La pioggia caduta per tutto il pomeriggio aveva lasciato l’asfalto ricoperto da un sottile velo d’acqua; le pozze erano colme dei riflessi delle insegne luminose. Scendendo dal taxi David non poté evitare di calpestarne una, imprecò mentre frugava nella tasca per recuperare il mazzetto di banconote. Pagò l’autista e poi si diresse con passo deciso verso l’ingresso dell’albergo. A parte il piede appena inzuppato la sua giornata era stata fantastica, la sua presentazione era andata benissimo e il suo capo gli aveva fatto persino i complimenti, cosa che accadeva veramente di rado.
Si infilò nella porta girevole spingendo il vetro con una mano. Attraversare quel tipo di porte gli metteva sempre in testa strane idee, come rimanere bloccati o peggio ancora schiacciati. L’attraversò incolume. Cos’altro sarebbe dovuto accadere?
Sollevò il palmo della mano dalla gelida superficie, lasciò un’impronta sul vetro che per qualche secondo continuò a girare insieme alle porte. Poi svanì.
David guardò l’orologio e si rese conto di quanto si fosse trattenuto in ufficio, indicava le 22.15. Si avvicinò alla Reception e l’uomo in giacca e cravatta dietro al bancone gli riservò uno sguardo stizzito, da principio non ne comprese il motivo ma poi guardando le impronte che aveva lasciato sul pavimento, comprese. Lo sguardo dell’uomo tornò fisso su i suoi occhi.
“Buona sera, in cosa posso esserle utile?”
“Ho prenotato una camera, solo per questa notte.” disse David mentre poggiava la sua borsa a terra.
“Sì. Può cortesemente darmi un suo documento e la carta di credito?”
David consegnò tutto al signor White, il suo nome era indicato sulla piastrina dorata fissata vicino al taschino. Lo guardò controllare la prenotazione sul terminale ed inserire alcuni dati, sperò che tutto fosse in ordine.
“Mi dispiace signore, ma non risulta nessuna prenotazione a suo nome.” Disse White.
“Non è possibile. Possiamo risolvere in qualche modo, avrete sicuramente un’altra camera.“ Disse David.
“Sono desolato, ma siamo al completo. A parte la…”
“A parte cosa?” Chiese David.
“La camera 1113, una camera direi… particolare. Prima che accetti devo avvisarla…vede, lo scorso anno proprio in questo periodo in quella stanza è scomparso un uomo.”
“Cosa vuol dire per scomparso?” Domandò David.
“Senta, ho parlato con quell’uomo personalmente la notte in cui è sparito, ricordo che erano le tre del mattino. Dopodichè sembra essere proprio scomparso nel nulla, sono sicuro che la polizia ancora non si spiega come sia successo. Comunque da quella notte nella camera 1113 accadono strane cose. Strani fenomeni.”
David si definiva un uomo razionale e non aveva la benché minima intenzione di vagare per la città in cerca di una stanza in un altro albergo, e soprattutto cercarla in una notte piovosa come quella. Così accettò la proposta di White.
“Bene signore, come vuole lei.”
White gli restituì il documento e la carta di credito, lo invitò a firmare un modulo che aveva appena stampato e poi abilitò la chiave elettronica della sua camera.
“Undicesimo piano signor Burke e… buona fortuna.” Disse White indicando l’ingresso degli ascensori.
White scomparve nell’ufficio dietro il bancone. David raccolse la borsa e si diresse verso l’ascensore. Si guardò intorno in attesa che arrivasse al piano terra. La hall era separata in due ambienti da un magnifico arco in legno, nell’altra stanza numerosi divani rossi e tavolini bassi in noce erano dislocati ordinatamente, la luce soffusa rendeva l’atmosfera calda e accogliente.
Il campanello che annunciava l’arrivo dell’ascensore richiamò la sua attenzione. Entrò e premette il numero undici, le porte si chiusero e l’ingresso dell’albergo scomparve come una scena dietro la tenda di un teatro, un tenue sottofondo musicale dai toni jazz gli tenne compagnia sino all’arrivo. Si ritrovò a riflettere sulle parole di White e si chiese quali strani fenomeno erano davvero accaduti in quella camera. Sapeva di essere un pochino troppo cresciuto per le storie di fantasmi o cose del genere, non poteva davvero credere a certe stupidaggini.
