sulla via delle pietre 6
Pubblicato da caterina il 19 gennaio 2009
Riprendo la stesura di questa cosa…come la chiamo?
Resoconto, diario, reportage?
Buona l’ultima.
Riporto i fatti alla mia maniera e ne uscirà un racconto ritoccato.
Parto dall’evidenza e ci metto del mio.
Questo conosco e di questo scrivo.
Abbiamo appena assistito ad una guerra tremenda, durata venticinque giorni e passa, a cavallo tra il Duemilaotto e il Duemilanove, a suon di razzi sparati dalla Striscia di Gaza dove si annida ovunque Hammas, in contrasto anche con i suoi, incredibilmente, in una lotta intestina con Al Fatah e prontamente arrivano le offensive israeliane con conseguente occupazione dell’esercito ebraico sulle colline della Striscia fino alla città; bombardamenti non proprio chirurgici, un sacco di gente inerme falcidiata e chi resta…dovrà sopravvivere come meglio potrà.
Le immagini televisive parlano chiaro.
Uomini e donne senza niente, carichi come muli di materassi e taniche di plastica, diretti da un cumulo di macerie ad un altro.
Non so da che parte stare.
Davanti a cose del genere non c’è più una parte, a dire il vero.
Guerra allo stato puro in un angolo di mondo che come sempre , finisce per catalizzare l’attenzione di interi continenti.
Sono posti bellissimi e posti pericolosissimi, da prendere con le pinze.
Un mese fa, quando la questione si incendio’ di nuovo, mi ripromisi di fermarmi nella stesura di questo mio viaggio.
Non si può parlare delle proprie esperienze ovattate di rosa quando questi si stanno massacrando.
Adesso hanno deciso per una tregua unilaterale. Non ne comprendo nemmeno bene le sfumature e come spesso faccio, spero che chi è in alto, sfoderi tutto il buon senso che ha, per abbassare la tensione ai minimi termini, fino alla prossima.
Perché sappiamo bene tutti che una prossima invasione ci sarà.
Chissà perché, scrivo sempre con le lacrime agli occhi, quando mi occupo della mia avventura israeliana.
Non sono lacrime palesi ma un certo luccichio, quella massa che monta sempre più dentro l’occhio e sai che al primo battito di ciglia…
E’ un Paese unico, difficile spiegare, difficile spiegarselo.
Alcuni dicono che sia la pressione atmosferica.
Molta parte del territorio è notoriamente sotto il livello del mare o quasi e anche la pressione del corpo umano in questa situazione rimane più bassa del solito, creando uno stato di benessere nell’organismo.
Via le tensioni, via lo stress. Calma e serenità.
Io ci aggiungo la mia particolare convinzione che ci sia ancora la scia di Dio e allora il gioco è fatto e mi sento nel posto giusto al momento giusto.
A questo punto non vorrei ripartire anche se a casa c’è qualcuno che sotto sotto mi aspetta; non lo ammetterà mai ma so che non vede l’ora di rivedermi.
Io per lui sono nuova e lui per me, e quando si inizia così…
Va bene, lasciamo stare.
Sono talmente sicura di aver fatto breccia nel suo cuore, che la cosa può essere rimandata tranquillamente al mio ritorno, senza patemi d’animo adesso francamente inutili e questo si chiama gestire le situazioni!
E’ da qualche giorno ormai che la mia concentrazione è tutta su questi luoghi. Voglio vedere , capire, ricordare, annusare, imprimere, fotografare, scriverne, se non fosse altro che su di un lembo di qualche foglietto volante o sul mio quadernetto bianco, di carta riciclata, regalatomi da un caro amico lo scorso Natale, quasi un presagio del ruolo prezioso che gli avrei assegnato.
Lui, il quadernino, è la mia appendice. Senza sarei persa, come se mi si cancellasse all’improvviso un file del pc o l’hardisk tutto intero e perdessi così tutto in una volta.
Gli affido ormai da giorni ogni mio pensiero, anche di quelli che senz’altro depennerò perché troppo fiacchi per essere sostenuti e congeniati in un ragionamento di senso compiuto e se quando avrò trascritto tutto, il taccuino bianco perderà di colpo ogni valore e interesse, ora è alla sua massima quotazione.
Siamo diretti al Lago di Tiberiade ed è un radioso mattino in Galilea.
Sono piena di energia, mi sento di poter visitare tutto il Medioriente in due ore, la mente è aperta, disponibile, creativa. Io lo so che quando funziono così darò il massimo a me stessa, mi piacerò, saprò divertirmi e nutrire la parte curiosa e insaziabile che ognuno di noi serba nell’anima.
La strada che da Nazareth conduce a Tiberiade è bellissima, un velluto senza buche e con poco traffico, serpeggiante in una straordinaria e fertilissima vallata dove, si narra, i discepoli raccogliessero usualmente le spighe per il pane, andando a Cafarnao.
