Tag Archive: Maria Pace


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Il forte interesse e la grande ammirazione verso tutto ciò che era Orientale, creò nel XIX secolo uno dei capitoli più complessi della storia intellettuale europea.
Si trattò di un fenomeno assai diffuso a causa dello spiccato interesse per tutto quanto fosse orientale e per alcune caratteristiche in particolare: l’arte, la falconeria, i divertimenti (soprattutto danza del ventre).
Si giunse perfino a deporre l’abito europeo per preferire quello orientale. Molte personalità lo fecero: il pittore David, l’archeologo Belzoni, l’avventuriero Laurence d’Arabia, per citarne solo alcuni.
Si trascurarono, però, alcuni degli aspetti fondamentali di quella cultura; a volte si finì anche per ironizzarne.
Mancò spesso il rispetto per una cultura considerata piuttosto folkloristica e quel che è peggio, si trascurò la condizione assai precaria che la donna (salvo poche eccezioni) ricopriva in quella società.
Ossessione per una terra ed una cultura che, in fondo, non si conosceva affatto, ma che spinse tanti europei a travestirsi da arabi…

In queste vicende, infatti, non si incontreranno solamente figure storiche realmente esistite, ma anche personaggi partoriti dalla fantasia, perché il tema principale e:

AMORE – PASSIONE – FASCINO – AVVENTURA – AZIONE – MISTERO – FANTASIA – STORIA

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PRESENTAZIONE

Ccopertina del libro

Corre l’anno 882/883, il 68/69 dell’era cristiana: l’anno più lungo di tutta la storia dell’Antica Roma, che vede la morte cruenta di quattro imperatori.
Anno di violenze e congiure, è anche il momento in cui il Cristianesimo, approdato a Roma insieme a molti altri culti orientali, mette i primi germogli, pur tra sospetti, speranze e persecuzioni.

Marco Valerio, tribuno della Legione X, di stanza in Giudea, è inviato a Roma dal suo superiore, il generale Vespasiano, per valutare e riferire sulla situazione: l’Urbe sta precipitando in quella che sarà chiamata: Anarchia Imperiale.
Costretto l’imperatore Nerone al suicidio, in ogni parte dell’Impero – Spagna, Giudea, Germania – le Legioni premono per affidare la porpora imperiale al proprio Generale.

Marco Valerio si troverà coinvolto in vicende che avranno come protagonisti gladiatori che si sfidano nelle arene, pretoriani e senatori pronti a passar da una corrente politica all’altra, liberti arroganti, filosofi, schiavi, vestali, prostitute, giovanissimi banditi…
Intreccerà una bella storia d’amore con Lucilla, scampata alla carneficina seguita alla congiura Pisone contro Nerone, figlia di uno dei congiurati; per lei, Marco Valerio arriverà perfino a sfidare Cesare, di cui da ragazzo era stato compagno delle giovanili bravate.

Uno spaccato di vita nella Roma d’epoca imperiale, in cui il potere sul popolo si esercitava assicurandogli: PANEM ET CIRCENSES – Pane e Circo.

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Inno ad ATON

Compari pieno di bellezza nell’orizzonte del cielo
Disco vivo che hai dato inizio alla vita
Non appena ti sei innalzato nell’Orizzonte Orientale,
hai riempito ogni Paese della tua perfezione.
Sei bello, brillante, alto nel tuo universo
I tuoi raggi abbracciano i Paesi fini alla fine di tutto quello che hai creato.
Li hai conquistati fino ai loro limiti e li tieni legati per il tuo amato figlio.
Anche se sei lontano, i tuoi raggi toccano la Terra.
Stai davanti ai nostri occhi, ma il tuo cammino continua ad essere per noi sconosciuto.
All’alba ti innalzi all’Orizzonte, mandi via le tenebre e brilli su ogni cosa
L’Universo esiste grazie alle tue mani con cui lo hai creato: se Tu sorgi, vive e se tramonti, muore.
Tu sei la durata della vita stessa. Si vive grazie a te….

composto da Amenopeth IV – conosciuto anche come Akhenaton o Faraone-Eretico
XVIII Dinastia dei Faraoni

LA METAMORFOSI (prima parte)

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(seguito)
Infreddolito e triste, nell’attesa del sonno che non arrivava, Djoser pensava alla culla scurita dal tempo ma ancora attaccata al soffitto di casa. Le sue mani cercarono il filatterio legato al collo, un astuccio di canne contenente iscrizioni incise su un frammento di papiro; formule per propiziarsi il sonno. Glielo aveva messo al collo sua madre.

