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I signori della mente

Pubblicato da poetto il 14 aprile 2009

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Ho fatto l’ennesimo esame.
Sono stufo di credere che tutto andrà bene, lo so, non sarà così.
Davanti a certe disgrazie non c’è scampo.
Un mio amico mi ha proposto di partecipare ad un programma sperimentale.
In pratica, secondo quello che dice lui, un super computer, dovrebbe “prelevare” la mia anima e sistemarla all’interno di una realtà virtuale fatta al computer in base alle mie indicazioni di massima.
Non mi resta molto da vivere, penso che accetterò, tanto non ho nulla da perdere, almeno la mia esistenza potrà essere utile per la scienza.
Sono le otto, tra qualche minuto dovrebbe arrivare Marcello, è inutile dire che sono in ansia.
Questo è un incontro preliminare per sviluppare il programma del computer.
Marcello arriva con un registratore a cassette, come quelli che si usavano una volta a scuola.
Mi fa centomila domande, mi chiede di tutto e su tutto.
Restiamo a parlare per sette, forse otto ore.
Come farà a “prelevare” la mia anima?
Marcello, mi spiega che, assieme ad altri scienziati, ha trovato il modo di collegare l’attività elettrica del cervello ad un computer
Sinceramente non riesco a capire come possano riuscire a far funzionare il mio cervello con una macchina.

Martedì, Marcello mi porta una serie di fogli da firmare.
. Allora Marco…ho preso tutta una serie di foto – mi dice Marcello, mostrandomi un’interminabile serie di fogli, foto ed altra documentazione.
. Senti Marcello, oggi non mi sento molto bene.
. Guarda facciamo in dieci minuti, va bene?!
. Bene, in dieci minuti.
. Senti, avevo intenzione di mostrarti il programma, per noi, è importante per riuscire a capire se stiamo creando “un mondo” adatto a te.
. Guarda, domani devo fare delle analisi, non so a cosa serviranno, in ogni modo…penso che sia giusto farle – sono stanco, molto stanco, non voglio vedere Marcello anche domani.
. Senti Marco, noi non abbiamo tempo, se il programma non dovesse funzionare, per qualsiasi ragione, è meglio scoprirlo subito. Ci occorre sperimentare, provare, verificare quello che stiamo facendo. Tu, e solo tu, sei l’unico che può dirci se, quello che stiamo facendo, va bene o no. Noi siamo responsabili della parte tecnica.
. Non voglio fare il difficile è che sto male per davvero.
. Perdonami! Non voglio essere indifferente al tuo dolore, ripeto abbiamo poco tempo…vedi, tu sei l’unico che seguiamo a casa. Capisco la tua situazione, come vedi sono io che vengo a casa tua, cerco di venirti incontro il più possibile – la voce di Marcello sembra seccata, di solito è abbastanza gentile e disponibile. Questa cosa non mi piace.

Improvvisamente, mi sento la testa pesante, molto pesante.
Vedo tutto offuscato, mi giro, vedo ombre.
Sento le voci delle persone che stanno dentro la stanza, come ovattate.
Cerco di parlare, non ci riesco.
Improvvisamente vedo il buio, totale, completo.
Non so quanto tempo può essere passato, fatto sta che mi ritrovo a casa.
Cammino! cammino da solo.
Mi guardo intorno, questa è la mia casa!
Prendo gli oggetti, sono veri, reali, riesco ad afferrarli.
L’esperimento di cui mi parlava Marcello sembra che funzioni, sono nella realtà virtuale che mi era stata descritta.
Ci sono alcuni piccoli dettagli che non corrispondono, in linea di massima, però, mi pare di essere ritornato a vivere la vita che conducevo prima che mi succedesse il fatto.
Giro per tutta la casa, non mi sembra vero poter camminare da solo, faccio le scale come se nulla fosse.
Non riesco a trattenere la mia gioia.
Rido come non ho mai riso in vita mia.
Trovo un giornale in salotto, la prima pagina è dedicata all’elezione di Bush, avvenuta qualche anno fa.
Apro il giornale, sorpresa le pagine sono bianche, non c’è scritto nulla.
Guardo l’orologio sul muro, segna le 14, se i programmatori hanno fatto un buon lavoro, dovrebbe rientrare mio fratello Davide.

