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TESORO – diario di un’attesa (4a parte)

Pubblicato da giangia il 23 gennaio 2009

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1 aprile
Tesoro, Rachele cara,
oggi è una giornata tiepidissima, la classica giornata di primavera, c’è una leggera brezza, le piante muovono appena le chiome fiorite e così nell’aria si espande il loro profumo (non dirmi che sono romantica perché non è colpa mia se la giornata è proprio così).
Kina è sdraiata vicino a me e mi sta guardando come a dire. “Ma come, non hai voglia di giocare?” quindi mi distoglie dalla scrittura; le copro il muso con la mano, che lei mi prende con i suoi artigli appuntiti (accipicchia, come si infilzano nella pelle) e si mette a mordicchiarla (accipicchia, che denti aguzzi), poi mi lecca la mano con la sua linguetta che sembra una raspa; adesso mi ha lasciato perché ha deciso che è ora di fare toeletta.
Non te ne ho più parlato ma stiamo aspettando che l’ospedale chiami nonno per l’intervento: sono passati due mesi e siamo ancora qui in attesa, è uno sfinimento!
Penso che tra pochi giorni nonno prenderà una decisione, e cioè contatterà l’ospedale di Brescia, dove c’ è un’ottima equipe cardiochirurgica, purchè l’intervento venga eseguito.
Nonno mi ha chiamato perché la pastasciutta è pronta, quindi ti lascio.
Ciao, bella!
Un bacio

…..ma non ho finito.
Ho già lavato i piatti, sono sprofondata nel divano (nonno ha assunto, nell’altro divano, la sua posizione da battaglia: sdraiato, avvolto nella copertina di pile con il telecomando in pugno) e ti voglio ricordare che sei già entrata nel settimo mese, ormai tutto è buono: mamma ha già preparato la valigia per sé e un sacchetto per te, non si sa mai, potresti avere voglia di nascere prima del 5 luglio.
Ecco, bella, adesso ho finito!
Ancora un bacio

7 aprile
Tesoro, Rachele cara,
è una settimana che non scrivo, ma ho abbondanti e valide motivazioni.
Non sono ancora le 8 del mattino e nonno e io siamo operativi dalle 6.45; come mai? Ma, tesoro, i tuoi vecchi nonni hanno provato in questi giorni ad intraprendere un’attività imprenditoriale di grande soddisfazione: abbiamo aperto, in via del tutto sperimentale (e abusiva), il nostro Bed & Breakfast Del Carro.
Parto dall’inizio.
La nostra casa, a schiera, che per nonno e me è ormai diventata enorme è in parte inutilizzata, soprattutto la mansarda, che è bella e grande.
Un mese fa ho parlato di questo con un’amica, che da meno di un anno ha aperto il suo B. & B.: è molto soddisfatta della decisione presa, deve lavorare molto ma si diverte perché anche lei ama le relazioni sociali, e mi ha stimolato: “Giangia, quando c’è il Vinitaly ci penso io a passarti qualcuno”.
Fatto sta che verso fine marzo ho cominciato a ricevere telefonate da operatori del settore vincolo e, nelle notti del 3 e del 4 abbiamo ospitato 2 agenti vinicoli e il 5 e il 6 un reporter commerciale. Ora, però, non possiamo più giocare, sto cercando su Internet informazioni sul regolamento veneto e veronese per i B. & B. e dobbiamo decidere se infilarci in questa avventura.
Passiamo ad altro.
Sabato tu e i tuoi non siete venuti a cena; ne ho approfittato per inaugurare un salame casereccio, che mamma non può mangiare (pericolo toxoplasmosi) e so benissimo che lei ne ha molta voglia (ogni tanto dice “Appena partorisco voglio mangiare un panino col salame”, credo che di notte sogni delle enormi fette di salame volanti!).
Ieri è venuta a salutare nonno e me insieme ai suoi genitori e tutti abbiamo ammirato la sua pancia , che è bellissima; mamma è molto orgogliosa delle sue rotondità (ascolta, le è cresciuto parecchio anche il sedere; tu devi cercare di essere moderata nel farla crescere, che poi buttar giù i chili dal …..hulo non sarà uno scherzo!).
Basta, tesoro, mi sembra di averti raccontato tutto e poi…..smetto i panni di nonna-relatrice e assumo quelli di donna delle pulizie del B. & B., quindi….all’opera.
Ciao, bella!
Un bacio

