Sei sdraiata sul divano circondata da numerosi cuscini colorati e stai leggendo un romanzo, mentre tua madre è di la in cucina a preparare la cena gettando ogni tanto un’occhiata sulla TV che tiene accesa, i suoi rumori però non disturbano la tua lettura.
Ti senti stanca, è da molto che leggi, la camera ormai è avvolta dalla penombra e mettere a fuoco le parole si è fatto più impegnativo. Dovresti alzarti per andare ad accendere la luce ma non ne hai assolutamente voglia, sai che se ti alzi non riprenderai a leggere.
Richiudi il libro appoggiandolo sulle tue gambe e tenendo il segno con il dito indice, con l’altra mano ti massaggi gli occhi socchiusi, ti regali qualche secondo di relax a poi ti convinci ad alzarti. Abbandoni il libro sul divano senza però scordarti di inserire il segnalibro, quello con il cucciolo di cane stampato su un lato, è il tuo preferito.
Avvicinandoti alla cucina le voci della televisione divengono sempre più chiare, in onda ora c’è la pubblicità. Oltrepassi la soglia della porta, la luce artificiale inonda l’intera cucina specchiandosi sulla superficie bianca ed opaca del mobilio.
Domandi a tua mamma se manca molto per la cena, lei ti risponde che ci vorrà ancora una mezz’ora poi guardi l’orologio appeso sulla parete e ti accorgi che in effetti è un pochino presto per mangiare, indica appena le sette e mezzo.
Così sconsolata e con un pizzico di fame abbandoni il piano terra prendendo le scale che ti conducono al piano superiore, i quadri lungo la parete scorrono via lungo le tua spalla sinistra come i paesaggi visti dal vetro di un treno. Giungi al piano superiore.
Apri la porta della tua stanza, il suo movimento è accompagnato da un lieve cigolio. Attraverso il vetro della finestra che si affaccia sul giardino nel retro di casa filtra una debole luce che illumina parzialmente la stanza. Richiudi la porta dietro alle tue spalle.
Preferisci non accendere la luce, ti avvicini alla finestra e scosti con una mano la tenda, noti che nel cielo si stanno riunendo grosse nuvole grigie ansiose di esplodere, un lampo illumina l’intera zona e per un istante la tua pelle diviene azzurra.
Le giornate passate al mare sotto al sole sono ormai soltanto un ricordo, l’estate sembra essere scivolata via lungo la linea del tempo con troppa rapidità, lasci ricadere la tenda e la fai scorrere verso un lato, ogni cosa nella stanza ora viene dipinta con tonalità grigie.
Ti giri ed appoggi le tue spalle al vetro, sei malinconica, ripensi agli anni trascorsi, alle estati passate e a quanto ognuna sia stata ricca di esperienze diverse. Mentre i ricordi affollano la tua mente il tuo sguardo cade sulla scatola, quella che tieni sempre sulla mensola sopra la scrivania e che non apri da molto tempo, da moltissimo tempo.
Abbandoni il contatto con il vetro mentre piccole gocce di pioggia iniziano a colpirlo e poi ti avvicini alla scatola. L’afferri con entrambe le mani e con il tatto percepisci lo spostamento degli oggetti nel suo interno, ti siedi sul letto poggiando la scatola proprio davanti a te e ne sollevi il coperchio, per un attimo la fissi domandandoti quanto tempo sia passato da quando hai compiuto quello stesso gesto. Ora fuori si sta scatenando il temporale, il vetro della finestra trema come spaventato dal vigore dell’ultimo tuono.
Il primo oggetto a comparire sotto ai tuoi occhi è una foto, risale almeno a due anni fa, a quando ancora l’uso delle macchinette digitali non era così diffuso ed ogni scatto si trasformava in qualcosa di reale. Ti ritrae con la tua migliore amica, un sorriso compare sul tuo viso mentre ricordi esattamente quel preciso istante. Dopo averla guardata la riponi delicatamente sopra al coperchio affianco alla scatola. Continui ad estrarre oggetti che ti riportano indietro nel tempo, un portachiavi, un biglietto del cinema, i biglietti di auguri del tuo diciottesimo compleanno, sino a quando non vedi qualcosa che ti distoglie da tutto il resto, un gruppo di lettere.