Improvvisamente avvertì la sensazione di non essere più solo e che la luce della Luna lo scaldasse quasi più delle fiamme del bivacco. Aprì gli occhi e balzò a sedere: sdraiato di fronte a lui dall’altra parte del fuoco, c’era uno sciacallo.
Superato il primo moto di timore, Djoser restò a guardarlo. Capì subito che non si trattava di uno sciacallo comune. Avvolta dal chiarore della Luna e di quello delle fiamme del bivacco, la sagoma dello sciacallo si stagliava nitida contro il cielo blu intenso della notte. Nero come la pece, era assai più grosso di uno sciacallo. Più grosso perfino di un lupo. Collo possente, muscoli poderosi sotto un manto di pelo raso, lo sciacallo si sollevò sulle zampe anteriori e lo fissò dritto negli occhi.
Un brivido attraversò la schiena del ragazzo, incapace di sottrarsi al richiamo di quello sguardo obliquo e verde. Lo vide tendere verso di lui il capo dal muso allungato ed aguzzo, spalancare le fauci e mettere bene in mostra le potenti mandibole e le zanne appuntite. Ma non era un atto di minaccia, bensì la posa che lo sciacallo assume quando ulula alla luna. L’ululato tipico, dicevano al cantiere, che lo sciacallo lancia nei periodi che precedono la pioggia: fenomeno assai raro nel deserto.
Djoser comprese che qualcosa di prodigioso stava per

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Non c’è mistero che si rispetti senza la propria pergamena,
rotolo di papiro o lastra di pietra o bronzo.
Famose sono diventate quelle di Rennes-le-Chateau, in Francia.
Dove e quando, sono spuntate fuori?
Nel 1.887, nella chiesa del paese, durante i lavori di restauro dell’altare, promossi dal parroco, Berenger Saunière.
Le offerte dei fedeli furono piuttosto generose (lasciti, messe, indulgenze ed altro) e il buon parroco si trovò a maneggiare parecchi quattrini. Circostanza, questa, che scatenò l’estro creativo dello scrittore francese G. De Sède, autore delle improbabili e fantasiose vicende di un romanzo intitolato “Le tresor maudit” (Il tesoro maledetto).
All’interno di una colonna che sosteneva l’altare, si disse,
il parroco aveva trovato delle pergamene dai contenuti enigmatici e alquanto misteriosi. Tali da convincerlo a recarsi fino a Parigi per sottoporli a “lettura” da parte di esperti di messaggi criptati.
Ed è a questo punto che cessa il buon senso e ci si tuffa in un mare di congetture, supposizioni e perfino mistificazioni.
L’esperto parigino (o parigina… non si sa con precisione) così traduce ed interpreta due delle pergamene:

La prima iscrizione:
“A re Dagoberto II ed a Sion appartiene questo tesoro. Egli è morto lì.”
Che cosa significa? Che quella pergamena era la mappa di un tesoro? Un tesoro a cui il buon parroco avrebbe attinto a piene mani ed, in parte, generosamente distribuito, contribuendo personalmente ai lavori di restauro?
E quei due nomi: re Dagoberto II e Sion (che sta per Priorato di Sion)?
Dagoberto era un Sovrano della stirpe dei Merovingi.
I Merovingi erano Franchi, lo si sa. Quello che non si sa, è il legame di questo Sovrano con i fatti di Rennes-le-Chateau e la famiglia del Cristo che, secondo certe teorie, abbia finito proprio lì i suoi giorni e vi sia stato sepolto.
Leggenda nella leggenda: re Dagoberto era un discendente di Gesù, come questi lo era di re Davide?
E il Priorato di Sion?
Sarebbe una setta e di essa ci occuperemo a breve.
La seconda parte dell’iscrizione, quel “Egli è morto lì”, indicherebbe il luogo di sepoltura del corpo del Cristo (di cui ci siamo già occupati)

