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La macchina del tempo

Pubblicato da poetto il 23 febbraio 2009

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Frugando nel solaio di mio nonno trovai un diario che aveva preso ad un soldato nemico, ucciso in una battaglia in alta montagna durante la prima guerra mondiale, lo prese come ricordo di guerra, non capendo la lingua rimase in solaio per decenni.
Quando venti anni fa lui è volato in cielo, col permesso della nonna, ho portato via il diario, l’ho fatto tradurre da un amico italiano che lavora a Vienna.
Alcune pagine hanno colpito la mia attenzione …qui di seguito le riporto …così capirete il perché.

22 febbraio 1917.
Tocca a noi il turno di vedetta in quella specie di casetta a circa 2000 metri d’altezza.
Arriviamo verso le dieci del mattino, i ragazzi che ci hanno preceduto erano delle persone piuttosto sporche, troviamo sporcizia dappertutto.
Mettiamo un po’ in ordine, dalla finestra possiamo vedere le strisce sulla neve lasciate dagli sci dei nostri nemici, ogni tanto vediamo anche qualche nemico, che procede a zig zag per evitare di essere colpito..
Sto guardando con i binocoli fuori per vedere se succede qualcosa quando, improvvisamente, dietro di me appare un uomo vestito in modo decisamente insolito, impugno la pistola, intimo l’alt, questi mi guarda, si volta e corre.
Rimango veramente sorpreso, chiamo subito i ragazzi questi accorrono, dico loro di non sparare, se possibile dobbiamo prenderlo vivo per sapere chi è.
Come ha fatto ad arrivare senza essere notato?! mentre sto inseguendo lo sconosciuto noto che non ci sono tracce sulla neve .
Inizialmente penso che il soldato di guardia non ha fatto bene il suo lavoro, mi rendo conto, invece, che quel tipo è veramente apparso dal nulla.
Riesco a raggiungerlo, gli salto addosso, cadiamo insieme, incredibilmente mi ritrovo, con lo sconosciuto, all’interno di una casa.
Chiamo immediatamente gli uomini, lo sconosciuto si fa avanti dicendomi che non mi servirà a nulla gridare, con il dito mi fa il gesto di stare zitto.
- Come sarebbe è inutile chiamare?! – stringo nervosamente la mia pistola d’ordinanza, non riesco a capire dove mi trovo né come sono arrivato qui e tanto meno chi sia lo sconosciuto… in sostanza sono spaventato e non so bene cosa fare.
- Senta… metta via quell’arma, le spiego cosa è successo.
- Non metto via proprio niente!
Continuo a puntare la pistola sullo sconosciuto quando, dalla porta presente nel fondo della stanza, entrano altre persone, tre uomini, tutti vestiti in modo insolito.
- Senta, dia retta… lasci l’arma, i suoi uomini non l’aiuteranno…non possono!
- Sergente Tanzi – grido a voce alta.
Mi riesce difficile tenere sotto tiro tutte quelle persone, gli uomini non arrivano.
Non sembrano militari, chi sono?!
- Siamo quattro a uno ed altri stanno arrivando. I suoi qui non arriveranno mai. Mi dia retta, lasci quell’arma.
Temo che dovrò dar retta allo sconosciuto, saranno passati cinque minuti, ho chiamato gli uomini anche col fischietto… niente, temo di essere prigioniero di questi sconosciuti.
- Chi siete?! – abbasso l’arma, rivolgendomi a tutti faccio la fatidica domanda.
- Finalmente!!…mi spiace che lei stato coinvolto in questo fatto…mi creda è stato un incidente… lei non avrebbe dovuto vedermi…anzi non sarebbe dovuto essere neanche qui!…bene… io, con le persone che lei vede, abbiamo inventato una macchina… del tempo… – vedo il volto delle altre persone, lo guardano con stupore, come faccio anche io d’altronde.
- Come ?! non vorrà che io creda a una sciocchezza del genere?!
- Che anno è oggi?
- Senta la mia pazienza …
- Per favore sto cercando di farle capire quello che è successo… la prego!
- Mi sono arreso a voi che, a dire il vero, non mi sembrate dei militari… se lo racconto … ed ora lei vuole prendersi gioco di me.
- No!! che prendersi gioco!!… voglio solo spiegarle cosa è successo…
Uno degli uomini entrati successivamente nella stanza entra nel discorso
- Senta tenente Costa… le assicuro che noi faremo di tutto per riportarla dove era… quello che diceva il mio collega era questo… non abbiamo nessuna intenzione di trattenerla qui… è stato solo un incidente… spiacevole ma un incidente.
- Come fatte a sapere il mio nome?!… io non l’ho detto – decisamente la cosa incomincia a spaventarmi, questi sconosciuti sanno il mio nome e chissà cosa ancora.
- Ci lasci un po’ di tempo… ha fame?
- Cosa? Macché fame!
- Guardi nell’arco di un ora la riportiamo dove era.
- Questo l’ha già detto solo che non ho capito…come è possibile che prima mi catturate e poi mi lasciate andare…perché?
Dalla solita porta entra un’altra persona e poi un’altra ancora, tutti mi guardano come si guarda un leone in un circo, la cosa incomincia ad irritarmi non capisco perché mi guardino così.
Gli ultimi entrati parlottano fra loro, riesco solo a capire attacco e mitragliatrice.
- Come fatte a sapere il mio nome?… siete dello spionaggio austriaco?… beh se è cosi oltre al mio nome non saprete altro – cerco di convincermi che gli sconosciuti siano dello spionaggio nemico, tutto sommato è la spiegazione più sensata che riesco a darmi.
- Senta creda a quello che vuole… ora noi la lasciamo qui … torniamo quando siamo pronti.
Escono tutti, resto solo con i miei fantasmi, non riesco a spiegarmi come sono arrivato qui, cosa sia questo posto, penso ai “miei” uomini, spero che non siano stati presi anche loro…magari sono in un’altra stanza.
Dopo un tempo che sembra un secolo, lo sconosciuto rientra nella stanza. La situazione mi ha talmente spiazzato che non mi sono realmente reso conto di essere solo e di avere, quindi, la possibilità di scappare, o per lo meno tentare di farlo.
- La prego mi segua.
- Come mai non mi avete preso la pistola?
- Come le ho detto, il fatto che lei sia qui è …un incidente…la rimanderemo indietro…. Quella le potrà essere utile in seguito…si fidi!!
Percorriamo un corridoio, appese alle pareti ci sono delle foto a colori, con dei colori incredibili…mi fermo ad osservane una …
- Come aveste fatto a colorare cosi bene questa foto?
- Venga…se dovessi spiegare tutti i progressi della scienza…prego entri qui e mi scusi ancora.
- Cosa c’è li dentro?
Apro la porta, l’interno della stanza è vuoto, entro dentro, chiudono la porta.
Sto per dire qualcosa quando improvvisamente mi ritrovo davanti all’ingresso del rifugio, uno dei miei uomini si avvicina.
- Signore, finalmente riusciamo a trovarla!
- Cosa avete visto di preciso?
- Beh… avete preso lo sconosciuto e poi siete spariti, ora siete riapparso…dal nulla!!
Racconto brevemente al sergente la storia accadutami.
- Sergente, non voglio che venga menzionato questo episodio…ci siamo capiti?!…come faremo a spiegarlo?
Lo so!! Forse non avrei neanche dovuto riportarlo in questo diario … quello che è successo è troppo incredibile per essere dimenticato… anzi ho dovuto riportare subito tutto quello che ho visto e sentito per evitare di dimenticarmi qualcosa…chissà … tra qualche anno, quando tutto sarà finito, potrei imbastirci una storia… per ora la guerra continua anche se qui se ne sentono solo gli echi.

