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IL TEMPO DI ULISSE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 13 maggio 2023

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IL TEMPO DI ULISSE

Un tempo avevo sempre un storia da raccontare , qualcosa da dire agli altri Un sogno leggero che si perdeva nella brezza di un vento che entrava dalla finestra. Una vita, avevo vent’anni un gran voglia di viaggiare e amare ed con il passare del tempo , volevo vivere il mio racconto . Ricordo la rividi un giorno al mare . La vita che avevo sempre sognato e non avevo mai avuto . In cambio In mente. Amore vengo a prenderti stasera. A quel tempo ero senza nome e senza baffi .
Qualcosa in me esplodeva senza senso . Diveniva con il passare del tempo una storia qualsiasi senza baffi e senza interesse. La vita e qualcosa che va oltre ogni previsione. A volte si perde in giorni grigi e in giorni chiari. Simili a bislacche filastrocche che si crogiolano al sole . La vita discorre spesso con la morte . Sopra un altalena. In macchina . Parte del una Chimica organica. Cosparsa di Cosmetici . Forse con un pizzico di illusione questa vita puo donare diversi intendimenti . Elementi illogici. Messi insieme per giungere ad una sana conclusione. Attraverso una forma discorsiva. Questo muro d’illusione . Fatti di mattoni sentimenti . Calcestruzzi di tristezze. Catini colmi di lacrime . Meritare di essere qualcosa o qualcuno . Quando tutto il mondo non ti domanda perché sei giunto a questa conclusione. Cosi il signor Ulisse . Si era messo in testa di essere uno scrittore . Di poter volare dal nido del cuculo. Il signor Ulisse era il signor nessuno . Egli Aspettava di essere se stesso . Ma la sorte aveva deciso l’incontrario. L’inverso di quello che egli sperava di essere. Il signor Ulisse quella sera ordinò una pizza.
Ed arrivò subito un pazzo . Incazzato.
Con una mazza di baseball gli fracassò la casa.
Il signor Ulisse pianse e pensò che il mondo e sempre più pazzo di lui.
Mai pensava questo potesse accadere.
Senza il senso della colpa considerò quel gesto un atto scellerato.
La volontà di cercare una verità celata nella stranezza.
Un tramonto. Una sconfitta. Un riscatto sociale.
Una scala con cui salire in cielo .
Una soffitta piena di sconfitte. Tutte messe li .
Catalogate. Tradito dalla vita fregato dall’esistenza.

Una canzone aleggiava nell’aria . Un tempo cupo ululava attraverso le grate della realtà. Una tigre reale apparve ruggì . Drogata. Una tigre rigata bianca e blu. Scappata dal circo Togni sorseggiava un caffè al bar. Mentre il signor Ulisse attendeva qualcosa accadesse . Cosi un topo baffuto apprendista barista . Preso possesso della sua storia . Versò del latte caldo nella tazza della tigre . Le sue paure divennero subite reali. Come quelle idee che egli teneva strette dentro di se . Forse erano aspirazioni .
Fili intersecanti . sentimenti atavici.
Erano la sua esistenza.
Fatta di diversi sotterfugi. Fustigata.
Presa di mira da un gatto .
Il topo rise . La tigre si fumò un sigaro.
Un pellicano canticchio in un angolo una canzonetta marinara.
Una donna attraverso la strada. Aveva le gambe depilate.
Aveva la gonna corta.
La vite fine . Un piccolo bagaglio di esperienze.
Mentre il signor Ulisse .
Aspetta qualcosa cambiassi finalmente la sua esistenza.
La canzone del pellicano aleggio nell’aria.
Mi sono sempre chiesto se vale la pena rischiare
Per me faresti bene a metterti a sedere.
Non fare chiasso a moccolo non sono divenuto sordo
Non hai messo l’apparecchio acustico oggi
Ascolta le mie parole
Perdo tempo con te non hai mai capito un accidente
Dici che sono un bischero
No ma la faccia di minchia c’è l’hai
Vorresti offendermi
Non voglio
Allungo il discorso con altre delucidazioni
Facciamo due passi
Senti a me mi va di volare
Cambiamo strada
Facciamoci due passi lungo il corso
Se appare l orso
Un orso mai visto in città
Cosa fai piangi
Ci mancherebbe
Sei rimasta giovane e bella
Sono esterrefatta
Le graffe senza buco
Ma va
Dimmi se ti faccio schifo
Forse sei troppo goffo
Forse sono fuori di testa
Resta con me raccontami delle tue avventure per il mondo
Domani vado alla casa di Dio
Per carità che gli vuoi dire
Non lo so troverò qualcosa da dirgli chiaro e tondo
Protesti farlo adirare
Sono perplesso
Facciamo sesso
Per giustificare cosa
Per essere un unica persona
Semo ossa messe insieme
Non prendermi in giro
Io non voglio girare l’angolo sono senza orologio
Io non voglio finire nella fossa
Io ingoio questo boccone amaro
L’amarezza della realtà e l’amarezza della vita in genere
Hai ragione , cercavo di spiegare l’incredibile
Ma certo il signor nessuno non sei tu
Io non sarei il signor nessuno
Ma certo caro
Cado dalle nuvole
Non volevo ferirti
Facciamo come fossimo marito e moglie
Io sono lo spirito tu il corpo
Il soggetto e l’oggetto
Pongo sempre a capo ogni problema
la volontà di rivincita
L’inghippo
Una parola scomoda
Meglio essere zitella
Il cerchio dell’esistenza
Si chiude nel desiderio di essere qualcosa