Le porte si aprirono e David le attraversò; il corridoio era avvolto in una fioca luce che scaturiva dalle piccole applique affiancate ad ogni porta. Procedette senza uscire dalla lunga striscia di moquette rossa e seguendo le indicazioni giunse davanti alla sua stanza. Mentre inserì la chiave magnetica sentì il suo corpo aggredito dalla stanchezza accumulata in quella durissima giornata, ebbe l’improvvisa necessità di un bel bagno.
Entrò, a prima vista la camera gli sembrò ordinata e pulita. Poggiò la borsa sul piano della piccola scrivania poi ripose la giacca nell’armadio ed iniziò a spogliarsi.
La doccia portò via dal suo corpo parte della stanchezza e tensione che aveva accumulato durante la giornata. Tornò nella camera da letto con l’asciugamano stretto intorno alla sua vita, con i capelli dritti come gli aculei di un porcospino e le ciabatte ben inzuppate dalle gocce che continuavano a scendere lungo le sue gambe. La temperatura nella camera era piacevolmente calda, fuori la pioggia aveva ripreso a cadere e il suo scrosciare era costante ed appena percettibile attraverso gli spessi vetri della finestra.
Sollevò la borsa che aveva poggiato sulla scrivania, la spostò sul letto e l’aprì. Come al solito Katie era stata bravissima a preparare il suo bagaglio, il contenuto era perfettamente allineato e fermo nella stessa posizione imposta il giorno prima dalle sue delicate mani. Pensò a lei e decise di chiamarla.
Compose il numero sulla tastiera del cellulare, lo portò all’orecchio ed aspettò che lei rispondesse.
Dopo qualche squillo…
“Pronto, chi è?”
“Ciao Katie, sono io.” Disse David.
“Ciao amore, tutto ok?”
“Si, tutto ok.”
David Notò che la sua voce era un pochino assonnata e le chiese se stava dormendo.
“Non ti preoccupare, mi ero appena appoggiata sul letto. Dimmi della presentazione, è andata bene?” Gli domandò Katie pensando che fosse carino interessarsi del suo lavoro.
“Direi stupendamente, meglio di così non poteva andare. Pensa che Vecchiaccio (così chiamava David il suo capo) è riuscito persino a congratularsi con me.”
“Ne sono veramente felice amore, te lo meriti. Dopo tutto ti sei impegnato a lungo su quel progetto.”
“I bambini come stanno?”
“Ora dormono, sono stati in piedi un pochino più del solito. Quando pensi di rientrare?”
“Beh, domani ho l’aereo per le cinque del pomeriggio, credo sarò a casa non più tardi delle undici.”
“Cercherò di aspettarti sveglia.”
“Grazie amore, buona notte.”
“Anche a te.”
David attaccò e la stanza si colmò di silenzio. Amava dormire nella più completa oscurità così accostò le pesanti tende e ridusse al minimo le luci della città che filtravano attraverso i vetri, spense la luce sul comodino e si distese sul letto.
Pensò a Katie e a quanto le mancasse, dormire senza di lei al suo fianco lo faceva sentire tremendamente solo, poi immaginò i suoi bambini a letto persi nei loro dolci sogni. Si addormentò in poco tempo, una delle poche cose che poteva affermare con sicurezza era il fatto di non soffrire di certo di insonnia. Così David si abbandonò alla notte, ma qualcosa soltanto un’ora più tardi disturbò il suo sonno .
Aveva freddo. Tentò di scaldarsi stringendo nervosamente il lenzuolo contro il corpo, ma la situazione non migliorò di molto. Prima ancora di aprire gli occhi capì che qualcosa nella stanza non andava, era gelida. Accese la luce del comodino, si alzò ed andò a controllare la temperatura impostata dell’aria condizionata, undici gradi. Si convinse che forse era stato programmato in quel modo dal precedente cliente, così innalzò la temperatura sino a venti gradi e l’aria che fuoriuscì dal bocchettone divenne subito più calda, tornò a letto emettendo uno sbadiglio così ampio che per poco non si slogò la mascella.
Fuori la pioggia cadeva incessante come se la città non l’avesse vista da mesi. All’interno della stanza 1113 David continuò a dormire tranquillamente, completamente ignaro di quello che sarebbe accaduto durante la notte.
Erano passate da poco le due del mattino quando inspiegabilmente dal rubinetto della vasca l’acqua iniziò a scorrere con pieno vigore. Questa volta fu proprio il rumore dell’acqua ad interrompere il riposo di David che se pur con molta difficoltà riuscì a sollevare le palpebre.
