Le Storie del Cinghiale

Una raccolta www.storydrawer.org

Polli altamente infiammabili

Pubblicato da diego il 29 aprile 2008

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Prima o poi le autorità si sarebbero decise a mettere un freno a quella follia, ma intanto la moda impazzava, né a raffreddare l’entusiasmo bastavano i numerosissimi incidenti, compreso quello della Cascina dei Foschi.

Niente da fare. Nonostante la disgrazia gli appassionati continuavano a sostenere che i polli infiammabili erano una rivoluzione, la vera novità del secolo. Roba che avrebbe mandato in soffitta il web, i GPS e le biotecnologie.

Ma era una moda, e come tutte le mode aveva tanti estimatori quanti detrattori. Una frangia consistente teneva d’occhio quel fenomeno con il naso arricciato e lo sguardo sospettoso.

Polli infiammabili? diceva qualcuno. Che accidenti dovrei farmene di un pollo infiammabile? Perché non un coniglio congelante, a questo punto?

A questa schiera apparteneva senz’altro la barista della stazione di servizio dove il signor Gualtiero si era fermato per fare benzina e per un caffè.

In un angolo la televisione berciava a tutto spiano, mostrando le immagini di una specie di cratere annerito. Parlavano ancora della Cascina dei Foschi, anche se la notizia era vecchia di mesi.

Per quasi un mese la Cascina dei Foschi era stato l’allevamento di polli infiammabili più grande d’Italia. Poi, per qualche ragione ancora da chiarire, si era trasformata nel fuoco d’artificio più grande d’Europa. Era bruciata a velocità supersonica, e nel rogo se n’erano andati una baracca costata chissà quanti milioni, almeno tre migliaia di polli altissima qualità e tutti e cinque gli addetti.

-Ancora quella storia- disse la barista.

-Io sto andando a prenderne uno- sussurrò il signor Gualtiero, praticamente come se stesse confessando un omicidio plurimo. Riprese quindi a sorbirsi il suo caffè un filino alla volta, pentito di ciò che aveva detto.

La barista lo guardò. Strizzò lo strofinaccio. Lo guardò di nuovo.

-Io non saprei cosa farmene di un pollo che brucia tutto il tempo- disse. –Figuriamoci se può servire a qualcosa. Mi servirebbe un maiale in grado di lavare le tazzine, piuttosto.

-Pare che stiano trovando un sacco di utilizzi pratici. Vendono sacchi ignifughi che permettono di usarli come scaldaletto.

-Tutte storie. A cosa serve infilare un pollo in un sacco per usarlo come scaldaletto? Se ha bisogno di uno scaldaletto, perché non si compra uno scaldaletto? C’è qualcuno che ci sta marciando dietro, glielo dico io. Costano un occhio, e poi ho sentito che è roba dei cinesi.

L’aveva sentito anche il signor Gualtiero. Ne aveva sentite un sacco. Da quando la storia era saltata fuori ognuno diceva la sua –si presupponeva che fossero fesserie… e in qualche caso si sperava che lo fossero- ma per i polli infiammabili l’immaginazione della gente si era dimostrata particolarmente fervida.

Qualcuno diceva che si trattava dei discendenti dei polli spediti in orbita con le prime missioni spaziali, vittime di misteriose radiazioni cosmiche. Qualcun altro sosteneva che una mano ignota (il più delle volte quella mano era cinese, a volte russa e a volte americana, altre volte ancora era la mano color caffelatte di un integralista islamico più fantasioso della media) avesse allungato il mangime con chissà quale sostanza segreta. Un veterinario olandese, tale dottor Van de Klumpf, si era recentemente prodotto in un elaborato articolo, sicuro da par suo che l’infiammabilità era solo il primo anello di una catena di mutazioni genetiche. Secondo lo studioso, i polli avrebbero presto cominciato a: a- deporre milioni di uova fertili, né più né meno che un branco di storioni, b- sviluppare un’intelligenza abnorme. La concomitanza di questi e di altri fattori avevano portato Van de Klumpf a prevedere un rapido declino della specie umana in favore dei polli infiammabili. Secondo lui avrebbero conquistato il mondo nel giro di pochi anni.

Il signor Gualtiero non aveva badato molto a questa bislacca teoria. Dai primi accertamenti, i polli, a parte raggiungere temperature impensabili, erano stupidi come sempre e forse anche di più.

-Quanto devo per il caffè?

-Ottantacinque.

Mentre batteva lo scontrino, la barista lo gratificò di un ultimo avvertimento.

-Stia alla larga da quei cosi, dia retta a me. Ad allevare polli infiammabili non c’è che da farsi bruciare il didietro.

Il signor Gualtiero aveva guidato pensieroso fino all’allevamento.

Sorgeva su un cocuzzolo spelacchiato di collina. Somigliava molto ad un ranch texano, solo che si trovava in provincia di Asti e i recinti erano tutti vuoti.

Gli venne incontro un ragazzo magro in tuta blu, che si puliva le mani su uno straccio bisunto. Non poteva avere più di vent’anni. Aveva l’aria di un meccanico colto nel bel mezzo di un lavoro, poi il signor Gualtiero si accorse che le macchie scure sulla tuta non erano olio ma bruciature. Aveva i capelli neri e molto folti, e il viso rubizzo.

-Vorrei… un pollo- disse il signor Gualtiero, e la richiesta gli provocò un immediato arrossamento, come se non avesse potuto fare a meno di dire una sconceria.

-Naturalmente- disse il ragazzo imperturbabile. –Venga con me.

Lo condusse verso l’edificio di cemento. Lo scortò lungo un corridoio spoglio, e ad un certo punto del tragitto disse: -Non che la cosa mi riguardi, beninteso, ma questa del pollo… è un’idea sua oppure gliel’ha suggerita qualcuno?

Il signor Gualtiero si afferrò i risvolti delle maniche e li ritorse su se stessi. –Pensavo… ero curioso di provarlo. Ne parlano tutti.

