IL GRANCHIO COSMICOMICO
Pubblicato da Domenico De Ferraro il 21 giugno 2023
IL GRANCHIO COSMICOMICO
Un pianeta senza terra da coltivare non è un pianeta d’amare. Neppure da vivere. Su un pianeta ci devi nascere , crescere , sognare, sperare. Ci devi crescere i tuoi figli e i tuoi ideali. Questo pianeta è un frammento di nano stelle esplosa millenni indietro , un pianeta sconosciuto dove ci vivono in genere tanti esseri misteriosi. Io ci vivo da tempo immemorabili. Il mio tempo è passato in fretta , forse sono invecchiato come le pietre di questo pianeta. Un pianeta una stella. Un lungo viaggio attraverso altre dimensioni. Attraverso un immagine. Un viaggio nella luce che scorre nelle fessure dello spazio. Che immateriale , materializza la carne ed i pensieri dei viaggiatori attratti dalla ricchezza di mondi sconosciuti.
Quando cose avrei potuto fare e non ho mai fatto
nella mia azione intellettuale, irreversibile e immaginativa.
Quante cose avrei voluto costruire sul mio pianeta
Per godere e ridere del mio passato parte integrante di questa stazione orbitale .
Stazione fatta di bei alberi e nuvole bagnate da un cielo profondo.
Quante rivolte avrei potuto fare e non ho mai fatto sulla mia terra d’origine.
Quante idee avrei voluto dire e non ho mai scritto sul mio pianeta
quante canzone avrei voluto scrivere e non ho mai scritto senza l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Quanti amori avrei voluto creare e non ho mai creato in laboratorio
Quanto cammino oltre questo mondo incantato illuminato da due soli
E mi lascio andare nel mio dire al vago dire che si tramuta in mostri orrendi
E sogno giorni migliori figli del mio mutamento
contro i mostri di questo pianeta distante anni luce dalla terra.
E sono solo con le mie paure con la mia umanità
Nel sole di giugno che riscalda l’animo mio.
Aspetto giungono le grandi piogge a spegnere le fiamme
dei gas prodotti da questo pianeta.
Agisco, penso, lotto , sono sempre ad un passo dal cambiare casa
Gli scogli sono sogni, immersi in un palcoscenico fiabesco bagnato
D’un mare smeraldo con pesci canterini senza pensieri
persi tra le onde agitate del mio sognare.
Creature celesti si muovono in fretta nello spazio attraverso la materia
Questa casa sopra uno scoglio
Questo sogno sopra uno scoglio
Un granchio encefalico canta con la sua chitarra il suo grido di battaglia
Ed il popolo del mare ascolta ogni suo patimento
Ogni nota vaga nell’aria come se fosse un inno alla rivoluzione
Son pronti i figli di questa terra a scacciare l ‘invasore terrestre
Terre lunghe mille miglia fatte di pietre preziose
Metalli melanconici odo il canto della cicala aliena
nascosta sopra il ramo di una pianta organica
Figlia metti a cuocere il granchio cosmico nella padella
Babbo mi sono scordata di comprare una nuova padella
An vedi di far presto prima che venga la fine del mondo
Me sento in colpa non vorrei essere la sposa di questo granchio
Il granchio brucia, monella padella
Io mi vesto da cosmonauta
Io da cappuccetto rosso
Sono certo , ci metterò parecchio a capire questa filastrocca
La mia bocca mastica una parte di questa polpa
Il mio cuore e di gomma
Vorrei cancellare l’orrore delle mie parole
Babbo ci sono tre losche figure fuori la porta
Mi dice mia figlia
Vuoi faccia posto
Saranno tre agenti alieni
La stanza e piccola lasciare stare
Stiamo stretti troppo stretti
Non voglio essere ammazzato
Sono convinto sono agenti della polizia locale
Vengono ad arrestare l’assassino del granchio
Me prendesse un accidente
Babbo non piangere maggio e passato
Si certo siamo in giugno e la pioggia acida ha bruciato il raccolto
Questa storia mi fa stare sotto sopra
Una barca passa a largo sul mare dei pesci d’orati
Passa verso il capo dell’astro sferoide
Passa e si porta via questa esistenza reclusa in un pensiero astratto
Si porta via ogni mio dolore ed ogni mio timore d vivere da umano
Su questo pianeta lontano anni luce dalla terra.
