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Sola in casa

I suoi genitori la salutarono con tutte le raccomandazioni del caso, presero i bagagli e si avvicinarono alla macchina. Suo padre caricò le valigie con la solita accortezza nel sistemarle all’interno della macchina mentre sua madre prese posto sul sedile anteriore. Lei rimase ferma vicina alla porta di casa pensando al weekend che sarebbe stato tutto per lei, quei due giorni avevano il sapore di una vacanza.
Vide la macchina allontanarsi, imboccare la strada e sparire dietro il muro e la vegetazione della loro proprietà. Chiuse la porta, lasciando fuori il freddo vento invernale che da due giorni continuava a scrollare gli alberi; il sole ormai era quasi tramontato.
Certo, avrebbe voluto che il suo ragazzo fosse stato li accanto a lei, ma quando tutta euforica le aveva parlato di quel fine settimana, lui le aveva detto che sarebbe stato fuori città per lavoro. E così, l’opportunità di passare una serata romantica con lui si era dissolta come una goccia di colore in un bicchiere d’acqua.
Ora era sola.
Questo la spaventava un poco, ma cosa poteva accaderle in casa?
Guardò l’orologio, erano quasi le sei e mezzo. Fece un rapido giro per le finestre chiudendo una ad una tutte le persiane, questo per il momento la fece sentire più tranquilla. Il vento fuori però sembrava essere cresciuto di intensità e con tutte le finestre chiuse riusciva a sentirne i sinistri rumori.
Prese un libro, poi accese lo stereo e con la musica a farle compagnia iniziò a leggere. Si perse tra le righe di quel romanzo e il tempo le volò via rapidamente, per un po’ non pensò né alla casa, né al vento e né tanto meno al cane dei vicini che fuori abbaiava senza nessun apparente motivo.
La fame la costrinse ad abbandonare la lettura e così chiuse il libro, spense lo stereo ed andò in cucina. Sua madre le aveva lasciato un quantitativo di cibo sufficiente a sfamare una squadra di rugby pensò. Cenò, ma con un’ombra di tristezza a farle compagnia, non le piaceva mangiare da sola. Ma ovviamente disporre di casa tutta per lei aveva anche degli aspetti positivi. Quella era una delle rare occasioni in cui la tv del salotto sarebbe stata tutta per lei, senza la necessità di discutere con nessuno su cosa vedere. Dopo cena prese posizione sul divano e girò sul canale che trasmetteva il suo telefilm preferito.
Era lì, tranquilla e rilassata quando improvvisamente qualcosa le procurò un brivido lungo tutta la schiena, un rumore che le sembrò provenire dal piano superiore.
Abbassò il volume della televisione e rimase in ascolto. Qualcosa continuava a sbattere. Anche se riluttante infilò le ciabatte e andò di sopra percorrendo la scala lentamente, i suoi passi sui gradini in legno produssero inquietanti cigolii che la accompagnarono sino all’ultimo gradino. Quella situazione non le piaceva affatto, il cuore per quanto le batteva forte nella cassa toracica sembrava voler fuggire via. Fuori ormai era notte e tutto il piano era avvolto nell’oscurità.
Cercò freneticamente l’interruttore della luce tastando a memoria la parete. Lo trovò e lo azionò. Ancora quel rumore. Finalmente la luce inondò il corridoio e le pulsazioni diminuirono leggermente.
Si avvicinò alla stanza dei suoi genitori ed aprì lentamente la porta appena accostata. C’era forse qualcuno in quella stanza buia? Accese la luce della camera da letto. Era vuota. Entrò e vide attraverso la finestra la persiana che continuava a sbattere da una parte all’altra, evidentemente quella le era sfuggita. Stupida ragazza, si disse. Cosa immaginavi che fosse?
Aprì la finestra e la richiuse in tutta fretta dopo aver fissato anche la persiana, ma bastò qualche secondo per ritrovarsi le mani completamente gelate. Il freddo le fece venir voglia di prepararsi per la notte e infilarsi sotto le coperte. Così fece, e per un po’ continuò a vedere la tv nella sua camera con le coperte che la ricoprivano sino al mento e due morbidi cuscini a sostenerle il capo. In quella comoda posizione si accorse di non poter resistere a lungo, così spense la tv e si aggomitolò insieme alle coperte.