“Gesù parlò loro in parabole e disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.”Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda”.
A sinistra i Corni di Hittin. Possono non voler dire nulla nella quiete di questo mattino, solo un piccolo altopiano il cui tappeto erboso è agitato dal vento ma in realtà questo spazio leggermente collinare fu teatro di una battaglia sanguinosissima il 4 luglio del 1187 e mi pare incredibile come le dati importanti degli uomini e della Storia coincidano sempre in maniera inverosimile.
Ad ogni buon conto, qui non si proclamò nessun editto di Indipendenza e i Crociati furono massacrati dall’esercito del turco Saladino e con questa disfatta dei “nostri” finì il regno latino di Gerusalemme, iniziato nel 1059.
Insomma, ovunque il mio sguardo si posi, c’è qualcosa da raccontare. Storia, leggenda e religione si mescolano continuamente ed accrescono minuto per minuto il mistero e la magia.
Attenzione perché mentre sulla destra del nostro poderoso pulmann non si scherza e finalmente ci si apre la valle di Esdrelon, dall’altra parte si inizia a scorgere la depressione, una delle tante, che ci condurrà a Tiberiade.
Nelle giornate più belle a nord si intravede la catena montuosa del Libano e qui ce ne sarebbe da dire ma questa è veramente un’altra storia.
Ciò che si mette a fuoco perfettamente sono le colline del Golan, strappate al Libano in un’altra delle tante guerre. Percorso lastricato e difficile quello del popolo ebreo, non c’è che dire.
Una cosa è certa: ricorderò questo tratto come quello a più alta concentrazione di palmeti. Dappertutto!
Il lago e il suo microclima hanno fatto il miracolo.
Ed eccoci a Tiberiade, adagiata in una sorta di conca e per me legata ai libri polverosi di Storia e Catechismo mentre invece ad accoglierci è una grande strade dove ai lati spiccano le insegne dei ristoranti e degli hotel.
Mi ricorda Las Vegas, se mi si passa questo paragone irriverente.
Anche qui la parte alta, Illith, la collina, è una zona ad assoluto appannaggio degli Ebrei i quali hanno il senso del bello e in ogni città dove io sia stata, i migliori quartieri sono i loro.
Mi si conferma che Tiberiade è una elegante meta degli israeliani, una cittadina mondana, il loro Lago di Garda con annessi e connessi e inizio ad accorgermi di come certi luoghi siano sacri solo per noi cattolici.
Del resto siamo noi a conferire significato alle cose.
Dipende con che occhi si guardano e questo , per me, è un luogo divino, quello di Gesù che camminava sulle acque.
Sapete che la parola “Tiberiade” non si trova nel Vangelo?
Dunque questa località esiste fisicamente ma e’ l’innominata, proprio lei che prese il nome dall’imperatore romano Tiberio e del passaggio romano c’è pieno ovunque.
A volte sembra di essere a Verona, stessi scavi, stessa storia, alla fine.
Alcune note geografiche colte al volo da un Don Tonino bulimico di parole: il lago è anche chiamato Mare di Galilea, lungo 21 chilometri e largo 9, ricorda vagamente un’arpa…che tocco romantico quest’ultima postilla.
Un’arpa suonata dal vento?
Lo annoto sul mio fido taccuino.
“Che bello, però”, penso tra me e me. “Siamo in pellegrinaggio ma il nostro meraviglioso Cicerone ci ha portati al lago…”
Ma mi sbagliavo di grosso ed ebbi il primo sentore quando continuavamo a costeggiarlo senza fermarci da nessuna parte.
Giusto un accenno a quegli scavi laggiù, i resti della città di Magdala, quella di Maria Maddalena. E molti di noi a dire “Oh…” per la controversia e il fascino che ancor oggi avvolgono questa figura femminile.
Niente lago per adesso, ho l’impressione, ma anzi, iniziammo ad inerpicarci su per la montagna.
E che montagna!
Il Monte delle Beatitudini…urca che meta!
Ho una visione molto confusa di questo luogo.
Le beatitudini quante sono?
Quando vennero pronunciate?
Mah…sono venuta in Israele tabula rasa e molto ignorante in materia ma forse questa sarà la mia salvezza.
Si ricomincia da capo nel posizionare i tasselli, poche idee ma quelle giuste in un ginepraio come solo può essere l’approccio ad una religione.
Chi mi aiuterà a sfrondare gli orpelli e a trattenere l’essenza?
Com’è che disse San Paolo? “Variate tutto ma trattente il valore”.
Sì, così, giusto
Ed è a questo punto che, per fortuna, entra in gioco il cuore…Beati i puri in spirito…e beati gli ultimi…
Questa, se non sapessi che è Vangelo, direi che è poesia.