……. E INVECE UN BEL FICO SECCO!
Ho vissuto un’ora nel terrore!
Appena chiuso il PC mi sono ricordata che dovevo raccontarti un’ultima cosa, l’ho riacceso e questo diario era scomparso, non lo trovavo più, ho eseguito mille ricerche (secondo le mie scarse conoscenze) e non lo trovavo più.
Tesoro, non mi dispiaceva perché il mondo avrebbe perso un’opera dal contenuto sublime, ma semplicemente tutto quanto è stato raccolto (pensieri, sensazioni, speranze, preoccupazioni) in questo periodo, la vita semplice di persone che non passeranno mai alla storia, che comunque rappresentano una goccia nell’oceano (ma l’oceano senza questa goccia sarebbe così oceano?), tutto quanto, dicevo, sarebbe andato perso.
Ho telefonato al negozio dove ho comprato il PC e mi hanno detto di andare nel pomeriggio, ma come potevo aspettare? Mi è presa una frenesia……….
Mentre lavoravo in qualità di colf del B. & B. ho pensato a come cercare, mi è venuta un’ideuzza ed….ecco qua, file ritrovato!
In sostanza avevo dimenticato di registrare che da sabato sera non si trovava più Kina, vero nome Selvatichina, la nostra micia nera con gli occhi color dell’oro; l’abbiamo cercata e aspettata tutto ieri (in precedenza lei si era allontanata circa 40 giorni, dopo la morte per incidente stradale della sua figlia Terry la Terribile, che viveva anche lei con noi). Insomma non si è più fatta viva e ieri sera siamo andati a letto con il cuore stretto; ad un tratto, però, abbiamo sentito un miagolio flebilissimo …era Kina…ma da dove miagolava…e perché miagolava così sottovoce…forse era in giardino, ferita da qualche automobile…abbiamo seguito il suo miagolio…e abbiamo ritrovato la cretina dentro l’armadio della nostra camera!
Evidentemente sabato pomeriggio l’ho aperto e lei, che è curiosa, rapida e silenziosa si è infilata dentro, io ho richiuso l’armadio e……saluti e baci!
Va ben, adesso ho veramente finito, salvo accuratamente questo lavoro, spengo il PC con calma e riprendo l’attività residuale del B. & B..
Ancora un bacio

9 aprile
Tesoro, Rachele cara,
ho ricevuto disposizioni precise da mamma e quindi……eccomi qua a registrare.
Stasera ti ho vista fluttuare dentro la sua pancia…….che incanto!
Mamma è venuta a misurare la pressione verso le 19 e, a un tratto, ha detto: “Eccola, si è svegliata! Vuoi vederla?” Si è seduta e ha scoperto la pancia, io le stavo di fronte e ho visto un debolissimo movimento sotto l’ombelico, poi ho visto un bitorzolo a destra e infine movimenti tellurici vari, evviva.
Adesso annoto una cosa che mamma non mi ha suggerito, perché non se ne è resa conto: lei accarezzava la pancia e ti chiamava: “Racheleee….” con un tono sommesso e dolcissimo che voleva dire: “Tesoro, io sono qui con te e ti voglio un bene da morire, sei la mia gioia!”
Ciao, bella!
Un bacio

