STORIA DI DUE FRATELLI
Pubblicato da silvia il 17 febbraio 2009
Questa è una storia vera.
Non sto scrivendo un racconto, sto riferendo dei fatti che ho visto accadere con i miei stessi occhi molti anni fa, quando abitavo in una zona di campagna.
Non passavo spesso per quella strada per rincasare: era troppo lunga e troppo isolata.
Quel pomeriggio però non avendo alcuna fretta decisi di percorrerla: era una strada suggestiva che si snodava per ben 12 chilometri tra campi e pascoli quasi del tutto disabitati.
Durante il percorso notai alla mia destra un cumulo di immondizie: evidentemente i soliti incivili sfruttando la solitudine del luogo avevano ben pensato di adibirne un breve tratto a discarica clandestina.
Tuttavia non potei fare a meno di fermarmi: tra quello che era stato un divano e un frigorifero fuori uso c’erano due cucciolotti bianchi che sembrava giocassero a nascondino.
Scesi dall’auto e mi avvicinai: i due sporsero dal vecchio divano le loro candide testoline e mi fissarono inizialmente un po’ stupiti. Non tardarono però a riprendere i loro giochi festosi, e furono ben lieti di lasciarsi accarezzare.
Avevano i pancini gonfi, come tutti i cuccioli, e nonostante fossero solo dei batuffoli di cotone avevano delle belle zampe grosse. Il mantello era lucido e caldo, e odorava di cucciolo.
Pensai che fossero maremmani puri.
La tentazione di portarli via con me era forte, ma come l’avrebbe presa il cane che mi aspettava a casa?
Tre cani di taglia grande in casa…, il lavoro, i vicini rompiscatole che già ne tollerano a malapena uno. Non potevo davvero.
Pensai che si trattasse dei soliti piccoli che nascono dai cani dei pastori e che vengono lasciati gironzolare liberi per la campagna.
“Avranno sicuramente un padrone” pensai “del resto da queste parti purtroppo si usa così: non sterilizzano le femmine e annegano i cuccioli appena nati. Questi due sono già grandicelli e sembrano ben nutriti. Appartengono senza dubbio a qualche pastore dei dintorni”.
Mesi dopo mi smarrii in quelle campagne. Quando finalmente trovai una casa e mi fermai per chiedere indicazioni si avvicinarono a me due giovani cani bianchissimi, accompagnati da un altro cane marrone che sembrava piuttosto anziano.
Sembrerà strano, ma ebbi la netta impressione che i due fratellini, un maschio e una femmina, mi riconoscessero, perché dopo un momento di incertezza corsero verso di me scodinzolando e chiedendo carezze.
Il cane marrone però non pareva molto contento: si teneva a debita distanza e mi fissava diffidente con la coda dritta. Non potei udirlo bene tra i guaiti di gioia dei due adolescenti, ma credo che ringhiasse a denti stretti.
Improvvisamente abbaiò, e i fratellini corsero immediatamente da lui. Gli era bastato un solo latrato per farsi ubbidire.
Si allontanò seguito dai piccoli che ogni tanto si voltavano a salutarmi, finchè tutti e tre scomparvero in un fitto sottobosco.
Dopo un anno i due fratelli, ormai cresciuti, erano diventati come previsto due splendidi maremmani. Lo so perché li incontrai spesso lungo la via che percorrevo abitualmente, anch’essa circondata da campi, ma meno isolata di quella dove li avevo incontrati la prima volta.
Evidentemente il loro pastore li aveva scaricati…
Erano due giganti buoni, non infastidivano nessuno, si lasciavano accarezzare e vagavano ormai sempre lungo quella strada più frequentata perché sapevano che lì c’era sempre qualcuno che avrebbe portato loro qualche buon bocconcino.
Erano così belli… c’era un deposito di materiali lungo la via, e spesso gli operai li ospitavano.
Una piovosa mattina proprio accanto a quel deposito vidi la femmina sdraiata per terra. Mi fermai, mi avvicinai a lei e vidi che era morta. Non aveva tracce di sangue, almeno non ebbi il tempo di esaminarla perché il fratello arrivò di corsa ringhiando. Mentre mi allontanavo, vidi che lui le si sdraiava accanto e la leccava sulla testa. Piangeva.
Per giorni e per notti il povero fratello non si mosse di lì, tranne per fuggire quando qualcuno si avvicinava a lui per porgergli qualcosa da mangiare.
Non voleva vedere nessuno, rifiutava il cibo, trascorreva le sue lunghe ore solitarie accanto alla sorellina volata in cielo.
Portarono via il corpo inerte.
Il giorno dopo, neanche lui c’era più.
17 febbraio 2009 alle 22:12
Cara Silvia,
la mia gatta Kina scomparve per quaranta giorni dopo che sua figlia Terry morì a causa di un incidente stradale. Questi animali, così diversi da noi! Non riusciamo proprio a civilizzarli!
Brava, aspetto la tua prossima storia
18 febbraio 2009 alle 13:22
Bellissima e… tristissima!!! Accidenti, dai, la prossima volta facci leggere qualcosa a lieto fine, dai…magari una storia dove, una volta tanto, gli animali hanno la meglio sugli umani e vivono felici e contenti…in fondo, dimostrano sempre più umanità di noi!
Ciao!
18 febbraio 2009 alle 14:32
una storia triste ma molto bella…che mostra quanto gli animali abbiano sentimenti…aspetto anch’io una bella storia a lieto fine
a rileggerti
18 febbraio 2009 alle 15:09
Ciao Silvia, questo racconto è ancora più toccante perchè vero.
Certo che a volte gli animali sono straordinari nei loro comportamenti, eh!?!
Aspetto il tuo prossimo racconto.
18 febbraio 2009 alle 16:36
Grazie a tutti, soprattutto per la vostra sensibilità. Pensavo, a torto per fortuna, che l’argomento “animali” fosse poco interessante.
Storie di cani a lieto fine? Beh, le storie dei miei cani per esempio!
18 febbraio 2009 alle 21:27
Allora, aspettiamo quelle!!!!
Ciao Silvia! Una carezza da parte nostra, a cani e umani e, perchè no, anche ai gatti, se ne hai…
23 luglio 2011 alle 13:10
Poveri cuccioli… ma, fino alla morte di lei, la loro vita dev’essere stata felice.