Il tizio annuì. –Infatti è così. È solo per capire che tipo è lei. Qui di solito ne arrivano di tre tipi. Arrivano gli Esperti veri dei polli infiammabili, e per Esperti intendo professionisti. Gente che conosce la merce e sa come maneggiarla. Poi arrivano gli esperti arrangiati, quelli che hanno letto un sacco di cose su internet e pensano di sapere tutto, e invece non sanno un fico secco. Questi sono quelli pericolosi. Per lo più sono loro che combinano i casini e screditano tutto il movimento. E poi ci sono i curiosi, quelli che non sanno niente e basta. Ma noi siamo qui per vendere. Dobbiamo pur mangiare, no? Lei che tipo è?

Il signor Gualtiero si strinse nelle spalle. Era una settimana intera che si dedicava a ricerche sui polli infiammabili, quindi si considerava a buon diritto un Esperto. Magari non un Professionista (non ancora!), ma un Esperto sì, lo era di certo.

-Non saprei dire- mentì. –Ne ho sentito parlare e mi hanno incuriosito.

-Allora lei è del tipo tre. Meglio così. Prenda il suo pollo, se lo porti a casa e lo metta in gabbia. Vedrà che bellezza. Sa già cosa farsene?

-Oh… no. Non proprio, veramente…

-Abbiamo molte razze- disse il tizio. Parlava come se avesse ripetuto quelle stesse parole, lungo quello stesso tragitto, un’infinità di volte e magari anche qualche volta in più. Era noia. Era abitudine fossilizzata dal tempo. –I polli infiammabili non sono tutti uguali, ne avrà sentito parlare. Dunque, è solo per quello che ho chiesto.

-Certo.

-Se avesse almeno un’idea potrei darle qualche suggerimento.

-Non so… veramente. Che cosa si fa con un pollo infiammabile?

L’allevatore sollevò il mento. –Più o meno quello che vuole. Nella scheda che alleghiamo alla bestia ci sono gli indirizzi di alcuni siti web. Troverà un sacco di forum pieni di consigli. Ci sono moltissimi appassionati in giro. Girano delle ricette davvero succulente.

-Ah!- disse il signor Gualtiero. –Perché, si mangiano anche?

-Non tutti. Io non l’ho mai fatto, per esempio. Dicono che i migliori siano i Codanera delle Fiandre. Bruciano intorno ai centocinquanta gradi. Una volta accesi vengono croccanti come se li avesse messi in forno… senza contare il risparmio di corrente- il tizio gli gettò uno sguardo da sopra la spalla. –Certo, si tratta di scelte. Qualcuno pensa che sia una follia spendere tanto per un pollo infiammabile e poi mangiarselo come un pollo qualsiasi. Tanto varrebbe andare al girarrosto. Ma chi li ha provati dice… bè, dice che il gusto non è descrivibile. Come assaggiare il paradiso. Come bere il vino dell’Olimpo. E qualche riccone magari li mangia davvero a pranzo e cena, ci scommetterei la camicia. Il mondo è pieno di gente strana.

Oltrepassarono una porta tagliafuoco nuova di zecca, dipinta di rosso vivace, e discesero una ripida scalinata.

-Ma dove li tenete? Sottoterra?

-Rompono le scatole per la sicurezza- gli spiegò l’allevatore. –Per via dell’incidente alla Cascina dei Foschi. Gli ispettori dei vigili del fuoco ormai sono di casa. Prima li tenevamo all’aperto, almeno quelli che potevano stare al sole, ma dopo l’incidente ci hanno obbligati ad interrare tutto. Dicono che c’è pericolo di fughe e… bah!- l’allevatore liquidò la questione con un gestaccio. –È anche per quello che siamo costretti a tenere i prezzi alti. Infrastrutture, luce elettrica… capisce?

-Capisco.

Il ragazzo sospirò. –Comunque, i Codanera li abbiamo finiti. Sono andati via tutti nel giro di una settimana. Cos’è oggi?

-Il ventiquattro- disse il signor Gualtiero.

L’allevatore sfilò di tasca un blocchetto pieno di numeri e girò rapidamente qualche pagina. -Dovrebbero arrivare per i primi del mese. Se crede gliene posso tenere uno da parte.

-Bè… ma non mi pare proprio il caso! È il mio primo pollo. Non penso di volerlo mangiare.

-Come crede. Allora forse le interessa un Galletto della Cornovaglia o un Provenzale. Sono mansueti. Raggiungono temperature elevate, però gestibili. Insomma, per intendersi, non avrebbe bisogno di quelle nuove gabbie di amianto e alluminio, che tra l’altro costano una cifra. Vanno bene un po’ per tutto. Oppure…- il tizio di portò una mano al mento, pensieroso. –Mi hanno consegnato proprio ieri una coppia di Crestati dei Pirenei. Molto eleganti. La fiamma è blu con riflessi verdi. Però andiamo un po’ su di prezzo.

-Non credevo che ci fossero tante razze.

-Oh, si. Ogni giorno ne tirano fuori una nuova e… ehi! Ehi! Che accidenti crede di fare, con quella?

Dapprima il signor Gualtiero si guardò intorno, temendo di aver toccato qualcosa che non doveva toccare. Preso dalla discussione, aveva tirato fuori dalla tasca la sua vecchia pipa di sepiolite e se la rigirava tra le dita.

-Cosa? Oh, questa…

-Dica un po’, le pare che non abbiamo appeso abbastanza cartelli in giro?- il ragazzo bussò con la nocca dell’indice su un cartello enorme di Vietato Fumare che stava appeso alle spalle del signor Gualtiero. –Credevo di farle una cortesia, dal momento che era il suo primo pollo. Forse avrei dovuto chiederle di aspettare fuori.

-Ma è spenta!- disse il signor Gualtiero. –Non avevo certo intenzione…

–Mi sta prendendo in giro? Quella roba qui dentro non ci deve entrare, né accesa né spenta. Se avessi immaginato che aveva addosso una pipa… che diamine, l’avrei perquisita.

Il signor Gualtiero avvampò. –Vorrà scherzare!

Con una rapidissima mossa, il ragazzo gli soffiò la pipa dalla mano e se la pigiò nel taschino della tuta da lavoro.