Ma la casa, colma di oscurità, non era affatto silenziosa.
Ora uno scricchiolio, ora il vento, ora una piccola vibrazione e il sonno stentava ad arrivare. Continuava a girarsi e rigirarsi tra le coperte con la mente che non faceva altro che divagare verso strani e tortuosi pensieri. In un certo senso, si sentiva come dispersa in un enorme labirinto, dove tutte le strade che percorreva la conducevano inevitabilmente verso quello da cui tentava di fuggire, verso la paura.
Ebbe l’impulso di prendere il telefono e chiamare i suoi genitori, ma si convinse che non era il caso di farli preoccupare inutilmente. Ancora una volta cambiò nervosamente posizione nel letto poi si infilò completamente sotto le coperte come se quel sottile strato di piume e materiale sintetico potesse regalarle protezione, il rumore del suo respiro sovrastava di poco quello delle pulsazioni del suo cuore. Ma con il passare dei minuti riuscì a tranquillizzarsi e finalmente si addormentò.
La casa si trovava sopra ad una piccola collina poco distante dalla città. Da quella collina sino a pochi anni fa, non si vedeva altro che una pianura quasi del tutto buia, ma ora le costruzioni erano prolificate e con esse le luci che la rendevano estremamente luminosa, dall’alto ora aveva tutta l’aria di un enorme flipper. Il vento aveva spazzato via tutte le nubi e a dispetto delle vicine luci artificiali, in cielo erano visibili numerosi puntini luminosi.
Verso le tre del mattino qualcosa disturbò il suo riposo. Nella sua mente sogno e realtà si confusero e si intrecciarono diverse volte, con fatica riuscì a svegliarsi e a capire che quel frastuono era reale come il letto su cui dormiva.
Ancora un terribile fragore che la destò completamente. Realizzò che provenisse dal piano inferiore. Forse era ancora il vento il responsabile? No si disse, questa volta era sicura di aver chiuso tutte le finestre.
Qualcuno stava cercando di entrare in casa? Si chiese cosa dovesse fare, rimanere ferma lì nella speranza che l’intruso desistesse, o magari chiamare la polizia?
Si alzò con estrema lentezza e a piedi scalzi si avvicinò alla rampa delle scale, ora era assolutamente sicura che qualcuno stesse forzando una finestre. Si sentì raggelare il sangue pensando che qualcuno stesse cercando di entrare con la forza proprio in quel momento, mentre lei era sola in casa. Se ci fossero stati almeno i suoi genitori avrebbe potuto svegliarli e loro avrebbero saputo sicuramente cosa fare.
Rifletté sulla situazione e dedusse che probabilmente l’intruso non si era reso conto di averla svegliata, e questo poteva essere un punto a suo favore. Se però avesse perso tempo al telefono per chiedere aiuto, magari il ladro avrebbe fatto in tempo ad entrare, e lei avrebbe potuto correre un terribile rischio. E così, anche se spaventata e con il cuore in gola, fece la cosa più naturale ed accese la luce che illuminava le scale. Chiunque stesse tentando di entrare si fermò immediatamente e la casa tornò ad essere silenziosa. Forse con quel semplice gesto era riuscita a spaventare il ladro, almeno per il momento le sembrò così. Quando realizzò che il peggio fosse passato, scivolò a terra con la schiena lungo la parete e iniziò a piangere. Pianse a lungo, come lunghe erano state le ore di quella interminabile serata che l’aveva vista prima sotto la pressione di paure del tutto immaginarie e poi di fronte ad un pericolo reale.
Ora, a di stanza di mesi, ricorda ancora tutto di quella strana sera. Ricorda la telefonata che fece ai suoi per raccontargli quello che era accaduto, ricorda di aver acceso tutte le luci di casa nell’attesa che arrivassero i poliziotti, ricorda di averli accolti con gli occhi gonfi per le tante lacrime versate. Ma fortunatamente non accadde nulla di grave, tutto si era concluso soltanto con un tremendo spavento. Ma ancora oggi, al solo pensiero di passare un’altra notte sola in casa, il cuore le batte forte.

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