Altra dimensione – parte quinta
Pubblicato da poetto il 21 settembre 2010
Martin racconta a Albert le ultime vicende della sua, ma a questo punto devo dire della loro creazione, poi iniziano a parlare di fatti tecnici, così li chiamo io.
Albert resta in silenzio ad ascoltare il racconto fiume di mio fratello poi, davanti allo strumento, di cui lui è un “padre”, gli ritorna la parola.
. Martin, sono venuto qui, prendendo una settimana di ferie, lasciando indietro alcuni lavori importanti, perché questo è un momento storico, non posso andarmene senza provare la nostra invenzione. Allora, vediamo…
. Calma Albert, dopo quello che è successo con mio cugino…Ho cercato un posto, per il campo di indirizzo del multiverso, che fosse difficilmente accessibile, il nostro garage mi è sembrata la soluzione migliore, però, come tu sai, ci sono delle variabili che possono sfalsare le nostre previsioni e quell’impiccione di mio cugino è una di queste variabili. Ho messo nella memoria del computer una serie di multiversi dove poter andare, dammi un po’ di tempo per ricalibrare lo strumento e poi…
Albert nell’attesa si guarda in giro, osserva i macchinari.
. Certo che hai fatto un buon lavoro – dice osservando tutta l’apparecchiatura presente.
. E’ anche merito tuo. Ti ricordi due mesi fa quando ci siamo visti all’istituto? Erano le ultime fasi prima di rendere operativa questa meraviglia, ero bloccato non ricordo su cosa…hai risolto tu la questione e dopo qualche giorno sono riuscito a vedere i primi risultati.
. Con tuo fratello ci siamo messi d’accordo che solo quando lo strumento era ragionevolmente sicuro e pronto, o comunque ragionevolmente pronto, per essere presentato al mondo scientifico, solo allora, dicevo, lui ci avrebbe informati. Quando ha chiamato pensavo che stesse “combattendo” con qualche altro problema, confesso che ero un po’ scettico, non sul progetto ma sui tempi…invece!
. Ho finito! – dice Martin con un sorriso.
. Posso venire anch’io? – domando a mio fratello. Lui mi guarda, sorride, oramai capisco ogni ruga d’espressione del suo viso, non c’è bisogno che dica altro, la risposta è si.
. Preferisco inviarvi in quest’altra realtà, non vorrei che passando in quella da dove è uscito Daniel ci fosse qualche fastidio.
. Certo, capisco! Bene, siamo pronti? Martin, vieni anche tu?
. No, preferisco stare qui, con te viene Carl. il multiverso dove andrete è molto simile alla nostra realtà, mentre in quello dove sui andato tu, Carl, c’era una situazione internazionale delicata, in questo, almeno stando ai dati raccolti, la situazione è relativamente tranquilla.
Volevo parlare a Martin del mio progetto di portare la nonna del multiverso che ho visitato precedentemente, nella nostra realtà, ne parlerò in seguito, quando siamo a quattrocchi, è una faccenda delicata che preferisco trattare solo con lui.
. Voglio chiedervi di rimanere solo un’ora. Tu Carl sei rimasto già due ore nell’altro multiverso, non so cosa possa succedere all’organismo, è meglio essere prudenti, magari è una prudenza inutile, però è sempre meglio…
. Sono perfettamente d’accordo. Quando arriveranno anche gli altri proporrò di far fare degli studi medici a chi compie questo tipo di viaggio. Che emozione…siamo i primi, siamo i pionieri di questi viaggi – dice Albert.
. Allora ragazzi dirigetevi verso lì- ci fa Martin indicandoci con il dito la cabina.
Pochi passi e il garage cambia aspetto.
Mentre nell’altra esperienza c’erano le cose che ci sarebbero state se Martin non avesse messo tutti i macchinari, in questo, invece, non c’è nulla, è completamente vuoto, neanche un mobiletto, nulla.
Passiamo all’interno della casa che appare disabitata, notiamo un sottile strato di polvere che copre i mobili.