20 gennaio 2009 alle 8:11 am
Brava! Come sempre i reportage ti riescono benissimo. Trasmetti al lettore le tue sensazioni, che non possono che essere condivise. Aspetto il prossimo! Ciao!
p.s. speriamo che in una cosa ti possa sbagliare, e cioè che in quella terra martoriata le guerre non possano mai finire…
… dimenticavo: 5 Stelline!!
20 gennaio 2009 alle 9:20 am
ciao cate sono d’accordo con emmaus, devo dire che sei davvero brava e che mi mancava il fatto di camminare lungo questa via, di essere portata per mano alla scoperta di un mondo a noi così tragicamente vicino, a causa delle immagini dei telegiornali, eppure così lontano.
Brava
20 gennaio 2009 alle 3:06 pm
grazie, amici miei.
sapete che mi fate felice anche perche’ siete due scrittori veri e propri e il vostro commento e’ sincero.
so che corro il rischio di essere pesante con questo viaggio ma ormai porto a compimento il progetto.
mi date fiducia
20 gennaio 2009 alle 4:18 pm
Ho letto, tutte di seguito, le parti che compongono “Sulla via delle pietre” che avevo già letto quando non potevo commentarle, quindi lo faccio ora (per quanto possa essere interessante il mio giudizio).
Non è difficile leggerti: hai un modo di scrivere gradevole, vivace, simpatico e, quando serve, autoironico.
Ho apprezzato molto la 3a parte in cui esprimi il Caterina-pensiero sulla religiosità e anche l’inizio di questa 6° parte in cui dici, fra l’altro, che non sai da che parte stare: ma bisogna stare per forza da qualche parte? Non sarebbe meglio stare tutti insieme fino a che c’è vita?
Grazie per avermi portato in Israele.
Ti abbraccio
20 gennaio 2009 alle 5:48 pm
grazie, Giangia
mi fa un certo effetto contattarti qui e con un altro nome
comunque, spero ti appassionerai anche ai prossimi resoconti.
vorrei darci dentro e finire.
grazie ancora e…facciamoci vive!
saluti a casa
21 gennaio 2009 alle 12:29 pm
Ciao Caterina!
Splendida questa parte (all’altezza delle altre, direi).
In “Siamo diretti al Lago di Tiberiade ed è un radioso mattino in Galilea” vedo un non tanto velato riferimento che tradisce una conoscenza evangelica piu’ profonda di quanto vuoi farci credere
21 gennaio 2009 alle 4:08 pm
sempre troppo carino, Andrea!
vorrei saperne molto di piu’ ma alla fine tutto cio’ che c’e’…e’ qui
grazie per aver letto e commentato
guarda che prosegue, ve’?
arriveremo al racconto 27 o 28, credo.
di materiale ce n’e’ moltissimo.
spero di non essere pesante al cubo.
meglio xilonita…
24 gennaio 2009 alle 6:40 pm
BRAVA CATERINA, GRADEVOLE COME AL SOLITO IL TUO REPORTAGE. ANCHE IO ASSOCIO MENTALMENTE IL LAGO DI TIBERIADE E GLI ALTRI LUOGHI SACRI CITATI NEI VANGELI, COME ZONE MISTICHE E TRABOCCANTI DI RELIGIOSITA’;DAL TUO SCRITTO, INVECE, HO APPRESO CHE SONO POSTI DI VILLEGGIATURA BEN FREQUENTATI DA TURISTI ISRAELIANI.
MI AUGURO CHE UN GIORNO LA PACE TRIONFI SULLA GUERRA E IN QUELLE MERAVIGLIOSE LOCALITA’, POSSANO TRASCORRERE DELLE SERENE VACANZE ANCHE I CITTADINI DELLA STRISCIA DI GAZA E DELLA PALESTINA.
25 gennaio 2009 alle 10:03 am
ciao Adb!
e che piacere il tuo commento!
tu sei il mio scrittore catanese preferito e regali queste immagini n bianco e nero della tua meravigliosa citta’ che fanno desiderare di venire a trovarti!
grazie della tua attenzione. mi sprona a scrivere
devo ormai portare a terine questa cosa di Israele. spero difarlo bene.
ad majora
31 luglio 2010 alle 9:38 am
sei proprio brava,scorrevole,essenziale,comunichi il sentire.Direi che spero andrai avanti cosi’. ti leggero’ ancora,perche’ interessante e contemporanea.ciaooo.
31 luglio 2010 alle 5:22 pm
interessante e contemporanea…
direi che tra i commenti ricevuti, questo e’ il piu’ bello e che mi da’ la spinta per concludere questo libro.
il concorso e’ andato bene. a settembre , dicono, mi pubblicano.
speriamo.
sarebbe un bell’inizio!
grazie per essere passsata di qui e per aver speso del tempo per me.
non e’ da tutti.
ti sono grata davvero