Le afferri e le liberi dalla stretta dell’elastico, non ricordi ogni singola parola riportata in quelle pagine bianche ma provi comunque un brivido di emozione entrando in quella stanza della tua mente che tenevi chiusa.
Ne prendi una e la apri, deve essere proprio l’ultima che ti ha scritto. Lui lo avevi conosciuto in spiaggia durante le vacanze estive ma da allora non vi eravate più incontrati, vi eravate scambiati il numero del cellulare ma poi avevate iniziato a comunicare attraverso le lettere. Con il passare del tempo le cose erano cambiate e lo scambio di lettere da prima intenso era poi diminuito ed infine del tutto scomparso.
Apri la lettera e scorri rapidamente le righe, si, quella era proprio l’ultima che ti aveva scritto, ti fermi e ne leggi qualcuna a voce bassa.
…Non sono più in grado di nascondere i miei sentimenti, per troppo tempo ho finto tenendoli prigionieri dentro il mio cuore. A lungo ho conservato in mente i momenti trascorsi insieme durante quell’estate, ma ormai il ricordo è stato usurato dal tempo, ed ho bisogno di qualcosa di più delle foto che mi hai spedito. Mi piacerebbe incontrarti…
A quella lettera non hai mai dato alcuna risposta.
Mentre fuori lo scrosciare della pioggia si è fatto vigoroso e un altro tuono si propaga nell’aria, rimani li a riflettere su quelle parole quasi incredula per quello che hai fatto, sparire senza neanche una spiegazione.
Tre lunghi anni sono ormai trascorsi da quando hai letto per la prima volta quella lettera, ed ora cosa ti passava per la testa? Chiamarlo?
No, non puoi compiere quel gesto proprio ora, di certo ti prenderebbe per pazza. Eppure ne hai voglia, anche se non riesci a spiegartene il motivo. E allora afferri il tuo telefonino e lo chiami, ma poi pensi che quello non sia il miglior modo di agire e allora prima del primo squillo riagganci. Hai in mente un’altra soluzione. Riprendi a rovistare nel contenuto della scatola freneticamente in cerca di quei fogli bianchi ormai sostituiti dalle fredde mail, come ben ricordavi sono ancora li.
E così dopo aver acceso la lampada sulla scrivania, ti siedi ed inizi a scrivere. Il foglio bianco si riempie rapidamente di tratti azzurri, di tutte quelle parole che tenevi imprigionate dentro e che non hai mai avuto il coraggio di liberare.
…
Non so spiegarmi per quale motivo non ho mai risposto alla tua ultima lettera, forse avevo semplicemente paura, timore di entrare in una nuova storia dopo la precedente delusione che avevo avuto. Non pretendo che mi perdoni, ma ti voglio fare ugualmente le mie scuse, è stato ingiusto trattarti in quel modo, lo riconosco.
…
In fondo aggiungi il tuo nome poi pieghi delicatamente il foglio e lo inserisci nella busta, la richiudi e la adagi sulla scrivania.
Il dubbio ti assale ancora una volta, ti domandi se sia giusto inviare quella lettera dopo tutti questi mesi trascorsi nel silenzio. Ti chiedi se sia è giusto irrompere improvvisamente nella sua vita, lui ormai avrà preso la sua strada, conosciuto un’altra ragazza e forse ti anche dimenticata. E così prendi la busta e la riponi nella scatola poi la ricopri con gli altri oggetti che avevi estratto.
Chiudi la scatola lentamente come per sottolineare l’importanza di quel momento, fuori i rumori del temporale sembrano essere più tenui, più lontani, la pioggia ha smesso di cadere.
