LETTERA (senza risposta) di un aspirante Scrittore ad un editore qualunque
Pubblicato da markingegno il 11 aprile 2008
Palermo, li 30/01/08
Ill.mo Editore XXXXXXXXX
Mi presento: sono un aspirante Scrittore e penso che tale rimarrò per sempre, viste le difficoltà che incontra in Italia un Autore inedito ed al di fuori del sistema, a farsi pubblicare un’opera prima. Ho ricevuto, invero, dalla Vs Casa Editrice XXXXXXX una proposta di pubblicazione della mia raccolta di favole “C’era una volta un trenino, una barchetta, un aereo……” ma con la clausola che non voglio definire “vessatoria”, ma sicuramente antipatica, di acquistare 290 copie a prezzo intero, per un importo complessivo superiore a 2000 Euro.
Le assicuro che sono alquanto confuso e frastornato. Concettualmente l’idea di dovere pubblicare a mie spese mi dà alquanto fastidio, perché delle due o l’una o l’altra:
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o la mia opera è potenzialmente valida ed allora la pubblichi l’Editore a suo totale onere (assumendosene il “rischio d’impresa”);
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o non è ritenuta valida ed allora l’ Editore consigli onestamente all’Aspirante di rinunciare alle sue velleità letterarie o di tentare altrove (per l’ovvia soggettività di giudizio e di politiche editoriali).
Pubblicare, praticamente a spese dell’Autore, mi sembra qualcosa di ibrido e di bizantino. Capisco le sue sensate obiezioni sull’imponderabilità del successo editoriale, sulla mancanza di appeal di un Autore sconosciuto, sull’eccessiva produzione di libri e la scarsità di lettori in Italia etc etc. Ma il rischio è insito in qualsiasi attività imprenditoriale: un film o un programma televisivo possono rivelarsi un flop ma nessuno chiederebbe mai un contributo finanziario agli Autori o al Regista; anche un modello d’auto della Fiat può rivelarsi un clamoroso insuccesso o un computer della Apple o un box per videogiochi; storicamente è successo e sempre succederà.
Tante volte ho agito d’istinto, per pure questioni di principio, anche se di solito questi comportamenti “ideali” hanno sempre avuto, sul piano pratico, un esito sconveniente ed antieconomico. Questa potrebbe essere l’ ennesima occasione di rimetterci per “principio”.
Ho letto con estremo interesse l’appendice al contratto e la sua pregevole XXXXXXXXXX e ne ho ricavato l’idea di una sostanziale correttezza, seppure un po’ brutale e disarmante.
Posso condividere gran parte di quanto Ella sostiene, con qualche doveroso distinguo.
Mi sembra veramente scandaloso che un Autore riceva al massimo un 10% del costo defiscalizzato dalla sua opera intellettuale: se la mia opera venisse pubblicata al prezzo da Voi proposto, praticamente per ogni copia riceverei all’incirca 50 centesimi d’Euro. E’ una vergogna! Capisco che simili ingiustizie capitano anche in altri settori: al Contadino, che ci mette tempo, sudore, fatica e rischio, i prodotti della terra vengono strappati a prezzi stracciati, mentre poi al dettaglio spuntano prezzi esorbitanti con illeciti ed ingiustificati guadagni degli intermediari della cosiddetta filiera alimentare. Ma resta pur sempre una vergogna ed uno scandalo, sarebbe più equa una ripartizione al 25% cadauno tra Autore, Editore, Distributore, Libraio. Alla fin fine tutto il sistema si regge sulle spalle del bistrattato Autore: se nessuno più scrivesse racconti o manuali o altre opere da pubblicare, Editori, Distributori e Librai potrebbero chiudere le loro attività.
Lei si lamenta degli atteggiamenti prevaricatori e dell’abuso di posizione della lobby dei Distributori e dei Librai che fanno il bello ed il cattivo tempo ed anche economicamente soffocano gli Editori, ma a parte le giuste lamentele mi sembra di scorgere un atteggiamento di passiva rassegnazione e di vittimismo. Eppure ce ne sarebbero di azioni da fare e di rivendicazioni da portare avanti, anche in collaborazione tra Autori ed Editori.
