SFORTUNA
Pubblicato da mostarda il 27 dicembre 2007
Capitolo primo:Acqua fresca sul viso; un tentativo di scrollarsi di dosso la stanchezza.
Buona parte della notte passata al pronto soccorso aspettando il responso dei medici circa le sorti dell’amico. Che triste incidente.
Salutarsi ridendo dopo la serata passata insieme: vedere una pazza automobile prendere la curva troppo larga, investire quel sorriso familiare e scomparire sgommando.
Nonostante tutto basteranno due mesi di ospedale, niente di irreparabile, grazie alle meraviglie della chirurgia ortopedica e plastica. Bisognerà solo avere pazienza, stargli vicino e tornerà come prima. Poteva andare peggio.
Meno male che ci sono io caro Ambrogio.
Con gli occhi chiusi cerco l’asciugamano, non lo trovo.
Apro gli occhi e lo vedo, adesso, scivolato nella tazza del cesso.
Vado avanti ugualmente, un trasloco mi attende; quando un amico riesce a trovare casa bisogna sempre dargli una mano, ma che fatica.
Tre case nuove nello stesso mese!
Penso ad Alex, abbandonato dalla moglie. Sul divano.
Mi viene in mente Cisco, buttato fuori dalla fidanzata. Sulla poltrona-letto.
Anche Michela non è messa bene, non ho capito bene il motivo, ma lei non ci scherza sopra: a lei ho lasciato il posto nel mio letto.
Tutti quanti sono passati e passano da casa mia, chi per tre giorni, chi per due settimane, chi se Dio vuole, se ne va stamattina dopo un mese.
Occorre un altro caffè.
Mi sembra di avere una faccia finta, non mia.
Devo ristabilire i contatti, necessaria pratica atta a rendere gli infortuni non gravi. Faccio però fatica a trovare la voglia.
Ogni giorno di più.
Finito il trasloco se avrò la forza dovrò farmi vedere alla riunione della associazione. Avranno allungato la lista dei miei malati da assistere?
Prevedo che Francesca stasera uscirà con qualcun’alro.
Capitolo secondo:
Non poteva durare.
Non era giusta negare alla tua donna il tempo per stare insieme.
Troppe cose da fare, troppi dolori di cui prendersi cura.
Eppure…. eppure mi sento tradito, forse da me stesso, non vorrei sentirmi così.
Aspetto il tram troppo a lungo e arrivo al lavoro in ritardo, ma la macchina serviva a mia sorella.
Piove.
La sera svuoto le tasche e ritrovo la multa che ho preso, Che bella vita!
Capitolo terzo:
“Sì devo innaffiare il giardino e mi servono tre metri di tubo, grazie. Vorrei anche del nastro adesivo, largo.”
Finalmente trovo la stradina di campagna che piace a me, al riparo di un albero parcheggio la macchina.
Insomma non pensavo fosse così complicato collegare il tubo di scappamento con l’abitacolo e sigillare il tutto.
Ora non rimane che accendere il motore e aspettare. Finalmente sognare di essere lasciato in pace.
Perchè quando uno è stufo…. è stufo.
Mentre mi addormento spero di aver pagato la bolletta del gas, che se no la deve pagare Alex, poveretto.
Capitolo Quarto
Quello che non capisco è perchè non si possa morire quando si vuole.
SINCERAMENTE MI SONO ROTTO LE SCATOLE!
Perchè quando sei felice e hai un sacco di progetti ti cade un pianoforte sulla testa, MA quando non ne puoi più delle fatiche e tristezze che la vita ti impone invece arriva sempre qualcuno a salvarti?!
E poi, salvarti da cosa?
Che forse dopo sette tentativi non l’ho capito che gli angeli custodi non possono suicidarsi?
Che sfortuna.
Quasi quasi dovevo fare domanda per suonare la tromba nella banda del Giudizio Universale.
fine
29 dicembre 2007 alle 1:30 am
eheh stavolta me l’aspettavo la sorpresa finale…ma non ci ero comunque arrivata ! divertente !
29 dicembre 2007 alle 11:38 am
divertente? io volevo fare piangere come se piovesse!!
29 dicembre 2007 alle 11:07 pm
……quando leggi le disavventure di uno sfigatello più di te…ridi…è umano….
30 dicembre 2007 alle 7:25 am
io non ci ero arrivato al finale… però al prossimo, m’impegnerò di più! Bravo!
30 dicembre 2007 alle 10:08 am
cara wild, il mio tentativo è proprio questo: illuminare diversamente una situazione. In questo caso ho aggiunto alla fine un altro punto luce creando maggiore scompiglio.
Insomma è proprio vero che è uno sfigato il protagonista?
Sì, però….in realtà è un angelo custode. Quindi al di sopra delle nostre terrene valutazioni. Eppure in questa quotidiano confronto con le avversità altrui, anche lui raggiunge la saturazione, chi protegge il protettore?
Alla fine il dubbio: forse invecde di proteggere le vite tutti i giorni conveniva suonare la tromba una volta per tutte nel momento in cui si pone la fine alle umane vicende.
Io ho provato ad avere un amico cacciato dalla moglie nel mio letto, per un mese. Alla fine volevo suonare anche io la tromba.
Ciao
30 dicembre 2007 alle 9:56 pm
eheheh… capisco capisco…oh ..come capisco!!!!!!
31 dicembre 2007 alle 12:58 am
Di questo scritto mi è piacuto soprattutto il modo in cui hai “reso” la sfiga: più calzante di così si muore!