E adesso cosa succede? Si chiese mentre a piedi scalzi procedeva verso il bagno. Accese la luce e vide la vasca completamente piena d’acqua, qualche altro secondo e il bagno si sarebbe allagato. Si domandò come fosse possibile che un rubinetto chiuso decise di punto in bianco di aprirsi da solo nel bel mezzo della notte e soprattutto di come il tappo si fosse incastrato perfettamente nello scolo. Un affare davvero bizzarro sul quale avrebbe riflettuto l’indomani a mente fresca. Chiuse il rubinetto e sfilò il tappo dal buco. Mentre l’acqua che defluiva attraverso lo scolo gorgogliava, David tornò in stanza e si lasciò cadere sul materasso che reagì facendolo sobbalzare almeno un paio di volte prima di rassegnarsi ad ospitarlo.
Verso le tre del mattino il cellulare squillò.
“No, non è possibile…” Disse David senza accorgersi di aver pronunciato quelle parole.
Il cellulare continuò a squillare e a vibrare finché David allungando il braccio non lo sfiorò con la mano, in quel preciso istante chiunque l’avesse chiamato attaccò. Controllò la chiamata persa. Proveniva da casa.
I battiti del cuore di David aumentarono di frequenza, non era mai capitato prima che Katie l’avesse chiamato durante la notte. Pensò che forse potesse avere qualche problema, o magari i bambini… Schiacciò il tasto per inviare l’ultima chiamata in memoria, sentì squillare ripetutamente finché lei rispose.
“Pronto.” La voce di Katie era quasi irriconoscibile.
“Katie, sono io. Stai Bene?”
“Amore, ma cosa ti prende. Chiamarmi a questa ora della notte…”
“Non mi hai chiamato poco fa?”
“Assolutamente No.”
Per un attimo sulla linea telefonica si propagò soltanto rumore.
“Stai bene David?”chiese Katie.
“Si, è soltanto che…nulla lascia stare. Ti chiamo domani e scusami, buona notte.”
“Notte.” Katie riattaccò.
David per un momento divenne mobile come un palo piantato nel cemento. Rifletté su quello che era accaduto durante la notte, tutto era così bizzarro; l’aria condizionata, l’acqua della vasca ed ora una chiamata di sua moglie, chiamata che lei diceva di non aver mai fatto. Ripensò alle parole di White: “Buona Fortuna”.
Erano forse questi gli estranei eventi di cui aveva parlato White? Comunque era del tutto fuori dalla sua logica ipotizzare che in quella stanza ci fosse davvero una qualche entità armata di un bel lenzuolo bianco da agitare a un metro dal pavimento.
Ormai sveglio sentì la vescica protestare si alzò ed andò in bagno mentre fuori il tempo non era di certo dei migliori.
Nel preciso istante in cui tornò in camera un grosso lampo squarciò il cielo, David si accorse che le tende non erano accostate nella posizione in cui le aveva lasciate ma completamente spalancate, un brivido percorse il suo corpo. La camera per qualche secondo si colorò di un azzurro intenso e David notò qualcosa di strano sul vetro della finestra, era completamente appannata tanto da far scomparire l’intera città. La camera tornò buia e un grosso tuono fece vibrare i vetri. Poi accadde qualcosa che David non riuscì a spiegare per il resto della sua vita.
A poco a poco vide chiaramente comparire delle lettere, una parola, un messaggio. Si fece coraggio e si avvicinò alla vetrata allungando una mano per toccare il vetro ma si accorse che all’interno era perfettamente asciutto, il messaggio era stato scritto sulla superficie esterna. Quando un altro lampo illuminò la vetrata David riuscì a leggere perfettamente il messaggio, Era un indirizzo.
Pazzesco, come è possibile? Si domandò.
David resta calmo. Durante questa notte stanno accadendo cose molto strane, c’è forse davvero un fantasma in questa stanza?
David non dire più stronzate e pensa razionalmente.
E cosa vuoi che trovi di razionale nello spiegare come qualcuno, magari dall’altro mondo, mi mandi un messaggio scrivendolo su una finestra dell’undicesimo piano di un grattacielo. Sto vaneggiando, probabilmente tutto questo è un incubo, adesso mi risveglierò, non può essere che così.
David si diede un bel pizzicotto sul braccio chiudendo gli occhi e sperando che quando li avrebbe riaperti le cose fossero cambiate, ma intorno a lui tutto rimase immutato, specialmente il messaggio stampato sul vetro. Terribilmente scosso provò comunque a dare un significato a quel messaggio.