E forse quelle tre losche figure sono ombre di un passato remoto
Sono il frutto di un vivere innaturale nato da una logica del divenire
Avrei voluto viaggiare e conoscere l’universo
Andare sul pianeta alfa centoventicinque con la mia amica del cuore
Avrei voluto mangiare un gelato alla fragola al parco virtuale di alfa centauri
con il mio amico Nicola detto culo di gomma.
Avrei voluto capire tante cose ed il senso dell’esistenza ultraterrena
che mi tradisce dentro un concetto surreale e diviene un fuoco d’artificio
Una faccia segnata di segni , enigmi ,un legame intenso senza interessi
Vedo una sponda astratta vi è seduta una donna sedotta
Una sedia rotta con tante mosche intorno
E questa la storia che avrei voluto raccontare alle future generazioni
Dopo che la mia bella mi prese per mano e mi condusse
dall’imperatore di questo mondo
Ed io amavo suonare l’armonica a bocca
Accompagnato da un ritmo elettronico
Ho improvvisato con il granchio marziano finito nella mia padella
E mia figlia ci mise l’olio di oliva di questo pianeta
E mia moglie lo giro e rigiro più volte dentro la padella
La notte era bella sul pianeta in cui vivevo illuminato
da miriade stelle comete e strani esseri luminosi vaganti nell oscurità
Ed una mia parola divenne un fiore che sfiori nel mio vago dire
In quell’ effimero Futuro perseguito giunsi verso
in un nuova terra promessa
Verso un nuovo tentativo di vivere ed io mi fingevo umano
Mi fingevo me stesso
Dentro il mio corpo alieno
Dentro questa antica odissea
Nell’ Ossesso della mia poesia
Perso dentro un mare di versi artificiali
Pensai per un attimo che il granchio avrei potuto salvare dalla morte
Ma poi i tre agenti ribussarono alla porta ed io dissi
non aprire può essere gente con brutte intenzioni
Poi mangiammo il granchio cotto nell’olio d’oliva
E piangemmo ricordando il granchio e la sua bella voce
E le strade del mio pianeta erano strette ed oscure
e mia figlia apri la finestra della nostra casa sugli scogli del mare luminoso
cosi io vidi un altro granchio scappare a gambe levate
Verso un mare smeraldo così compresi di non aver mangiato un granchio ma un perché scappato dalla mia vita,
Avevo mangiato un perché , perché , perché
Quante cose avrei voluto fare e non ho mai fatto sul mio pianeta
Quanti sogni ho lasciato sognare nel mio sognare all’ origine del mio sognare
Quanta gente è passata sopra questa terra
Sopra questa onda che dorme nel mare delle mie memorie
Quanti giorni felici avrei voluto vivere in questa dimensione spazio tempo
Quanti giorni di studio impiegati per conoscere l’universo circostante
Quante zampe ho visto camminare per strade senza sapere dove andare
Quante strada senza nome e senza via d’uscita in un deserto utopico
Quante macchine sono passate lungo questi corsi e ricorsi storici risultato
di una visione surreale .
