…….e felice anno nuovo
Pubblicato da markingegno il 29 dicembre 2009
Qui, 31/12/09
No, quest’anno no! Assolutamente no! Ho deciso e stavolta manterrò il proposito.
Non parteciperò ai festeggiamenti della massa scomposta e schiamazzante, non mi mescolerò al coro dei ruffiani plaudenti ed alla folla dei cortigiani di professione e di circostanza.
Già pronti, secondo l’antico copione, ad accogliere in trionfo il nuovo anno in arrivo, con frizzi, lazzi, ricchi premi e cotillons; con musica, danza, spettacoli vari e tutto il cerimoniale di finta allegria. Agghindati come tanti gallinacci vestiti a festa, costretti in inusuali abiti di contenzione a movenze goffe ed innaturali. Facendo scorrere l’alcool a fiumi per annebbiare il giudizio ed allentare i freni inibitori, per mettere a tacere la coscienza. Perché si tratta, diciamocelo a chiare lettere e senza nessuna ipocrisia, di un’azione vile e di una condotta obbrobriosa.
Ed a finire, senza pietà alcuna, senza nemmeno il rispetto che l’età avanzata imporrebbe, l’anno che sta per finire. A dargli il colpo di grazia con le armi da fuoco.
A buttarlo dalla finestra, insieme alle cose vecchie che è malcostume buttare in strada la notte dell’ultimo dell’anno, come una vecchia logora ciabatta o una cosa che ormai ha fatto il suo tempo o un accessorio ormai passato di moda, da sostituire con uno più à la page. E non v’è un oratore improvvisato o un presentatore di mestiere, in nessuna parte del mondo, che all’approssimarsi della mezzanotte, ricordi agli astanti: “ringraziamo il vecchio anno per quanto di buono ha fatto“……..”un minuto di raccoglimento per l’anno che sta trascorrendo” etc etc.
Il 2009 avrà avuto i suoi alti e bassi, come tutti gli anni, ma certamente non è stato il peggiore in assoluto, nè può essere stato un anno brutto al 100%, da dimenticare ad ogni costo, da seppellire definitivamente, da rimuovere del tutto, da buttarsi dietro le spalle per sempre. Non merita sicuramente questo ignobile trattamento, avrebbe diritto almeno ad un accenno, un ringraziamento formale. Perfino gli allenatori licenziati vengono ringraziati per la dedizione e l’impegno nel lavoro svolto, anche se la squadra è ultima in classifica; eppure dei defunti, in generale, si parla bene; eppure ai vinti si concede, di solito, l’onore delle armi.
Il copione prevede, invece, la ripetizione ogni anno del solito cinico rituale: ” E’ morto il re, viva il re!” . Solleciti a passare, con disinvolta doppiezza, dal letto del moribondo alla culla del neonato, dal finto dolore alle ostentate manifestazioni di giubilo, dalle sentite condoglianze alle più vive felicitazioni ed auguri di successo
Per cercare di ingraziarsi il nuovo sovrano e di ottenerne i favori. Con grandi esternazioni di osanna e di fiducia, ma nello stesso tempo con una buona dose di riserva mentale ed una innata sospettosità che spinge ad esorcizzarne i possibili influssi malefici con le più stravaganti alchimie, compreso l’intimo rigorosamente in tinta rosso fiammante.
Insulsi! Come fate a non rendervi conto che, insieme al vecchio anno, celebrate il funerale di una parte di voi stessi? Che è passato un anno della vostra vita, da sottrarre al totale? Vi resterà un anno in meno da vivere, e questo è una cosa da festeggiare con grande baldoria?
Ingenui! Rimasti allo stadio ancestrale del pensiero magico e dei riti propiziatori.
Sciocchi! Come si può pensare, o anche soltanto sperare, qualcosa di simile? In tutto il globo terracqueo, la notte del 31 dicembre, tutti all’unanimità ripeteranno lo stesso inutile rituale, ognuno sperando di essere il favorito.
Ed allora, se il rito propiziatorio funzionasse davvero, che cosa dovrebbe succedere?