Ritorna il signor Ulisse a casa stanco, prende in mano la sua esistenza.
Cerca di dipanare la matassa.
Si toglie le scarpe sporche di strade e di storie sconosciute .
Si mette in pigiama . Siede in mezzo a due cuscini.
Non avrebbe mai voluto essere qualcuno fuori dal normale.
Non avrebbe mai voluto cadere nell’ atipicità dell’anonimato.
Ma il signor Ulisse nasconde una grande verità.
Nasconde una esistenza . Una vita fatta di tante cose inutili.
Vari punti che si congiungono all’infinito.
Il signor Ulisse giunto ad una sua conclusione , deciso si reca al commissariato
a denunciare l’anonimato in cui egli e costretto a vivere.
Ad essere. A subire. A ingoiare come un boccone amaro.
Il signor Ulisse incontra strada facendo diretta al commissariato la tigre ed il topo .
Dietro di loro il pellicano continua a cantare la sua canzone di vecchie reminiscenze rock
Giovane amore sei stata mia una sera d’estate
Giovane amore sei stata tradita dalla vita
Sei stata presa all’improvviso dal signore dei sogni
Siamo partiti per navigare lungo mari immaginari
Abbiamo dormito sotto ombrelloni all’ombra di tanti solleoni
Su spiagge gigantesche con tanti teschi sorridenti
Sei stata tra le mie braccia giovane amore
Sei stata presa dall’euforia della sorte
Siamo fuggiti verso altre isole ed altre sogni
Siamo stati insieme mano nella mano per ore
Ci siamo raccontato di quando eravamo bambini
Quando Eravamo amati da Dio entrambi.
Amati da un unico padre e dalla buona madre
Siamo stati insieme per un eternità senza parlare
Stasera siamo due perfetti sconosciuti
In cerca di una verità che possa cambiare questa nostra vita
Siamo stati messi nella stessa gabbia
Abbiamo chiacchierato.
Ci siamo scambiati i nostri punti di vista
E le nostre parole sono divenute note leggere
che hanno corso sopra le onde del mare
Il signor Ulisse stasera spera ancora di diventare
qualcuno in questa società.
Spera di dimostrare di essere capace di costruire una solida ragione
di formare una famiglia ideale spera di fare qualcosa di eccezionale .
Il signor Ulisse sorrise alla tigre mentre il topo ballo una Macarena .
Più in là il pellicano continua a cantare la sua canzone.
Sere serene città moribonde dentro un ricordo.
Dondolante la testa sopra cuscini impregnati di umori uterini.
Un cuscino pieno di piume d’oca.
Pieno di fili argentati. Foglie secche .
Frutti di stagioni passate.
Senza alcuna ragione il signor Ulisse da un calcio alla tigre
che per istinto afferra il signor Ulisse per il collo. Il topo urla aiuto .
La tigre sta per mangiare il signor Ulisse .
Corre una volante della polizia.
Sono a quattro passi dal commissariato
Senza nessuna ragione plausibile la tigre mangia il signor Ulisse .
Il topo piange .
Il pellicano distrutto dal dolore canta:
Il mondo e fatto di uomini e animali
Di maschi e femmine
Di vecchi e giovani.
Siamo tutti vittime e carnefici
Siamo tutti destinati a morire
Siamo nati per soffrire
Siamo nati in gabbie salariali
In prigioni fiscali
In pregiudizi razziali
In bassi affumicati
In case senza finestre
Questa e la nostra colpa
Il canto della colpa operaia
Colpisce il crescere
Recide la conoscenza
Rende il passo un stretto giro di ballo
Rende questa esistenza un terribile affronto
Una guerra disumana
Povero signor Ulisse
Tigre sarai incarcerata
Chiamata in giudizio
Tigre reale
Tigre non ridere
Tigre non piangere
Tigre non mostrare gli artigli
Tigre non credi nel signore
Tigre eri amica del signor Ulisse e del povero topo
Poveretto impaurito hai perduto la coda lungo la corsa verso casa
Topo senza coda . Con tanti ricordi da portare appresso.
Topo non portare più la tigre al bar degli artisti
Topo non portare la tigre al bagno delle signore
Perché la vita è un gran cavolata e questo racconto ne è la prova.

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