13 aprile
Tesoro, Rachele cara,
Ieri è iniziata la tua ventinovesima settimana, la pancia di mamma comincia ad essere notevole, parte da subito sotto il seno e si espande, si espande…….; adesso mamma ha cominciato a camminare come i pinguini: gambe un po’ aperte, piedi obliqui a V, settore lombare della colonna incurvato in avanti, tutto per sostenerti meglio.
Eh sì, ormai pesi 1,137 kg, i tuoi femori sono lunghi 5 cm e la tua lunghezza totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 37 cm. Come faccio a sapere tutto questo?
E mo’ te spiego: ieri mattina i tuoi genitori si sono fatti un regalo, hanno voluto fare una ecografia tridimensionale per poterti vedere così come sei, dentro alla tua mamma; hanno un dischetto DVD con alcune tue immagini che sembrano normali negativi di foto in bianco e nero!
Ieri pomeriggio ti ho vista in anteprima e ho sentito uno scioglimento al cuore e un rimescolio nelle budella che non ti dico: questa, proprio questa è mia nipote!
Nonno, che, al solito, stava soffrendo in soggiorno davanti alla TV perché il suo Milan stava perdendo dall’odiata Juventus, dopo aver ripreso un po’ di lucidità ti ha visto, ti ha ammirato e se ne è uscito dicendo: “Guarda, ha il naso di Miche!”
E’ vero, il tuo naso assomiglia molto a quello di papà, all’insù e leggermente carnoso. E’ impossibile commentare a chi assomiglia la bocca, sempre coperta dalle mani: attenta, eh, non si mettono le mani in bocca, signorina! Direi poi che la forma della testa è quella di mamma, ovale, mentre papà ha una forma tondeggiante.
No, non è possibile: siamo veramente cretini! Andiamo a guardare a chi assomiglia una creatura che non è ancora nata! E’ inevitabile però: il 30 ottobre dell’anno scorso sei entrata a far parte della famiglia e noi non ti molliamo!
Bene, cara nipotina, per oggi ho finito, ti stringo forte al cuore.
Ciao, bella!
Un bacio

18 aprile
Tesoro,Rachele cara,
che noia, che barba, che noia!
Qui piove, ri-piove e ri-ri-piove, du’ palle!
Credo che ormai sia una decina di giorni che continua a piovere, ininterrottamente.
La pioggia ci costringe prudentemente in casa: ci preoccupa che nonno venga chiamato per l’intervento e magari sia raffreddato, sai che pasticcio!
Non ci rimane molto da fare; io vado avanti con il diario e nonno, non appena si fa un occhiolino di sole, va in giardino a fare qualche breve lavoretto; in sostanza, un po’ perché siamo in tensione da novembre per l’intervento, un po’ perché il tempo è noioso, nonno e io bisticciamo per un nonnulla, tanto per fare qualcosa, ma non è divertente.
Va bene, bella, adesso basta con le lamentele.
Trascrivo la terza (e ultima, anche se ne ha scritte altre) favola di Lalla.

