Fu proprio a quel contatto che la sua inquietudine si trasformò in apprensione, prima di mutarsi in angoscia.
Faceva molto caldo; un caldo opprimente ed implacabile: causa di molti malori.
La ragazza ebbe l’impulso di fuggire, ma si trattenne, soprattutto per riguardo verso la sua compagna, che seguì fino alla fontana di Zam-Zam.
Qui, la sua angoscia precipitò nel terrore; un terrore incontrollabile che la costrinse a staccarsi dai compagni e dirigersi, in una corsa sfrenata, verso i ponticelli di Safa e Marwal, bisbigliando frasi sconnesse:
“Signore, Signore. – diceva – Salva la vita di Ismaele… figlio di Agar e figlio di Abramo. Abbi pietà di Agar… Agar… Agar..”
Portava ancora nelle orecchie la voce di Sara, la prima moglie di Abramo, gelosa di lei, da quando aveva partorito il suo figliolo… il piccolo Ismaele.
Sara era sterile e la Legge le consentiva di diventare madre per mezzo suo, ma poi, anche Sara era diventata madre… madre di Isacco. Aveva ancora negli occhi la visione della sposa si Abramo offesa perché Ismaele si era preso gioco del figlio di lei: Isacco.
“Scaccia questa donna. – aveva detto ad Abramo – E scaccia anche suo figlio. Io non voglio che sia erede con mio figlio Isacco.”
Era stata scacciata, col figlio Ismaele, ed aveva lasciato la tribù assieme ad una fedele ancella.
Con del pane ed un otre d’acqua, che Abramo aveva fatto mettere in una bisaccia, avevano affrontato il deserto; l’acqua, però, era venuta presto a mancare nell’otre.
Lei avrebbe voluto raggiungere il Nilo, il fiume lontano presso le cui riva era nata; avrebbe voluto tornare nella sua terra, ma non conosceva la strada e il deserto era grande, terribile e soprattutto implacabile con la gente sprovveduta.
La sete aveva cominciato a minare la loro resistenza fisica ed a confondere le idee, che si agitavano scomposte dietro la fronte come calabroni nei loro nidi.
Un pensiero, però, più degli altri, l’atterriva: quello di veder morire la propria creatura.
Aveva cominciato a pregare tutti gli Dei, quelli lasciati nella terra d’Egitto e quello incontrato nella terra di Abramo:
“Abbiate pietà… – pregava – Abbiate pietà del figlio innocente di Agar.”
Aveva visto un arboscello; null’altra vegetazione poteva crescere in quel deserto pietroso.
Sotto quell’ombra avevano cercato un momentaneo riparo, prima di tornare a vagare alla ricerca di acqua. Le vesti erano lacere, i piedi tormentati, il volto arso dal sole e la stanchezza era in agguato e aveva finito per rubare le loro ultime forze.
“Pietà per mio figlio Ismaele… pietà per mio figlio… un sorso d’acqua.” continuava ad invocare, quand’ecco una voce piovere dal cielo:
“Agar, non temere… Dio ha ascoltato le tue preghiere.”
Si era fermata ed aveva finalmente scorto la presenza di un pozzo che prima, accecata dalla disperazione non aveva visto. Di quella s’era dissetata ed aveva dissetato suo figlio e l’ancella.
Esausta per la corsa, il respiro affannoso e lo sguardo perso nell’infinito, così, più tardi, Jasmine ed Ibrahim ritrovarono Piera.
“Piera, che cosa è successo?” chiese Jasmine con accento di stupore e un po’ di preoccupazione.
“Ismaele…la mia creatura…” rispose la ragazza sollevando sull’amica lo sguardo smarrito.
“Signorina Piera, cosa sta dicendo?” anche Ibrahim la guardava stupito
“Ora che Ismaele non morirà di sete, – Piera riprese a balbettare – Agar ha raggiunto la serenità.”
“Chi è questa Agar?”
“Sono io, Agar. Sara mi ha scacciata, ma il Dio di Abramo ha ascoltato le mie preghiere.”
“Ma che stranezze sta dicendo, la signorina Piera? – scuoteva il capo Ibrahim.- Sembra confusa… il sole… Il sole, qui, non è alleato dell’uomo.” sospirò.
“Già! – assentì Jasmine – Non è abituata a questa calura.”
“Portiamola via di qua. Che la Misericordia di Allah la sostenga.”
“E’ convinta di essere un’altra persona… una certa Agar…”
“Agar? – scosse il capo Ibrahim – Non sarà la Agar della Bibbia, la madre di Ismaele, il Patriarca?”
“Stava proprio parlando di suo figlio Ismaele… – convenne Jasmine, poi suggerì – Portiamola fuori del Tempio. In ospedale ci diranno che cosa può esserle accaduto.”
La condussero ad un posto di soccorso, poi in ospedale, dove la ragazza fu trattenuta per più di una settimana, prima di essere rimpatriata.
Sono passati quasi quattro mesi, ma Piera dice ancora di chiamarsi Agar e fa rivelazioni su posti e luoghi che conosce perfettamente senza esserci mai stata.
Nota. Chi volesse approfondire la vera storia di Agar, controversa figura biblica che, ponendosi in una posizione critica rispetto alle cons