UOVA PAZZE E STRAPAZZATE

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ARCIBALDO FA COME LE MOSCHE

Pubblicato da suddenhush il 6 settembre 2008

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  Arcibaldo era stato un bambino fortunato. Tutte le domeniche sua madre lo portava in un negozio di dolciumi con le pareti rosa e la signora con la pelle bianca che sembrava una russa si sporgeva con le sue grosse mammelle oltre il bancone e gli chiedeva cosa volesse. <<Il leccalecca alla fragola.>> rispondeva sempre Arcibaldo e la mamma tirava fuori una monetina dal suo portamonete azzurro e lo metteva nelle mani della signora, che se lo chiudeva nel pugnetto come se stesse acchiappando una mosca e lo infilava in un cassetto. Appena Arcibaldo s’impossessava del suo leccalecca, cominciava a ciucciarselo e non rivolgeva più la parola a nessuno finché non l’aveva finito.Quando si fece giovinetto, Arcibaldo si vergognava di farsi vedere a spiattellare la lingua su quei dischi colorati e si buttò come una mosca sulle zollette di zucchero. Se ne cacciava in bocca anche tre alla volta e se le scioglieva sulle papille, mentre gli occhi gli si chiudevano dal piacere.Il giorno che l’amore, nelle fattezze boterine di Rosetta, fece un panino del suo cuore, Arcibaldo s’industriò come una mosca a cercare il miele più prezioso nelle botteghe del circondario, per recarlo in dono alla sua stella; ma quando si ritrovò tra le mani, graziosamente infiocchettato, il barattolo profumato, si lasciò giocare dalla sua golosità e, nascostosi dietro un albero, si sbrodolò beatamente di lacrime e ragnatele d’oro.Convolati a giuste nozze, Arcibaldo e Rosetta vissero felici due vite d’amore, finché una notte Arcibaldo, ormai vecchietto, si alzò dal letto e fece: <<bzzzzz>> fregandosi le braccia.Per metà addormentata, Rosetta, che teneva sempre un giornale sul comodino, fece per spiaccicare la mosca alla parete, quando si voltò e si avvide che la mosca aveva la testa rugosa e una canottiera a righine blu.<<Arcibaldo, torna a letto!>><<Io sono una mosca!>><<Hai vissuto tutta la vita come un uomo e ora decidi che sei un insetto?>><<La vita è la mia. Questi sono affari che non ti bzzzzz.>><<Torna a letto, avanti! Zitto e mosca!>><<E mosco sì!>>E Arcibaldo, sempre fregandosi le braccia l’una contro l’altra, si fece un voletto di mezz’ora, restando con le pantofole a terra; quando si stufò, si mise le dita nel naso e giocherellò con una pallina di cacca.<<E adesso che altro farai?>><<Declamerò l’alfabeto delle mosche. Aosca, Bosca, Cosca, Dosca, Eosca, Fosca, Gosca, Hosca, Iosca, Losca, Mosca, Nosca, Oosca, Posca, Qosca, Rosca, Sosca, Tosca, Uosca, Vosca, Zosca.>>Quando Rosetta ne ebbe le tasche piene di quel declamare, gli disse che a quel punto poteva anche andarsene.<<Allora andrò a Mosca.>><<Questa è una battuta scontata, Arcibaldo. Te la potevi risparmiare.>><<Era la cicala che risparmiava, mica la mosca.>><<Guarda che nella favola c’erano la cicala e la formica, non la cicala e la mosca.>><<Appunto! Noi mosche non andiamo per favole. Bzzzzz.>>La povera Rosetta decise di arrendersi. Dichiarò che se la notte è giovane per definizione lei era vecchia per punizione, e che comunque aveva sonno. Arcibaldo facesse pure quello che voleva.Volando con le sue alucce di mutanda sulle chiappette scarne e afflosciate, Arcibaldo atterrò in cucina e sbirciò con i suoi occhietti tondi nella dispensa. Delizia! Rosetta conservava una grande quantità di marmellate, confezioni di zucchero e caramelle per i nipotini. Arcibaldo si fece piccino piccino e s’infilò nella madia per prendere il suo bottino. Scartò i pacchi di zucchero e fece piovere sulla sua pelle accartocciata una cascata bianca e scintillante. Poi arrivò la grandine di caramelle, che faceva un po’ male alla testa ma che dava molto gusto. In ultimo la marea portò le marmellate e Arcibaldo vi si rotolò felice, cantando <<bzzzzz>>.Mentre giocava e si deliziava, guastandosi gli ultimi tre denti che gli restavano in bocca, pensava alla sua vita da umano. Da bimbo con i leccalecca, da ragazzo con le zollette, da adulto con il miele, e si rendeva conto sempre più di essere nato da un uovo grande come un puntino, e che sua madre in realtà era stata solo un’incantevole apparizione, e che tutto ciò che amava fare (giocare con la sporcizia, mangiare zucchero e volare) erano i vessilli di una sola verità.Quando spuntò l’alba, Arcibaldo si sentì molto stanco e se ne tornò a letto, tutto sporco. Dette un bacio a Rosetta, accorgendosi che era ancora più dolce del dolce, e si addormentò per sempre.  Caterina Saracino

2 Commenti a “ARCIBALDO FA COME LE MOSCHE”

  1. andrea dice:

    Ciao suddenhush!
    E’ un piacere rileggerti. Simpatica l’idea di questo tuo, ma a me ha dato un’impressione come di frettolosità. Forse potevi prenderti qualche riga in più. Molto carino comunque :)

  2. emmaus2007 dice:

    Molto bello! Idea originalissima, di quelle che piacciono a me. Cinque stelline ci sono tutte!!
    Ciao! A rileggerti presto!

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