In Italia si pubblicano troppi libri e la maggior parte di essi non verranno mai letti e non lasceranno traccia di sé, verissimo! ma non sarà un po’ colpa anche degli Editori che invece di selezionare gli Autori e le opere valide da pubblicare, sfruttano l’umana vanità dei letterati dilettanti e vivacchiano addebitando agli Autori praticamente il costo della Pubblicazione? Se non ci fossero tanti scrittori illusi e sognatori, come tirerebbero avanti tanti piccoli Editori? Anche sotto questo punto di vista, la funzionalità del sistema si basa sempre sulle spalle (nonché sulle tasche!) dei poveri e malcapitati Autori. Il caso Moravia lo conferma in maniera eclatante; a me non piace particolarmente, ma se anche il grande Moravia ha dovuto sborsare 5000 Lire dell’epoca per pubblicare “Gli indifferenti”, evidentemente ci sono degli Editori che dovrebbero cambiare mestiere, perché non hanno assolutamente il fiuto di intuire il capolavoro; ma, forse, quell’ Editore (non so chi fosse, in concreto, e non ha nemmeno importanza, perché l’episodio trascende il singolo ed assurge a simbolo) nemmeno ha letto il manoscritto ed è andato furbescamente sul sicuro scaricando il costo ed il rischio sul povero Moravia, ma rimediando una figura escrementizia.
Lei dice che il passaggio in libreria è necessariamente fugace e poco appariscente (per l’eccessivo affollamento editoriale) e quindi non può ripagare l’Editore dell’ investimento, per cui si richiede il contributo dell’Autore. Ma perché dovrebbe esserci un solo passaggio in libreria e non tanti e reiterati? Le allego una pagina del Corriere della Sera sulle classifiche dei libri più venduti, dove si vede che ai primi posti ci sono libri usciti nel 2006 o addirittura quattro anni fa! Tornerò su questo punto più avanti, parlando della strategia di marketing.
Ma veniamo allo specifico, cioè a noi. Una domanda preliminare: Lei ha letto personalmente il mio testo? Se la risposta è no, ha fatto male, mai fidarsi dei giudizi altrui, nemmeno dei propri Lettori. La Sig.ra XXXXXXXX ha il suo Lettore di fiducia, ma alla fine si riserva personalmente il giudizio definitivo. Voglio raccontarLe un fatto realmente accaduto: se Lei ama il calcio, forse si ricorderà del bomber Boninsegna, grande attaccante dell’ Inter e degno antagonista del mitico Gigi Riva, il quale ad un primo provino per l’Inter fu scartato dal grande Helenio Herrera con questo lapidario giudizio: “bassotto da serie C”. Poi fu riacquistato dal Cagliari a caro prezzo!
Se non ha letto le mie favolette, per favore lo faccia, magari la sera andando a letto, sono molto scorrevoli, si leggono d’un fiato. A proposito, volevo precisarLe che quelle inviate sono la prima frettolosa stesura, perché c’era la scadenza del premio letterario “XXXXXXX”; furono scritte in mezzo agli altri molteplici impegni professionali, familiari e personali all’incirca in appena un mese (la scadenza mi pare fosse settembre 2007). Questa scrittura di getto, sotto la spinta di una forte pulsione interiore, non Le suggerisce delle intriganti reminiscenze? Anche altri famosi capolavori (almeno da un punto di vista commerciale e di successo di pubblico): penso a Dracula il vampiro, a Frankenstein…..anche loro furono scritti d’impulso in circa un mese. Ma voglio solleticarLe altre arcane suggestioni: in campo letterario “sicilitudine” fa rima con solitudine e con età geriatrica; Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa fu pubblicato dopo la sua morte, Gesualdo Bufalino pubblicò la sua prima opera “Diceria dell’untore” quando era in età da ospizio. Io stesso pubblicherò la mia prima opera a 54-55 anni (dipende da quando Ella si deciderà a darla alle stampe, io compio gli anni il 15 aprile, sarebbe un bel regalo di compleanno…)!
