(seguito)
Djoser comprese che qualcosa di prodigioso stava per accadere.
Attese. Ogni cosa intorno a lui pareva attendere un prodigio, perché quello era un luogo “Divino”, dove era possibile infrangere le barriere del mistero e delle dimensioni: perfino i Faraoni lo avevano scelto per fissarvi le loro dimore eterne.
E il prodigio accadde. Le zanne dello sciacallo, sporgenti fuori
della bocca, lentamente rientrarono; così pure le unghie, lunghe e scure. Il muso, allungato e stretto, si appiattì. Nelle orbite oblique, gli occhi fiammeggiarono. Umani o, forse, divini. Il corpo, rannicchiato e curvo, si alzò; pian piano si allungò. Il pelo, nero e lucente, scivolò dentro il cuoio. Risucchiato. Fino a scomparire. Alta, sempre più alta, la sua figura sovrastò, potente e fiera, quella del ragazzo.
Anubi era davanti a Djoser e il ragazzo, più attonito e sbigottito che mai da quella stupefacente
metamorfosi, lo guardava ammutolito.
“Oh, Anubi! – proruppe – O Signore del Cammino Nascosto!”
“Perché non riposi?” domandò lo Sciacallo Divino e, come già nei meandri della Piramide, la sua voce fece fremere l’aria d’intorno e minacciò di spegnere le fiamme del bivacco.
“Il Deforme Bes, Dispensatore delle Sabbie Benefiche del Sonno, si tiene lontano dal povero Djoser. – si lamentò il ragazzo- L’hai visto aggirarsi qui intorno, o Divino Sciacallo?”
Anubi non rispose a quella domanda, ma ne fece una a sua volta:
“Hai paura di me?”
Un poco, quella domanda stupì il ragazzo. Il Signore del Cammino- Nascosto, si disse, sapeva ben leggere dietro la sua fronte e dentro il suo cuore e conosceva già la risposta. Così, decise di osare. Osò guardarlo in faccia. Osò entrare nel suo fulgore divino. Sapeva bene di poterne restare incenerito. Stranamente, però, non aveva di questi timori. I suoi occhi scuri penetrarono tranquilli e sereni nello sguardo della più misteriosa e temibile fra tutte le Divinità e Anubi gli permise perfino di entrare dentro la sua mente.
L’animo di Djoser si dispose a nuove emozioni. Era certo che lo Sciacallo Divino gli avrebbe mostrato i segreti della Duat, il Mondo-Rovesciato di cui era il Signore, che egli aveva sempre immaginato come un’enorme caverna tenebrosa e irta di insidie, in cui una folla di anime defunte vagavano spaurite alla mercè di terrificanti creature.
Fece un cenno del capo per dire che sì, aveva paura. (continua)
brano tratto dal libro di Maria Pace: “DJOSER e lo Scettro di Anubi”