Aspetto in salotto, accendo la tivu’.
Si riesce a vedere solo un canale.
Passa un’ora, di Davide nessuna traccia.
Mi sono ritrovato nella realtà virtuale che i programmatori hanno creato grazie alla mia collaborazione.
Mi sono reso conto, però, che mancano tanti particolari che sono il sale della vita di ogni persona.
Non avevo riflettuto sul fatto del giornale ed, a pensarci bene, neanche i programmatori avevano preso in considerazione quest’aspetto.
Di Davide ancora nessuna traccia.
Decido di uscire di casa.
Ho dato un mare di foto ai programmatori, vedo che ne hanno fatto un buon uso.
Cammino per un bel po’, trovo poca gente in giro.
La città è insolitamente strana, la gente sembra camminare senza meta.
Noto che una persona va avanti ed indietro per la strada davanti a casa mia.
Vado a prendere il giornale.
L’edicolante è lo stesso che conosco io, per fortuna i programmatori hanno messo signor Carlo, un mio amico.
Cerco di scambiare quattro chiacchiere con lui.
. Carlo! Che piacere vederti! – gli faccio io, sfoderando il sorriso migliore che riesco a fare.
. Buongiorno, bel tempo oggi.
. Si! Un sole meraviglioso. Temperatura ottima.
. Ciao, ci vediamo domani – mi fa Carlo, liquidandomi.
. Aspetta, che ne dici di prendere qualcosa al bar?
. Devo lavorare.
. Va bene. Senti che ne dici di venire questa sera a casa mia?
. Non sono programmato per questo.
. Cosa?! Che hai detto?
. Buona giornata!
Non riesco a credere alle mie orecchie, il mio amico Carlo che mi risponde come una macchina.
Incomincio ad essere pentito di aver dato il mio consenso per quest’esperimento.
Torno a casa.
Davide, nel programma non è stato neanche preso in considerazione, non c’è proprio, eppure io lo avevo messo in previsione con i programmatori.
Accendo la tivu’.
Si prende solo un canale, solo vecchi telegiornali, incredibile.
Spengo e vado a letto.
Non dormo, non riesco a dormire.
Forse neanche il sonno era previsto.
Accendo la luce, prendo un libro, per fortuna questo è tutto scritto.
È una biografia di uno scrittore inglese.
Biografia non interessantissima, almeno mi terrà impegnato.
Le otto del mattino.
Mi alzo, mi vesto e provo ad andare in ufficio.
Prendo il pullman, mi siedo.
Improvvisamente il passeggero alla mia destra scompare e poi riappare.
Guardo la scena, mi chiedo, cosa mi riserverà ancora questo programma?
Entro nel palazzo dove c’è il mio ufficio.
Dentro c’è Marcello, mi fa un cenno.
Mi avvicino.
. Ciao Marco! Vieni, ti devo dire una serie di cose – mi fa Marcello.
. Certo! – lo seguo, ci dirigiamo verso l’ufficio del mio capo. Saliamo in ascensore – ho visto che ci sono alcune sbavature in questo programma.
. Già! Purtroppo abbiamo avuto dei problemi tecnici – entriamo nell’ufficio del capo, Marcello mi fa cenno di sedermi.
. Senti Marcello, io ho dato l’occhei per questo programma, solo che mi sono reso conto che si sono delle importanti mancanze. Davide, ad esempio, non c’è. L’ho detto ai programmatori, lui fa parte della mia vita. Non riesco a dormire, questa notte sono stato sveglio, non avevo assolutamente sonno.
. Esistono dei limiti strutturali che i computer hanno. Purtroppo non abbiamo potuto inserire Davide per questioni di spazio, lui non è una persona qualunque, la sua presenza… ci siamo trovati davanti ad una scelta, in pratica mettere Davide o mettere il posto di lavoro.
. Non vedrò mai più Davide?!
. Stiamo lavorando per fare in modo che tu lo veda una volta a settimana.
. Fantastico! Davide fa parte di me. L’ho detto milioni di volte ai programmatori.
. Siamo in trattative con la Standard per acquistare una scheda di memoria che ci permetterà di ampliare il programma.
. Non riesco a dormire. Sicuramente non l’ho detto ai programmatori, mi sembrava una cosa superflua. Avrei dovuto ricordare che ho anche bisogno di bere.
. Senti Marco, il programma ha dei limiti strutturali. Forse non ci hai fatto caso, non hai neanche avuto lo stimolo di fare i bisogni. Insieme agli altri programmatori abbiamo eliminato una serie d’attività che avrebbero sottratto “spazio” al programma, dal punto di vista operativo…
. Vuoi sostenere che non è previsto che faccia la pipì?!
. Già! È previsto che tu mangi…
. Se mangio però…
. Vorrei ricordarti che, anche se qui ti vedi con un corpo fisico, tu vivi in un programma generato da un computer. Non hai più un corpo, non hai più bisogno di fare tutte quelle attività che prima erano vitali.
. Quando potrò rivedere Davide?
. Abbiamo il programma già pronto, se tutto procede secondo i piani, lunedì, al massimo martedì, inseriamo Davide.
Marcello si allontana, mi stringe la mano, mi sussurra una serie di cose che, ora come ora, mi appaiono come delle banalità, tipo: “Hai dato un gran contributo alla scienza”.

