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IL MERAVIGLIOSO NARRARE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 18 marzo 2023

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IL MERAVIGLIOSO NARRARE

Merveilleuse Narration

Narro la mia realtà navigando su di un lago d’ illusioni
Torbide e silenti correnti di pensiero nel divenire che avvelena la vita.
Narro, navigando sul lago delle mie fantasie nel logos
che ingoia gli uomini minuscoli con pochi muscoli e poco cervello.
Accompagnandoli , trascinandoli verso i campi elisi.
Rimango per ore a guardare la vita cambiare colore .
Immerso nel logos dell’ aragosta che arrostisco sul fuoco
sotto le stelle. Nell’immaginario momento che racchiude ogni vita
e ogni momento sociale.
Perso in questa possibilità di cambiare per poi ripartire
disporre che tutto venga fatto.
Solo nella mia narrazione
E non credo di essere il migliore poeta.
Sono troppo legato alla sorte del mio racconto
Tieni presente che il passato e fatto di scale
Non ci sono altre entrate ed uscite
Sono rimasto a guardare, passare gli aironi
come aquiloni liberi nel cielo estivo.
Sono rimasto ad ascoltare la responsabilità
che insite nell’essere esplodono nel dire e nel fare
E nella mia follia poetica ,germogliava in me
la casta voglia di logiche estetiche
Cresciute nelle volontà di narrare l’ incredibile
O di restare fermo a guardare la città bruciare di nuovo
nel suo peccato.

Tutto scorre, irrisorio sordo come le ore che
congiungono l’assurdità del vivere
Nella danza delle parole legate alle donne la in mezzo
alla grande piazza
Sotto gli alberi all’ombra della bellezza
Sotto gli archi dei perché che diventano concetti
Che rappresentano il loro meraviglioso senso
Di altre terre ed altre dimensioni
Tutto scorre ,tutto si rileva nel narrare
Tutto quello che avevo da dire
E non ho mai detto
Dopo tanto male e tanto dolore
Le mie parole si congiungono , si fanno minuscole
Verdi e gialle come delle mimose
Figlie della primavera.
Pezzi di gioia e di felicita ,nate lungo strade di campagna
Tutto quello che avevo da dire
E non ti ho mai detto
Dopo quella notte
Distesi sotto la gigantesca testa di Apollo
Messa li nel giardino
Ove un orco sorvegliava ogni scena
Bevendo succhi di arancia
Canticchiando con una cinciallegra
Che si spogliava e mostrava dispettosa il gonfio seno
Mostrava le sue fattezze
Mostrava la sua vulva a tanti a chiunque voleva vederla.
A chiunque credeva nel mistero di un uomo
messo in croce tra due ladroni
Tutto mi sembrava chiaro , leggendo , nulla aveva più scuse in merito
Poi giunse questa primavera vegana
Ed entrai in questa stagione da passare all’inferno
Dopo aver bevuto vin santo
Dopo aver bevuto acqua dalla fonte dell’eterna giovinezza
Non avevo più scuse per salvare questo mio racconto
Non avevo più amici o personaggi con cui parlare
Rappresentare il mio vissuto.
La futile speranza di potercela fare
Di poter passare sotto un arco
Sotto un cielo pieno di stelle
Elette minuscoli astri
Astrattezze
E cosmi sconosciuti
Tutto scorre attraverso noi stessi.
Tra mille parole elette a grandi imprese

Cosi quando incontrai la prima volta il mio amico palla di lardo
L’incontrario che si friggeva un aragosta e non era agosto
Era semplicemente una bella giornata di sole
Il mio amico palla di lardo era stato in carcere
Per ben lunghi dieci anni
Aveva fatto una certa conoscenza con tanti gradassi
E non si prendeva la briga di fare torto a nessuno
Il mio amico palla di lardo aveva una moglie più grassa di lui
Che lui chiamava patatina
La guardava sempre sotto occhio come uno
che deve friggere solo patate
Come un ergastolano che non ha un cane per amico
Il mio amico palla di lardo era un gran signore
faceva il contrabbandiere dalla parte del porto
Ordinava sempre da bere per tutti e poi non pagava mai
Il mio amico era molto simile a una palla di lardo
Che si mangia la coda e le mani ed aveva
una deliziosa moglie di nome patatina
Che ogni mattina cantava con agli uccelletti in gabbia
Che metteva il dito nel destino altrui
Che credeva di poter volare verso l’orizzonte
Ed il mio amico palla di lardo era un gran signore
E sapeva portare l’auto con i soli piedi ,senza mani
Sapeva viaggiare sulla linea dei racconti
Come una nave contro corrente
E tutti pensavano sotto i capelli ma quello le matto
Ma il gatto della vicina di casa del mio amico
aveva una pancia grande come l’arca di Noè.
E sapeva cantare l’Aida
Sapeva cucinare focacce e pregare il signore del cielo e della terra
Il mio amico palla di lardo era un grande signore
Grande ,quanto una montagna
E mangiava sempre all’in piedi
E non destava i mendicanti che mendichi sotto altre spoglie
Facevano a gare a corteggiare la moglie del mio amico
Palla di lardo che era un gran signore
Tradito dalla moglie innumerevoli volte
Tradito dal destino dai sui stessi amici.
Tradito dall’invidia, insita in ogni essere umano
Il mio amico non chiese mai perdono ne cerco mai vendetta
Un bel giorno vendette la sua grande casa
e lascio la sua patatina friggere nell’ olio bollente delle sue passioni.
Per andare cosi a vivere con una ballerina di can,can di mezza età
a Kansas city insieme a un gatto pagliaccio ed un cane acrobata.
Il gatto era un clown travestito da gatto
Giocava a fare l’amante , faceva il doppio gioco.
Con palla di lardo a scopone scientifico
E voi lettori direte ma che storia pazzesca e mai questa
Sono esterrefatto e mortificato.
Ma io non ho altro da offrire , oltre questo mio narrare .
Poiché sono stato recluso dopo il narrare tali eventi
Dopo aver cantato questa canzone che risuona ancora
nella mia mente quasi rimbalza come fosse una pallina di ping pong.

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