serotont

Una raccolta www.storydrawer.org

Quello che doveva essere fatto

Pubblicato da Sergio Denza il 10 marzo 2007

Scarica come ePub

1 Star2 Stars3 Stars4 Stars5 Stars (No Ratings Yet)
Loading ... Loading …

Vedere gli altri attraverso uno specchio non permette di avere dalla realtà conoscenza. Guardare permette di tradurre che tra la destra e la sinistra, o il dentro e il fuori, non ci sia poi tanta differenza, una immagine che, perfetta, traduce la sensazione della comprensione che spesso satura il gusto della conoscenza. A meno di non osservare ciò che si guarda attraverso l’accettazione di un modello, una pre-disposizione dell’anima, che ci permetta di rendere la realtà aderente alla propria pre-disposizione e di godere dell’illusione di una comprensione più ampia, questo non comporta una maggiore certezza ma più semplicemente la responsabilità di una scelta.

Per quale motivo mi trovo qui e dove sono? Non lo saprò mai. Forse perché il colonnello, attraverso lo specchio della stanza degli interrogatori, mi ha visto fare qualcosa che non avrei dovuto, qualcosa che da tenente colonnello non avrei dovuto fare, ma che cosa? Non lo saprò mai e poi… che importanza ha? Ormai sono qui. Allora sarebbe più importante capire cosa fare; il mio superiore ha detto che non potevo più continuare a svolgere i compiti che mi avevano assegnato, e poi… il buio. Evidentemente la missione ha assunto delle caratteristiche non più accessibili a me, compromettevo il buon esito di tutta l’operazione… Non avevo più la visione completa della triste vicenda di cui affaccendato accingevo ad occuparmi. Forse avevano scoperto la mia copertura, potrebbe anche essere che l’autista ha fatto saltare l’operazione e per salvarmi la vita mi hanno portato in questo posto.

Leonardo Pelliccio, tenente colonnello, matricola 23458911387321. Ricordo il mio nome, il grado e la matricola, ma che operazione stavo conducendo? Sono su questa branda e mi sono svegliato da poco, mi hanno certamente dato un forte sedativo, stento a tenere gli occhi aperti. I sogni sono così pregnanti che li distinguo a fatica dalla realtà.

Riesco ad alzarmi e vado un po’ in giro, la stanza dove mi trovo ha quattro letti, un ampio corridoio lungo una trentina di metri con delle sedie su una parete, una serie di porte chiuse e non c’è modo di capire dove portino… Un’altra camerata identica a quella dov’ero prima, più avanti, in una stanza ci sono dei divani e due tavoli con delle sedie, le finestre sono tutte alte e bloccate, i vetri sicuramente a prova di proiettili. Se capisco cos’è questo posto forse mi rendo conto di come ho fatto ad arrivarci.

Fuori, da una finestra, a circa 50 metri, una vecchia costruzione in tufo con una grossa canna fumaria, un forno o un inceneritore. L’ombra dell’edificio mi dà informazioni su tutta la struttura. É alto quattro o cinque piani e largo almeno 300 metri, molto vecchio, restaurato malamente e non completamente. Una struttura militare fatiscente.

Ci sono altre 3 persone che dormono, più tardi potrò chiedere loro dove siamo. La porta dalla quale sono entrato, blindata e chiusa con una grossa serratura. Non ci sono sentinelle di guardia, sarà pieno di videocamere. Arrivano delle persone. Uno si avvicina a me, mi porge un bicchiere e mi dice di bere, io cerco di chiedere qualcosa ma non riesco a parlare, dice di non preoccuparmi e di stare calmo perché il pericolo è passato, fra poco avrò chiara la situazione… C’è un altro ingresso dal quale vengono fuori persone, tutte con pantaloni bianchi e maglioni blu, forse sono della Marina, li ho sentiti parlare tra loro in italiano…

Aspettare, adesso non c’è che da aspettare che si svegli qualcuno o che qualcosa accada…. Mi assale un grande torpore, cerco la mia branda e ritorno a stare in posizione orizzontale…

Ci sono altre persone sveglie, dal mio letto sento che qualcuno si è alzato, passeggia su e giù per il corridoio, decido di alzarmi per andare a chiedere qualche informazione. Da quanto tempo sono qui? Riesco ad alzarmi e raggiungo lo spazio comune ma non trovo più nessuno, le forze mi sono ritornate ma non capisco ancora bene cosa sta succedendo. Questo posto è deserto, quando sono sveglio io gli altri dormono, comincio ad andare avanti e indietro per il corridoio, trovo una finestra dalla quale si può vedere fuori più agevolmente, provo ad aprirla ma si riesce solo a far entrare un po’ d’aria, fredda e con uno strano odore che non riesco a decifrare, il paesaggio che vedo è quello di una collina con una vegetazione bassa e qualche albero lontano, ma il tempo…. sembra che non passi mai, il sole sorge e tramonta, passano i giorni, almeno così mi sembra…

In questo tempo ho dormito non so quante volte e ho anche sognato, che ore sono? Sembra che le ore non ci siano, è come se qualcuno si sia messo a giocare con l’asse terrestre e lo abbia fatto passare proprio da questa struttura. Nel luogo in cui mi trovo, come ai poli, i giorni durino mesi. Camminando per il corridoio ad ogni passo trascorre qualche ora, in effetti mi sento stanco, sembra di invecchiare rapidamente, non riesco più a stare in piedi, cerco di nuovo la branda, mi addormento pensando all’operazione che stavo conducendo prima che mi portassero qui.

