Incontri ravvicinati
Pubblicato da poetto il 22 marzo 2009
Sono le due del mattino, sto facendo il giro per controllare se tutto è apposto.
A domani faccio un anno che sono in servizio, come guardia di sorveglianza, in questo istituto pubblico.
Di notte è irriconoscibile, questo stabile.
Un silenzio irreale, un vero contrasto di suoni confronto al chiasso, alla agitazione, al vai e vieni della mattina.
Cammino per questi corridoi lunghi, illuminati a giorno.
Salgo le monumentali scale che portano ai piani di sopra.
Il mio collega, siamo sempre in due che controllano l’edificio, è al secondo piano.
Tutto tace.
Improvvisamente vedo un’ombra.
L’ombra di qualcuno si profila sulle scale.
Questo sconosciuto sta scendendo, questione di attimi e dovrei vederlo.
Quello che vedo mi lascia senza fiato.
Resto fermo a guardare, incredulo, la figura che mi sta davanti.
Un essere grigio, alto poco più di un metro, con uno strano vestito azzurrino, una testa enorme si ferma davanti a me.
Mi avvicino per capire chi ho davanti.
Faccio le scale piano, sembrano ore e non secondi quelli che passano.
Lo sconosciuto essere rimane fermo.
Sono davanti a lui allungo la mano per capire se questi è veramente quello che sembra.
Improvvisamente il buio.
Tutto si spegne.
Sulla sinistra della mia cinta ho una pila, la prendo, illumino.
L’essere è scomparso.
Tre secondi dopo la luce riprende ad illuminare tutto l’edificio.
Il collega mi chiama.
Gli dico di aver visto qualcuno di bassa statura, non gli dico, a dire il vero, proprio tutto, temo che non mi crederebbe, figuriamoci, non ci credo neanch’io!!
Cerchiamo il misterioso intruso.
Il collega provvede a bloccare gli ascensori e scende velocemente a chiudere gli ingressi in modo da bloccare le vie di fuga.
Al secondo piano sentiamo dei rumori.
Deve essere lì! Dice, convinto, il collega.
Ci avviciniamo verso la fonte di rumore.
Abbiamo una mano nella fondina della pistola.
Da dentro una delle prime stanze escono due figure piccole.
Il collega scolorisce, rimane muto davanti a quella incredibile scena.
Lo scuoto, cercando di farlo riprendere.
. Hai visto! – gli dico indicando le due figure che, intanto, si avvicinano a noi.
. Sono veri?! – il povero collega non sa, come me d’altronde, che diamine fare e dire.
. Penso di si! Che facciamo?!
. Avviciniamoci. Non ci crederà nessuno! Voglio assicurarmi che non ci stiano prendendo in giro…sai quei scherzi…ma sì! Come quelli che si vedono in tivu’…pensa se fosse uno scherzo! Chissà le risate che si…
Non riesce a finire la frase che i due sconosciuti ci sono davanti.
Hanno delle dita lunghissime, ci guardano, poi si guardano fra loro.
Il collega cerca di allungare le mani per toccarli, vuole capire chi…o meglio…che sono.
Non fa in tempo, un raggio verdino, uscito da un oggetto all’apparenza innocuo, che non ha per nulla l’aspetto di una classica pistola, lo colpisce.
Lui cade all’indietro.
Spaventato, tiro fuori la pistola e la punto contro i due.
Grido con tutto il fiato che ho in gola.
Poi prendo la mira, tutto dura frazioni, attimi, sparo uno, due colpi.
Non faccio in tempo a sparare ancora, un raggio verde mi prende in pieno.
Mi riprendo dopo non so quanto tempo, forse una o due ore dopo.
Anche il collega si sta riprendendo.
Ci guardiamo in faccia.
Gli racconto che ho sparato, che è stato colpito da un misterioso raggio che poi ha preso anche me.
Degli sconosciuti visitatori, nessuna traccia, come svaniti nel nulla, eppure, sono convinto di averne preso uno con ben due colpi.
Nulla!!
Ci chiediamo come giustificare quei spari?!
Ispezioniamo l’edificio per vedere se …anche se, devo dire, ci tremano le gambe, ma l’occasione è, a mio modesto avviso, storica, unica, irripetibile, troviamo qualcuno.
Poter essere i primi che catturano, ammesso di riuscirci, naturalmente, degli esseri extraterrestri…bhé sarebbe un posto assicurato nella storia.
Nessuna traccia.
Controlliamo i video delle camere a circuito chiuso.
Scopriamo un “buco” di immagini di tre ore.
Per tre ore le immagini sono come quelle che si vedono quando si sintonizza il televisore in un punto dove non si prende nessun canale.
Un lungo “effetto nebbia”, questo è l’unica cosa visibile per tre ore.
Temo che non ci crederà nessuno.
Ci mettiamo d’accordo per giustificare quegli spari come accidentali.
Studiamo il modo di rendere credibile la nostra versione…questo perché temo che la verità sia più incredibile della bugia che ci apprestiamo a dire.
24 marzo 2009 alle 12:55
Ciao Poetto,
non male il testo. Interessante lo stile, ma forse un po’ povera la trama. Lascia un po’ l’amaro in bocca il non sapere nulla degli alieni, e cosa stessero facendo li’.
24 marzo 2009 alle 13:26
Mi sono reso conto che scrivere racconti troppo lunghi, troppo dettagliati penalizza il testo medesimo.
Bisogna tener conto che chi legge lo fa davanti ad uno schermo, ciò risulta decisamente scomodo per una lettura eccessivamente lunga.
Ho cercato di ridurre, in una versione adatta al web, il racconto.
Il racconto l’ho pensato dal punto di vista dei vigilanti, i quali, come è logico attendersi, non sanno il perché gli alieni sono lì e, tanto meno, che fine faranno in seguito
Grazie per aver letto i miei racconti.
30 marzo 2009 alle 10:57
Ciao Poetto,
quello che molti di noi fanno, quando un testo è troppo lungo, è di pubblicarlo qui “a puntate”. Magari distanziate di una settimana. Se congegni bene la trama e spezzi le varie parti nei punti giusti, crei anche un “effetto attesa” che a volte è molto piacevole per i lettori.
Giusto un consiglio per la prossima volta
A presto!