Titolo: Mago
Nacqui secoli e secoli or sono, in un villaggio talmente sperduto che mai nessuno osava avventurarvisi. Persino il sole si dimenticava di visitare quel luogo così remoto, lasciando il posto alle più temerarie nubi ed ai venti freddi, che riescono a stringere nella loro morsa di gelo qualsiasi angolo della terra. Ricordo mia madre come una donna sempre triste e malinconica: niente riusciva a farla sorridere. Mio padre non lo ricordo, credo di non averlo mai conosciuto. Inutile era chiedere spiegazioni a mia madre, lei continuava a ripetermi che mio padre non era mai esistito. Finii per crederle.
Trascorsi la mia infanzia come un animale selvatico. Facevo ciò che volevo. Passavo quasi tutte le giornate nella foresta che delimitava il villaggio, ero convinto di conoscerne ogni spiazzo, ogni albero, ogni foglia, ogni fiore. Questa mia convinzione mi accompagnò fino all’età di dieci anni, quando feci una scoperta che avrebbe sconvolto la mia vita e la storia dell’intera umanità.
Era un pomeriggio freddo e grigio come tutti gli altri ed io, piccolo e ingenuo, vagavo per la mia foresta – così ero solito chiamarla nei miei pensieri – e intrattenevo i dialoghi più improbabili con la natura attorno a me. Stavo spiegando a Messer Albero che se non l’avesse finita di farmi inciampare con le sue radici, l’avrei sicuramente sfidato a duello, quando vidi una minuscola casetta nascosta tra i cespugli e le fronde degli alberi. Ero incredulo: quella casupola il giorno prima non c’era, ne ero sicuro.
Spinto dalla curiosità propria dell’infanzia, mi avvicinai a quello che credevo essere un frutto della mia immaginazione, e che si rivelò, invece, una solida costruzione di legno.
Non sapevo cosa fare, non sapevo se sbirciare dalla finestra o se scappare via.
- Chi c’è la fuori? Chi è che disturba la mia pace? – Un vocione profondo giunse alle mie orecchie. Terrorizzato tentai di fuggire, ma le mie gambe non ne volevano sapere di staccarsi da terra, erano diventate dure e pesanti come pietra.
- Un ragazzino! Devi essere coraggioso per avventurarti in questa foresta così fitta e densa di pericoli. Entra, ma stai bene attento a non toccare nulla – La porta della casupola si aprì. Entrando, il mio stupore crebbe sempre di più: mi trovavo in una stanza piena di libri di ogni genere, di alambicchi e dei marchingegni più strani che avessi mai visto.
- Salve messere, io sono… –
- So già chi sei, non è certo un caso che tu sia arrivato qui da me proprio oggi; avevo già visto tutto in uno dei miei viaggi, ragazzo mio. Io sono Gurth de Vipont, il più grande mago di tutti i tempi , e tu, ragazzino, sei colui che cambierà il destino dell’umanità. Sei pronto per un compito così gravoso? –
- Veramente, signore, credo proprio che stiate sbagliando persona, io non combinerò proprio nulla di buono nella mia vita, starò sempre confinato in questo minuscolo e sperduto villaggio a tentare di consolare la mia povera madre, figuriamoci se cambierò il destino dell’umanità –
- Mi dispiace contraddirti, ma tu hai un compito ben preciso da svolgere, io l’ho visto, e non mi sono mai sbagliato una volta in vita mia! Ora ti resta da decidere se vuoi svolgere bene questo tuo compito, se vuoi essere preparato e cosciente, oppure se vuoi affidarti al caso e non alle chiacchiere di questo vecchio pazzo. Ti sto offrendo di girare il mondo come mio apprendista, ragazzo. Pensa bene a ciò che ti propongo –
- E mia madre? Che ne sarà di lei? –
- Tua madre resterà qui ad aspettarti. Quando avrai portato a termine il tuo compito potrai ricongiungerti a lei –
- Io..…d’accordo, vi seguirò nei vostri viaggi, messere, cercando di imparare tutto quello che posso –
- Bravo ragazzo, hai fatto la scelta giusta! –
Da quel giorno non mi fermai più un attimo, non restavamo nella stessa località per più di due settimane, seguii il mio maestro nei viaggi più strani ed eccentrici: dall’Inghilterra alla Francia, dalla Francia ai confini del mondo e addirittura più in là, in una terra ancora sconosciuta agli uomini, da qui al XX secolo, dove vidi cose alle quali non sarei riuscito a pensare neanche usando la mia più fervida immaginazione.
Viaggiammo per anni e anni, per decenni e decenni, fino a quando la mia barba divenne lunga e bianca quasi quanto quella del mio maestro e poi tornammo in Inghilterra, in quella casupola in cui, molti anni prima, ci eravamo conosciuti.
- Ragazzo, E’ giunta ormai l’ora di separarci. E’ imminente il momento in cui tu farai le grandi cose cui sei destinato sin da quando eri in fasce. Ora vai, a momenti dovrebbe arrivare il tuo visitatore, se hai bisogno di me sai dove trovarmi –
- Grazie mille maestro, spero di diventare un mago degno del vostro gran nome – detto questo il mio Maestro scomparve, lasciandomi al mio destino.
Era da poco passata un’ora, quando sentii un rumore fuori dalla mia casetta.
- Chi c’è là fuori? Chi è che disturba la mia pace? Entra pure, ragazzo, ma stai bene attento a non toccare niente! –
Un ragazzino alto quanto il mio cappello da mago, e talmente magro che sicuramente non era superiore ad esso nemmeno nel peso, varcò la porta. Il suo volto era stupito e meravigliato tanto quanto lo era il mio la prima volta che entrai nella casa del mio Maestro.
- Salve messere, io sono… -
- So già chi sei ragazzo. Io sono Merlino, il più grande mago di tutti i tempi. Mio caro Artù, ho il compito di aiutarti a cambiare il destino dell’umanità, sei pronto per un compito così gravoso?

