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LA TRIADE o SACRA FAMIGLIA

Le vicende di: OSIRIDE – ISIDE – HORO

La più complessa, ma straordinaria espressione del pensiero etico-filosofico-religioso egizio è senza dubbio la figura di Osiride.
Osiride è diverso da tutte le altre Divinità.
Osiride è simbolo del dramma dell’esistenza umana: l’ineluttabilità della morte e la speranza della resurrezione. Osiride è il simbolo del Ciclo: Vita-Morte-Resurrezione.
Osiride è la “vittima” per eccellenza: viene sacrificato, ma il suo sacrificio e la sua passione, vengono compensati dalla Giustizia e dall’Ordine Universale ristabiliti.
Sposo e padre amato, viene soccorso dalla sposa Iside e dal figlio Horo…

Ma vediamo un po’ più da vicino il Mito di questa “Sacra Famiglia” e le sue vicende quasi umane.
Nut e Geb, Signora del Cielo e Signore della Terra, avevano quattro figli: Osiride, Iside, Seth e Nefty. Iside ed Osiride, narra il mito, erano innamorati ancora già nel grembo materno. Belli, generosi ed operosi, costituivano la coppia perfetta. Al contrario degli altri due figli della coppia divina, Seth e Nefty, che si detestavano cordialmente ed erano irresistibilmente attratti l’uno da Iside e l’altra da Osiride.

I Testi, gli Inni, le Litanie che raccontano questo Mito, però, non hanno i toni e gli accenti del dramma e della tragedia; però, sono pervasi dal dolore profondo della “Passione” e dalla esultanza della “Resurrezione”: Osiride è Fondatore di una “Epoca d’Oro” raggiunta attraverso la instaurazione della Giustizia e dell’Ordine.
Recita un Inno del Nuovo Regno:
“Egli stabilì la Giustizia su tutte e due le sponde
Mise il Figlio al posto del Padre…”

Ma Osiride ha un grande nemico. Si chiama Seth ed è suo fratello minore.
Seth è litigioso, violento e irascibile. In una parola: Tempestoso. Seth è la personificazione della Violenza e della Forza Cieca. Perfino la sua nascita fu una esplosione di forza a violenza.
“Tu, che la Dea pregnante, Nut, Signora del Cielo, partorì
quando spaccasti il Cielo in due,
Tu sei investito con la forma di Seth,
che proruppe fuori con violenza…!”
Fu Seth a distruggere l’Ordine Precostituito delle Cose e lo fece uccidendo Osiride.

Come avvenne il fattaccio?
Varie le versioni di questo delitto.
Il mito più recente é quello riportato da Plutaro (II° secolo d.C.) che parla di una festa durante la quale Seth convinse l’ingenuo Osiride a stendersi in una cassa per vedere se riusciva a contenerlo, dopo di che, gettò la cassa nel Nilo.
La cassa, continua il mito, fu spinta dalla corrente fino a Biblos e finì su un albero che, crescendo a dismisura, attirò l’attenzione del Re di quella città il quale fece tagliare il tronco per farne la colonna portante del suo Palazzo.

Iside, giunta a Biblos, si fa consegnare il corpo dell’amato Osiride intrappolato in quel tronco e lo riporta in Egitto; qui, però, Seth, approfittando di un suo momento di disattenzione, riesce a trafugare la salma, tagliarla a pezzi ( 7 oppure 14) ed a gettarli in diverse zone del Paese.
Il mito più antico e primitivo, appartenente alla Teologia Memfitica, parla, invece, di annegamento nelle acque del Nilo e descrive così l’evento.
“Nefty ed Iside accorsero subito perché Osiride stava annegando.
Esse lo guardarono, lo videro e inorridirono.
Horo comandò a Iside e Nefty di afferrare Osiride per impedirgli di annegare…”

Altra versione, di Testi delle Piramidi ancora più antichi, indica un luogo chiamato Nedit, dove Osiride sarebbe stato ucciso, il corpo fatto a pezzi e i pezzi sparpagliati per tutto il Paese.
Ma ecco accorrere Iside in aiuto dell’amato sposo ed insieme alla sorella Nefty, andare alla ricerca dei pezzi e ricomporli attraverso una prima forma di imbalsamazione, con l’aiuto di Anubi, il figlio che Osiride aveva avuto da Nefty.
E’ la prima “mummia”, ma non è ancora la “Rinascita… per questo bisognerà aspettare che il dramma si compia per intero.
“Benefica Iside che protesse il fratello e andò in cerca di lui
né volle prendere riposo finché non l’ebbe trovato…”

Alla ricerca dei pezzi del corpo di Osiride, attraverso le paludi e le rive del fiume, Iside si era recata assieme alla sorella Nefty; li recuperarono in varie località: a Philae, a Letopolis, ad Abidos, ecc…. eccetto il fallo, ingoiato da un pesce.
Iside, però, voleva dare un erede al suo sposo amatissino, affinché da grande potesse vendicarne la morte. Cosa che fece, prima di dargli sepoltura.
Ecco come recita l’Inno:
“Ella ravvivò la stanchezza dell’Inanimato
e ne prese il seme nel suo corpo, dandogli un erede.
Allattò il fanciullo in segreto,
il luogo ove egli stava essendo sconosciuto…”
Quel luogo segreto, quel nascondiglio, era il Chemmis o Cespugli-Sacro e si trovava nelle paludi del Delta, nei pressi della cittadina di Buto.