-Forse è lei che vuole scherzare, mio caro. Non mi pare che abbia compreso la situazione- disse, rimettendosi in marcia. –Questo è un allevamento di polli infiammabili, e lei evidentemente non ha ben chiaro che cos’è un pollo infiammabile. Ci sono razze che si accendono solo se li guarda storto. Qui non c’è un pollo. Qui ci sono centinaia di polli! Basterebbe qualsiasi cosa- l’allevatore chiuse le mani e le riaprì, imitandolo sbocciare di un fiore. –Bum! E tanti saluti. Cosa crede che sia successo alla Cascina dei Foschi? Cinque fessi che volevano mettere su la rivendita più grande d’Italia. Gente del tipo due, ovviamente. Tutti andati arrosto. Avrebbe dovuto dirmelo che è un fumatore. È sicuro di non avere altro in tasca? Fiammiferi? Accendini? Cerini?

-No. Ho smesso di fumare anni fa- disse sottovoce il signor Gualtiero. Deglutì, e gettò uno sguardo alle pareti di cemento. D’improvviso quel posto gli pareva stretto e privo d’aria. Immaginò di aprire una di quelle porte tagliafuoco e vedersi arrivare incontro un’onda di fiamme rosse e ribollenti.

Come alla Cascina dei Foschi…

Oltrepassarono una cancellata metallica come se ne vedevano nei penitenziari. Sulla destra del corridoio si aprivano una mezza dozzina di porte di acciaio a chiusura ermetica. C’era un pizzicante odore di combustibili nell’aria, qualcosa che pareva un miscuglio di nafta, benzina e alcool denaturato.

-Ecco, qui ce n’è qualcuno.

L’allevatore si era fermato di fronte ad una delle porte. Il signor Gualtiero appoggiò il naso all’oblò fuligginoso, schermandosi con le mani, e diede un’occhiata all’interno. Era buio pesto.

-Non vedo niente.

-Provi con questa- disse l’altro passandogli una torcia elettrica. –Non c’è luce all’interno. È il regolamento. C’è rischio per i sovraccarichi di corrente e i corto circuiti.

Il signor Gualtiero puntò la torcia attraverso l’oblò. –Ma riescono a vivere senza luce?

-Come pipistrelli. Nessuno ha mai capito perché. In fondo, se vogliamo escludere la loro caratteristica peculiare, sono polli normalissimi.

All’interno della stanza il signor Gualtiero scorse un agitarsi e uno scorrazzare, ma vide ben poco: i polli sembravano infastiditi dal fascio di luce, e si allontanavano appena glielo puntava addosso. Da quel poco che riuscì a vedere, sembravano polli normali, proprio come aveva detto il tizio.

-Questi di che razza sono?

-Quelli sono Portoghesi. Arrivano da Lisbona. Comunque glieli sconsiglio. Sono abituati a vivere in branco, hanno diversi problemi di accensione, e poi sono molto irrequieti. Se è alle prime armi è facile che gliene scappi uno e corra in giro a combinare guai.

Il signor Gualtiero annuì. Passò all’oblò successivo e puntò la torcia all’interno.

C’era un galletto solo, abbastanza piccolo. Sfoggiava un piumaggio rosso e una bella coda arcuata, e una cresta nera e lucida. Al contrario dei Portoghesi, questo non sembrava affatto infastidito dalla luce, ma anzi se ne stava ritto e immobile, fissando dritto il fascio della torcia con una certa aria di sfida.

-Questo mi piace- disse il signor Gualtiero. –Quanto costa?

-Oh no, no. Non credo proprio. Quello è roba per professionisti. Costa 1600 euro.

Il signor Gualtiero strabuzzò gli occhi. Osservò meglio il pollo, e non gli parve di vedere nulla di tanto costoso. –Con 1600 euro ci si compra un viaggio ai Carabi! Che razza di pollo può costare così tanto?

L’allevatore gli prese la torcia di mano e guardò il pollo con occhi carichi di affetto. Sorrise e annuì, e il pollo ricambiò il cenno con un paio di passi impettiti. –Lo chiamano la dinamite palermitana. Quello è difficile da maneggiare anche per gli allevatori esperti. Attualmente in Italia non ce ne sono più di una decina. Un paio di mesi fa uno di questi ha superato gli ottocento gradi, lo sapeva? Non so di preciso cosa gli abbiano dato da mangiare, ma praticamente si è vaporizzato. Il nostro va pazzo per il peperoncino. Comunque non è roba per lei, di sicuro. Venga con me, le faccio vedere qualcos’altro.

La scelta fu più complicata del previsto. C’erano molte più razze di quante ne aveva contate su internet. Ciascuna aveva sue specifiche caratteristiche che l’allevatore si premunì di descrivergli fino nei minimi dettagli, così a vederli tutti impiegò un sacco di tempo.

Dopo un’ora uscì dall’allevamento reggendo una scatola di materiale ignifugo forata su tutti e quattro i lati. Dalla scatola filtrava un penetrante odore di gasolio. Per la bellezza di 335 euro (IVA compresa), si era portato via una giovane femmina di Codapunta Tirolese.

-Dovrebbe pensare a darle un nome- disse il ragazzo mentre lo riaccompagnava alla macchina. –Tutti i polli infiammabili hanno un nome, quando sono usciti dall’allevamento.

Il signor Gualtiero non aveva certo bisogno di pensarci. Era una settimana che non pensava ad altro.

-Rosalinda- disse. Appoggiò delicatamente la scatola nel baule. –Si chiama Rosalinda.

Lungo la strada, mentre in preda a stati d’animo altalenanti ripensava al suo acquisto, tirò fuori di tasca la pipa di sepiolite e infilò il cannello tra i denti, cominciando a rosicchiarlo. Da quando aveva smesso di fumare era un gesto che gli era divenuto ricorrente, specie quando qualche pensiero lo turbava. Rinvenne poi dalle sue riflessioni, quasi di colpo, brontolò qualche parola e nascose nuovamente la pipa in tasca.

Fece una breve sosta ad un negozio di autoricambi per comprare un estintore portatile da cinque litri. L’allevatore gli aveva assicurato che i Codapunta Tirolesi erano docilissimi –degli agnellini ricoperti di piume, erano state le sue parole precise- ma il signor Gualtiero si riteneva una persona molto prudente, e qualche precauzione in più non avrebbe di certo guastato.

Non sono certo uno di quei cervelli bacati del tipo due. Io sono un Esperto di polli infiammabili. So esattamente cosa fare.

