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Esplosione atomica

Pubblicato da poetto il 26 ottobre 2010

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Questo pomeriggio ho intenzione di andare al mare.
Accendo la tivu’ prima di uscire, nulla di nuovo, le solite notizie.
Ho appuntamento con Marco alle 15, ci dobbiamo incontrare sotto casa sua poi andiamo a prendere Nello ed il gruppo è formato.
In programma c’è la spiaggia di Linas.
Nello abita vicino al centro commerciale.
Eccoci tutti e tre pronti per una bella giornata al mare, ridiamo, scherziamo.
Siamo in mezzo al traffico, il solito cretino ci sorpassa dove non deve, non riusciamo a trattenerci dal fargli un gestaccio.
Fa molto caldo.
Accendiamo la radio e l’aria condizionata.
La nostra macchina attraversa un ponte.
Improvvisamente un bagliore incredibile ci investe.
Un luce accecante mi disorienta, con una manovra brusca riesco a mettermi in una piazzola di sosta.
L’auto si spegne.
Restiamo muti a guardare.
Questione di attimi e un rumore assordante ci investe.
Dopo pochi secondi una potente folata di vento, scuote la macchina.
Un fungo enorme si erige davanti ai nostri occhi, ha la stessa forma di quelli che si sono visti in televisione.
Un fungo atomico.
Nessuno di noi sembra avere ferite.
Usciamo dall’auto.
Il traffico intanto si è fermato.
La gente si è riversata fuori dalle vetture, incapace di darsi un perché a quello che ha visto.
Cosa è successo?!
Come è possibile che una bomba atomica sia scoppiata proprio davanti a noi?!
Rientriamo in auto, accendiamo la radio, questa però non si accende, anche la macchina rimane spenta.
Mi viene in mente che se fossimo partiti prima, ora non ci saremo più.
Prendiamo subito i telefonini per sentire i nostri genitori, non funzionano.
. Cosa facciamo?! – dico agli altri.
. Casa mia non è lontano da qui. Chiudiamo la macchina e andiamo a casa – dice Nello.
. Mi pare una buona idea – risponde Marco.
Chiudiamo la macchina, ci incamminiamo verso casa di Nello.
Tutte le altre macchine sono ferme in mezzo alla strada.
La gente, scioccata, cerca disperatamente di chiamare i propri cari.
Arriviamo a casa del nostro amico.
La madre come lo vede lo abbraccia come se non lo vedesse da vent’anni.
. State bene?! Mio dio! Ma cosa è successo?! – mentre fa la domanda, la madre di Nello piange. Non riesce a trattenersi. Non l’avevo mai vista piangere in tanti anni.
. Eravamo sul ponte…non lo so cosa sia successo! Papà?!
. Papà sta’ bene. Ora è dai nonni. Io sono rimasta qui ad aspettarti.
. Signora, scusi posso usare il telefono di casa? – chiede Marco.
. Ma certo! Ragazzi scusate…ma… – riprende a piangere.
Il telefono di casa è ancora muto.
Proviamo ad accendere la tivu’, nulla.
Mi affaccio alla finestra, vedo tanta gente in strada.
I miei saranno sicuramente preoccupati.
. Il telefono ha ripreso a funzionare! – dice Marco.
Chiama i suoi e li rassicura che sta bene.
La madre di Marco chiede se io sono con lui.
Mia madre è a casa dei genitori di Marco.
Prendo il telefono, all’altro capo c’è mia madre.
. Carlo, come stai?! – mi dice con un tono preoccupato.
. Bene mamma. È stata una cosa incredibile, all’improvviso, alla mia destra, ho visto un lampo accecante. Ho parcheggiato la macchina in una piazzola. Poi un fungo che si allungava verso l’alto, una cosa mai vista!
. Mi sono spaventata a morte quando ho visto quel mostro. Ho pensato che voi stavate andando lì…mio Dio!
. Calma mamma! Non ci siamo fatti nulla.
