Quello che mi passa per la testa…..

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Angel Room Chapter four: Decisioni

Pubblicato da unsoundnosound il 25 settembre 2007

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Capitolo 4: Decisioni

Decisioni.

Quelle che prendo spesso non rivelano le mie vere
intenzioni.

Ogni giorno della nostra vita ci vengono poste questioni più
o meno importanti, incrociamo vie che non vorremmo aver mai trovato, ma siamo
costretti a scegliere, nessuno sa, alla fine, quale sia la scelta migliore, la
maggior parte delle volte non è quella più semplice, ma sempre , sottolineo,
sempre, la migliore, è quella che prendiamo da soli, non in base ai pensieri
degli altri, non in base a quello che può succedere a terzi, ma in base a chi
prende la decisione, lo so è una visione egoistica e sicuramente non giusta, ma
d’altronde io non mi considero un uomo giusto, rispettabile e altruista, io
sono Adamo, e la mia vita mi ha chiesto sempre più di quanto io possa dare.

Oggi ho preso una decisione.

Sono certo, e lo dico con tutta franchezza, che questa che
ho preso, non è la decisione giusta, non per me, non per i canoni  elencati da me sopra, ho preso questa scelta,
ma per altri. Per Luna.

Non sopporto di sentirla piangere, l’unico filo che mi lega
alla mia famiglia è lei, il resto non conta…

Ho scelto di rincontrare mio padre.

Ogni secondo mi pento sempre di più di questa mia scelta, ma
ormai l’ho presa, e ho intenzione di portarla a termine.

Mio padre….

Ogni volta che penso a lui mi sento male.

 

Quando le cose andavano bene per il suo lavoro, a casa era
l’uomo migliore del mondo, era il mio eroe…

Forse non stava molto a casa, ma ogni volta che tornava mi
portava sempre qualcosa, che fosse un semplice dolcetto oppure un giocattolo
nuovo, non tornava mai a casa a mani vuote, non mi faceva mancare nulla,
soprattutto il suo affetto…

Un’ eroe incrollabile, come è solito essere un padre per il
proprio figlio…

In fondo al cuore sento ancora un piccolo spazio dove c’è ancora
il mio affetto per lui, ma è sovrastato da tutto il male che mi ha fatto.

Non credevo che un uomo potesse dipendere tanto dal proprio
denaro.

Una sera, era estate la ricordo con perfezione perché
nonostante facesse una dannato caldo fuori pioveva, mio padre rientra a casa,
aveva la depressione dipinta in faccia.

Mia madre gli chiede cosa sia successo, e lui con una voce
flebile dice che ha perso il lavoro.

Mi ricordo che sono stati tutta la notte in cucina a
piangere e a consolarsi…sembravano così disperati…

Io ero ancora un ragazzino e non capivo, vedere mio padre
così fu un duro colpo, un eroe che piange?

Piansi anch’io, non so il perché, ma vederli piangere faceva
piangere anche me.

Dopo una settimana il comportamento di mio padre era
cambiato…aveva trovato un lavoro come guardiano di uno sfascio, e quando
rientrava a casa era sempre ubriaco…

Giorno dopo giorno diventava sempre più irascibile, a casa
si cominciava ad avere paura di lui, quando dormiva non si poteva fare il
minimo rumore che lui si arrabbiava e sbraitava come un ossesso.

Ma ancora non ci alzava le mani.

Ricordo quel giorno come se fosse ieri.

Avevo dodici anni, e nonostante tutto credevo in mio padre,
certo era diventato un po’ più irascibile, ma lui era ancora il mio punto di
appoggio, il mio pilastro…

Era il loro anniversario. Ventitrè dicembre.

Facevano 15 anni di matrimonio.

Mio padre rientrò a casa stranamente sobrio.

Aveva con se un mazzo di rose e della pizza con qualcosa da
bere.

Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, era così
bello stare a tavola a festeggiare e parlare…

Mia madre senza volerlo rovesciò un bicchiere di vino
addosso a mio padre…

Fu terribile.

Mio padre si alzo di scatto in prenda all’ira, era così
arrabbiato che faceva paura, ero terrorizzato…

Prese mia madre per i capelli e la buttò a terra, ci urlò di
filare in camera se non volevamo la stessa sorte, mia madre ci urlò di andare
in camera…

Potevamo sentire solo gli urli e il suono dei pugni… li
posso sentire sul mio corpo… è maledettamente doloroso sentire i genitori che
litigano, e ancora più doloroso è sentire tuo padre che picchia a sangue tua
madre, e tu sei impotente…

Il giorno dopo era tutto passato.

Mia madre aveva la faccia piena di lividi e non uscì di casa
per due settimane, ma era rimasta con mio padre…

Io avevo quattordici anni quando cominciai ad adorare i film
americani…cominciai a vederne a quantità industriali, rimanevo incantato da
Robert De Niro in “Quei bravi ragazzi” ridevo con Woody Allen in “il dittatore
dello stato libero delle bananas” il mio film preferito di allora, e di adesso,
era “ Edward mani di forbice”, Tim Burton era unico nel portare sullo schermo
le sue idee in quel modo, era incredibile!

Era quello che volevo fare, volevo lavorare nel cinema,
volevo diventare un attore, cominciai a frequentare un corso di teatro che si
faceva nella mia scuola, parlavano tutti bene di me, mi facevano milioni di
complimenti! Mi sembrava un sogno ero bravo in quello che mi piaceva fare!

Non dissi nulla ai miei genitori del corso, era gratis, e
volevo fare loro una sorpresa, dissi la cosa solo a mia sorella così che mi
potesse fare da complice.