Arrivò a casa, scaricò la scatola e l’estintore nella rimessa e andò in casa a farsi una doccia.

Con l’accappatoio indosso e i capelli umidi, accese il computer e aprì la connessione internet. Si collegò al sito www.pollinfiammabili.it, che era la Bibbia e il faro degli appassionati di quella nuova moda.

Scorse la pagina delle notizie. Erano stati aggiunti due articoli (Nuove minacce dal ministro dell’ambiente e Van de Klumpf ospite d’eccezione a Milano). Il signor Gualtiero si era iscritto a quel sito una settimana prima, dopo cena, quando aveva deciso di avviare un’indagine su quella bizzarra novità. Prima di allora i polli infiammabili erano stati per lui niente più che una burla. Probabilmente la trovata pubblicitaria di una catena di girarrosto, aveva pensato. Alle due e mezza di quella notte fatidica, con gli occhi arrossati e i capelli scarmigliati, stava ancora divorando gli articoli, ed era ben lungi dall’averne abbastanza. C’era tutto un mondo dietro quei polli infiammabili, e il signor Gualtiero ci si era tuffato a capofitto. Aprì la pagina dei forum, e battè rapidamente e alcune righe, pieno di eccitazione. Era una settimana che sognava di poterlo fare.

Gualty ha scritto – Oggi ho comprato il mio primo pollo! È un Codapunta Tirolese, femmina. Pesa un chilo e mezzo ed è bellissima. Ho deciso di chiamarla Rosalinda.

Lesse qualche post senza trovare niente di stuzzicante, così andò a prepararsi un caffè. Si rivestì con abiti da lavoro e scarponcini da montagna.

Prima di uscire diede un’ultima occhiata alla pagina web del sito, ma non era ancora giunta nessuna risposta.

Infine raccolse la sacca con l’attrezzatura e tornò nella rimessa. La scatola di cartone era immobile e silenziosa, poggiata sul banco da lavoro. Il signor Gualtiero, con il cannello della pipa stretto tra i denti, si infilò due pesanti guantoni ignifughi e sollevò il coperchio.

Rosalinda stava accucciata sul fondo. Si sollevò sulle zampe e lo guardò. Il signor Gualtiero fu ben certo che lo guardasse con aria intelligente e curiosa –come si sarebbe premurato di descrivere più tardi sul sito web degli appassionati- e subitaneamente gli sbocciò nel cuore un tale affetto che era come se gli fosse appena nato un figlio. Prese il pollo (era, a tutti gli effetti, una gallina e non un pollo, ma data la sua particolare natura era d’uso soprassedere su tale distinzione. Nessuno aveva mai parlato di galline infiammabili, quindi quel termine era bandito dai vocabolari) e lo mise nella gabbia.

Il signor Gualtiero aveva preparato quella gabbia con la stessa cura che avrebbe riservato alla cameretta del suo primogenito. Era una stia metallica alta un metro e venti, profonda due e lunga circa tre, e qualsiasi allevatore di polli normali l’avrebbe senz’altro adoperata per mantenerci nell’agio più totale almeno una dozzina di bestie. All’apparenza era una gabbia fredda e spoglia, perché a causa della particolarità del suo inquilino era impossibile spargere paglia sul fondo, o abbellirla con rami e foglie secche. Tuttavia aveva un rifugio nascosto cui si accedeva da un grosso oblò, una mangiatoia e un abbeveratoio metallici. E aveva le sue comodità: ripulire il fondo metallico così liscio sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Rosalinda scrollò la testa, si guardò intorno –la scintilla nei suoi occhi era sempre molto intelligente, ancorché in quel momento sembrava un poco confusa- perse un minuto intero per frugare tra le piume di un’ala alla ricerca di qualcosa, fece qualche passo incerto e quindi si fermò. Il signor Gualtiero osservò tutta la scena con il cuore traboccante di emozione.

-Ti piace, Rosalinda?- domandò. –Ti piace la tua nuova casa?

Rosalinda non rispose, ma il signor Gualtiero ebbe l’impressione che, se il suo pollo avesse avuto il dono della parola, avrebbe detto: -È la gabbia più bella che abbia mai visto!

Versò un po’ di mangime nella ciotola, osservò Rosalinda dare qualche timida beccata –è solo lo sconvolgimento per il trasloco, si disse, tra poco mangerà di gran gusto- e controllò il livello dell’acqua nell’abbeveratoio. A quel punto scoprì di non avere un’idea molto precisa sui suoi compiti. Gli sembrava di aver fatto tutto a puntino. Rosicchiò il cannello della pipa guardando l’estintore poggiato contro la parete della rimessa, pensando a che stupida idea fosse stata. Il suo pollo era di una mansuetudine esemplare.

-Non importa- borbottò. –Vieni qui, Rosalinda. È arrivato il gran momento!

Strofinò un fiammifero e lo avvicinò alla stia. Rosalinda gloglottò e corse subito verso la fiamma. Il signor Gualtiero non stava più nella pelle. Le appoggiò il fiammifero sulle penne della coda… e quello si spense con un sibilo.

Rosalinda lo fissava ruotando il capo da una parte all’altra. Il signor Gualtiero tentò una seconda volta, con lo stesso risultato, quindi provò ad accenderla dando fuoco alle ali. Tutti i manuali che aveva letto, però, concordavano su un punto: i polli infiammabili andavano accesi per la coda.

Non accadde niente.

Consumò una dozzina di fiammiferi tentando di dar fuoco a Rosalinda (e rosicchiando il cannello della pipa più di quanto non avesse fatto in tutta la sua antica carriera di fumatore).

Lo guardo del pollo ora sembrava più severo, come se gli dicesse: -Ehi, non pensare che sia colpa mia! È chiaro che sei tu quello che sta sbagliando qualcosa!

Forse stava davvero sbagliando qualcosa. In fondo, era il suo primo pollo.

Prese un accendigas a cannello. Rosalinda tentò perfino di dare una beccata alla fiamma azzurrina, tuttavia non si accese. Le sue penne non sfrigolarono nemmeno.

Convinto di essere nel bel mezzo di un pasticcio, il signor Gualtiero disse a Rosalinda di aspettare e rientrò in casa. Piombò a sedere sulla poltroncina della scrivania e aprì la pagina web del sito. Sul forum qualcuno aveva risposto al suo precedente annuncio.