Senza interessi filosofici
Senza uno strumento di conoscenza quantistico
Ed il granchio cosmico mi disse
Basta prendere psicofarmaci
Ed io risposi: t’invito a cena a casa mia mangiamo una pizza insieme
Una pizza per carità non la digerisco
Non preoccuparti ci metteremo un attimo per digerirla
Non esagerare ,elevarsi in altri gusti
E difficile , seguire il tuo ragionamento metafisico granchio
Avrei voluto conoscere con te l’universo sconosciuto
Io ti pizzico
Non fare il granchio maleducato
Di certo non cambi le regole grammaticali
Lo so sono frutto di una gran confusione di stili
Un esperimento chimico carico di emozioni
Una serie di discorsi illogici campati in aria
Una lunga poesia senza veli caduta nel vuoto di questo sera semilunare
Il granchio si lancia dalla finestra verso un nuovo orizzonte
Si tramuta in una canzone
In una azione irreversibile
Un sibillino verso nato dal mistero del cosmo profondo
Grazia che avanza sciorinando formule astrofisiche
Migranti nell’ossesso dei giorni carichi di silenzi telepatici
Perduti nell’indifferenza d’una nuova definizione antropologica
Una via di mezzo diretta verso l’averno galattico
Verso un promontorio lunare
Verso un isola solare
E questa la strada intrapresa
E questo quello che volevo avere con il conquistare altri mondi.
Quante cose avrei voluto fare e non ho mai fatto sul mio pianeta
Quanti baci avrei voluto dare e non ho mai dato a mia madre
Quante rose avrei voluto regalare alle spose dei cosmonauti
Quanti baci e carezze avrei voluto avere dalle donne di Miknâs terzo
Quante mani avrei voluto stringere e non ho mai stretto
Quanta strada avrei voluto fare e non ho mai fatto sulla via della conoscenza
Quante donne avrei voluto amare e non ho mai amato
in questa mia arida vita
Quanti anni avrei voluto vivere in pieno e non ho mai vissuto sul mio pianeta
Quanto vino avrei voluto bere e non ho mai bevuto
Poi tutto il resto viene da se con il mio verso libero
Con il resto di niente e di nessuno
Per immagini ed espressioni
Per giri e rigiri intorno a questo corpo utopico
Intorno a questa città galattica
Intorno a questo amore alieno che non muore mai
Che mi spinge verso una ignara conclusione
Un espressione organica rappresentante un granchio chimico
Un granchio cotto in padella nell’olio bollente
E mia figlia grida
Babbo e pronta la cena
E mia moglie videotelefono sua madre sulla terra
E mia figlia abbraccia un angelo di passaggio
E un angelo questo granchio cotto in padella
che mi sorride dentro l’olio bollente ?
Povero granchio quante ne hai passate sei finito nella mia padella
Grida granchio raccontami della tua vita di quelle tempo
in cui nuotavi per i sette mari in calzamaglia.
Granchio compagno di mille sbronze
Granchio tramutati in mia moglie
Granchio complice di questo sogno galattico
Povero granchio come piango nel pensare che sei cotto
Piango la bella età dell’oro, la bella età andata perduta
dentro un universo di avventure emerse dal fondo di un silenzio assurdo
Granchio chi dici io sia
Granchio accetti di passare questa serata con me
Mia figlia cerca un compagno
Io ti salvo dall’olio bollente ma tu prometti di essere un bravo ragazzo
Granchio chi dice io sia
In queste vesti
In questi versi
In questo metro
In questa scura definizione
granchio amico di mille sbronze
Amico di mille perché
Granchio non aprire quella porta
Faccio il monaco
Io ti battezzo
Io ti bagno con l’acqua benedetta
Faccio un giro
Non lo faccio per essere cattivo
Me pari comprensibile
Ho comprato l’olio
Ho bruciato questo mio sogno
Io sono il granchio e suona la chitarra elettrica
Suono la chitarra con tutti i miei perché
Un per come per dire che tutto va bene
Granchio sorridi è giunto la tua ora
Granchio diventa questo sogno
Parte di questa canzone finita in rete per essere
letta al sole di giugno disteso sotto l’ombrellone
ai confini dell’universo spazio tempo del mare galattico di Novacor.