Ciao, bella!
Un bacio

21 aprile
Tesoro, Rachele cara,
oggi abbiamo trascorso una splendida giornata a Cassone.
Le previsioni metereologiche avevano previsto una clemente giornata di sole, finalmente, e durante la settimana trascorsa ci siamo accordati con gli zii Renzi per una gita sul lago.
Ti voglio raccontare che il lago è stupendo; la pioggia di questi giorni e la neve che si sta sciogliendo dal Baldo lo hanno riempito per bene e non sembra più la pozzanghera dell’anno scorso; il fiume Aril è temibilmente in piena (per quello che può essere temibile un fiume lungo 175 mt), la corrente è impetuosa tanto che si potrebbe praticare il rafting (figurati, sto dicendo delle stupidaggini, ma l’Aril è veramente ricco d’acqua ed entra nel lago con prepotenza).
Abbiamo passeggiato a lungo sulla riva cercando di fare il pieno di ossigeno e di riempirci anche gli occhi dello splendore della natura rigogliosissima.
Stamattina, verso le 10, mi incontrerò con Tiziana, la mia compagna di banco delle superiori: le parlerò di te, della felicità e della speranza che ci stai dando e di quanto bene ti vogliamo.
Non proseguo perché è notte fonda , anzi mattino presto (ore 1.45) ed è bene andare a letto.
Ciao, bella!
Un bacio