Ethienne ha scritto – Complimenti, Gualty, e benvenuto tra noi! Anch’io ho avuto un Codapunta Tirolese, sono sicuro che ne sarai contentissimo. Auguri a te e a Rosalinda.

Giulia ha scritto – Benvenuto, Gualty! I Codapunta Tirolesi sono fantastici! Ho pianto per una settimana quando il mio si è spento! Non ho mai avuto un altro pollo così docile. Ricorda di dargli da mangiare mangime misto, mais spezzato e poltiglia di pane. Io mettevo anche un po’ di farina di pesce, perché gli colorava la fiamma di rosa ed era una bellezza, ma ti sconsiglio di tenerla in casa: sapessi come puzza! Sto parlando della farina di pesce, naturalmente, non del pollo. Auguri, dai un bacio a Rosalinda!

-Colora la fiamma di rosa… accidenti, se almeno avesse una fiamma!

Pigiò sui tasti in fretta, componendo un nuovo messaggio.

Gualty ha scritto – Ho un grosso problema, purtroppo: Rosalinda non si accende! Qualcuno può aiutarmi per favore? Ho provato con i fiammiferi e con l’accendigas, ma non ha fatto nemmeno una scintilla. Rispondete presto, grazie!

Attese tamburellando le dita sulla scrivania, ma in quei brevi minuti nessuno rispose.

-Accidenti- Aveva una gran voglia di riaccendere la pipa, ed era una smania che si intrecciava con la rabbia montante, in una spirale molto poco promettente. –Accidenti.

Cercò vanamente tra le pagine dei manuali online, frugò tra messaggi vecchi di dodici e anche quindici mesi, ma non trovò niente di utile. Erano tutti felici dei propri polli. Sembrava che non esistesse nessun tipo di problema. Possibile che avesse preso un pollo difettoso? Pensò se fosse il caso di tornare all’allevamento per chiedere spiegazioni, quando notò che un nuovo messaggio era stato inserito.

Pollofan ha scritto – Ciao, Gualty! Anche io ti do il benvenuto nel movimento. Mi sembra di capire che hai un problema di accensione, giusto? Dunque ti darò qualche consiglio, sperando di esserti d’aiuto. Primo: non ti innervosire. Mettiti in testa che se ti innervosisci la situazione peggiora. Secondo, non te la prendere con il tuo pollo. Per noi appassionati il pollo infiammabile è sacro. Il pollo ha sempre ragione, ricordatelo. Ripeti mentalmente tutta la procedura. Sei sicuro di non aver tralasciato qualcosa? Quello che penso io è che Rosalinda (è questo il nome, vero?) sia rimasta un po’ traumatizzata dal trasporto. Dev’essere da quello che dipende il tuo problema. Di seguito al messaggio ti scrivo l’indirizzo di una pagina dove c’è un articolo di un dottore austriaco, il professor Feuerbauch. Se ti interessi di polli infiammabili sono certo che ne avrai sentito parlare. In questo articolo avanza l’ipotesi che l’infiammabilità dei polli (e quindi temperatura, colore della fiamma, eccetera) sia legata al loro stato emotivo. Prima di prendere qualsiasi decisione, io ti consiglierei di dormirci su, e riprovare domani. Forse, dopo una notte di riposo, Rosalinda si sarà ambientata e si accenderà senza problemi. Per adesso ti saluto, Gualty. Tienimi informato sui tuoi progressi, e buona fortuna!

-Ma che stai dicendo?- sbottò il signor Gualtiero.

Traumatizzato? Oh, per piacere, quello che c’è nel tuo garage è certamente il pollo meno traumatizzato dell’universo, pensò. Un pollo traumatizzato non gioca con i fiammiferi e non tenta di beccare l’accendigas. Ho preso tutte le precauzioni e poi… Rosalinda non vede l’ora di prendere fuoco, gliel’ho letto negli occhi!

Sì, quella in definitiva era stata proprio la sua sensazione. E allora perché?

Poteva essere malata?

-Forse ha bisogno di qualcosa di più forte. Forse il calore di un fiammifero non basta.

E cosa poteva usare? Non era certo il tipo da tenere una fiamma ossidrica nel ripostiglio delle scope.

Il signor Gualtiero si arrovellò sul suo problema -un problema scottante, come l’avrebbe definito lui, ma il paradosso smise di divertirlo dopo nemmeno un secondo- e continuò ad arrovellarsi per tutta la sera, durante la cena, mentre lavava i piatti, e non riuscì a smettere di pensarci nemmeno quando sprofondò nella sua poltrona preferita e accese la televisione.

Insomma, era il suo pensiero più frequente, non avrò speso più di trecento euro per un pollo che non si incendia?

Ad intervalli di dieci minuti, tornava a controllare il forum sul sito dei polli infiammabili, in attesa di nuovi suggerimenti. Gli unici due utenti che risposero quella sera si ritennero in linea con i consigli di Pollofan, e non lo aiutarono a cavare un ragno dal buco.

Ma più passava il tempo, più aumentava la frustrazione, e il desiderio di risolvere la questione. Alle dieci e mezza, quando il peso si fece insostenibile, abbandonò la poltrona e tornò nel garage.

Rosalinda si era accovacciata in un angolo.

Rimase immobile, osservando il signor Gualtiero prendere una tanica scura da un angolo altrettanto scuro. Lo vide svitare il tappo e annusare il contenuto, e annuire fra sé, con una strana luce negli occhi. Lo vide avvicinarsi alla stia e pronunciare alcune parole.

-Forse questo basterà, Rosalinda. Dovrebbe bastare. In fondo tu vuoi accenderti, non è vero?

Il signor Gualtiero cominciò quindi a versare il contenuto della tanica nella stia, finché tutto il fondo non ne venne impregnato. Se Rosalinda avesse avuto un naso umano, e percezioni umane ed umane cognizioni, avrebbe riconosciuto l’odore acre del liquido per quello che era: benzina senza piombo. Ma Rosalinda era solo un pollo, infiammabile sì ma pur sempre un pollo, e tutto ciò che vide fu un individuo bipede che versava liquido nella sua gabbia.

