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Carlo Refurtiva, professione ladro

Pubblicato da poetto il 31 marzo 2009

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Oggi è lunedì 15 dicembre 1997.
Sono al centro commerciale per comprare qualcosa, una spesa veloce prima di andare a lavorare.
Che lavoro faccio? Ufficialmente lavoro nel commercio, faccio consegne a domicilio di vari prodotti.
Lavoro di copertura utilissimo in quanto mi permette di studiare le case della gente.
Professionalmente, se così si può dire, faccio il ladro.
È grazie a questa attività che posso permettermi un certo tenore di vita.
Cerco di evitare di dare nell’occhio, ho bandito le macchine di un certo livello, vestiti particolarmente costosi, bracciali o orologi che la mia attività di copertura non potrebbero consentirmi di avere.
Cambio spesso lavoro, cercando di restare sempre nello stesso ambito lavorativo.
Non è semplice godersi i soldi evitando di dare nell’occhio.
In ogni caso faccio una bella vita.
Viaggi all’estero, una settimana Parigi in alberghi di lusso, oppure dieci giorni in Australia.
Quando vado in strutture di lusso uso un documento falso, o meglio il documento è vero, nel senso che è stato veramente emanato per quella persona solo che è clonato, è doppio con al posto della foto del tipo la mia.
Un bel rischio…lo so!
Ho anche appartamenti, anche se non a nome mio.
Il mio cognome sembra dato apposta, invece è solo un caso, in quanto è la storpiatura di un cognome tedesco che poi il comune, italianizzandolo, ha fatto diventare in quel modo.
In questo momento sono fuori servizio, almeno credevo di esserlo, un’occasione unica, mi costringe al lavoro.
Una signora sulla quarantina, ben vestita e, secondo me, single ha lasciato la propria borsetta sul carrello della spesa, la vedo allontanarsi in direzione degli yogurt, pochi passi più avanti.
In questo momento ci siamo solo io e lei.
Mi avvicino al suo carrello, con mossa fulminea metto dentro il mio impermeabile la sua borsa.
Mi allontano con passo veloce, senza correre.
In auto apro la borsa.
Dentro trovo un portafoglio e delle chiavi, sia dell’auto che di casa, contrariamente a quanto mi aspettavo, trovo solamente dodicimila settecento lire, una miseria!
Il suo indirizzo, Via Torino 23, non è lontano da qui.
Metto in motto, mi dirigo verso quella via.
La casa è un piccola villetta circondata da un bel prato verde.

Martedì, ore sedici.
Decido di lavorami quella casa.
Vado in una cabina telefonica del centro.
Dentro la borsetta, tra le altre cose, c’era una carta telefonica.
Uso quella per chiamare la signora.
Trovo facilmente, sull’elenco telefonico, il numero di telefono, è intestato a lei; avevo ragione: è single.
. Pronto! – fa la voce al telefono dopo diversi secondi di squilli a vuoto.
. Buonasera signora. Senta questa mattina ho trovato una borsetta nel portone del mio palazzo, dentro c’erano dei documenti…ecco! Penso che sia la sua.
. Grazie a Dio l’avete ritrovata! Probabilmente deve averla portata via qualche tossico, poi trovando solo qualche spicciolo, l’ha lasciata lì.
. Possibile! Senta io non sono più in città. Quando ho trovato la borsa stavo andando alla stazione per prendere il treno…ora sono da mio figlio a Firenze.
. Firenze? Un po’ lontano da qui!
. Ma no signora! Sono appena quaranta chilometri, poco più di un’ora di macchina tra andare e tornare. Mi sono portato appresso la borsa perché devo rimanere qui per un mese o forse più. Guardi vorrei renderle la borsa…solo che o la spedisco oppure, se vuole, fa un viaggio…
. Ha detto un’ora di macchina?
. Pressapoco si!
. Guardi se vuole si fa una passeggiata e ci troviamo domani pomeriggio alla stazione centrale.
. Domani non posso…lavoro in una banca…di mattina sono a lavoro e di pomeriggio ho il rientro.
. Lavora in banca? Senta di mattina sono occupato anche io…sto dando una mano a mio figlio in negozio…però di pomeriggio…direi verso le diciassette posso farmi trovare in stazione.
. Senta …sono sicura che i soldi non ci sono più eppoi c’era solamente una banconota da diecimila lire…i documenti sono quello che mi interessa e, se ci sono ancora, le chiavi. Ho capito che lei è una persona gentile…però…preferisco che mi spedisca tutto all’indirizzo della carta d’identità. Guardi, la borsa non mi interessa più di tanto… le chiedo la cortesia di inviarmi una busta con documenti e chiavi…la prego!…mi faccia questa cortesia! Sento che lei è una persona cortese.
. Ve bene signora! Domani, come finisco da mio figlio, le spedisco tutto…mi sono permesso di guardare, ci sono sia le chiavi che la banconota…ma non ha nessuno che possa fare un salto per…
. No! sono sola…i miei sono a Torino. Il parente più vicino è a Roma.
. Peccato! Avrebbe avuto domani stesso i documenti…va bene! Le spedisco tutto allora!
. Grazie! Grazie! Lei è veramente…
. Ma si figuri signora!
La povera malcapitata non sa quello che il gentile telefonista ha in serbo per lei.
Mercoledì mattina.
Parcheggio l’auto ad un isolato dalla casa della signora.
È presto, dopo qualche minuto la vedo uscire e dirigersi verso una macchina bianca parcheggiata poco oltre il cancelletto della sua casa.
Non si è accorta di me.
Fingo di leggere il giornale.
Faccio passare alcuni minuti poi scendo dall’auto.
Mi dirigo verso la casa.
Apro la porta.
Come apro un gattino color miele esce fuori.
Entro.
La casa è in un ordine quasi maniacale.
Dopo una accurata ispezione, che farà sicuramente agitare la signora, visto il caos che ho creato, trovo sette milioni di lire che lei teneva in casa, mi porto via anche oggetti d’oro, pochi a dire il vero, ed un simpatico soprammobile di piccole dimensioni, non vale nulla ma a me piace.
Esco.
Richiudo la porta.
Risalgo in auto e parto.

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