Con la morte di Osiride anche la vita di Iside e quella del figlioletto Horo erano in pericolo: Seth si sentiva minacciato da quel figlio che crescendo avrebbe sicuramente vendicato la morte del padre, poiché, il rapporto scambievole fra il Figlio-vivente e il Padre-morto, fu sempre alla base del pensiero etico-filosofico-religioso dell’antico egizio.

Seth, infatti, racconta una tarda leggenda, catturata Iside, la rinchiuse in una filanda con le sue ancelle, ma la Dea con l’aiuto di Thot riuscì a fuggire e raggiungere la Palude del Delta e il Chemmis, dove, per l’appunto, dette alla luce il figlio di Osiride.
Qui, però, il piccolo era esposto ai molti pericoli della palude, come il veleno di serpenti e scorpioni, ma, soprattutto, il rischio di cadere nelle mani del malvagio zio Seth. Questi, infatti, assumendo la forma di serpente, strisciava nelle acque di quei pantani ed un giorno attaccò il piccolo Horo il quale, però, come recita l’Inno, riuscì a sconfiggerlo:
“… io ero un bimbetto lattante
e sebbene fossi ancora debole
abbattei Seth e lo intrappolai sulla riva…”

A vegliare sul pargolo divino, in verità, erano in tanti oltre al saggio, onnipresente ed innamorato Thot. Tante Divinità minori, tutte impegnate a giocare con lui e distrarlo: Bes, il Deforme Dispensatore delle Sabbie del Sonno, che per tenerlo quieto improvvisava grotteschi passi di danza con le sue gambette sgraziate; le Divinità della Palude, Pehut, Sechet ed altre, che cantavano per coprire il suo pianto onde non arrivasse alle orecchie di Seth.
Iside infatti era costretta ad allontanarsi dal Cespuglio-Sacro per andare in giro a mendicare per provvedere a se stessa ed al piccolo.
Durante il suo peregrinare, racconta il mito, seguita da 7 Scorpioni che le facevano da scorta, la Dea capitò in un piccolo villaggio. Qui, nel vederla da lontano, una donna molto ricca ma molto avara, senza riconoscerla, le chiuse la porta in faccia. Fu, invece, una fanciulla molto povera, figlia di pescatori, ad aprile la porta della sua casa e lasciarla entrare.
La cosa dispiacque molto ai 7 Scorpioni che decisero di dare una bella lezione alla donna ricca e ingenerosa. I 7 raccolsero tutto il loro veleno e lo misero in Tefen, il più malvagio di loro e questi strisciò sotto la porta di casa della donna e punse il figlioletto che stava giocando, ma che cominciò ad urlare dal dolore.
Disperata, la donna uscì dalla casa con il bimbo in braccio, correndo attraverso tutte le strade dl villaggio in cerca di soccorso; nessuno, però, ma poteva aiutarla.
Fu la stessa Iside, mossa a pietà del piccolo innocente, ad intervenire e ad ordinare al veleno di lasciare il corpo del bambino.
Pentita della propria ingenerosità, la donna ricca divise tutti i suoi averi con la fanciulla povera.

Di ritorno alle paludi ed al Chemmis, però, Iside trovò che anche il piccolo Horo era rimasto vittima del veleno di un serpente, opera del malvagio Seth e le sue grida di dolore l’accolsero insieme alle disperate invocazioni d’aiuto al Padre degli Dei, di Nefty, Selkhet e delle altre Divinità delle Paludi.
In quel momento la Barca di Ra stava transitando nel Cielo con a bordo l’intera Divina Compagnia e Nefty la invitò a richiamare la loro attenzione. Cosa che Iside fece immediatamente levando al cielo alti lamenti.
Quando la arca di Ra arrivò, spinta dal Vento Cosmico, ne discese Thot, Signore delle Scienze e della Magia, armato, dice il Mito
“… di potenza e di suprema autorità per mettere le cose a posto.”
Dopo aver confortato e rassicurato sia Iside che la sorella Nefty e tutte le Divinità della Plude, Il Grande Mago mise in atto il suo esorcismo e scacciò il veleno.
“Indietro, oh Veleno!
Tu sei esorcizzato dall’incantesimo delle stesso Ra.
E’ la parola del più grande degli Dei che ti caccia via.
La Barca di Ra resterà ferma e il Sole resterà al posto di ieri
finché Horo guarirà, per la gioia di sua madre!”
E Thot continua, con il suo incantesimo enumerando tutte le sciagure che avrebbero colpito la Terra e l’umanità se Horo fosse morto:
“… le Tenebre coprirebbero ogni cosa
Non ci sarà più distinzione di tempo.
Le Sorgenti saranno chiuse e il grano appassirà
e non ci sarà più cibo…”
E termina così:
“Giù! A terra, oh Veleno!
Il Veleno è morto.
La febbre non tormenterà più il Figlio dell Signora…
Horus vive di nuovo, per la gioia di sua madre.”

Horo, dunque, nacque, visse e crebbe fra i pantani del Delta e quando ebbe raggiunto la maggiore età si accinse a rispondere al richiamo di Osiride, sempre immobile ed impotente nel Mondo Sotterraneo ed ad affrontare il suo nemico: Seth il Perturbatore.
Il Giovane-Horo calzò i “sandali baianchi” che sua madre iside gli aveva consegnato e si accinse ad attraversare la Terra per andare in soccorsdo del padre, Osiride.