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Non c’è mistero che si rispetti senza la propria pergamena,
rotolo di papiro o lastra di pietra o bronzo.
Famose sono diventate quelle di Rennes-le-Chateau, in Francia.
Dove e quando, sono spuntate fuori?
Nel 1.887, nella chiesa del paese, durante i lavori di restauro dell’altare, promossi dal parroco, Berenger Saunière.
Le offerte dei fedeli furono piuttosto generose (lasciti, messe, indulgenze ed altro) e il buon parroco si trovò a maneggiare parecchi quattrini. Circostanza, questa, che scatenò l’estro creativo dello scrittore francese G. De Sède, autore delle improbabili e fantasiose vicende di un romanzo intitolato “Le tresor maudit” (Il tesoro maledetto).
All’interno di una colonna che sosteneva l’altare, si disse,
il parroco aveva trovato delle pergamene dai contenuti enigmatici e alquanto misteriosi. Tali da convincerlo a recarsi fino a Parigi per sottoporli a “lettura” da parte di esperti di messaggi criptati.
Ed è a questo punto che cessa il buon senso e ci si tuffa in un mare di congetture, supposizioni e perfino mistificazioni.
L’esperto parigino (o parigina… non si sa con precisione) così traduce ed interpreta due delle pergamene:

La prima iscrizione:
“A re Dagoberto II ed a Sion appartiene questo tesoro. Egli è morto lì.”
Che cosa significa? Che quella pergamena era la mappa di un tesoro? Un tesoro a cui il buon parroco avrebbe attinto a piene mani ed, in parte, generosamente distribuito, contribuendo personalmente ai lavori di restauro?
E quei due nomi: re Dagoberto II e Sion (che sta per Priorato di Sion)?
Dagoberto era un Sovrano della stirpe dei Merovingi.
I Merovingi erano Franchi, lo si sa. Quello che non si sa, è il legame di questo Sovrano con i fatti di Rennes-le-Chateau e la famiglia del Cristo che, secondo certe teorie, abbia finito proprio lì i suoi giorni e vi sia stato sepolto.
Leggenda nella leggenda: re Dagoberto era un discendente di Gesù, come questi lo era di re Davide?
E il Priorato di Sion?
Sarebbe una setta e di essa ci occuperemo a breve.
La seconda parte dell’iscrizione, quel “Egli è morto lì”, indicherebbe il luogo di sepoltura del corpo del Cristo (di cui ci siamo già occupati)

La seconda iscrizione:
“Pastora. Nessuna Tentazione. Che Poussin, Teniers detengono la chiave: Pace 681. Per la Croce e per questo Cavallo di Dio, io compio “anniento” questo demone di guardiano a mezzogiorno. Mele Azzurre.”
Che cosa significherebbe?
Chiave 681 sarebbe l’anno in cui sono avvenuti i… chiamiamoli così, mescolamenti genealogici (che tradotto vuol dire: matrimonio) fra un discendente del Cristo e un membro della famiglia reale della Dinastia Merovingia?
I Merovingi, discendenti di Cristo?
Affascinante, è stata definita questa teoria: stravagante, direi io. Inquietante e perfino mortificante per l’umano intelletto.
Per decine di secoli, dunque, una “genia divina” (il Cristo sarebbe oppure no, Figlio di Dio?) avrebbe vissuto in mezzo a poveri mortali senza mai intervenire in guerre, genocidi, pestilenze, e altro? Uomini e donne, dal sangue divino, avrebbero condotto la propria esistenza come qualsiasi mortale su questa Terra?
Tutto questo, fino a quando qualcuno non li ha “scovati”: un pretino francese che in punto di morte ha rivelato il suo “segreto”… un pretino che, tra le altre vicissitudini, era stato perfino scomunicato per attività simoniaca.
Sotto la chiesa, infatti, si trova una cripta ed è probabile che al suo interno vi fossero reperti antichi con il cui traffico clandestino, il bravo pretino si sia è arricchito: era quello il ”tesoro”.

A questo punto la domanda è d’obbligo: i messaggi delle
Pergamene sono autentici oppure no?
La sottoscritta dubita perfino della loro esistenza! Chi ha potuto dare un’occhiata al famoso pilastro che regge l’altare, ha potuto anche costatare che il nascondiglio( un minuscolo foro) è talmente piccolo da non poter contenere assolutamente nulla e tanto meno quattro pergamene.

Oltre alle Pergamene, però, replicano gli irriducibili di tale teoria, ci sono varie iscrizioni e rebus, distribuiti qua e là, all’interno ed all’esterno della chiesa.
Quello che per molti costituisce un affascinante rompicapo si trova inciso sul portale. Breve e lapidario, recita così:
“Terribilis est locus iste”
Una scritta latina che per molti significherebbe :
«Questo luogo è terribile »
Un vero latinista, però, come la tradurrebbe?
Ricordo ancora la famosa frase risalente ai miei primi approcci con questa “morta” ma sempre viva lingua: “mus farinam est”. Io credevo che il topo fosse fatto di farina, anziché mangiarsela, la farina.
La spiegazione più semplice e plausibile dovrebbe essere ricercata nella personalità di colui