Sono un impiegato.
Ho lavorato per quindici anni in una grande agenzia d’assicurazione.
In questa realtà virtuale ritrovo la mia scrivania, i miei colleghi e tutta una serie di cose che avevo lasciato prima di andarmene.
Sento, però, che l’atmosfera non è quella giusta.
I programmatori hanno fatto un gran lavoro, comunque, manca il sale, non so come spiegarlo.
Ognuno di noi ha la propria personalità, il proprio modo di fare che lo rende unico, ebbene qui manca la personalità di tanti colleghi, anche l’ufficio manca di “personalità”.
Sono le dieci, fin ora è arrivato solo un cliente.
Mi avvicino ad Antonio.
Antonio è un ragazzo assunto da poco, viene dalla Sicilia, un tipo simpatico sempre con la battuta pronta.
. Poca gente oggi?!- dico ad Antonio.
. Si! Volevo chiederle della pratica del signor Rossi.
. Di chi?!
. Mi scusi, sto terminando questa pratica e…
. Non ti avevo mai sentito parlare così – Questo non è l’Antonio che conosco io, colpa mia, avrei dovuto spiegare in modo più approfondito determinate cose.
Torno a casa.
Accendo la tivu’, c’è in onda un tg del 2003, non mi resta altro che guardarlo, non ho altra scelta
Che noia! In questa vita virtuale non ho neanche il telefonino e tanto meno il computer.
Sono le 15, mio cugino abita a due passi da casa.
Mi cambio ed esco per andare a trovarlo.
Camminando mi rendo conto che, ai programmatori, non ho detto di mio cugino, dubito, quindi, che sia stato compreso nel programma, non hanno messo mio fratello figuriamoci se mettevano mio cugino!
La targhetta del campanello è una strisciolina di carta bianca.
Questa realtà inizia a deprimermi.
Torno a casa.
Mi sento prigioniero in questa realtà virtuale, mi chiedo se ho fatto bene a dare il mio assenso per partecipare a questo progetto.
I dubbi mi assalgono.
Non so come passare il tempo, non riesco a condurre una vita decente, mi mancano tante cose che ho sempre dato per scontato, tanto da non averne neanche accennato ai programmatori.
Torno a casa, come apro la porta vedo Marcello.
. Ciao! – esclama lui venendomi incontro.
. Marcello! Non nego che sono contento di vederti! Ti devo dire che questa realtà mi sta deprimendo. L’idea di vivere anni in questo modo, inizia ad angosciarmi. Non lo so, forse è colpa mia che non ho chiarito determinate cose. Quanto ho aderito a questo programma stavo male, il dolore mi ha offuscato la mente e non mi ha fatto vedere alcune cose importanti.
. Allora Marco, come ti ho detto il programma ha dei limiti. Non si possono, almeno per ora, fare determinate cose. Occorre necessariamente fare delle scelte. Senti, con i programmatori abbiamo deciso che, se vuoi, cambiamo alcune parti del programma…devi vedere tu cosa cambiare.