Usciamo, fuori sembra, almeno ad un primo veloce sguardo, tutto molto simile alla nostra realtà.
Noto che qui la casa degli Holland è presente, la signora Holland è fuori in giardino, mi avvicino, come mi vede il suo sguardo si fa assente, poi si gira, chiama il marito che esce dopo pochi secondi, mi fissano, la signora si avvicina.
. Carl, sei tu?
. Sono io, signora. Come va? – la signora mi fissa senza dire nulla, il marito si avvicina.
. Non ho mai creduto ai fantasmi ma questa cosa…non puoi essere Carl…non puoi.
. Certo che sono Carl – mi viene l’atroce sospetto che in questa realtà il Carl di qui, ahimé, non ci sia più. A Martin, forse, è sfuggito questo importante “dettaglio”.
. Carl Essen è morto due anni fa durante l’incendio della nostra casa. Un fulmine s’era abbattuto sulla nostra abitazione causando un incendio, lui riuscì a portare fuori Marge, poi me, dopodiché entrò per cercare di salvare la sorella di Marge, ma non ce la fece…Carl l’ho seppellito io.
Che situazione imbarazzante! guardo il mio compagno di viaggio cercando una risposta sul da farsi.
Lui, per tutta risposta mi tira un braccio, fa segno di andare, di non continuare la conversazione.
I coniugi Holland ci vendono allontanarci, vediamo che barbottano qualcosa fra di loro. Penso che Martin abbia calibrato male lo strumento, temo che siamo arrivati nel posto sbagliato, ossia non in quello previsto da lui.
Perché la casa è vuota?
Ci incamminiamo verso il centro, notiamo che circolano molte auto di marche europee.
Arriviamo in un’edicola, Albert vuole prendere un quotidiano.
. Salve, avete Usa Today?
. Un nostalgico? Non lo vendiamo più da anni. Guardi se vuole un giornale estero gli consiglio l’edicola al 310 di Paris Avenue, non è lontana da qui.
. Mi perdoni, sono nuovo del posto, come mai non vendete più…
. Dovete venire da molto lontano per non sapere cosa è successo. Sono già tre anni che facciamo parte della Federazione Europea. Si ricorda la crisi dell’ottantotto? Dopo quella abbiamo sfiorato la guerra civile…non ci credo che lei non sappia queste cose…
. Scusi, è da molto che avete questa edicola? – domando io.
. Sono due anni.
. Ci hanno indirizzato in una casa al 220 della Lincon Avenue ma sembra disabitata, è quella grande casa azzurra, in fondo alla strada.
. Dovete mancare veramente da tanto. La strada non si chiama più così da anni e quella casa è disabitata da due, forse tre anni. Vi hanno dato un indirizzo sbagliato, forse ho capito a quale bed e breakfast si riferivano, è quello al 224. La casa azzurra è in vendita dopo che il proprietario si è trasferito a Londra, è un ricercatore, non so di cosa…comunque, penso che il BeB di cui parlavano sia quello. Allora, lo prendete il Times in edizione locale?
. Si certo! Quanto fa?
. Un Euro e cinquanta.
. Un Euro? Non si usano più i dollari?
. Ho Capito! Senta, se vuole fare lo spiritoso questo non è né il posto né il momento…ha scherzato, ha detto le sue sciocchezze, però ora basta…non ho né tempo e né voglia di stare dietro a queste cretinate. Cosa avete una telecamera nascosta per vedere le mie reazioni? Poi magari mi chiedete di firmare la liberatoria di voi che vi prendete gioco di me… Se volete il giornale bene, altrimenti, per favore, andatevene…va bene?!
- Continua -
24 settembre 2010 alle 14:45
Ciao Poetto!
Continuo a seguirti.
Queste esplorazioni di realtà parallele sono divertenti, e mi chiedo proprio dove andrai a parare…
25 settembre 2010 alle 15:07
Hai preso spunto da “Assurdo Universo” di Frederick Brown? Ebbene, vai avanti, mi piace come stai impostando la cosa!