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Non c’è mistero che si rispetti senza la propria pergamena,
rotolo di papiro o lastra di pietra o bronzo.
Famose sono diventate quelle di Rennes-le-Chateau, in Francia.
Dove e quando, sono spuntate fuori?
Nel 1.887, nella chiesa del paese, durante i lavori di restauro dell’altare, promossi dal parroco, Berenger Saunière.
Le offerte dei fedeli furono piuttosto generose (lasciti, messe, indulgenze ed altro) e il buon parroco si trovò a maneggiare parecchi quattrini. Circostanza, questa, che scatenò l’estro creativo dello scrittore francese G. De Sède, autore delle improbabili e fantasiose vicende di un romanzo intitolato “Le tresor maudit” (Il tesoro maledetto).
All’interno di una colonna che sosteneva l’altare, si disse,
il parroco aveva trovato delle pergamene dai contenuti enigmatici e alquanto misteriosi. Tali da convincerlo a recarsi fino a Parigi per sottoporli a “lettura” da parte di esperti di messaggi criptati.
Ed è a questo punto che cessa il buon senso e ci si tuffa in un mare di congetture, supposizioni e perfino mistificazioni.
L’esperto parigino (o parigina… non si sa con precisione) così traduce ed interpreta due delle pergamene:

La prima iscrizione:
“A re Dagoberto II ed a Sion appartiene questo tesoro. Egli è morto lì.”
Che cosa significa? Che quella pergamena era la mappa di un tesoro? Un tesoro a cui il buon parroco avrebbe attinto a piene mani ed, in parte, generosamente distribuito, contribuendo personalmente ai lavori di restauro?
E quei due nomi: re Dagoberto II e Sion (che sta per Priorato di Sion)?
Dagoberto era un Sovrano della stirpe dei Merovingi.
I Merovingi erano Franchi, lo si sa. Quello che non si sa, è il legame di questo Sovrano con i fatti di Rennes-le-Chateau e la famiglia del Cristo che, secondo certe teorie, abbia finito proprio lì i suoi giorni e vi sia stato sepolto.
Leggenda nella leggenda: re Dagoberto era un discendente di Gesù, come questi lo era di re Davide?
E il Priorato di Sion?
Sarebbe una setta e di essa ci occuperemo a breve.
La seconda parte dell’iscrizione, quel “Egli è morto lì”, indicherebbe il luogo di sepoltura del corpo del Cristo (di cui ci siamo già occupati)

La seconda iscrizione:
“Pastora. Nessuna Tentazione. Che Poussin, Teniers detengono la chiave: Pace 681. Per la Croce e per questo Cavallo di Dio, io compio “anniento” questo demone di guardiano a mezzogiorno. Mele Azzurre.”
Che cosa significherebbe?
Chiave 681 sarebbe l’anno in cui sono avvenuti i… chiamiamoli così, mescolamenti genealogici (che tradotto vuol dire: matrimonio) fra un discendente del Cristo e un membro della famiglia reale della Dinastia Merovingia?
I Merovingi, discendenti di Cristo?
Affascinante, è stata definita questa teoria: stravagante, direi io. Inquietante e perfino mortificante per l’umano intelletto.
Per decine di secoli, dunque, una “genia divina” (il Cristo sarebbe oppure no, Figlio di Dio?) avrebbe vissuto in mezzo a poveri mortali senza mai intervenire in guerre, genocidi, pestilenze, e altro? Uomini e donne, dal sangue divino, avrebbero condotto la propria esistenza come qualsiasi mortale su questa Terra?
Tutto questo, fino a quando qualcuno non li ha “scovati”: un pretino francese che in punto di morte ha rivelato il suo “segreto”… un pretino che, tra le altre vicissitudini, era stato perfino scomunicato per attività simoniaca.
Sotto la chiesa, infatti, si trova una cripta ed è probabile che al suo interno vi fossero reperti antichi con il cui traffico clandestino, il bravo pretino si sia è arricchito: era quello il ”tesoro”.

A questo punto la domanda è d’obbligo: i messaggi delle
Pergamene sono autentici oppure no?
La sottoscritta dubita perfino della loro esistenza! Chi ha potuto dare un’occhiata al famoso pilastro che regge l’altare, ha potuto anche costatare che il nascondiglio( un minuscolo foro) è talmente piccolo da non poter contenere assolutamente nulla e tanto meno quattro pergamene.

Oltre alle Pergamene, però, replicano gli irriducibili di tale teoria, ci sono varie iscrizioni e rebus, distribuiti qua e là, all’interno ed all’esterno della chiesa.
Quello che per molti costituisce un affascinante rompicapo si trova inciso sul portale. Breve e lapidario, recita così:
“Terribilis est locus iste”
Una scritta latina che per molti significherebbe :
«Questo luogo è terribile »
Un vero latinista, però, come la tradurrebbe?
Ricordo ancora la famosa frase risalente ai miei primi approcci con questa “morta” ma sempre viva lingua: “mus farinam est”. Io credevo che il topo fosse fatto di farina, anziché mangiarsela, la farina.
La spiegazione più semplice e plausibile dovrebbe essere ricercata nella personalità di colui

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