennaio, fanno riflettere, fanno sognare , fanno sperare in qualcosa di migliore. Qualcosa che esca dalla bocca della verità. Dal suono delle voci e delle chitarre che continuano ad essere suonate .

Scetate ammore ,scetate
Vieni in mezzo alla gente
Saglie con chi sta in funno ò mare
Vieni ,vieni a sentire la voce delle creature
La voce della figliola
La voce dei guaglioni
La voce dei vicoli
La voce di chi è nisciuno
Di chi canta
Di chi abbaia
Scetate, Scetate ammore
Ammore che avvizzisce dentro un ricordo ,
in questa disgrazia , in questa grazia.

Vivo per strada , insieme alla mia padroncina , scodinzolo la coda a chiunque, incontro . Rincorro , momenti di gioia , abbaiando, bevendo nelle pozzanghere , rincorrendo qualche gatto . Faccio la corte ad una cagnetta in calore , mi lecco i baffi per un pezzo di carne che trasuda da un panino in mano ad un passante. E in questa , strana libertà , in questa eterna bellezza , mi perdo tra strade senza nome , in un freddo vento , il quale mi entra nelle ossa .

Ma lei mi riscalda, con calde carezze, la sua piccola mano, i suoi abbracci . Lei mi riempie di coccole . Sono felice con lei sorrido tra i baffi , non provo paura ,abbaio contro ogni macchina di corsa , contro chi vorrebbe farci del male , che bello essere un cane. Stare seduto per ore , vicino a lei e così dolce come naufragare in questo immenso mare . Correre per codeste strade , piene di gente , correre con lei . Essere sempre pronto a difenderla la mia padrona da ogni pericolo . Io abbaio e sogno giorni migliori . Non sono sempre stato un cane . Tutto , accadde dopo morto. Mi trasformai nel trapasso , mi sono reincarnato in questa forma animale . Avrei voluto ritornare ad essere un uomo ma qualcosa me lo impediva. Ero incapace di uscire da questa forma . E rammento la mia vita , del tempo che fui. Rammento il mio passato, ciò che sono stato . Una padre esemplare, un impiegato statale. Una brava persona . Ma ora non serve a nulla piangermi addosso , cosi provo a gioire tra mille giochi ,tra mille grattatine . Non riesco a trovare , una ragione a questa mia trasformazione . Sono divenuto un cane randagio, vagabondo, vago , sotto questo cielo , a volte non comprendo i miei istinti , non comprendo la lingua della mia padrona .

La quale va girando vestita con vesti colorate , con addosso collane di perline scintillanti, chiede monete alla gente che passa.
Mi da qualche spicciolo le dice ? vorrei comprare qualcosa da mangiare . La prego , signore mi regali qualcosa. Mi creda, sono affamata , le canto qualcosa , le faccio vedere come salta il mio cagnolino.
Non vada via signore , non mi lasci cosi .
Sono nata in questa città , potrei essere sua figlia .
Sopravvivo al male di questa società ,faticosamente vivo .
Son sempre fuori casa ,poiché a casa mia non c’è più nessuno. Abbandonata e maltrattata da tutti , condannata ad essere tale. Un dramma , credetemi ,che mi ha spinto sempre più in basso . Ora attendo di cambiare, d’ andare lontano , forse sulla luna forse con il passare del tempo , si ricorderanno di me , del male che mi hanno fatto .

Cosi la fanciulla, dai grandi occhi azzurri con il suo cane, va girando per la città , appresso ai musicisti ambulanti , appresso ai teatranti. Ed è bello per lei , vivere per strada , non pensare a nulla , abbandonarsi al divenire , ad un flusso di eventi , ad un dialogo dialettale.

Un ragazzo la segue sempre, passo dopo passo.

Io e lei , siamo amici da molto tempo ,ci confidiamo ogni cosa. Non c’è segreto tra noi , viviamo la stessa vita.
Io l’amo , l’adoro .
La seguo nella sua follia ed ella mi trascina con lei per luoghi incantati .
Sei stupido , mi dicono gli amici.
Sei simile al suo cane , gli stai sempre intorno.
Ma, io non voglio abbandonarla.
Questa ragazza è la mia rovina .
Questo amore , anima la mia volontà.
Mi sento un fuscello , una marionetta nelle mani di lei.
Io l’amo .
Ma son troppo timido per dirglielo.

Scemo , con quelle orecchie a sventola , ma quando ti decidi a baciarmi. Quando scende sera , sulle tante disgrazie di noi ragazzi, che andiamo incontro al nostro destino .
A volte , m’incanto nell’ascoltarlo parlare. lo trovo bello ,
So che lui m’ama , mi segue fedele , ma non osa baciarmi .
Stupido non osa toccarmi, sfiorarmi con un dito , dolce ,amico mio .

Entrambi prendono ogni giorno la stessa metro, che li riporta a casa loro, all’estrema periferia di questa città. Lui con la sua chitarra sulle spalle, lei con il suo cagnolino. Si conoscono da tanto , si sono incontrati varie volte, ma lui non ha mai osato baciarla. E quella volta che ci ha provato ,cercando di vincere quella sua innata timidezza , si è ritrovato tra tante gente con gli occhi addosso . Ha sofferto molto ,divorato dalla timidezza ,continua ad uscire con lei.
Lei non è bellissima m’ affascinante , gli piace Paolo, ed attende che lui gli dichiari il suo amore . Lo coccola come coccola il suo cagnolino , gli sta accanto , qualche volta prova a farglielo capire , abbandonandosi tra le sue braccia. Viaggiano in metro , mano nella mano per raggiungere i comuni amici, in piazza dei martiri , per andare poi a mangiare una pizza , tutti insieme.