Che nel 2010 le cose andranno bene per tutti? Che non ci saranno più malattie, guerre, povertà? Che ci sarà la moratoria di un anno e nessuno morirà? Nella migliore delle ipotesi, anche nel nuovo anno le cose andranno per come hanno da andare e per come sono sempre andate, a caso o seguendo d’ognuno il destino, secondo i punti di vista.
Non è, del resto, da quando siete nati che ripetete questo balordo cerimoniale? Ed avete mai visto risultati concreti? Forse che in questi anni a nessuno di voi è mai morto un familiare? Non avete mai avuto un fallimento, un tracollo finanziario? Una cocente delusione d’amore? Ma allora, per favore, non sarebbe il caso di rinsavire e di smetterla di continuare a perseverare nel perpetuare questa trita ed insulsa sceneggiata annuale? Risparmiatevi i soldi o dateli in beneficenza, sarà sicuramente un uso più congruo.
Doppiamente sciocchi! Nella peggiore delle ipotesi il nuovo anno, per quanto giovane ed inesperto, non ci metterà molto a capire che tra 365 giorni esatti gli verrà riservato lo stesso crudele trattamento del suo predecessore. Credete, voi, che gli anni siano cretini o stupidi? E quando avrà intuito la verità e la vostra vera infima natura, credete che questa scoperta lo metterà in una buona disposizione d’animo nei vostri confronti?
O non gli verrà, piuttosto, l’impulso di vendicarsi anticipatamente, vendendo cara la pelle e facendo fuori un buon numero di coloro che l’hanno accolto acclamandolo ma già meditano nel loro animo il vile tradimento, prima che siano loro a farlo fuori il 31 dicembre prossimo venturo?
Può essere che, in effetti, le cose vadano così ad ogni latitudine, ma questo mal comportamento semmbra essere una connotazione tipicamente italiana.
In questa circostanza, infatti, si esprime nella sua massima compiutezza il peggio dei vizi del carattere italico.
Sempre abili nel fiutare da che parte soffia il vento ed a soccorrere in aiuto del vincitore. Sempre lesti nel capire chi si sta delineando vincitore per salire sul suo carro, per potere partecipare alla parata trionfale. Maestri insuperabili nell’incoerenza e nel trasformismo.
Sempre pronti a transigere sui principi etici, per opportunismo. Dediti a tempo pieno al trasversalismo.
Servili ed adulatori con i potenti, feroci con i deboli ed i perdenti.
Maramaldi pronti ad uccidere un uomo morto, se questo può costituire un lasciapassare o un biglietto da visita o una credenziale spendibile.
Quegli stessi che non più tardi di un anno fa, osannavano e brindavano al 2009, ora sono pronti a scavargli la fossa, non aspettano altro che il poveretto tiri le cuoia, addirittura gli fanno impazienti il conto il rovescia, contando con euforia e sadica allegria l’agonia del malato terminale. Come se la morte fosse uno spettacolo da riderci sopra.
Perfino quei pochi fortunati che nel 2009 sono stati baciati dalla fortuna: quelli che hanno vinto alle lotterie od al Superenalotto, che hanno trovato il grande amore della loro vita od hanno avuto un grosso riscontro economico, quelli che hanno avto seri problemi di salute, fortunatamente superati o hanno visto la morte in faccia, salvandosi per miracolo; perfino loro sono là, come tanti allocchi, mescolati tra la folla vociante a sputare sul piatto che li ha resi felici e ad invocare il nuovo anno: “Viva il 2010″, ripetono come tanti pappagalli ammaestrati, invece di gridare a squarciagola: “Grazie 2009! Sei stato un grande!” . Ingrati! Cosa sperate, di ripetere nel nuovo anno lo stesso exploit?. Bella riconoscenza! Ci sarebbe di riavvolgere indietro la moviola del tempo e cambiare il corso degli eventi. Così, forse, imparereste ad essere più corretti e devoti.