Sempre più convinto di non avere altra scelta, e altresì convinto che finalmente sarebbe risuscito a vedere il suo pollo acceso, il signor Gualtiero tirò fuori di tasca l’accendigas.

La benzina s’infiammò in una vampa gialla, e il signor Gualtiero si ritrasse appena in tempo per non perdere i pochi capelli che gli restavano (si parlava tanto di polli infiammabili, non avrebbe certo desiderato essere lui il primo esemplare di uomo infiammabile). Una nuvolaccia nera si sollevò come un fungo e l’aria divenne irrespirabile.

Con un fazzoletto premuto sul naso, il signor Gualtiero osservò il suo pollo starsene placidamente in mezzo alle fiamme. Corse ad aprire tutte le finestre, e parte della nube tossica s’involò per quella via. Le fiamme si smorzarono, il fumo nero si dissipò, e in mezzo a quel putiferio ecco lì Rosalinda… ancora spenta, e appena appena un po’ annerita. Prese nel becco la piuma di un’ala e la lisciò con cura, e quando fu contenta del risultato si accovacciò e rimase immobile. L’acciaio della stia era tutto nero.

Il signor Gualtiero, sfibrato e sfiduciato, si sedette sul treno di gomme termiche che teneva da parte per l’inverno.

Forse è questione di temperatura, disse fra sé. Qua fuori fa troppo freddo. Dev’essere per forza così. In fondo la rimessa non ha un buon isolamento, e le pareti sono sottili. Sono sicuro che è per quello che non si accende. Ma come…

Il signor Gualtiero balzò in piedi, e lo stesso fece Rosalinda.

-Ti porterò in casa, mia cara!- disse.

Era così compiaciuto da avere la nitida sensazione che Rosalinda avrebbe sottoscritto in pieno.

-Oh, Perdiana!- gli avrebbe detto il suo pollo. –Dopo tutte queste fanfaronate, ecco una buona idea! Cominciava a pensare di non essere l’unica ad avere un cervello da gallina!

Il signor Gualtiero considerò brevemente se fosse il caso di spostare in soggiorno tutta la stia, ma con grande rammarico dovette rinunciare. Quel gabbione metallico gli era costato molto tempo e un bel po’ di soldi, ma non sarebbe mai passato per la porta d’ingresso, a meno di non volerlo smontare pezzo per pezzo.

Aprì la porticina e prese Rosalinda.

Rientrato in casa posò il pollo in soggiorno, e attese.

Che cosa?

Non lo sapeva, naturalmente, ma era sicuro che qualcosa sarebbe accaduto. Doveva accadere qualcosa, perché semplicemente non era concepibile per il signor Gualtiero che continuasse a non accadere niente. Non lo avrebbe proprio sopportato.

Rosalinda si guardò intorno.

Ruotò la testa sul collo. Fissò i suoi occhietti neri dapprima sul divano, poi sulle poltrone, e quindi sulla grande credenza dov’erano poggiati i piatti di porcellana Limoges del servizio buono, lascito della sua ex-moglie.

Il signor Gualtiero, accaldato, guardava il suo pollo col cuore in gola.

Rosalinda si aggirò per il soggiorno. Si avvicinò al televisore, e il signor Gualtiero afferrò immediatamente il telecomando. Accese lo schermo e mise sul primo canale, convinto che quella piccola distrazione avrebbe aiutato il pollo a mettersi a proprio agio, ma Rosalinda snobbò il programma di varietà e diede la coda al televisore. Zampettò sotto il tavolo fino alla credenza, poi deviò a destra e sparì in cucina. Il signor Gualtiero le zampettò dietro.

In cucina Rosalinda diede l’impressione di trovarsi maggiormente a suo agio.

Saltò sulla sedia frullando le ali, e quindi sul tavolo. Lo percorse tutto e si fermò in prossimità del bordo, scrutando la distesa che la separava dal piano di cottura. Aveva lo stesso occhio acuto che doveva aver avuto Ferdinando Magellano in vista delle coste della Patagonia, e un’onda rossa di orgoglio sommerse il cuore del signor Gualtiero.

Quello è il mio pollo. Che nobiltà, che eleganza! Oh,Dio, ma non lo vedete?

Poi gli sovvenne di aver lasciato il sacco con le granaglie nella rimessa, e si chiese se non fosse per quello che Rosalinda era entrata in cucina. Forse aveva fame. Forse era in cerca di qualcosa da becchettare.

-Hai fame?- le chiese.

Rosalinda ruotò la testa verso di lui in maniera così convincente da fargli crollare ogni dubbio.

-Che sciocco, non mi sono ricordato di prendere le tue granaglie. Aspettami qui, va bene?

Corse fuori, nella rimessa, afferrò il grosso sacco di iuta.

Ma quando tornò in casa, Rosalinda era sparita. La cercò in cucina, in soggiorno, guardò con sospetto la porta che si apriva sulle scale del primo piano. Aveva sufficiente fiducia nelle qualità intellettive del suo pollo da giudicarlo in grado di aprire una porta… ma addirittura richiudersela alle spalle!

Scrollò la testa e diede un’occhiata in bagno, chiamandola dolcemente. Era forse uscita in giardino? Eppure ricordava bene di aver chiuso la porta. Controllò nel ripostiglio.

Tornò in cucina e scorse finalmente l’anta socchiusa di un mobile. La scostò leggermente, e per poco non cacciò un urlo.

Rosalinda era dentro il mobile, accovacciata in religioso silenzio, immobile… e non aveva più la testa! Il suo pollo infiammabile decapitato! E perché? E da chi?

Sveglia… sta solo dormendo! Proprio come te.

Come si era detto, i polli infiammabili mantenevano tutto sommato le normali abitudini delle specie avicole. Rosalinda era entrata nel mobile, aveva trovato la cesta del pane vuota, ci si era accovacciata trovandola decisamente comoda. Dunque si era cacciata la testa sotto l’ala, ritenendo opportuna una ronfatina.

-Bè, contenta lei.

Forse in virtù della misteriosa empatia che aveva sviluppato con il suo pollo, il signor Gualtiero emise un grosso sbadiglio, e decise che era ora di mettere fine a quell’estenuante giornata e andarsene a letto.

Si cambiò, si lavò i denti e s’infilò sotto le lenzuola.