Vedrai ,vedrai, ogni cosa cambierà
In questa vita ,in questi giorni crudeli
Sotto il cielo di questa cattiva città
Sotto un cielo pieno di false stelle
Nella realtà , nella storia di un divenire
Ignari del domani .
Siamo liberi a metà
Inconsapevoli incontro alle nostre vite
Bruciamo come brucia le nostre esistenze
Bruciamo come i nostri baci nel buio
Nella fiamma dell’eterna giovinezza
Ribelli, liberi e belli .
Andiamo in centro
Andremo, alla ricerca di un nuovo amore ,
Di una nuova verità.
Ci chiameranno matti .
Sciummachella, cicirenella
Scinne , lungo queste scale
Sotto a queste stelle,
Tanti astri , brillano nella grande volta celeste
Una voce chiano ,chiano ti porta lontano, core mio
Quanto tiempo è passato
Mezzo a questa vita , mezzo a questa dolorosa strada .

Vorrei poterti dire, tante cose ,raccontare i miei turbamenti ,della passione che mi divora dentro , il senso di un esistenza che io ricerco in me stesso. E stato il caso ha farci incontrare o il crudele destino degli amanti.
Siamo cosi simili, cresciuti nello stesso quartiere, nella stessa indifferenza , vorrei dirti ti amo, vorrei abbracciarti, raccontare il mio animo in questo lungo viaggio . Aprire piano, piano la mia ragione , entrare con te in simbiosi , nel rumore delle rotaie , attraverso i visi dei passeggeri , verso le case ed altre immagini.

Continui a guardarmi con quei tuoi grandi occhi castani. Che stupido che sei, cosa aspetti a baciarmi , non vedi come il mio corpo trasuda d’amore . Dammi una carezza, un bacio, una stretta di mano, ogni cosa fugge via insieme a vari tentativi ed illusioni.

Il cane annusa la sua padrona , li guarda ,entrambi , struggersi di passioni , sente il battito del cuore di entrambi, lo sente battere così forte , così vicino al suo cuore di cane.

Amore, figlio del caos , figlio di un Dio che non ha nome .
M’ avvicino, li guardo, sento le loro parole, vorrei vederli felice , essere un unico corpo , un solo sospiro. Abbracciatevi , rimanete stretti, l’uno all’altro , scivolate dentro mille passioni, misero me che son solo un cane. Che sa solo scodinzolare la coda nel vento . Non capirò mai gli uomini , eppure anch’io un tempo son stato umano , avevo una moglie dei figli , una casa tutta colorata all’estrema periferia della città . Ero un impiegato modello , non mi mancava nulla ed ero bello, ritornare a casa dopo aver lavorato , tutto il giorno. Era bello riabbracciare moglie e figli. Sedermi insieme a loro a tavola , pranzare . Raccontare ciò che m’era accaduto, durante il corso del giorno. Una vita umana , unica, irripetibile. Mia moglie , luce dei miei occhi , i miei figli , carne della mia carne. Poi una sera, ritornando dall’ufficio, un maledetto balordo ,ubriaco fradicio su una moto ,urtò violentemente la mia auto .Sbandai ,violentemente, così uscì fuori strada , rotolai lungo una scarpata , sentii la vita abbandonarmi , sentii il dolore del mondo intero , tanti corpi decomposti in me , tante vite misconosciute , unirsi alla mia misera vita.

Al mio risveglio, dopo essere passato in altre dimensioni , udii prima il pianto di mia madre , poi di mia moglie e dei miei figli Mi ritrovai tutto ad un tratto, inspiegabilmente ad essere un cane. E nella pelle di un cane, assistetti al mio funerale .
Non potevo più parlare, solo abbaiare, avrei voluto urlare , dire:
sono io , confessare di non essere un cane, ma un uomo.

Per lunghi giorni , sono rimasto accovacciato sotto un albero , ad osservare la mia vecchia casa , ove avevo vissuto da vivo. Seguivo mia moglie andare a fare la spesa , i miei figli andare a scuola. Ogni volta che provavo ad avvicinarmi a mia moglie, ricevevo calci , quanti calci ho preso da lei inspiegabilmente . Ma io non m’arrendevo , la seguivo di nascosto , la spiavo e fu in questi miei inseguimenti , che m’accorsi che mia moglie mi tradiva non so da quanto tempo, mi tradisse, non sò parlare di quel male ,del dolore provato ,del disonore accusato . La rabbia mi esplose in petto. Il cuore, il mio cuore di cane , divenne così triste tanto triste , che volevo solo piangere , ma non ero più capace di farlo . Solo lei , la mia piccola Sofia, mia figlia , m’accarezzava ogni volta che m’avvicinavo , mi faceva le feste. Mi stringeva a se. Ed io sentivo il suo cuore , vicino al mio , ed ero felice. Quante volte ho provato a fargli capire che non ero un cane qualunque . Ma ero suo padre, si suo padre. Un padre divenuto cane , dopo che un tragico destino, l’aveva condotto alla morte per poi rinascere cane . Forse per continuare ad amare , chi aveva sempre amato in vita.

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