Le posso garantire che la versione definitiva è più riifinita nei dettagli e nell’insieme è molto più seducente, con un titolo più conciso ed immediato (quello attuale è diventato il sottotitolo), una necessaria prefazione esplicativa, una forma più leggiadra. Legga le mie favole e vedrà che sono un amore, ben costruite, assolutamente originali, con una spruzzatina di allusività sesssuale, delle suggestioni psicanalitiche nemmeno tanto subliminanali, citazioni colte e giuste provocazioni, ben attualizzate nei temi e nel linguaggio. Capisco che ogni Autore si sopravvaluta e pensa di avere creato il capolavoro assoluto, ma in questo caso è veramente un piccolo capolavoro predestinato al successo! Vedrà che vi sono descritte delle situazioni che colpiscono la fantasia e restano indelebili nell’immaginario collettivo (il piccolo aereo che aveva paura di volare sostenuto in cielo da migliaia di palloncini colorati; la soffice e muliebre nuvoletta “penetrata” dall’aereo d’acciaio…etc).
Cosa oserebbe pretendere di più da uno Scrittore alle prime armi? Io penso che un libro di favole possa avere successo, principalmente, se piace agli adulti (alla fine sono loro che lo scelgono ed acquistano, seppure in nome e per conto dei loro bambini) o per lo meno al fanciullino pascoliano che sopravvive in fondo al cuore ed all’anima dei grandi: ecco perché “tecnofavole metropolitane per bambini (e non) di oggi”.
La XXXXXXX Editore è un piccolo editore indipente e serio, dalla rivista “XXXXXXX” si evince che ha in catalogo una produzione di qualità ma le manca il fiore all’occhiello, il grosso scoop, il clamoroso successo editoriale; mi sbaglierò ma, forse, finora, non ha scovato e lanciato un importante Autore sconosciuto, non ha avuto la ventura di pubblicare opere dal successo planetario quali “Lolita” o “Il dottor Zivago” o “Il Gattopardo”. Io mi figuro l’Editore serio, quale Ella sicuramente è, come un cercatore d’oro che setaccia febbrilmente la melma del fiume alla ricerca della pepita luccicante; o come un cercator di tartufi che cerca di scorgere il prezioso tubero nascosto nella profondità della terra, dove al profano non è dato vederlo. Che insegue il sogno della sua vità! E se questo sogno si realizzasse attraverso un oscuro Scrittore siciliano che pubblica in tarda età la sua prima opera, un libro di banalissime favole “autobiografiche”? E se, per l’imponderabilità delle vicende umane ed editoriali, ne sortisse un incredibile e clamoroso caso letterario? Perché rischiare di non cogliere l’occasione irripetibile?
Anche perché queste favolette sono solo l’antipasto della mia produzione, i piatti forti sono in arrivo, stanno lievitando in forno! Rischiare di perdere questa grossa opprtunità per 2000 Euro? Si vive una sola volta, dopotutto! Anche fallire si può una sola volta, perché poi non ti fanno più credito! Suvvia, andiamo! Per cosi poco? Non penso che il bilancio della XXXXXXX possa andare in rosso per questa misera cifra; nella peggiore delle ipotesi, se anche questi famosi o famigerati 2000 Euro andassero completamente perduti e non derivasse alcun guadagno dalla pubblicazione e dalla tentata vendita del mio libro, a fine esercizio finanziario il suo bravo Ragioniere li iscriverà nelle passività ed andranno, così, a ridurre l’aliquota marginale o a generare un credito d’imposta. Non Le sto chiedendo, comunque, di farlo sistematicamente, ma solo eccezionalmente ora ed adesso, hic et nunc. Lo dico per il suo bene! La esorto, pertanto, caldamente, a ravvedersi ed a trovare il coraggio di rischiare!