. Bhè si…qualche cambiamento è proprio necessario. Ho bisogno di parlare con qualcuno che sia capace di sostenere una conversazione sensata. Sono stanco di vedere “persone non persone”… non so se ho reso l’idea?!
. Ho capito benissimo…il problema è che dobbiamo togliere qualcosa per fare quello che richiedi, che cosa possiamo togliere?
. Il giornalaio, tanto per iniziare. Mi stavi dicendo che state aspettando una memoria più grande.
. Pensiamo d’averla tra una settimana. Abbiamo tutti i programmi già pronti, solo il tempo di montarla e via.
. Senti pensavo di togliere dal programma anche la tivu’, non l’avrei mai detto, ma …insomma possiamo anche toglierla.
. Ho visto che sei andato a trovare qualcuno, abbiamo fatto una ricerca ed è risultato un certo…
. E’ mio cugino! Ho dimenticato di dirvi che ho altri parenti a cui tengo, non li vedo…o meglio è più corretto dire, non li vedevo spesso ma ero molto legato a loro.
. Un cugino?! Se vuoi possiamo predisporre un programma per…
. Possiamo parlarne. La cosa più incredibile è che non sono stanco per nulla. Sono sveglio non ricordo da quando eppure…assurdo!
. È difficile accettarlo ma tu sei dentro un computer. Non finirò mai di ringraziarti per averci permesso di sperimentare tutto questo. Se dieci anni fa mi avessero detto che oggi sarei stato qui a parlare con te in questo modo…sicuramente gli avrei dato del matto. Non riesco a crederci nemmeno io. Volevo dirti una cosa importante. Uno scienziato ungherese, che ha seguito il nostro progetto, ha come obiettivo quello di recuperare le informazioni di memoria dalle connessioni che verificano quando tu stai ricordando. In pratica il tuo ricordo sarebbe immagazzinato nella memoria del computer in modo tridimensionale. Se vuoi possiamo iniziare anche oggi, se te la senti, naturalmente!
. Perché no?! Tanto, cosa ho da perdere?
. Bene! Da dove iniziamo? Questo è solo un test, dal suo risultato dipendono tutta una serie di cose. Se questo test funziona e se, la prossima settimana, ci portano l’espansione di memoria, siamo proprio a cavallo. Ah! Una cosa…cerca di ricordare il più possibile tutti i dettagli. Proviamo magari a concentraci sulla tua vecchia abitazione.
. Abitavo in via Europa 7, al secondo piano.
. Bene, cerca di vederla …com’era la tua stanza?
Il test va avanti per diverse ore.
Sono contento di aver parlato con Marcello, mi ha detto d’avere pazienza, che questo è l’inizio di un esperimento che, se andrà a porto, cosa da non dubitare, porterà il mio nome. Un pezzo di scienza che avrà il mio nome. Chi l’avrebbe mai detto?!