22 aprile
Tesoro, Rachele cara,
stamattina è piovuto a dirotto, oggi pomeriggio il cielo comincia ad aprirsi!
Stamattina ho incontrato, per una bella chiacchierata, Tiziana.
Tiziana e io siamo state grandi amiche, abbiamo condiviso i sogni e le esperienze dai 14 ai 19 anni e nel famoso ’68 (prima o dopo ne sentirai parlare), andando ancora a scuola, abbiamo respirato il profumo di primavera che i primi anni di quel periodo hanno prodotto.
All’epoca noi due frequentavamo Gioventù Studentesca, una associazione cattolica che ci ha permesso di fare molte esperienze, di imparare la riflessione, la critica e l’autocritica.
Le attività organizzate da G.S. erano di due tipi: una rivolta a noi, di formazione personale e religiosa, l’altra dedicata al prossimo.
Di questa ultima ti vorrei proprio raccontare perché ho la convinzione che, se le nuove generazioni sono così insoddisfatte, cercano la realizzazione e l’appagamento del proprio essere nella trasgressione più esagerata e sterile (mi dispera pensare che oggigiorno la vita non vale nulla, la si mette in gioco non per alti e neanche per medi ideali) è solo perché sono educate (e qui la responsabilità è delle generazioni mature) a pensare esclusivamente a se stesse, alla propria soddisfazione personale, la più materiale possibile, soffocando quelli che sono gli impulsi di apertura e generosità tipici e inevitabili dell’età giovanile.
L’attività dedicata al prossimo si sviluppava in più iniziative, la più difficile delle quali era quindicinale e consisteva nell’andare in una Casa di Riposo a trovare gli anziani.
Ti garantisco che questo impegno richiedeva coraggio perché, se l’anziano generalmente non è bello, è malato, ha poca energia e tanti rimpianti, figurati come può essere l’anziano solo, che vive in una casa di riposo: a dir poco è disperato, io non ho conosciuto un anziano felice di vivere lì, in una camerata da 20 letti, con vicini altri anziani sconosciuti.
Naturalmente ognuno di noi studenti andava a visitare sempre le stesse persone, che ci raccontavano la loro vita e tutta la tristezza della loro condizione; si usciva da queste visite con le spalle curve per i fardelli che queste persone ti rovesciavano addosso.
Una attività che invece mi piaceva molto era mensile e consisteva nell’andare a intrattenere i bambini disadattati e caratteriali che vivevano in una grande casa-istituto.
Anche lì ognuno di noi chiacchierava e giocava sempre con gli stessi bambini, con i quali si instaurava un rapporto affettuoso; conservo ancora le lettere che uno di loro, Giancarlo, mi scrisse per un certo periodo – correva l’anno 1966 – dopo che fu trasferito in un istituto a Padova. Chissà dov’è e cosa fa oggi Giancarlo…..
Tiziana e io eravamo piene di sacro fuoco, avevamo tanta voglia di fare e tutte le mattine andavamo in una chiesa del centro a recitare “Prima” con tutti gli studenti di G.S. che frequentavano gli altri Istituti scolastici veronesi.
Più o meno nel 1967, scioltosi il gruppo degli studenti più grandi, che ormai avevano conseguito il loro diploma, la consuetudine di recitare “Prima” si stava spegnendo, per cui, Tiziana ed io, non riesco a immaginare con quale faccia tosta, ci recammo dal Preside del nostro Istituto per chiedere se era possibile recitarla nell’Aula Magna.
Beh, Rachele cara, tu dovevi vedere: piano piano recitare “Prima” era diventata un’abitudine; non ti dico che tutti gli studenti partecipavano quotidianamente perché profondamente religiosi, ma, vuoi per ingraziarsi il Padre Eterno, vuoi come gesto scaramantico, certe mattine arrivavano intere sezioni……quelle che poco dopo avrebbero dovuto sostenere un compito in classe! Anche i professori partecipavano, era bello.
Se penso che ora Tiziana non crede più e io sono diventata una tiepidona, come cambiamo nel tempo!
In ogni caso sarò sempre riconoscente a Gioventù Studentesca perché mi ha insegnato a pensare, guardare agli altri e guardare con obiettività dentro me stessa, non è poco.
Ti racconto anche di quanto fosse forte la simbiosi scolastica tra me e Tiziana.
Quando c’era compito in classe di italiano sceglievamo due temi diversi, in maniera da svolgerli “a quattro mani”: se una di noi aveva esaurito le idee sul proprio svolgimento, la brutta copia passava all’altra, che proseguiva e concludeva il compito.
Torno a ieri.
A mezzogiorno ci siamo alzate dalle poltroncine del bar, che hanno sopportato le nostre chiacchiere per tre ore e, sotto il diluvio, siamo arrivate alla fermata dell’autobus. Siccome Tiziana non andava a prendere il suo finchè io non fossi salita sul mio, io, invece di prendere il 61, che arrivava dopo 20 minuti e che mi avrebbe portato davanti casa, ho preso il 62, che arrivava subito, con l’intenzione di scendere e aspettare il 61 alla stazione ferroviaria.
Chi lo sapeva che il 62 non passava dalla stazione? Porca puzzola, tutti gli autobus si fermano davanti alla stazione, tutti…..tranne il 62!
Te la faccio breve: mancava poco all’una e ho telefonato a nonno perché venisse a prendermi in un luogo sperduto della Zona Industriale; il tempo che nonno arrivasse ed ero zuppa d’acqua, ne avevo anche dentro alle scarpe, ma non ho detto nulla perché non volevo che nonno mi deridesse. Arrivata a casa, sono corsa a cambiarmi, mi sono scaldata i piedi con il phon e ho pranzato tutta allegra.
Ciao, bella!
Un bacio