Ma veramente Ella crede che al primo passaggio in libreria, in tutta Italia, con un minimo di promozione, non possa vendere 1000 copie? Forse non riesce ad intravederne compiutamente le potenzialità commerciali. Essendo un libro di favole, non strettamente legato a fatti d’attualità, va oltre la contingenza temporale (perché le favole sono senza tempo, immortali), per cui potrà essere sempre riproposto con una varia, mirata ed articolata strategia di marketing:
- a maggio, quando i bambini fanno la prima comunione o la cresima e ricevono regali; in altri periodi dell’anno in cui si fanno regali (Natale, indubbiamente il momento migliore, Pasqua, la Befana….);
- edizione di solo testo per un pubblico indistinto ed adulto;
- edizione, più o meno riccamente illustrata a colori, per ragazzi;
- edizione con disegni in bianco e nero, da colorare, per bambini più piccoli;
- edizione elegante di lusso, rilegata, con cofanetto, con CD accluso in cui le favole vengono lette e raccontate dal famoso Attore dalla calda e sensuale voce etc, da distribuire anche attraverso i negozi di articoli da regalo;
- edizione light (anche come prezzo) e sciupabile per il periodo balneare, da distribuire nelle edicole delle stazioni e degli aeroporti;
- edizione economica per la grande distribuzione (a dicembre venderebbe alla grande, 10.000 copie garantite).
Per non parlare, se l’opera raggiungesse un minimo di notorietà, delle traduzioni straniere, dei possibili adattamenti cinematografici o radiotelevisivi (cartoni animati!); del merchandising indotto (raccolta figurine, diarii, agende, portachiavi etc etc; ha visto come i nomi dei personaggi siano scolpiti, sembrano già nati come brand: NUBIRIA, AIROLD, ROTARY…..).
A proposito la ripartizione dei proventi derivanti da eventuali utilizzazioni, anche extraeditoriali, al 50%, francamente mi sembra uno sproposito; sarebbe più equa una ripartizione al 25-30% per l’Editore a fronte di un 70-75% per l’ Autore.
Lo so, sto sognando ad occhi aperti, ma talora, casualmente, i sogni possono anche avverarsi. In conclusione, Le ribadisco che sono confuso ed incerto sul cammino. Penso che continuerò ancora a cercare un Editore coraggioso, oppure farò stampare il libro in tipografia, a mie totali spese ed in tiratura limitatissima, per mio puro diletto. Del resto, cosa me ne farei di 290 copie? Non ho tanti amici né nemici, neanche messi insieme.
Oppure metterò su una piccola casa editrice mia e mi specializzerò nella pubblicazione di Scrittori esordienti, che il sistema emargina, o anonimi. Essendo uno Scrittore per vocazione, sono sempre stato attratto da tutto ciò che ruota attorno all’ arte della scrittura: libri, editoria, giornali etc; ho già in mente la ragione sociale: “Edizioni Anonime Siciliane”. Potrebbe anche essere uno spunto professionale per il futuro dei miei due figliuoli cui le favole sono dedicate.
Doverosamente, infine, mi scuso per la lungaggine del mio sfogo, ma, chissà perché, mi sono fatto l’idea che Le piaccia dialogare con gli Autori, sia pure da opposte sponde e spesso rivali, per cui oso sperare di non finire cestinato. Se riuscirò mai a pubblicare il mio libro, avrò il piacere di fargliene avere una copia.
Distinti saluti.
Dott. Antonio Giordano
11 aprile 2008 alle 7:27 pm
Splendido! Non si può che condividere appieno quanto tu affermi. Cercare un editore è una cosa veramente deprimente, ho il sospetto che molti pubblichino qualsiasi porcheria pur di ricavarne soldi. Magari qualcuno onesto ci sarà, ma come trovarlo? Per quanto mi riguarda, ho pubblicato tre raccolte di racconti facendoli stampare in tipografia, almeno ne ho fatto una tiratura limitata, ma sapessi la fatica poi a venderli! (tutto il ricavato in beneficienza, poi…). Che vitaccia… ma non deprimiamoci! Ci sono sempre i concorsi, come quello che puoi vedere nel sito. Stai a vedere che salterà fuori qualcosa di buono…?
Ciao! In bocca al lupo!
12 aprile 2008 alle 8:48 am
Ovviamente sono d’accordo. Decisamente.
