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Visioni

Pubblicato da poetto il 10 ottobre 2015

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Incontro Carlo, un amico di vecchia data, dentro l’ufficio postale, gli faccio la mano in segno di saluto, lui mi vede, si avvicina.

Iniziamo a parlare del più e del meno, poi mi racconta della vicenda accaduta ad una zia.

In breve, la cugina, figlia di questa zia, aveva dei gravi problemi di salute che le varie cure affrontate non riuscivano a risolvere; la zia, in preda allo sconforto e alla disperazione, nonostante i pareri contrari di quasi tutti i parenti, aveva deciso di affidarsi all’aiuto di una medium che, a suo parere, avrebbe potuto dare una svolta alla situazione.

La svolta non arrivò e la cugina non si è mai ripresa… e non si riprenderà mai più.

Carlo era furioso.

Giustificava la zia in quanto in preda alla disperazione, che secondo lui fa fare i gesti più assurdi.

Parlava e parlava… ad un certo punto mi viene un’idea.

- Sai che scrivo per un giornale? – gli dico, anche per cercare di bloccare quel fiume in piena di parole.

- Ma dai!! pensavo che fossi un insegnate.

- Si… anche quello. Ogni tanto, però, mi pubblicano qualcosa.

- Di cosa ti occupi?

- Di cronaca locale soprattutto, ma non solo. Come si chiama e dove lavora questa medium?

- Si chiama… aspetta… la maga Fiore. È poco lontano da qui.

- Maga Fiore?! Senti, avrei un’idea. Che ne dici se la smascheriamo e pubblichiamo il tutto sul giornale?

- Sarebbe un’idea fantastica! Che vuoi fare?

- Pensavo di prendere un appuntamento e di andare con una storia assolutamente inventata. Andiamo insieme e registriamo tutto.

- Mi pare interessante… ci sto!!!

Mettiamo a punto i dettagli.

Peno non poco per trovare questa maga, poi una collega mi dice che una sua parente ci è andata e mi procura l’indirizzo.

Il martedì successivo ci incontriamo davanti al parcheggio della chiesa di Santa Rosa, a pochi passi dalla sede della “maga”.

Questa sede è in un bel palazzo d’epoca.

Suoniamo il campanello, il portone si apre, anche se noi non ci siamo annunciati.

Entriamo, attraversiamo un androne e ci troviamo davanti ad un anonimo ingresso, nulla di pacchiano, nulla che faccia pensare a una maga, anzi, potrebbe benissimo essere l’ingresso della sede di un notaio o di un avvocato.

Ci apre la porta una signora bionda sulla quarantina, magra, bassa.

È vestita in modo assolutamente normale.

Carlo si aspettava di vedere una malmessa signora con tanto di amuleti, cappelli e vestiti strani.

Poco prima di entrare accendo il mio registratore Mp3.

Ci presentiamo, lei ci fa accomodare all’interno di un normalissimo salottino.

Tutta questa normalità ci agita un po’.

Lo so, non ha senso, però, il fatto di non vedere paccottiglia ci spiazza.

La storia che vogliamo raccontarle è, in breve, questa: sono innamorato di una vicina di casa, che ricambia, solo che mia sorella mi ha consigliato di lasciar perdere, pare che lei non sia la “santa” che io penso. La “questione” è: la posso sposare?

Nella vita reale sono sposato con un bambino piccolo, inoltre sono figlio unico e non esiste nessuna vicina “da sposare”.

- Avete portato una foto? – ci fa la maga. Mostro la foto di una collega e racconto la mia storia. Lei ascolta con pazienza, senza interrompermi.

Prende la foto, ci passa più volte la mano sinistra sopra.

- E’ sicuro della foto? – ci fa, spiazzandoci completamente.

- Perché?

- Questa donna ha due figli adolescenti… vedo… tanti ragazzini, forse fa l’insegnante… inoltre vedo un altro uomo vicino a lei. Forse sua sorella ha ragione. Senta, facciamo una cosa, mi dia le mani.

- Come? – penso che le cose non stiano andando come le avevo programmate, però, potrebbe solo essere un’abile falsificatrice. Allungo le mani verso di lei.

- Bene!! vediamo… vediamo – la maga sorride – pensavate di prendermi in castagna?

- Come dice?

- Lei non ha sorelle e la foto non è della sua vicina… ho ragione?

Restiamo senza parole.

Era la prima volta che vedevo quella persona.

È abbastanza difficile pensare che lei conoscesse me o Carlo, inoltre lui, a parte buonasera, non aveva proferito parola.

La maga guarda Carlo, si avvicina a lui, gli prende le mani.

Lui resta fermo, la guarda.

- Avevo ragione… è lui la ragione. Vedo una ragazzina sui dodici anni… capelli neri ricci, corti. Perché questa ragazzina?

- È mia nipote – le fa Carlo.

La maga continua a tenere le mani di Carlo, lui sta per dire qualcosa ma la maga lo precede.

- Lei mi incolpa della sua scomparsa… è qui per questo? Vuole farmela pagare… non è così? Quando è venuta qui da me?

- Tre mesi fa… con i genitori. Cosa gli ha detto?

- Come si chiamava?

- Chiara.

- Chiara… si ricordo! Aveva una parrucca bionda, era magrissima con questi occhi grandi. Ho preso le sue mani, lei ha guardato i genitori che hanno fatto un cenno con la testa. Ho detto loro quello che avevo visto e che poi è accaduto. Capisco il vostro dolore, però, quello che avete fatto a me non piace per nulla. Vi chiedo di uscire. Con gli spiriti non si scherza. Vi chiedo di uscire in silenzio… non voglio nulla da voi… solo il silenzio.

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