Povero, vecchio, buon 2009. Per me sei stato un anno fantastico, veramente di classe. Anche nello specifico, sia pure con luci ed ombre, sei stato per me un anno molto importante. Nel 2009 ho pubblicato, infatti, le mie prime due opere ed è stato un clamoroso quanto insperato, nonché inaspettato, insuccesso: neanche una copia venduta! Copie regalate tante, tutte accolte con giudizi lusinghieri ed entusiastici, evidentemente fasulli ed ipocriti, copie vendute zero! Un fiasco da dare alla testa, un colpo tremendo inferto alla propria autostima artistica, da cui non riprendersi mai più. Una cosa da abbandonare, definitivamente e senza rimpianti, ogni velleità letteraria, per dedicarsi ad attività più gratificanti, per esempio il giardinaggio. Ma soggettivamente, comunque, è stata pur sempre una grossa soddisfazione personale.
Ormai andavamo d’amore e d’accordo, avevamo imparato a conoscerci a fondo ed a rispettarci. Con te mi sentivo protetto, la tua era diventata, ormai, una presenza rassicurante. Il nuovo anno mi angoscia, non mi sento tranquillo, è un salto nel buio. Del resto è un’incognita: chi lo conosce? Sarà benevolo nei miei confronti o, piuttosto, sarà duro, crudele e capriccioso? Dovrò studiarlo attentamente per cercare di capirne l’indole ed il temperamento e restare alcuni mesi col patema d’animo, in attesa che si definisca il suo modus operandi; uno stress ricorrente di non poco conto. Sentirò molto la tua mancanza, caro 2009, come se avessi perso una parte di me. Da domani mi sentirò più solo perché non potrò più contare su di un amico fidato.
Quanto mi piacerebbe che che si potesse fermare il tempo, che il tuo regno potesse durare ancora, un anno, due anni, tre anni od anche più a lungo, avremmo rallentato reciprocamente l’invecchiamento e allontanato un po’ la fine. Assai saggio sarebbe abrogare la barbara norma per cui il Signore del Tempo pro-tempore deve regnare necessariamente solo un anno, a prescindere da come ha regnato. Se ha ben operato, dovrebbe essergli consentito una opportuna proroga della sua gestione. Un anno, comunque, va messo alla prova e poi giudicato. Lasciamolo lavorare e, se avra fatto bene, alla fine del suo mandato organizziamogli una bella festa di commiato, con un regalo intonato: un orologio d’oro da taschino, che gli ricordi il tempo che fugge; od una bella pergamena ricordo, ad imperitura memoria contro l’usura del tempo. Ma non osannatelo ed acclamatelo, alla cieca ed in fiducia, prima ancora che abbia cominciato. Altrimenti rivelerete solo ipocrisia, conformismo e servile adulazione ed il Nuovo Anno, pur con tutta la buona sua predisposizione d’animo, che opinione potrà avere di voi? Che rispetto potrà nutrire per le vostre persone?
La notte fatidica, pertanto, me ne starò in disparte, chiuso nel mio dolore a piangere per la perdita di un caro amico. E se proprio dovessi partecipare, per obbligo di convenzione sociale, al brindisi di fine anno, andando controcorrente e sfidando il conformismo imperante, urlerò, con quanto fiato avrò in gola: “Buon 2009″.
Ed anche a voi, cari lettori ed amici di penna, non mi resta che augurarvi di cuore:
“Buon, caro, vecchio 2009″.
Markingegno
© Antonio Giordano 2009
2 gennaio 2010 alle 3:54 pm
veramente molto bello, complimenti. Normalmente la fine dell’anno è una di quelle scadenze topiche che si vivono secondo tradizione, senza starci troppo a pensare. A pensarci bene però ci possono essere tutti questi significati reconditi e queste dinamiche psicologiche. Molto bello poi riconoscere nel modo di festeggiare il 31 dicembre uno specchio dei costumni o del malcostume del popolo italiano. Di nuovo complimenti. Voto:> 5.
3 febbraio 2010 alle 9:09 am
Ciao Markingegno.
Ué spero che scherzassi quando dicevi che non avresti più provato a pubblicare…
Btw se ci scrivi in privato i dettalgi dei tuoi libri ti mettiamo nella vetrina del sito. Non è che la cosa ti arricchirà, però male non può farti, credo
16 marzo 2012 alle 6:46 pm
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