Un momento. White mi ha detto che un uomo è scomparso, forse questo indirizzo potrebbe essere un indizio, potrei provare a…
Probabilmente sto diventando matto, ma un tentativo posso farlo.
All’improvviso il vetro si spannò, le lettere sparirono e rimasero soltanto le numerose gocce d’acqua che continuavano a scivolare verso il basso, mentre altre continuavano a cadere e ad aggiungersi sulla fredda superficie della finestra.
Due giorni dopo nella villetta della famiglia Burke, Katie era davanti ai fornelli a preparare la colazione quando sentì i passi di David che scendeva dalle scale, dopo qualche secondo lui entrò in cucina.
“Buongiorno amore, mi dispiace per ieri sera non sono proprio riuscita ad aspettarti sveglia.”
David si avvicinò a Katie, l’odore della pancetta affumicata risvegliò il suo stomaco che produsse un inquietante rumore.
“Hai proprio fame!” Commentò Katie.
Entrambi accennarono un sorriso. David l’abbracciò e la baciò sulle labbra.
“Non ti preoccupare, l’aereo ha fatto un po’ di ritardo così sono rientrato più tardi del previsto. Mi sei mancata.”
“Anche tu.” Questa volta il bacio fu più passionale.
Mentre David iniziò a fare colazione Katie si mise seduta e prese il giornale che aveva da poco portato in casa. Diete una rapida occhiata alle principali notizie del giorno. Dopo aver letto diversi titoli di economia, politica e cronaca, una notizia in particolare attirò la sua attenzione.
“Senti questa: Grazie ad una telefonata anonima la polizia è stata in grado di ritrovare il cadavere di Jonathan Green. Le autorità sono riuscite così a rintracciare il cadavere a distanza esatta di un anno dallo stesso giorno in cui si perdevano le sue tracce.
Non trovi che sia una strana coincidenza? ” Chiese Katie che senza aspettare che suo marito rispondesse continuò a leggere l’articolo.
“La cosa strana è che la telefonata anonima proveniva proprio da una cabina di fronte all’albergo in cui Green aveva pernottato prima di scomparire nel nulla…”
Katie alzò gli occhi verso suo marito. I loro sguardi si incrociarono e lei capì che David doveva dirle qualcosa.
“Cosa è accaduto la scorsa notte David? Quella tua telefonata durante la notte, devi dirmi qualcosa?”
In quella limpida mattina invernale Katie e David parlarono a lungo, mentre da qualche parte, in un piccolo cimitero, il corpo di Jonathan poteva finalmente avere una degna sepoltura.
Bravo, la tensione e la curiosità portano sino al finale. Però, dio bonino, potevi dirci cosa era accaduto!
Un giorno parlerò del fantasma che abita in casa mia, credo che sia una donna o una ragazzina. A dire il vero credo che siano due. N.
Grazie Nihil… ma quello di non dire nulla circa le circostanze della morte dell’uomo, è stata una mia scelta. Ottima idea…scrivi un bel racconto che descriva le gesta dei tuoi fantasmi personali!!! ^____^
Ciao Fabio. Simpatico il racconto. A me e’ piaciuta molto l’immagine dell’impronta della mano sulla porta girevole.
giusto, il non dire è ciò che tiene alta la suspence. D.
Bel racconto!!! Bravo Fabio… tra il tuo racconto e quello di Nihil, non credo che stanotte dormirò molto bene!!!!
Bella tensione! bella l’iedea della telefonata che parte da casa sua e la voce trasfigurata della moglie… danno lo spunto per sequel… chi è ora realmente la donna di front ai fornalli?…
ah ah ah
Secondo me lo spunto per il sequel è tutto nell’inquietante rumore prodotto dallo stomaco di lui al friggere della pancetta.
Noto che ti piacciono parecchio i racconti misteriosi, eh? Bello, anche se forse la tensione che corre per tutto il racconto non riesce a rimanere tale nello scioglimento dell’intreccio. Però hai un modo di raccontare molto coinvolgente! (Ho trovato un refuso: alla fine “diete” invece che “diede” ;-))
Fabio, sei un mostro di bravura. Una tensione che ti inchioda fino alla fine. Bravissimo!
Ciao
Bello, ora passo agli altri
Anche se letto a lavoro, quindi senza l’attenzione che meritava, alla fine un brivido mi ha percorso e ricalcato la schiena per 15 secondi.
Bravo Fabione…