Il giorno del mio debutto in una piccola commedia intitolata
“Il sogno di Jack”, invitai i miei genitori nel piccolo teatro, e sedevano
proprio in prima fila con mia sorella, avevo la parte da protagonista e ne ero
fiero, volevo che i miei genitori fossero fieri di me, che vedessero che loro
figlio era bravo nel fare quella cosa, a recitare!

Entrai in scena.

Dissi la mia prima battuta e guardai i miei genitori. Mia
sorella rideva a crepapelle, mia madre aveva il volto illuminato…mio padre, mi
fissava…con odio…ogni volta che mia madre si voltava verso di lui faceva finta
di ridere, ma non appena mia madre guardava verso di me….vedevo i suoi
occhi….la sua espressione era di disgusto….

Rientrai a casa e mio padre non c’era, era andato al bar…

Mia madre stava cucinando la lasagna <la faccio piena di
mozzarella come piace a te Adamo!>

Ero felicissimo, non pensavo a mio padre.

Avevamo messo la lasagna nei piatti quando rientrò.

< dov’è mio figlio! La nuova stella del cinema!> aveva
un tono festoso pensavo di essermi sbagliato riguardo a lui!

Io mi alzai e andai verso di lui, sperando in un abbraccio o
a delle congratulazioni.

Quando mi vide mi sorrise…

<brutto figlio di puttana!!>

Queste furono le parole che sentii prima di prendere una
cinghiata in faccia da lui…

Mi butto a terra dicendomi che non valevo nulla come persona
figuriamoci come attore! Una perdita di tempo e di denaro secondo lui, provai a
spiegargli che  il corso era gratis, ma
non mi volle ascoltare, continuò a picchiarmi e a dirmi quanto facevo schifo…

Mia madre e mia sorella erano abbracciate piangendo…

Lasciai il corso di teatro una settimana dopo…

Piansi a lungo dentro la mia camera, al buio sperando che
non mi sentisse…

Mia madre mi spiegava che era l’alcool a parlare non era
lui, lui mi voleva bene…

Non so perché ma le diedi ascolto.

Andavo avanti nella mia vita, amavo ancora il cinema con
tutto il cuore, il tempo passava uscivano film bellissimi come Pulp Fiction e
Il corvo, film che mi segnarono molto…

Mio padre continuava a bere e a insultarmi, ma non mi
picchiava più.

Avevo diciassette anni quando la mia vita cambiò.

Mia madre non era in casa e mia sorella era da una sua amica
a studiare.

Io me ne stavo sdraiato sul letto a guardare un film, erano
le quattro e mezzo circa, mio padre entra in camera mia e mi chiede freddamente
se potevo andare a compragli un pacchetto di malboro light quando uscivo, gli
disse che non c’era problema.

Dovevo uscire con la mia ragazza quel giorno. Era un gran
giorno per me, dovevo andare a casa sua, ed eravamo soli….

Il tempo volò via come un goccia su un bicchiere, e mi
dimenticai di comprare le sigarette, tornai a casa verso le sette e quaranta.

< le hai comprate le sigarette?>

Mi fissava, non era ubriaco, uno dei pochi momenti di
lucidità di mio padre.

< no scusa papà me ne sono dimenticato, se vuoi esco
subito e le vado a comprare!> avevo paura della sua reazione.

< lo sapevo, ma d’altronde è questo quello che mi posso
aspettare da te Adamo…non vali un cazzo sei uno stupido nullafacente e privo di
qualsiasi intelletto, una cosa ti ho chiesto, di comprarmi le sigarette, sei un
fallito, e questa sarà la tua vita, una vita da fallito, maledetto il giorno in
cui sei nato, lo sai come sei nato si?Noi non ti volevamo, scopavo con tua
madre con un preservativo e si era rotto…hai capito adesso? Sei uno sbaglio!
Uno scherzo del caso! Non vali niente, NIENTE!>

Uscì di casa sbattendo la porta.

 

Ricordo ancora quello che provai. Lo provo ancora adesso.

Il mio stomaco si stava rivoltando, sembrava mi avessero
infilato un coltello nel collo, la testa mi faceva male, non avevo più forze,
ero lì, in piedi davanti al divano di mio padre…a fissare il vuoto…

Era sobrio.

Quello che aveva detto lo pensava davvero…

Maledetto il giorno in cui sei nato….

Credo che questa sia una delle cose più brutte che un
genitore possa dire ad un figlio.

Maledetto il giorno in cui sei nato, sei un fallito…

L’aveva detto mio padre…

Lui mi conosceva bene, chi altro poteva più di lui…

Decisi di non puntare mai in alto.

Ero sicuro che sarei caduto, avevo paura di cadere e farmi
male. La sera stessa lasciai la mia ragazza senza una spiegazione…

Il giorno più bello della mia vita si trasformò in quello
più brutto.

Da allora il mio scopo fu solo quello di andar via da quella
casa, andare a vivere da solo, lontano da tutti e da tutto….

 

Sono davanti l’ospedale, Luna mi aspetta all’entrata,
asciugo quella lacrima che scende ogni volta che ricordo quel giorno…il giorno
in cui sono morto….

 

Non volevo entrare, ma ormai avevo preso una decisione…era
l’ora di rincontrare mio padre da non so quanti anni….stava morendo, e non so
cosa volesse da me…

 

 

 

 

 

3 Commenti a “Angel Room Chapter four: Decisioni”

  1. fabio dice:

    Ciao Ryan, sono sempre qui a seguire il tuo racconto! ^_^ Aspetto il prossimo capitolo.

  2. Andrea dice:

    Bello. Stessi complimenti che ti ho fatto negli altri racconti :)
    Anche io sono in trepidante attesa…

  3. judith dice:

    è il primo racconto che leggo, bello davvero.. complimenti

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