Con un ultimo, furibondo assalto, tutti i pensieri di quel pomeriggio tornarono alla carica.

Polli.

Gabbie.

Esplosioni.

Benzina e gasolio.

Fumo.

Fiamme.

Un freddo glaciale che avvolgeva il mondo.

Il signor Gualtiero li scacciò senza pietà, fin quando la sua mente sonnolenta non fu libera e leggera. Era ora di un meritato riposo. Il giorno seguente avrebbe risolto le sue magagne. Il giorno seguente avrebbe acceso il suo pollo. Ne era certo, perché in fondo il signor Gualtiero era un ottimista. Il giorno seguente sarebbe stato magnifico.

Il giorno seguente…

Vinto dalla stanchezza, scivolò nel sonno senza nemmeno accorgersene.

Nel cuore della notte, il signor Gualtiero si svegliò e scoprì che la sua casa era tutta ghiacciata. Le lenzuola, rigide come cartoni, mandarono un lamento di ghiaia secca e gli si spezzarono sotto le dita. Il suo fiato si condensava in nuvole lattiginose. I piedi nudi gli dolevano. Accese la luce, ma invece della solita luce gialla quella che illuminò la stanza era blu e bianca. L’armadio, il pavimento, il grande comò, e i tappeti erano tutti coperti da un inospitale strato di brina. Ragnatele di ghiaccio segnavano la superficie dello specchio e il vano della porta.

Scese dal letto, sbigottito e terrorizzato. Ma che ora era? E di che mese?

Poi gli tornò in mente qualcosa che aveva dimenticato in cucina. Non ricordava di preciso cosa fosse, ma subito lo colse l’improrogabile necessità di andare a controllare.

Camminare nella sua stanza da letto e poi nel corridoio fu come attraversare un territorio cosparso di carboni ardenti e puntine aguzze. Il dolore alle piante dei piedi era appena al di sotto della soglia di sopportabilità.

C’era qualcosa posato sul tavolo grande della cucina. Il signor Gualtiero si accorse che era una gallina. Nastri di gelo spessi come corde si diramavano tutt’intorno avvolgendola come una rete da pesca. Il signor Gualtiero, sopportando a malapena il dolore, spezzò il ghiaccio e la liberò. La prese in mano. La gallina era gelata. Un freddo feroce gli si trasmise immediatamente attraverso le dita, risalì gli avambracci e gli artigliò il petto e il cuore. Si sentì come immaginava dovesse sentirsi un infartuato quando capisce che infine è giunto il momento fatale.

La gallina aprì gli occhi, e in quello stesso istante la sua temperatura calò di altri cinquanta gradi. Il signor Gualtiero vide il blu delle piume trasmettersi alle sue mani, che si congelarono istantaneamente. Tentò di staccarne una, ma ne recuperò solo una parte. Indice e mignolo si spezzarono e rimasero attaccati all’ala.

La stessa cosa accadde ai suoi piedi. Il signor Gualtiero guardò in basso, e vide che si erano mutati in due blocchi di ghiaccio. Tentò di sollevare il destro, e quello si frantumò all’altezza della caviglia, sprizzando intorno una miriade di schegge diamantine. E il freddo risaliva. Risaliva, guadagnando la sua vita centimetro dopo centimetro.

Un grido di terrore gli salì alle labbra, e a quel punto la gallina di ghiaccio lo beccò.

Il signor Gualtiero si svegliò di soprassalto da quel sogno. Le coperte del letto erano morbide e tiepide, e per un momento terribile temette di averle bagnate. Così nitida la sensazione… così orribilmente limpida e fredda. Sollevò la mano, ancora straniato dal sonno, e il dolore era vero. Sentiva il dorso pulsare e bruciare. Impossibile non crederci, perché qualcosa lo aveva morsicato. Qualcosa lo aveva… beccato.

Accese di scatto la luce del comodino.

Rosalinda era di fianco al letto, perfettamente sveglia, e lo guardava con i neri occhietti lucidi e vispi. Aveva uno stuzzicadenti in bocca. La sveglia al quarzo sul comodino segnava le tre e dieci.

Il signor Gualtiero sbatté le palpebre e guardò meglio la gallina –è un pollo! È un pollo infiammabile, non una gallina!

In bocca non aveva uno stuzzicadenti. Aveva un fiammifero.

In una situazione del genere, una persona sana di mente non poteva fare che un’unica cosa. Il signor Gualtiero, pensandosi del tutto savio, prese il fiammifero dal becco del suo pollo infiammabile, e Rosalinda divaricò le ali. Aveva la stessa fierezza di un’aquila dalla testa bianca. Lo stesso portamento di un condor delle Ande. Esprimeva lo stessa libertà di un albatro sospeso tra le correnti degli Alisei, solo con le ali un po’ più corte.

-Allora ci siamo- disse il signor Gualtiero strofinando il fiammifero. –È così che funziona. Hai avuto l’ispirazione, finalmente.

Allungò la mano verso Rosalinda. Il pollo, con un gesto aggraziato, gli colse dalla mano il fiammifero e se lo appoggiò sulle piume della coda. Si sprigionò una piccola vampa azzurrina, che immediatamente si propagò a tutte le piume. Richiuse le ali.

Infine il signor Gualtiero aveva il suo pollo infiammabile acceso.

Lo guardò affascinato.

-Oh, sei bellissima!- sussurrò.

Lo disse così piano che il suo fiato non avrebbe spento nemmeno la fiamma di una candela. Rosalinda aveva una meravigliosa fiamma azzurra, striata da venature bianche. Qualche minuscola scintilla schioccò dalla parte inferiore, rimbalzando sul tappeto.

Il signor Gualtiero stava per alzarsi dal letto, quando Rosalinda frullò le ali e montò sulle coperte.

-Oh, no… stai giù.