Non ho mai lavorato in divisa, ma ricordo di indossare giacca. Identificava il mio ruolo nell’organizzazione, in quella cittadina dove non conoscevo nessuno, avevo una casa, un posto dove ritirarmi la sera, qualcosa da fare, qualcuno che veniva a prendermi e mi accompagnava in quella fabbrica e poi tutta quella gente…. una operazione antidroga, infiltrato nel gruppo che raffinava la cocaina, facevo il chimico, pesavo le sostanze, ne analizzavo le quantità e definivo la qualità del prodotto poi tutta quella gente che grida fuori… deve esserci stata un’incursione della banda rivale, poi è intervenuta la Polizia per mettermi in salvo, mi hanno fatto salire in auto, io non ho fatto resistenza, e a sirene spiegate mi hanno portato qui… Era la Polizia? Sono ancora in incognito?

Passano altre due albe e tramonti. Quella persona serena e vestita con la divisa della Marina è venuta a portarmi qualcosa, oggi, almeno una decina di volte, durante l’ultima visita mi ha detto che più tardi avrei potuto parlare con il capo, finalmente capirò cosa sta succedendo, torno a dormire.

Mi sembra di stare qui da anni, ora vedrò il colonnello, mi alzo e cerco di vestirmi in modo adeguato, i miei vestiti sono nell’armadietto, ma non ricordo di averli riposti, comunque non manca niente, sono anche puliti e stirati. Sarò all’altezza del mio grado. Un marinaio dall’ingresso della camerata mi fa segno di andare, esco dalla stanza e arrivo al corridoio, come sempre non c’è nessuno, una sola porta aperta dalla quale esce una gran luce bianca, vado verso questa luce e l’attraverso.

Una scrivania lucida, delle sedie e una persona seduta dietro. Mi fa cenno di sedere, osservo questo individuo, non l’ho mai visto prima, non sembra un militare, ha un camice bianco, sarò ancora nel laboratorio? Mi chiede come va’. Gli dico che sto dormendo molto e che va tutto bene, non fosse altro per il fatto che non so in quale parte del mondo mi hanno portato e non riesco a rendermi bene conto del motivo per cui mi trovo in questo posto, i sedativi hanno offuscato la mia coscienza. Mi dice di pazientare ancora un po’.

Mi ritrovo di nuovo su questo letto, vedo qualcuno che cammina fuori, lo raggiungo, questa volta riesco a fare in tempo, è una persona anziana, non ha un bell’aspetto, gli chiedo chi sia, ci presentiamo, ha il cognome della mia compagna ma non è un suo parente, che coincidenza, questo posto è pieno di coincidenze! Anche lui non sa da quanto tempo è qui. Non sa bene il motivo per cui ci ritroviamo in quelle camerate, comincia a parlare, il suo racconto non è molto chiaro, dice di avere visto la canna fumaria funzionare molto oggi, ha prodotto tanto fumo da annerire il cielo completamente, dice che con quell’inceneritore fanno in modo di dare la sensazione a quelli che lavorano dall’altra parte che il tempo atmosferico sia volto verso il brutto… a me mette solo di cattivo umore… Mi saluta con modi gentili e si dirige sul suo letto.

Sono qui da tre anni e non ho ancora capito il motivo della permanenza in questo luogo. Vedo arrivare di nuovo il marinaio, si avvicina a me e con un sorriso dice che è il mio turno per vedere il medico, cerco di protestare ma lui con voce gentile mi dice di avere pazienza.

Esco dalla camerata e un’altra porta aperta raccoglie la mia attenzione, di nuovo la stessa luce bianca, entro e il colonnello col camice bianco mi accoglie di nuovo: – Colonnello, dove sono, perché sono qui da tre anni e cosa mi sta dando il marinaio? – la persona che ho davanti mi guarda in modo strano e mi dice: – Non sono un colonnello ma un medico, il tuo medico, non sei qui da tre anni ma da tre giorni e quello non è un marinaio ma l’infermiere che ti dà le medicine -.

Mi dice che è un reparto psichiatrico e che sono un ricoverato, qualcuno li ha chiamati e sono venuti a prendermi, non capiscono di cosa soffro e se è una malattia pericolosa (per me o per gli altri), domani mi faranno uscire perché visto che non è successo niente di strano loro hanno osservato un comportamento non pericoloso… ma era “quello che doveva essere fatto”.

I sedativi e la droga che maneggiavo hanno confuso sogno e realtà, a parte questo… Tutto da rifare.


5 Commenti a “Quello che doveva essere fatto”

  1. Andrea dice:

    Ciao serotont. E’ un piacere rileggerti.
    Qualche commento sparso:
    1) mi è piaciuto molto
    2) bello lo stile. ben scandito, ritmato. frasi corte ed ed essenziali. uno stile “militare” sembrerebbe.
    3) nonostante lo stile così netto (o magari proprio grazie a quello), la descrizione dell’atmosfera “onirica” nella quale vive il personaggio è molto efficace
    4) il finale è ovvio ma solo col senno di poi, ad una seconda lettura. La prima volta mi ha completamente spiazzato.

    Grazie per avercelo fatto leggere.

  2. serotont dice:

    grazie andrea, mi hai tolto un grosso dubbio

  3. fabio dice:

    Ammetto che il commento al titolo mi ha tolto un pochino di sorpresa, in ogni caso il racconto mi è piaciuto moltissimo. Molto bello il modo in cui hai descritto le sensazioni del personaggio principale, originale il titolo. Ciao, Fabio.

  4. serotont dice:

    grazie fabio, accetto suggerimenti sul commento al titolo

  5. Giulio dice:

    Ciao SEROTONT, non credo che lascero’ un commento, la parola stessa non mi piace.Cosa dire, per me sei carta conosciuta,(almeno credo)da te mi aspetto molto, molto di piu’.

Lascia un commento

XHTML: Puoi usare questi tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>