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CANTO DEL GALLO

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 20 febbraio 2024

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CANTO DEL GALLO

Un giorno un gallo cantò ,mentre io crescevo nella terra dei padri , poscia fu poi abbandonato a me stesso ed al mio inutile canto. Per strada si udivano le voci delle genti , gridare tra le fessure del tempo. Ed il mio canto s’udii in seguito lentamente sulla scia delle mie stonate canzoni.
Ero morto , ma vivevo nei miei versi , in bilico sopra un filo spinato, dove venivano stesi una lunga fila di panni. E La signora, mi guardava fare l’acrobata tra le molette e le mutande del marito , il quale gridava di chiudere la finestra perché faceva molto freddo.

Ed il mio canto , segui questa musica celeste che veniva dalle campagne in festa , passava a testa alta per le strade del paese ben vestita . Celandosi nel nulla del mio dire e fare. Ed io rimasi , estasiato nel mio destino . Poi presi coraggio , risposi al telefono e parlai di questo mio dolore nato in tanti canti , saliti dal basso. E volai in alto con il mio canto, andai verso il sole, andai verso il mio domani . E alla fine del mio verseggiare vidi tre angeli che suonavano per strada ed erano tre angeli liberi , tre angeli senza denari. E la loro musica mi portò a ricredere nel mio Dio e nel loro canto.

Calmo il vento lievemente accarezzava il mare , risaliva lesta una sirena dal fondo degli abissi ed un amore nuovo venne a galla con tanti pesci e tanti corpi senza vita. In quella guerra , ho vinto un’altra medaglia e sono rimasto a galla in attesa di essere recuperato . Sono rimasto a galla per giorno per non annegare , mentre un gallo cantava la sua mesta canzone del mattino . Ed ero sicuro che qualcuno prima o poi, sarebbe venuto a prendermi e mi avrebbero portato al camposanto.

Ed io volevo ritornare sul quel verde colle dove avevo trascorso la mia infanzia. Stare nel sole , assopito come una foglia. Cosi m’accorgo che iddio mi guarda dall’alto, rinchiuso in quella mia forma umana . Rimango in silenzio. Spaventato sono assopito in un dolce silenzio, a galla rimango , sopra l’azzurro mare.

Ora so che i treni passano, una volta sola nella vita , sono muti oramai. Come i miei anni in attesa del giusto treno . Come la mia vita, stolta e testarda. E’ sono solo e svolto per strade notturne insieme ad una ragazza con la sua tosse secca di fine di febbraio.
Ridono gli angeli sopra di me nel cielo .
Torneranno mai le rondini anche quest’anno , chi sa.
Voleranno via via le miei parole stanche e stolte .
Ritornano, da me, le antiche parole dell’amore.
In me, risplenderanno.
Giocheranno con me , nei miei anni crudeli.
Ed incerta in me , cammina solitaria e tranquilla la felicità.
Ammirare una fanciulla , ed ascoltare la propria voce crescere nel suo canto.
La buia sera , mi nasconde e mi riunisce al mio soffrire. .
Lontano dal mio cuore dorme la bella fanciulla.
Piangere ed ascoltare la propria voce crescere nel canto.
Lucente è il fiume sotto i raggi della luna .
E tu lo sai che basta poco per essere felici
Come baciare le tue guance , umide e fredde in un giorno diverso .
Nel buio della mia stanza mentre risplende il sole di febbraio , lieve, anonimo, interagisce con questo soul .
Così l’anima mia inventa nuove parole .
Nel blues …
La sera , arriva più̀ scura ormai.
E tu ritorni un poco malinconico nel mio ardore.
Per strada accadono mille disgrazie
la gente si raduna intorno, intorno a vedere.

Città, antica, con il suo rumoroso carrozzone
di carnevale il quale passa festoso con le sue maschere .
i lenti carrozzoni portano lontano le sudice divise dei giovani operai.
Giungono fra un incrociar di lenti carri stetti fra un indugiar di lenti affetti. Sotto un cielo grigio , mirando le fredde stelle estasiato nella sera tra i carri
di carnevale.
Non è questa la città dei padri, dove la sera ,ebbro cantavo fra le sparse luci , nella dolce umidità del fiume.
Ubriaco di primo mattino nella nera bottega di mio padre , bruciando la mia esistenza E non conoscevo ancora ,dove era la foce del fiume delle mie memorie.

Disegnavo in me , nel mio animo un’alba dalle larghe curve. Assonnato, nella bottega di mio padre ascoltavo il gallo cantare la sua malinconia , mentre io salivo sul carrozzone eccitato. Nell’allegro carnevale della mia vita , attendevo una nuova vita , ed una nuova era per ritornare ad amare per ritornare ad essere me stesso . Perso nel mio desiderio, recondito , ignaro mischiavo l’acqua al vino con tanti versi e frasi presi alla rinfusa dentro libri di poesie di famosi poeti. E sulla strada lontano, anonimo, sentivo cantare il gallo della mia immaginazione il suo primo amore.

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