Ora ti senti meglio come liberata di un fardello che portavi nel cuore, anche se lui non leggerà mai la tua lettera scriverla ti ha fatto sentire meglio.
La voce di tua mamma giunge ovattata attraverso la porta, ti chiama per la cena ormai pronta in tavola. Riponi in tutta fretta la scatola sulla mensola, esci dalla stanza ed accosti la porta che produce il solito cigolio. Scendi le scale mentre il sole tramonta sotto ad un cielo ancora grigio, la sua luce anche se debole giunge sino alla tua stanza, attraversa il vetro e sembra quasi accarezza la scatola dei tuoi ricordi.
Il senso giusto delle cose che passano e stanno bene li, nel passato. Sono parte di noi e sbaglieremmo a farle uscire fuori di noi.
Può sembrare una storia triste, malinconica. Ma è solo una storia simile al vero; spesso si pensa al passato e ci si chiede se si può tornare indietro. Poi ci si accorge che non si può, e che è giusto così. Complimenti davvero.
Grazie… sono contento che ti sia piaciuto :). Il tuo commento ha centrato perfettamente il senso del mio racconto! ^___^
Bellissima! E’ inevitabile nella vita avere dei rimpianti, fanno parte del nostro bagaglio di esistenza. Ad alcuni possiamo rimediare, altri no, e con questi ultimi possiamo solo imparare a convivere.
Tra i tuoi racconti questo e’ fino ad ora quello che mi piace di piu’. Bellissima la seconda persona come voce narrante (un po’ come “Se una notte d’inverno un viaggiatore”). I gesti della protagonista sono descritti molto bene, e dicono molto piu’ di quanto facciano le parole.
Dolce e profondo, questo racconto dallo stile paratattico, che è quello che mi piace di più ed umilmente anche io cerco di impostare nei miei scritti, esprime un realismo molto particolare. Sei stato bravissimo a fare uscire ed entare il realismo “da” e “nella” coscienza, i gesti semplici e un po’ malinconici del dopo estate sono veramente fuori e dentro la ragazza.
E questo entrare ed uscire rende il testo anche pregno di quella ironia romantica tanto cara ai grandi. Insisti.
Grazie Maelstrom ,
ma non esagerare!! Potrei montarmi la testa!
A parte gli scherzi… non posso che essere contento di aver ricevuto un commento come il tuo. ^_^
è molto bello, molto profondo, ma parte da presupposti che la mia mente rifiuta … una rinuncia prima, ed un ripensamento dopo … per questo soffrivo leggendolo. Ma d’altronde “quella” la pensava così!! Bravo Fa’!
bravissimo fabio, davvero bello !! soprattutto il finale, dove il sole tramonta sotto un cielo ancora grigio.. un ottimo segno di ottimismo !!
Fabio, sai che prediligo i racconti “stringati”, ma questo racconto è molto bello, anche cosi’.
Poi in seconda persona, si raggiunge sempre un pathos notevole, anche se è un po’ complicata la gestione!
Ciao
Piero
Molto realistico e non privo di lirismo. Leggero eppur pesante di ricordo, rimpianto, accettazione. Hai davvero ben descritto quella sorta di limbo del cuore, dove stanno le cose sospese, incompiute, mai lasciate e mai prese.
“Amo le rose che non colsi… le cose che potevano essere e non sono state…”
Sono contenta di averlo letto.
Mi hai fatto ricordare “la mia” scatola. Un tempo l’aprivo spesso, per metterci nuove cose e per ritrovare quelle che c’erano. E’ da tanto che non lo faccio più. Ma leggendo il tuo racconto è come se l’avessi fatto ancora.
Grande Fabio…..ogni giorno scopriamo qualcosa in più, bello il racconto…..un grosso BRAVO!!!! E non solo per i tuoi scritti.
Ciao, Mau.