Troppo tardi. Odore di cotone bruciato. Fiammelle, gialle e pericolose e non più azzurre, si propagarono mentre la coperta avvampava. Il signor Gualtiero gettò a terra Rosalinda e piegò bruscamente la coperta, soffocando le fiamme. Rosalinda diede fuoco ad un lembo del lenzuolo, poi al tappeto. Corse via, mentre il signor Gualtiero zompava giù dal letto in cerca di qualcosa per spegnere l’incendio. Sul comodino teneva un bicchiere d’acqua. Lo gettò sul tappeto, ma nel frattempo Rosalinda diede fuoco alle tende, che arsero con mirabile rapidità, e in un momento tutta la stanza era avvolta dalle fiamme. Il legno impiallacciato del grande armadio si annerì, si ricoprì di bolle e infine, vinto dal calore, s’incendiò anch’esso. Presero fuoco i vestiti appoggiati alla sedia, e anche la sedia stessa.

Tutto bruciava.

Il signor Gualtiero corse in cucina, seguito a ruota dal suo pollo. Prese il secchio per le pulizie e lo mise nel lavandino, con l’intenzione di riempirlo per spegnere l’incendio, ma già dal corridoio intravedeva le alte fiamme che avevano invaso la camera da letto. E Rosalinda continuava a scorrazzare, dando fuoco a tutto ciò che incontrava sul suo pazzo cammino.

-Fermati! Fermati, disgraziata!

Vedendo che i suoi sforzi erano vani, corse allora al telefono in soggiorno.

Il telefono era proprio di fianco al monitor del computer. Mentre chiamava i Vigili del Fuoco, il signor Gualtiero notò con la coda dell’occhio che altri messaggi erano stati aggiunti in coda al suo, sul forum dei polli infiammabili.

Superchick ha scritto – Ehi, Gualty, mille saluti! Come va con il tuo pollo? Spero sinceramente che tu riesca ad accenderlo presto. I Tirolesi sono uno spettacolo, sai? Bè, te ne accorgerai da solo!

Pollofan ha scritto – Quasi dimenticavo. Un’ultima raccomandazione, Gualty: non lasciarti intenerire! Spero che non farai la stupidaggine di portare il tuo pollo in casa. Molti novizi lo fanno, credendo di farli stare meglio… e invece quasi sempre ci rimettono la baracca! Saluti!

Il signor Gualtiero sentì un torrente di sudore gelido scorrergli lungo la schiena.

E non potevi dirmelo subito, razza di deficiente?

E spesso ci rimettono la baracca…

Rosalinda attraversò il corridoio, spruzzando fuoco e fiamme dappertutto.

-Fermati… oh, porca…

Rosalinda sembrava tutt’altro che d’accordo: adesso che si era accesa pareva invece animata da una foga esplorativa inarrestabile. L’inconveniente era che, qualunque luogo esplorasse, nel frattempo lo incendiava.

Docili come agnellini…

Il signor Gualtiero chiamò il pronto intervento, poi sbatté giù il telefono e si rimise sulle tracce del suo pollo.

Il signor Gualtiero sedeva in giardino su un vaso di gerani. Teneva in bocca la sua pipa di sepiolite e, in barba alle antiche promesse, era sicuro che se avesse avuto in tasca del tabacco l’avrebbe riaccesa. Non aveva mai avuto tanta voglia di fumare come in quel momento, nemmeno durante i giorni funesti del divorzio. Per un qualche beffardo disegno del destino, però, oltre al tabacco non aveva neppure da accendere.

Della sua bella casa non rimanevano che poche travi smozzicate e qualche frammento di muro annerito. Tutto bruciato. Tutto andato. Restava in piedi solo la rimessa, che distava dalla casa una quindicina di metri, ma non era un gran consolazione.

I pompieri ancora si aggiravano tra le macerie, battendo con i picconi e spostando scheletri carbonizzati di mobili. Non era rimasto molto in piedi.

Uno dei pompieri, probabilmente un caposquadra, gli si avvicinò. Teneva qualcosa nella mano destra. La maschera antigas gli aveva lasciato un ovale perfettamente bianco intorno alla bocca. Il suo viso era serio.

-Abbiamo trovato questo- disse. Sollevò la cosa che teneva in mano. Era quello che restava di un pollo. –Lei teneva in casa un pollo infiammabile?

-No.

Il capo dei pompieri sbuffò, come se avesse assistito a quella scena decine di volte.

-Questo lo dobbiamo mettere sotto sequestro. Lo consegneremo al laboratorio analisi, loro sapranno dire se è un pollo infiammabile o normale.

-Ha da accendere?

-Mi sta prendendo in giro?

-No. Tanto non avrei il tabacco. Era solo per dire…

-Comunque- riprese il pompiere mettendo i resti di Rosalinda in una sacca trasparente. –Saprà che è severamente vietato tenere polli infiammabili nelle abitazioni. È per via delle assicurazioni… se verrà dimostrato che lei ha introdotto un pollo infiammabile… contravvenendo alle leggi…

Il pompiere continuò a parlare a lungo, ma il signor Gualtiero non lo ascoltava più.

Quella notte avrebbe dovuto dormire nella rimessa. C’era una grossa stia metallica là dentro. Immaginava che l’avrebbe usata come letto.

N.d.A. Nessun pollo ha subito maltrattamenti per la stesura di questo racconto.

6 Commenti a “Polli altamente infiammabili”

  1. emmaus2007 dice:

    Grande Diego!
    L’ho letto tutto d’un fiato, e come sempre ne ho apprezzato l’originalità e l’ottima stesura. Che dire altro? Cinque stelline!

  2. mattiekian dice:

    Carino carino davvero…e la nota finale davvero geniale!
    Grazie di avercelo fatto leggere

  3. andrea dice:

    Troppo divertente! Ma come ti e’ venuto in mente!! Geniale, davvero. Aggiungo le mie 5 stelle alle altre :)

  4. fabio dice:

    Spassoso, originale e scritto davvero bene. Sono costretto ad aggiungere altre cinque stelline! :)

  5. annaerredesantis dice:

    Concordo con quanto espresso negli altri commenti: una storia spiritosa e di notevole fantasia. C’è solo un fatto: anche se nessun pollo è stato maltrattato, solo l’idea di questi polli che prendono fuoco mi ha fatto stare aggricciata per tutto il tempo di lettura. E son contenta che quello abbia perso la casa. La tua storia ben descrive la stupidità umana! Complimenti!

  6. bernardodaleppo dice:

    Concordo con tutti gli altri commentatori. Non credo di poter aggiungere altro se non che mi è venuta una voglia di pollo alla griglia…

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