24 aprile
Tesoro, Rachele cara,
domani è il 25 aprile, giorno della liberazione e tu e mamma vi liberate della trentesima settimana e dopodomani entrate nella trentunesima, avanti!
Ti racconto un po’ di mamma.
E’ venuta a trovarci due giorni fa e l’ho vista stanca e anche innervosita; tu cominci a pesare e lei fatica a star seduta sul divano, preferisce la sedia, così non ha difficoltà ad alzarsi; se qualcosa le cade a terra, non curva più la schiena per raccogliere, ma deve accucciarsi appoggiando il sedere sulle calcagna.
Dice anche che tu probabilmente tocchi qualche suo nervetto dalle parti della “Va’ ….Gina” e lei sente molto spesso una scossa molto fastidiosa da quelle parti. Speriamo che riesca a concludere la gravidanza con lo spirito sereno con cui l’ha portata avanti fino ad ora!
Desidero parlarti anche di un altro argomento
Domani è un anniversario dolorosissimo.
Proprio il 25 aprile di un anno fa è morto in un incidente stradale, sulla strada principale del nostro rione, Manuel, un ragazzo di 17 anni che qui viveva con la famiglia. La sua perdita è stata molto pesante e sentita nella nostra piccola comunità (saremo al massimo 2.000 anime).
Mi dispiace se potrò sembrarti patetica ma, Rachele cara, adesso mi viene proprio voglia di spiegarti quanto vale un figlio: un figlio ti scioglie il cuore, l’anima e le viscere, per un figlio sei disposto a sopportare tutto, le sofferenze più terribili e le amarezze più pesanti, a patto che lui viva.
Credo che, se ti muore un figlio, di te, genitore, rimanga solamente un guscio pieno del nulla più assoluto, un nulla siderale.
Ti dico una cosa che ho ripetuto all’infinito a tuo papà, la stessa cosa che i miei genitori mi hanno ripetuto all’infinito: ricorda che non esiste bene incondizionato come quello dei genitori, qualsiasi cosa ti possa capitare o tu possa combinare, li avrai sempre al tuo fianco, pronti ad aiutarti a raccogliere le briciole di te.
Lo so, quanto ho scritto non è il massimo da dire a una creatura che non è ancora nata, ma, forse, un domani, questi poveri piccoli pensieri potranno esserti di stimolo per ricordare che puoi riporre completamente la fiducia nei tuoi genitori e sorreggerti a loro nei momento di necessità. Non avere mai paura dei tuoi genitori, per un tratto della vita potrà succedere che non vi capirete, che odierai i loro NO e penserai che non ti amano: non è vero! Loro sono disposti a tutto per te.
Scrivo una frase che ho ripetuto parecchie volte a papà, dopo una sgridata o una litigata:
“E ricordati che io non ti voglio bene………ti voglio benissimo!”
Ciao, bella!
Un bacio

30 aprile
Tesoro, Rachele cara,
eccoci qua a raccogliere qualche notizia e qualche pensiero.
Due pomeriggi fa mamma è venuta a salutarci e, siccome tu stavi molto tranquilla ha cominciato a stuzzicare la pancia; io la guardavo un po’ preoccupata (pensavo tra me: “Oddio, e se le fa del male?”), lei ha capito e mi ha detto: “Vedessi le ginecologhe che razza di pressioni e spinte danno alla pancia per poter controllare il bambino!”, fatto sta che tu non ti sei scomposta e hai continuato a fare quello che volevi tu, alla faccia nostra.
Dopo un po’ ti sei svegliata e ho visto benissimo i tuoi movimenti; mamma se la rideva beatamente e la pancia era tutta squassata dalle sue risate; che soddisfazione vedere lei così felice e tu che ti muovi vigorosamente!
E’ passato mezzogiorno e sto aspettando che i broccoli finiscano di cuocere, così Mister Pastasciutta potrà esibirsi in uno dei suoi piatti più apprezzati.
Chi è Mister Pastasciutta? Ma è nonno Nuccio, perbacco! Per lui cucinare la pasta è un rito, la serve sempre perfettamente al dente. Io sono, seppur indegnamente, addetta alla preparazione dei sughi.
Anni fa, prima che papà arrivasse in famiglia, avevo stilato la scala di valori di nonno Nuccio: al primo posto la pastasciutta, al secondo il calcio e al terzo io, sperando di non peccare di presunzione!
Domani è il 1° maggio, festa dei lavoratori, quindi non è ne’ la tua ne’ la mia festa, ma chissenestropiccia, io ho lavorato abbastanza e tu lavorerai per chissà quanto tempo, quindi è anche la nostra festa, allora scambiamoci gli auguri in anticipo!
Ciao, bella!
Un bacio