24 febbraio1917.
Oggi non è successo nulla di particolare, ripenso a quello che mi è accaduto avantieri.
Mi sono sforzato per riportare le parole esatte degli sconosciuti. A distanza di due giorni non so darmi una spiegazione dell’accaduto.
Tranne il sergente Tanzi, nessun altro è al corrente del reale svolgimento della storia, mi domando se sia opportuno continuare a scriverne…penso di si, è troppo importante quello che mi è successo, che ho vissuto; dopo la guerra, finirà prima o poi, voglio indagare, saperne di più. Se non scrivevo subito tutto tra un mese, sicuramente, avrò dimenticato quasi tutto, anzi, visto che so disegnare, farò il ritratto dei tipi che ho visto in quella casa.

25 febbraio1917.
Questa mattina notiamo uno strano movimento in direzione delle posizioni nemiche, mentre cerchiamo di informare il comando di questa attività insolita, un colpo d’artiglieria colpisce i dintorni della nostra postazione, un altro e altri ancora, dopo circa una ora il nemico si presenta alla nostra postazione, la mitragliatrice, scampata al bombardamento, è riuscita a bloccarli…temo che si ripresenteranno.

Questa era l’ultima annotazione, purtroppo il tenete non è più tornato dalla guerra e il suo corpo giace in quella montagna.

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