Sono passati otto giorni, di Marcello neanche l’ombra. Tutto sembra procedere come prima.
Sono fiducioso, probabilmente si farà vivo quando ci saranno novità.
Sono passati altri due giorni.
Esco di casa come al solito, sorpresa è riapparsa l’edicola.
Bene! Esclamo a voce alta in mezzo alla strada.
Mi avvicino a passo veloce, anzi sto proprio correndo, finalmente l’espansione di memoria, meno male sono proprio contento.
Sono arrivato.
. Signor Carlo…buongiorno! – il tono della mia voce esprime la gioia di poter ritrovare un amico. Invece mi attende un’amara sorpresa, al posto dell’edicolante che conosco da tanti anni, appare un signore sulla sessantina, capelli bianchi, occhiali da miope, un viso tranquillizzante e pacioso, ma non è Carlo.
Resto fermo, immobile a guardare quest’uomo.
Mi sento ingannato, preso in giro.
Mi sono offerto anima e corpo, proprio il caso di dirlo, e vengo ripagato in questo modo. Una variazione importante senza nessun avvertimento.
Sono furioso.
Dietro di me una voce sconosciuta saluta l’edicolante.
. Ciao Gino! Allora che farà la juve domani?
. Domani, caro mio, ne vedremmo delle belle… fidati del Gino – risponde l’edicolante.
Un dubbio, un sospetto mi assale.
Ho l’atroce sospetto che, l’espansione di memoria, sia servita per introdurre un’altra persona all’interno del programma.
Guardo lo sconosciuto che parla con l’edicolante, è una persona che non ho mai visto prima.
Essendo, il programma, stato fatto seguendo le mie indicazioni, è evidente che lo sconosciuto non è “opera” mia, così come non lo è l’edicolante.
Sono indeciso se seguirlo o meno.
Sono sicuro che questo tipo mi ha fregato l’espansione, ossia una parte di vita virtuale, quella era mia.
Chi è questo sconosciuto?
Lo seguo fino al parco, cammino dietro di lui, è difficile non farsi notare, in questa realtà passano poche persone e poche auto.
Sicuramente lo sconosciuto mi vede, continua però nel suo tragitto.
Lo seguo fino all’ingresso di un portone al numero 6 di Via Oceano Pacifico.
Improvvisamente si ferma e si gira.
. Ma insomma si può sapere che diammine vuole?
Mi fermo, lo fisso negli occhi poi mi giro e mi allontano.
-. Aspetti! – grida lo sconosciuto al mio indirizzo, non mi fermo. Accelero il passo.
Mi dirigo allora verso l’edicolante, anche lui non fa parte del “mio” programma.
Marcello si dovrà arrampicare negli specchi per spiegarmi tutte queste cose, questa volta mi sento veramente furioso.
Sorpresina, l’edicola non c’è più, sparita!
Trovo scorretto questo comportamento.
Mi sento come un pesce in un acquario, non posso impedire che qualcuno, dall’alto, introduca delle cose all’interno della mia vasca.
Sono demoralizzato, deluso dal comportamento finto amichevole di Marcello.
È passato un altro giorno, avrei dovuto fermare quello sconosciuto.
Ho fatto male a lasciarlo andare via.
Le 15, sento bussare alla porta, finalmente una novità.
. Ciao Marco! – è Marcello, sembra un cane con la coda fra le gambe.
. Oh! Finalmente ti si rivede! Ci sono diverse cosettine, per così dire, che dobbiamo chiarire. Mi pare che qualcuno non sia stato di parola.
. È vero! Abbiamo fatto delle cose…scorrette.
. Scorrette?! Ti rendi conto di quello che sto passando? Te ne rendi conto?
. Senti le nostre finanze non ci permettono di fare grandi cose, abbiamo bisogno di fondi, siamo in continua ricerca di gente che collabori con noi. Abbiamo trovato un finanziatore che, come clausola al suo finanziamento, ha voluto essere compreso nel programma.
. Cosa?! Stai scherzando?
. Le nostre finanze sono in grosso affanno, ci servono quei soldi per continuare la nostra ricerca.
. Perché non me lo avete detto subito?