Ho lavorato per l’editoria e so qual è lo spirito del piccolo editore (dando a “piccolo” non l’accezione di “limitato in ampiezza e fatturato” bensì il senso di mediocre). Ho fatto editing per romanzi che io giudicavo belli, ma che l’editore non aveva nemmeno letto e pubblicava solo perchè l’artista si era preso l’onere delle spese.
Ma… posso essere, dal basso dei miei 26 anni, un po’ cinica?
Un editore che non legge i lavori che gli vengono inviati e che potrebbero essere per lui eventuale fonte di guadagno, vuoi che legga una lettera così lunga?
Conosco pochissimo il genere umano… ma credo che l’egregio XXXXX non sia arrivato nemmeno al secondo capoverso.
Se ciò ti consola, noi lo leggiamo con piacere e amara attenzione.
Continua a crederci, indipendentemente dalla tua possibile fortuna letteraria. In fondo, la sola ragione per cui val la pena scrivere è….. scrivere.
Sabrina
14 aprile 2008 alle 10:42 am
Bello come sfogo, forse con l’ingenuità di credere che le case editrici abbiano a cuore il progresso del’umanità e la diffusione della letteratura, quando invece sono delle normalissime imprese che puntano a distrubuire dividendi…
Per mia curiosità: hai mai avuto una risposta?
14 aprile 2008 alle 12:27 pm
Grandissimo…anche se sono d’accordo con Sabrina, dubito che un vero editore (o meglio la segretaria che gli smista la posta) sia andato oltre i primi due capoversi.
Comunque è molto bella!
16 aprile 2008 alle 5:48 pm
Carissimi COMMENTATORI (è un nuovo titolo onorifico al merito letterario!),
scusate il ritardo nel riscontrare i Vostri graditi commenti, ma sono stato fuori…..di testa (altri pensieri, altre preoccupazioni, tante interferenze per chi non è uno Scrittore di professione). Mi sembra di capire che possiamo essere tutti d’accordo sulle enormi difficoltà che incontra un Autore esordiente a pubblicare la sua opera prima e sulle sopraffazioni anche economiche da parte di piccoli Editori, spesso rozzi ed ignoranti.
Allora mi chiedo e Vi propongo: perchè non ribellarci e boicottare gli Editori che propongono edizioni a spese degli Autori? Perchè non organizzarci sindacalmente e creare noi stessi delle strutture alternative che abbiano come fine non il lucro, ma il semplice recupero delle spese? In cui gli Autori siano Editori di se stessi? Penso ad una cooperativa di soci (gli Autori/Editori) o ad un circolo culturale o qualsiasi altra cosa. In cui l’aspirante Scrittore versi una quota d’iscrizione e si assuma l’impegno di acquistare un certo numero di copie degli altri soci. Se anche solo uno su cento raggiungesse una certa notorietà ed un minimo di successo commerciale, potrebbe compensare la scarsa resa e coprire le spese degli altri 99, ma si pubblicherebbero pur sempre cento nuovi Autori rendendo un servizio al pluralismo ed alla democrazia; si potrebbero anche sfruttare, se ci sono,le agevolazioni finanziarie e fiscali per le cooperative, per le imprese che producono cultura etc, o solo i giornali di partito hanno diritto ad essere sovvenzionati col finanziamento pubblico? Col boicottaggio collettivo, forse, gli Editori addiverrebbero a più miti consigli e ad una maggiore disponibilità. In tutti i sensi.
Carissimi Commentatori,seguendo illustri precedenti,vi propongo questo manifesto per una lotta di classe. Autori di tutto il mondo unitevi e ribellatevi allo sfruttamento!!
29 aprile 2008 alle 7:00 pm
Noi ci stiamo provando, a piccoli passi, lentamente.
Il problema grosso dell’autoprodursi o dei “piccoli” editori è la distribuzione. Non si ha idea di quanto sia difficile trovare una società disposta a distribuire libri di scrittori esordienti o sconosciuti. Sia gli editori che i distributori, in genere, lavorano per soldi. Noi continuiamo a scrivere per la gloria. E’ una bella differenza.
http://www.narrativaonline.it
24 giugno 2008 alle 9:34 am
mi sono fatta un casino di risate perchè è esattamente ciò che penso io e che non ho mai avuto il coraggio di scrivere!!