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Ad ali spiegate

Pubblicato da martuz il 15 giugno 2009

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La festa la stava veramente annoiando,si domandava ancora perché avesse accettato di andarci. Sarebbe stato di gran lunga migliore partire subito,ora che nessuno s’era ancora accorto di niente. Invece così avevano perso troppo tempo, avrebbe potuto rivelarsi un grave errore. Almeno si fosse divertita,macchè, quel vestito le toglieva il respiro,già affaticato dalla nube di fumo che ormai affollava il locale. Il capo le doleva,doveva esserci dell’alcool nel drink che le aveva offerto. Mentre se ne stava li seduta guardando con un certo rimprovero il bicchiere che reggeva in mano, cercava di ricordarsi tutto quello che era successo.
E fu mentre la sua mente navigava per questi mari che un bisbiglio soffuso le giunse all’orecchio. Un sobbalzo. Il cuore batté forte per qualche istante. Poi volgendosi poté notare che le stava difronte un uomo affascinante dagli occhi adamantini. Questo però non servì ad altro se non a farle tornare le martellate nel petto. Come avevano fatto a trovarli? E cosa sarebbe successo ora a loro?Con elegante, ma rapida indifferenza si destò e fece per andarsene, ma l’uomo fu più rapido e la cinse alla vita. “Mi concede l’onore di questo ballo?”,non avrebbe potuto rifiutare,lui la teneva con una delicata,ma tenace presa. Partì in quel momento quella melodia straziante:era giunta allora davvero la fine. Cercò di ballare con naturalezza,lui era veramente bravo,che avesse imparato là?
Ora la paura era quasi svanita oppressa da una rassegnazione che la spingeva a dedicarsi unicamente a quel ballo. Niente era più importante,niente esisteva più per lei. Lei non sarebbe esistita più per nessuno. La vita che era? Qualsiasi cosa fosse,per lei non aveva nessun senso quella parola. Così se la ripeteva ..vita…vita…vita…una lagrima le rigò una gota. non seppe il perché. Se era arrivata a quel punto era perché non aveva mai avuto paura di niente e nessuno. e neanche ora avrebbe temuto qualcosa, questo perché non aveva niente da perdere. Quello che poteva l’aveva già perso. In fondo, quel misterioso individuo non faceva altro che aiutarla ad evadere da quella prigione che era la sua vita. Forse sapeva cosa fosse la vita,ma era spiegarselo che la metteva in difficoltà.
Lo sguardo adamantino le si posò sulla guancia,sconvolta si volse. Non era possibile, che fosse uno sguardo di pietà quello che la aveva appena accarezzata. il cuore riprese a tamburellare,tra un po’ forse avrebbe potuto riposare. Come poteva aver pietà di lei. Lui non avrebbe dovuto,come osava? Lei non aveva paura,non doveva aver ripensamenti. Non temeva niente, e questo loro lo sapevano, poiché niente amava.
Danzavano ancora, e la melodia pareva non terminare. Ma come in un sogno successero varie cose in quel che parve un istante. Gli occhi cristallini incrociarono i suoi,erano veramente stupendi,in essi si perse. E il pensiero le si annebbiò.Doveva essere giunto il momento. Con gran sorpresa si vide gli occhi avvicinarsi pian piano al suo viso. la stretta si fece più intensa. si sentì tirare. La stava conducendo fuori. Dietro a lei ancora la melodia che pareva non trovare il suo riposo nella fine. Voci. Bicchieri frantumati. Grida. Troppo tardi per tentare qualsiasi cosa. Si sentì sollevare. La brezza del mattino le solleticò il volto. Stavano volando. Si resse alla creatura che ora ad ali spiegate volava verso il cielo. Giunsero così in cima ad una torre,e in quella che lei credette fosse la fine,lui le donò un bacio.
Questo la sconvolse:allora non le sarebbe stata concessa la pace che aveva creduto. ora doveva combattere,doveva vivere. Una lagrima le rigò l’altra guancia. Perché le faceva questo? Eppure non sapeva fargliene una colpa mentre la reggeva a sé e con le ali la riparava da una pioggerellina leggera.

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