. E poi il telefono non funzionava e neanche la televisione…volevamo notizie ma nessuno ci diceva nulla…perché non si sapeva nulla.
. Papà e Giulia?!
. Stanno bene. Sono rimasti a casa.
Ho visto una serie di documentari alla tivu’.
È tutto così assurdo!
Perché qui?! Chi sarà stato a far scoppiare questo mostro?
Non abbiamo ancora notizie, soprattutto, non sappiamo cosa fare e come comportarci.
Che fare?
Sono passate diverse ore, mi chiedo se sia il caso di andare a riprendere la macchina.
Sarà lo shock, sarà tutto il movimento ma non mi sento molto bene.
Un senso di nausea, accompagnato da un mal di testa, si sta impadronendo di me.
Chiedo ai ragazzi se mi accompagnano a prendere l’auto, non mi pare una buona idea lasciarla lì.
Ci incamminiamo.
I miei ed i genitori di Marco, vogliono che torniamo a casa.
Ripeto, non posso lasciare la macchina lì, rappresenta parte del mio patrimonio e non intendo certo trascurarlo!
In strada incontriamo delle persone che ci raccontano di scene raccapriccianti.
Le strade sono quasi vuote, la cosa non è rassicurante.
Arriviamo alla macchina.
Riusciamo a mettere in motto e partire.
Ci sono ancora molte auto ferme sulla strada, riusciamo, non so neanche io come, ad allontanarci da tutto quel trambusto.
Accendiamo la radio, funziona!
“Una bomba dal potenziale distruttivo pari a quello di Hiroshima, ha colpito la costa sud occidentale della nostra regione. Siamo in diretta con la centrale operativa della protezione civile…”.
Perché è esplosa?
Per fortuna noi eravamo a circa dieci chilometri dal centro dell’esplosione, inoltre una collinetta ha “smorzato” i suoi effetti.
Arriviamo a casa di Nello.
Lo lasciamo davanti al suo portone.
Lui ha lo sguardo assente, è shockato, pallido.
Continuiamo la nostra corsa verso casa di Marco.
Da quanto ho capito, senza la collinetta, saremo stati spazzati via come fuscelli.
Inizia a piovere.
Le prime gocce si infrangono nel parabrezza.
Arriviamo a casa di Marco.
Tutti sono in gran movimento.
. Carlo ti conviene andare subito a casa, ti aspettano – dice la madre del mio amico.
. Cosa state facendo? – chiede Marco.
. Prenditi un po’ di roba…dobbiamo lasciare questa casa.
Mi dirigo subito a casa.
Ho sentito la radio come se fossi in trance.
È difficile accettare che ti possa accadere una cosa del genere, supera la fantasia di chiunque, immagino.
Non so quanto tempo sia passato, sembra un secolo.
Ripenso a questo pomeriggio, ridevamo, scherzavamo, eravamo spensierati; sembra un’altra vita.
Salgo le scale di casa con una fatica incredibile.
Dio mio! Cosa mi sta succedendo?!
Due piani di scale mi sono sembrati venti.

2 Commenti a “Esplosione atomica”

  1. andrea dice:

    Ciao poetto,
    narrazione fluida come tuo solito, anche se stavolta ti inceppi su qualche ripetizione e un paio di errori di battitura.
    L’impressione generale che ho avuto però è di un racconto affrettato: tutta la parte dell’isolamento, prima che i telefoni cominciassero a funzionare, poteva essere sviluppata ancora un po’ per aumentare il senso di ansia.
    Ma mi devo aspettare un seguito?

    Grazie per avercelo fatto leggere!

    A.

  2. poetto dice:

    Questo è un “vecchio” racconto che avevo scritto anni fa, si basava su un sogno che avevo fatto e che si svolgeva, a grandi linee, come descritto nel racconto medesimo.
    Non ci sarà un seguito.
    Rileggerò il tutto per rimuovere gli errori.
    Ti ringrazio del commento.
    Saluti Massimiliano.

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