E’ sempre come la prima volta.
Ho le gambe che tremano, il cuore agitato come le bacchette di un batterista impazzito, il fiato corto e i muscoli rigidi come gelatina.
Non ce la farò mai. Ma perché sono così preoccupato?
Mi sono allenato e sono pronto per questa gara. Tre volte a settimana, un bell’impegno da far coincidere con la famiglia, il lavoro, gli amici, i parenti…
Alcuni pensano che sto soltanto perdendo tempo, che è soltanto il disperato tentativo di vivere ciò che non ho vissuto da bambino. Ma non è così, c’è dell’altro.
Ci siamo quasi, la prossima sarà la mia batteria.
So che questo sport può darmi molte soddisfazioni ed emozioni, oramai ha conquistato una fetta importante della mia vita, ho nel cuore l’idea e il desiderio che tutto questo non finisca mai.
Non tutti riescono a comprendere cosa vuol dire vivere uno sport in questo modo, allenarsi per diverse ore alla settimana, andare alle gare il sabato e la domenica rinunciando al riposo o ad una più tranquilla passeggiata. Vorrei che anche loro riuscissero a provare quello che provo io anche solo per qualche istante, in questo modo riuscirebbero a comprendere la mia scelta.
Un suono interrompe i miei pensieri e mi distraggo guardando gli altri nuotatori all’opera. Ancora qualche minuto e ci sarò io su quel blocchetto, sento il mio stomaco attorcigliato su se stesso come una bandiera attorno ad un palo in balia del vento.
Forse dovrei mollare, ma chi me lo fa fare? Mi sto torturando da solo…
Quanti dubbi prima della partenza. Tento disperatamente di spazzarli via dalla mia mente concentrandomi sulla gara appena iniziata.
Guarda quello come spinge! Bella virata… quello in prima si allunga davvero bene…
Uaho, riuscirò mai a fare quel tempo?
Ok, tra poco sarà il mio momento e devo concentrarmi sulla mia gara.
Controllo nella tasca del mio accappatoio il cartellino, gli occhialetti e la…
Dove è finita la cuffia?
Ma che scemo, ce l’ho in testa!
Ecco, ora i giudici fanno avanzare la mia batteria. Prendo posto dietro alla mia corsia poggiando l’accappatoio sulla sedia. Si, questa piscina è sicuramente più lunga di quella dove mi alleno, è interminabile.
No, non essere scemo, è soltanto il mio stato mentale a farmela sembrare così.
Indosso gli occhialini controllandoli e ricontrollandoli ripetutamente, non voglio di certo perderli con il tuffo.
Un fischio ed io ed i miei avversari ci avviciniamo ai blocchi, un altro fischio e saliamo sul blocco di partenza. Non sento le gambe ed il cuore continua a battere con forza nella cassa toracica quasi volesse uscire per gareggiare da solo.
Un giudice pronuncia le due paroline magiche con cui tutto ha inizio.
“…Al posto”
Un breve impulso sonoro dà il via alla gara ed in pochi istanti che a me sembrano interminabili mi stacco dal blocco ed entro in acqua.
E’ il momento di dare il massimo.
Fase subacquea lunghissima, in realtà di appena qualche centimetro, e subito a menar bracciate. Affronto i primi venticinque metri con la giusta cattiveria, sento l’acqua sotto le mie mani e la sensazione di spingere è forte. Credo di non essere mai andato così bene.
Ma dopo la virata è tutta un’altra storia e uscito dalla successiva fase di apnea sento mancarmi il fiato. Ho i polmoni in fiamme a dispetto dell’acqua nella quale sono immerso.
Non riesco a respirare, proprio ora che sono primo della mia batteria…
…con un gesto incontrollato allontano il cuscino dalla mia bocca e finalmente l’aria ricomincia a riempiere i miei polmoni. Apro gli occhi mentre a poco a poco il dolore e la fatica delle mie braccia svaniscono abbandonando il mio corpo. Vengo trascinato via bruscamente da quella dimensione immaginaria che chiamiamo sogno. Sono deluso e arrabbiato come un bambino tirato per un braccio davanti alla vetrina che mette in mostra il suo giocattolo più desiderato.
Non vale stavo andando fortissimo!
Mi siedo sul bordo del letto emettendo uno sbadiglio degno del re della foresta. Penso alla gara di che mi aspetta domani, quelle sensazioni che ho provato in sogno saranno vere come la fatica che mi aspetta, ma so che mi divertirò.
Questo è quello che conta.
Sei troppo forte…!!!!!
Sei sempre in nostro ranocchione!!!! =)
Coinvolgente, ma questa frase “Alcuni pensano che sto soltanto perdendo tempo, che è soltanto il disperato tentativo di vivere ciò che non ho vissuto da bambino. Ma non è così, c’è dell’altro.” mi ha fatto pensare che si tratasse solo dell’”incipit” di una vicenda più articolata, invece mi sembra sia finita, o sbaglio?
Mi è piaciuto molto Fabio, anche perchè è il genere che preferisco, descrive emozioni reali vissute in prima persona che aprono ad una conoscenza più profonda di sè… Confesso però che il finale mi ha lasciato un po’ perplessa, non mi aspettavo il solito risveglio… avrei letto volentieri le emozioni collegate ad un insuccesso o ad una sconfitta, forse proprio in vista di un’altra gara e di una nuova sfida…
Sì, forse il finale è un po’ scontato, però nel complesso non è male… hai ben descritto le emozioni e la fatica delle competizioni acquatiche (mi sa che sei un esperto…)
Ciao!
Capisco bene le tue emozioni e le tue sensazioni…sapessi quante volte ho sognato di gareggiare prima di fare una gara (una volta mi sono persino tuffata…è stato un bel volo dal letto e ho rimediato un bel bernoccolo!).
Davvero carino…un piccolo appunto tecnico: prima si fanno tre fischi (no uno solo come hai scritto)e ci si avvicina al blocco e poi uno lungo e si sale.
Comunque mi è piaciuto!
Ho partecipato della tua tensione, mi sono sentita coinvolta, ho fatto il tifo per te perchè ho visto con i miei occhi che stavi andando fortissimo! Puff…era solo un sogno, peccato.
Ma poi, come è andata la gara?
Ciao
caro Fabio,
e’ vero quando dici che si fa tutto perche’ si pensa chenon finisca mai.
io vorrei congelare i momenti, non contare i mesi e gli anni.
bello il uo sogno che pero’ e’ anche realta’ :)
inoltre penso che nella vita bisogna tuffarsi, smpre per rimanere nella metafora, non importa come andra’ ma intanto ci si gode il tragitto.
bacio e bravo
La chiusa è rassicurante e positiva, ciononostante il tuo racconto mi pare resti metafora di un’angoscia da cui non si esce: era solo un sogno e dunque niente di irreparabile, ma al tempo stesso… tutto ancora da affrontare!
I miei complimenti, Fabio.
Ricambio il tuo saluto, e grazie per il tuo apprezzamento, ma perdona il mio grande ritardo. Non ho più tempo, è un periodo denso di impegni, non ho nemmeno il tempo per rifinire ciò che scrivo, per pubblicare, per leggere… Passerà e verranno tempi migliori.
Ciao, stammi bene.