9 Commenti a “TESORO – diario di un’attesa (4a parte)”

  1. emmaus2007 dice:

    E’ forse un tantino troppo dettagliato questo diario, però ben scritto, scorrevole e senza errori.
    Quello che è capitato al tuo gatto, capita sovente anche ai nostri, cioè di rimanere chiusi da qualche parte: uno nel box del vicino, un’altra nella villetta a fianco. Insomma, gli piace molto cacciarsi nei guai…
    Bella anche l’idea di inserire delle fiabe.
    Ciao!

  2. emmaus2007 dice:

    Non riesco a darti un voto, comunque sono 4 stelline.
    Riciao!

  3. giangia dice:

    Grazie, Emmaus, il tuo giudizio mi fa molto piacere (ti chiedo di essere sincero e anche spietato). Sto cercando di sintetizzare il diario, ma mi riesce difficile!
    Adesso ti dico una cosa che ti rattristerà: anche Kina non c’è più, vittima di un incidente stradale; mi consola il fatto che ha vissuto libera, secondo la sua indole vagabonda e felina.
    Grazie per le fanta-stelline.

  4. caterina dice:

    come sempre moolto paritoclareggiato e io ho avuto il piacere di assaggiare uan delle molte pastasciutte del nonno che pero”per me rimane il manager conosciuto tempo fa, corretto, onesto e gean signore nel suo lavoro!
    incredibilemte tu nomini Manuel che ho inserito indegnamente in un mio racconto, “tornando a casa” l’anno scorso.
    ancora adesso passare da quella strada e vedere il suo posticino pieno di fiori e cadele e gente e’ per me una meravigliosa preghiera.
    credo che il piccolo Manuel abbia iniziato a vegliare su tutti moi da quel momento.

    bacitanti
    Titta

  5. giangia dice:

    Cara Titta
    ho capito che devo sintetizzare il diario, ma l’è dura! Non so se continuare o meno: temo che qualche lettore, al solo vedere il titolo, venga colto da disperazione e mediti qualche gesto insano, avvisatemi prima!
    Per quanto riguarda il nonno, il mio marito preferito, tu sai che mi piace provocarlo.
    E’ vero, passare vicino al luogo dell’incidente di Manuel stringe il cuore per tutte le dimostrazioni di affetto che sono depositate vicino al suo olivo.
    Ricambio: bacitanti
    Mariangela

  6. andrea dice:

    Bello anche questo seguito… aspetto il resto!

  7. giangia dice:

    Grazie Andrea, sei coraggioso ad aspettare il resto: sto cercando di fare un drastico riassunto per la prossima puntata, mi dirai se ci sono riuscita?
    E tu come sei messo con i tuoi Xiloniti, quanto ci farai aspettare ancora?
    Ciao

  8. caterina dice:

    ciao Giangia,

    non mi permetto di dirti che sei prolissa perche’ prima dovrei guardare me!
    con la faccenda di Israele ne avro’ per molto, temo :)
    mi aleggia sempre la lezione di un grande scrittore che un giorno disse in un’intervista che la cosa piu’ dura, quando si e’ scritto qualcosa, e’ togliere tutto quello che non serve.
    cerco di ricordarmelo sempre ma con scarsi risultati!

    bacisparsi
    titta

  9. giangia dice:

    Cara Titta,
    è proprio vero, è difficile togliere tutto quello che non serve, soprattutto se si tratta di vita – ancorchè banal-stupida – vissuta.
    Ma noi (plurale maiestatis) non demordiamo. fintantochè una sola anima continua a leggerci, noi scriviamo, perbacco, cercando ovviamente di ridurre gli sproloqui!
    Tu invece continua sulla tua via delle pietre; hai una soavità nello scrivere, che ti rappresenta perfettamente.
    Ribacirisparsi
    Mariangela

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