DI CARNE E DI SANGUE
Pubblicato da meled il 3 gennaio 2008
Bella stasera la città. Che strano.
La pioggia che scende, sottile e continua. L’asfalto lucido come uno specchio riflette le luci e i movimenti. Ed anche i rumori. Che strano, sono belli stasera!
Cammino nel mio bozzolo caldo. Ho fatto bene a mettere il piumino.
Ho deciso: sorrido. Perché no?
Le vetrine non le guardo. Tanto non mi compro nulla.
Semaforo. Che bella la città stasera. Guardo l’asfalto e gioco. Adesso il rosso diverrà verde sull’asfalto. Ma come farò a capirlo?
Un bambino appeso al marsupio mi guarda. Avrà tre mesi al massimo. Serio, consapevole. I grandi occhioni pieni di verità nascoste. Suo padre neppure si accorge del nostro dialogo di sguardi. Lo porta appeso e parla.
Io penso: “Piccolino…da dove sei venuto, che tu sai già tutto? “ Lui mi guarda. Per un secondo si apre la nebbia del karma ed il suo sguardo mi racconta di vite vissute…Poi sorride e ritorna neonato. L’attimo di consapevolezza è fuggito.
Scatta il semaforo. Verde. Si va.
Ma dove vado?
Non voglio tornare a casa stasera. E se per una volta tardassi? Se per una volta tornassi ad essere solo io?
No, no. Non si puo’ ! ……….Vero?
Si, le luci sono brillanti stasera!
Guardo dritta per terra il mondo alternativo. Mi soddisfa. Le macchie di benzina creano colori, aloni, riflessi, arcobaleni.
E le stelle? Beh quelle chi le guarda più? Sono fuori moda no? Ed io che passavo le notti a seguire le stelle.
Io che leggevo Saffo :
“Tramontata è la
luna e le Pleiadi
a mezzo è la notte,
il tempo trascorre…….
e io dormo sola.”
Cultura, cultura…..Ed ora cosa me ne faccio di tutta la mia cultura?
Il mio bozzolo caldo mi avvolge. Si. Sto bene. Strano.
Io credo che il dolore abbia dei limiti.
Un giorno, mentre partorivo arrivai oltre il dolore. Lo vedevo li. Era nel mio corpo.
Ma non era più mio.
Così ora.
Si. Sto bene.
Guardo in basso e leggo le luci sull’asfalto.
Magari non torno a casa stasera.
Magari continuo a camminare.
Magari mi perdo.
Magari mi ritrovo.
Che senso ha, Dio di tutte le religioni, che senso ha dimmelo!
Che senso ha continuare a vivere in un sogno fasullo? Che senso ha?
L’ombrello cola ruscelli d’acqua. E’ divertente.
Altro semaforo. Chiedono la carità. Un tempo erano tossici o zingari. Ora sono pensionati.
Meglio guardare l’asfalto. Occhi bassi, ombrello che canta, piumino bagnato, naso gelato.
No. Stasera non ci torno a casa (si fa per dire).
Musica. Tutto è musica. Ma nessuno se ne accorge.
E tutta questa armonia, mi sta morendo dentro.
Vah beh………è uguale. Sarà per la prossima vita.
Alzo gli occhi per un attimo e quello che vedo mi spaventa.
Sotto gli occhi di tutti, sotto la pioggia, sotto il cielo nero, un uomo ed una ragazzina.
La sta massacrando di botte. Con criterio scientifico e metodo e distacco la sta massacrando.
E lei si piega e non grida e la gente passa…..e non guarda.
Non volevo alzare gli occhi…lo sapevo che non dovevo alzarli….E’ solo una bambina ! Fermo, fermo ! Sei pazzo? Lasciala stare!
Il mio corpo da scudo al suo corpo.
Il mio dolore da scudo al suo dolore.
Il mio amore che finalmente grida e si ribella a questo mondo che non capisco.
Tutto brilla….l’asfalto…i lampioni…il coltello….
Ora l’asfalto lo vedo da vicino e un rivolo rosso si mischia con gli aloni di benzina. Il sangue…..il mio sangue.
Forse non torno a casa stasera………
Che strano…sono fatta di carne e di sangue!
Lo avevo dimenticato.
3 gennaio 2008 alle 7:26 pm
Prosa suggestiva e frizzante per un racconto dal sottofondo amarissimo. Questa almeno è l’impressione che ho avuto io. Come al solito non sono d’accordo con i punti esclamativi multipli, ma visto che tutti li usano comincio a pensare che sia solo una mia fissazione. Per il resto mi è piaciuto moltissimo.