. Lo so, è stato uno sbaglio non averti avvertito di questa storia. Guarda, credevo che il nostro finanziatore si accontentasse di guardare il programma e, se gli fosse piaciuto, di entrarci anche lui quando il signore l’avrebbe chiamato a se, invece non è andata così.
. Forse ci sono anche altre cose che io dovrei conoscere? Sai, temo che tu mi stia nascondendo qualcosa.
. Allora, il mese scorso, il signor Giulio Cortona, proprietario della Cortona spa, ha visitato i nostri laboratori. Ha visto il programma di massima, ha preso appunti, era molto interessato. Il giorno che abbiamo iniziato con te, lui era presente. Ha visto forse tre ore della tua prima giornata. Era veramente entusiasta del programma.
. Non riesco ancora a capire il perché è nella mia vita? Perché ormai questa è la mia vita, non sei d’accordo?!
. Poiché è morto a causa di un incidente. Prima di morire ha detto che voleva essere inserito in questo programma. La moglie ed i figli, mi hanno fatto gentilmente presente che il suo mancato inserimento avrebbe voluto dire addio ai fondi che erano stati promessi dal signor Giulio. Questa è la storia. Sono decisamente spiacente, dovrai convivere con il signor Giulio, anzi di dirò di più, devi dirle grazie perché senza il suo aiuto avevamo fondi sufficienti per mandare avanti il programma per pochi mesi.
. E poi?! Che fine avrei fatto? – non riesco a credere alle mie orecchie, era previsto da tempo che, in caso di mancanza di fondi, il mio cervello, la mia anima sarebbero stati “gettati via”, quasi come fossero spazzatura.
Invito gentilmente il mio ospite ad uscire di casa, mi chiedo come posso continuare a vivere, se così possiamo dire, in questo mondo irreale.
Suona di nuovo il campanello.
È buffo, prima, Marcello, si faceva trovare già in casa ora suona il campanello, vado ad aprire.
Non riesco a credere ai miei occhi è mio fratello Davide.
Resto fermo a guardarlo, poi l’abbraccio forte, non riesco a dire nulla, lo guardo è basta.
. Insomma mi vuoi mollare?! – fa lui con il suo vocione.
. Davide! Sei proprio tu?!
. Che domanda idiota? Chi vuoi che sia? Allora, hai chiamato a casa?
. A casa di chi?
. Ma allora è proprio vero che ti sei bevuto il cervello!
Quando ero in ospedale avevo espresso a Davide il desiderio di inserire anche i miei genitori nel programma, i programmatori mi ricordarono che ci voleva più memoria, detta in breve non era possibile.
Lo avevo anche accennato a Marcello, il quale mi disse che il programma per l’inserimento dei miei avrebbe sottratto tempo agli altri programmi, inoltre nella mia realtà i miei non c’erano più da diversi anni, avevo solo Davide come famiglia.
Dalla porta entra mia madre, ha lo stesso vestito che aveva il giorno del suo ultimo compleanno, resto li guardarla.
Lei mi guarda, sorride.
Dietro di lei mio padre, è vestito come ci si vestiva negli anni ottanta.
Entrano in casa, non dicono nulla, mi guardano.
. Marco, devi uscire questo pomeriggio? –mi dice mia madre.
. Come dici?! – non so cosa dirle, mi madre non c’è più da tre anni. È incredibile vedermela davanti, è proprio come la ricordavo io, poco prima della sua malattia. Continuo a fissarla.
. Ti senti bene?! Continui a fissarmi!
. Sono contento di vederti.

Un commento a “I signori della mente”

  1. caterina dice:

    passo al volo e mi riservo una lettura attenta e anche piacevole , lo so già,nel pomeriggio.
    per adesso grazie al tuo commento sul mio sulla maratona.
    ti assicuro che una volta addentrati in quel mondo li’, e’ difficile lasciarlo!

    bacitanti e a oggi pome

    titta :)

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