Zia di olaf – “Ricordi d’infanzia”

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      Sono una vecchia signora di 86 anni e come si può immaginare, oltre l’età, ho anche tanti ricordi, belli e brutti, ma voglio trascrivere in questo spazio quelli belli, ossia: i “ricordi d’infanzia”. La mia infanzia fu. fortunatamente, felice, vissuta in una famiglia i cui componenti si volevano molto bene. Detto questo, dovrei forse iniziare il primo racconto con “c’era una volta”? Ma no! I ricordi non sono favole, sono vita vissuta; perciò inizierò con: “Sembrava una mattinata …” -------------------------------------- Zia di Olaf ( ... Olaf ... il quale mi ha convinta a scrivere questi ricordi lontani ) -------------------------------------- ( Nota di Olaf: sono contentissimo di aiutare zia a pubblicare le sue “avventure”, non sono d’accordo solo su una parola: “vecchia”, persone come mia zia Alda non hanno tempo e sono costantemente giovani, indipendentemente dall’età anagrafica )

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Un’ annaffiata finita male

Pubblicato da Alda il 28 novembre 2009

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Quel che racconterò, in questo “ricordo d’infanzia” non è molto “positivo”, per cui esorto i bambini e ragazzi a non fare mai quello che mi accingo a scrivere.

Un’ annaffiata finita male

Le protagoniste di questa vicenda siamo io ed una mia amica di nome Nuccia.
Abitavamo nello stesso palazzo dove la mia famiglia aveva affittato un appartamento a causa del trasferimento da Firenze a Roma. Simpatizzammo subito ( la nostra età era tra gli otto e i dieci anni ) e cominciammo a frequentarci quasi giornalmente.
I nostri giochi, come fare “alle signore”, leggere il “Corrierino dei Piccoli”, si svolgevamo in casa mia. Devo precisare che l’appartamento da me abitato era situato in via Carlo Cattaneo, strada traversa che sfociava nella più importante via Principe di Piemonte.
Chi conosce un po’ Roma sa che quest’ultima strada è molto frequentata in quanto adiacente alla Stazione centrale di Roma Termini. Per cui le finestre dell’appartamento si affacciavano parte sulla via principale e parte nella traversa.
Lungo via Principe di Piemonte si posizionavano, in fila indiana, le carrozze a cavalli con i relativi vetturini in attesa dei viaggiatori che uscivano dalla stazione, come avviene oggi con i taxi.
Un giorno io e Nuccia stavamo in cucina pensando a quale gioco dedicarci, mentre mia mamma si trovava in una stanza più lontana a cucire e rammendare serenamente.
Il caso volle che il mio babbo avesse lasciato sul tavolo di cucina un tubo di gomma che gli era servito per travasare il vino, questo tubo attrasse la nostra attenzione e subito ci venne in mente di fare uno scherzo: “si schizza l’acqua dalla finestra sulle persone che passano? !!!!”.
Nella nostra incoscienza ci sembrò un gioco stupendo. Detto fatto, attaccammo un estremità del tubo al rubinetto del lavello mentre l’altra estremità la infilammo tra le persiane bene accostate in modo da non essere scorte dalle persone annaffiate che sicuramente avrebbero guardato in alto, ma noi eravamo svelte ad interrompere il getto per poi riaprirlo al momento giusto.
Così incominciò e continuò il “perverso” gioco, anzi, allungammo il getto tanto che arrivò a bagnare le carrozze che sostavano davanti alle finestre.
Ne venne fuori, da parte dei vetturini, una sequela di insulti e parolacce alla romana che arrivarono alle orecchie della mamma la quale pensò “Ma senti questi ignoranti di vetturini, litigano fra loro e tirano fuori certe parolacce!!! E pensare che ci sono di la due bambine che le ascoltano!!!”.
A tutte queste indignate rimostranze delle vittime rimanemmo un po’ impaurite, ma ci rassicurava il fatto che non ci avrebbero mai scoperte.
Sennonché un signore, tutto ben vestito, si mise di punta all’angolo della strada, ben intenzionato a scoprire gli autori di tale mascalzonata.
Aspettò fino alla successiva spruzzata, è ovvio che riuscì ad individuare la finestra incriminata ed il portone d’ingresso, di corsa entrò, chiamò la portiera e portandola sul posto le indicò la finestra.
La portiera, la cara signora Ida, conoscendo i suoi polli capì subito chi erano le colpevoli ma volle coprirci dicendo: “Caro signore, si sbaglia, quella finestra è di un appartamento da tempo sfitto … per cui …”
In quel preciso momento venne fuori un getto d’acqua che riannaffiò il signore e annaffiò la portiera la quale corse ad avvertire la mamma di cosa stava succedendo.
Io e la mi amica, per svariati giorni fummo messe in clausura, non senza una scarica di salutari scappellotti somministrata dalle rispettive mamme con la doppia razione impartita dai padri.
Ci rivedemmo, come ho detto, dopo circa un mese e ci promettemmo di non annaffiare più nessuno.

Quindi, bambini e ragazzi, casomai vi venisse la voglia di annaffiare qualcuno fatelo con i vostri coetanei consenzienti, d’estate, su di una bella spiaggia e soprattutto indossando il costume da bagno.

Un commento a “Un’ annaffiata finita male”

  1. lindas dice:

    E’ la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che l’ho proprio letto volentieri! Prima di tutto perché i racconti autobiografici mi piacciono tanto, e poi perché questo mi ricorda i giochi che i miei nonni mi raccontavano di quando erano bambini… Un abbraccio!!! :o)

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