3 gennaio 2008 alle 7:33 pm
Se trovo come si fa li tolgo. Hai ragione.
3 gennaio 2008 alle 9:03 pm
interessante.
3 gennaio 2008 alle 11:04 pm
(ripeto il commento che non vedo salvato)
La storia non mi piace, ma non importa, il racconto è bellissimo.
Aspetto con impazienza il prossimo. Grazie di continuare…
3 gennaio 2008 alle 11:04 pm
Non mi piace la storia, ma il racconto lo trovo bellissimo.
Aspetto già di leggere il prossimo…
3 gennaio 2008 alle 11:05 pm
Stefania sei bravissima a scrivere quasi mi commuovi.
3 gennaio 2008 alle 11:05 pm
Ciao Stefania, e benvenuta tra noi.
Che bello, finalmente trovo qualche minuto per leggere i racconti più recenti e mi capita sotto mano proprio questo
Concordo con Diego sulla prosa: molto scorrevole, leggera ma non banale. Il finale a sorpresa ci sta proprio bene, e da una punta di vivacità alla trama che altrimenti sarebbe risultata firse un po’ piatta.
Grazie per avercelo fatto leggere.
3 gennaio 2008 alle 11:10 pm
Stefania, se vuoi puoi disattivare l’approvazione dei commenti. Io ti sonsiglio di lasciare i commenti liberi, a meno che non ci sia un buon motivo per fare altrimenti. Se non sai come fare dimmelo che possiamo pensarci io o Fabio.
3 gennaio 2008 alle 11:19 pm
Io non so neppure come sia successo! Mi sono ritrovata degli stop rossi.
Sono novizia. pago lo scotto.
Grazie comunque. Molto gentile.
3 gennaio 2008 alle 11:47 pm
mi da i brividi la storia.
mi mette un pò di angoscia.
ma è veramente ben scritta.
complimenti.
4 gennaio 2008 alle 7:12 am
Stefania, scrivi ottimamente! Evochi immagini e sensazioni a go-go! Brava!
4 gennaio 2008 alle 11:19 am
molto bello, e soprattutto molto realistico.
Un apprezzamento particolare allo stile molto bello e scorrevole
Complimenti molto ben scritto.
4 gennaio 2008 alle 9:32 pm
Ecco cosa succede quando un’attenta osservatrice si immedesima in una situazione banale, ogni cosa si illumina e prende consistenza… tutto ha un colore, un sapore, un odore. Racconto intenso e scorrevole con quel giusto dosaggio di ironia, brava Meled. Spero di leggerti ancora
5 gennaio 2008 alle 4:41 am
Mi è piaciuto soprattutto l’incipit…e comunque non immaginavo che avresti parlato di aborto (ho capito male?) e di maltrattamenti…pazzesco!
5 gennaio 2008 alle 1:28 pm
Ringrazio tutti quelli che mi hanno commentato.
Cosa posso dire? Non me lo aspettavo e ne sono molto lusingata.
Oltretutto questo breve scritto ha una sua storia……
Sono sempre indaffaratissima e piena di impegni, ma, purtroppo, passo anche lunghe ore nel traffico.
Mi diverto, quindi, il questi casi, a scrivere racconti e poesie nella mente, che poi diligentemente archivio neli files del cervello.
Ho dovuto superare una forte resistenza psicologica per “scaricarlo” sulla carta e lo fatto solo dietro alle pressanti insistenze di una cara amica.
Quindi (e vi confesso con molta vergogna) l’ho trascritto tale e quale era nella mente. In cinque minuti. Senza aggiungere e togliere nulla.
Ora, da un lato mi viene voglia di “scaricare” altri files dal cervello e di farvi leggere altre mie cosa, dall’altro sono ancora più timorosa…….
Sono stata fortunata una volta……..
Vi ringrazio ancora, comunque. E’ una bella esperienza.
Per Chris84: Il riferimento al parto è solo un ricordo della protagonista. Il resto….si….è quello che si vede o si sente troppo spesso. Nessuno interviene anche quando vediamo dinnanzi a noi violenze ed ingiustizie.
La ragazza del racconto, lei che guarda in basso, che sfugge alla vita, che sembra ormai essere oltre ogni interesse contigente, lei invece conserva ancora intatto l’amore e la compassione. Così tanto che non ha nessun ripensamento anche a offire la proopria vita.
ciao e grazie
6 gennaio 2008 alle 9:56 am
Stefania, non fare scherzi: se hai la mente piena di storie come questa sbrigati a scaricarle e pubblicarle
Ora vedo di sistemarti l’approvazione ai commenti.