Archive for agosto 31st, 2012


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Seguiva una cerimonia funebre officiata, alla presenza di amici e parenti, da Sacerdoti funerari, tra cui il sacerdote-sem, riconoscibile (in pitture parietali o papiri) dalla pelle di leopardo sulle spalle e il chery-webb, Sacerdote –lettore,riconoscibile dalla lunga stola bianca adagiata su una spalle.
Prima di calare il sarcofago nella tomba, si metteva in atto un complesso rituale conosciuto come “Il rito dell’apertura della Bocca”, che avrebbe restituito i sensi al defunto e gli avrebbe consentito una vita “normale”..

Cosa accadeva, nel frattempo alle altre entità?
Il Ba, l’Anima, usciva dalle narici e con forma di uccello con testa umana, volava sulle montagne della necropoli. Qui restava in attesa di congiungersi alle altre entità, dopo il Giudizio di Osiride.
Anche la Shut, separata dal corpo, restava in attesa e in caso di Giudizio sfavorevole, si aggirava di notte, arrecando ovunque terrore e danno. Qualche volta riusciva a seguire il Ka nel suo peregrinare lungo le vie dell’Oltretomba e, se il Giudizio di Osiride fosse stato sfavorevole, non c’era scampo neppure per essa.
-L’Ib, il Cuore, doveva raggiungere il Tribunale di Osiride per essere giudicato. Messo su uno dei piattelli della Sacra Bilancia di Maat, Dea della Verità e della Giustizia, doveva pesare non più della Sacra Piuma, che la Dea si staccava dal capo e poneva sull’altro piattello.

Ma… torniamo al Ka, lo Spirito. Era il solo (a parte il Cuore) fra tutte le entità del defunto, a mettersi in viaggio attraverso le oscure ed insidiose vie della Duat, l’Oltretomba egizia. Doveva affrontare creature spaventose come il serpente Apep,(meglio conosciuto con il nome di Apofi), il leone Akhet, il coccodrillo Shui e molte altre ancora; doveva percorrere fiumi dalle acque impetuose, laghi di fuoco, montagne di ghiaccio e… (chi più ne ha, più ne metta).
In questa impresa, però, non era né solo né sprovveduto: Divinità funerarie erano pronte ad aiutarlo e, naturalmente, la Magia… la magia, ancella della Religione o, più esattamente, sua comprimaria: il defunto, infatti, aveva a sua disposizione He-kau, formule magiche per affrontare pericoli e annientare nemici. Erano, per lo più, scritte su scarabei di pietra turchese; in alcune tombe ne sono stati trovati fino a novanta esemplari.
Giunto alla Sala del Tribunale, lo aspettavano Osiride e la Corte dei Quarantadue Spiriti, ognuno dei quali rappresentava un peccato: invidia, inganno, appropriazione indebita, ecc.)
Formule magiche, naturalmente, lo aiutavano a superare le difficoltà… D’altronde, bastava essere innocente di almeno Sette dei Quarantadue Peccati per scongiurare la fine.
Una fine davvero orrenda, quella riservata ai peccatori: le fauci di Ammit la Bestia, un ibrido con testa di ippopotamo, corpo di leone e coda di coccodrillo.
Il Ka che fosse riuscito a superare il Giudizio, poteva fare due cose (e di solito le faceva entrambe): restare nell’Oltretomba e soggiornare negli Hotep Jaru, il Paradiso egizio, come Spirito, oppure tornare nella hut-ka, la tomba, dove lo aspettava il corpo imbalsamato e dove poteva congiungersi alle altre entità e vivere fisicamente in quella dimora.
Era quello, infatti, lo scopo della preservazione del corpo fisico: dare un supporto allo Spirito e permettere al defunto la sua Vita Eterna.

E l’Akh, il Luminoso?
All’interno della tomba poteva accadere uno strano fenomeno: dopo un po’, il corpo di un defunto innocente e virtuoso cominciava ad emanare luce. Meno erano i peccati, più intensa si faceva la luce: un modo poetico, forse, degli Antichi Egizi, di spiegarsi il fenomeno dei fuochi fatui.

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- Ba: un po’ difficile, definire questa entità. Di sicuro era qualcosa di speciale, che solo la creatura umana possedeva e che la differenziava all’animale (senza anima).
Alla sottoscritta piace definirla la parte divina che è in ogni essere umano: l’Anima, che Dio trasfuse all’uomo quando lo creo, soffiandogli attraverso le narici. (concetto ripreso successivamente dalla cultura ebraica: basta leggere la Bibbia e la Creazione dell’uomo)
Il Ba è raffigurato come un uccello (quasi sempre un airone) con testa umana, forse a causa della presenza dei numerosi stormi d’uccelli che stazionavano sulle cime dei monti delle necropoli.
- Ib: il cuore, sede della coscienza e del carattere di ogni individuo.

- Shut: l’Ombra. Copia in negativo del djet, alla morte dell’individuo, l’Ombra si staccava dal corpo e vagava inquieta nell’attesa del Giudizio di Osiride. Accadeva anche che lo seguisse nell’Aldilà.

- Ren: il Nome. Era così importante, questa entità, da negare l’esistenza a chi non lo possedeva o non lo possedeva più. Basti pensare al deplorevole uso di cancellare da Templi e Monumenti, il nome di alcuni Faraoni scomodi, come il celeberrimo Akhenaton, al solo scopo di cancellarne la memoria.
- Akh: chiamato anche il Glorioso o il Luminoso.

Cosa accadeva ad una persona appena defunta?
Ecco il rituale cui era sottoposta e il mito, a cui il popolo egizio si aggrappava.
Convinto?… Immagino di sì!… Almeno quella parte del popolo tenuto nell’ignoranza!
Subito dopo il decesso, i Sacerdoti funerari prelevavano il cadavere e lo trasportavano alla Casa dell’Imbalsamazione per prepararlo “fisicamente” all’Immortalità.
Settanta o anche ottanta giorni, durava il processo di conservazione del corpo, ma qui, bisogna fare una distinzione fra Imbalsamazione e Mummificazione.
La seconda era un “processo naturale” di conservazione del corpo e lo si praticò, all’incirca, fino alla IV o V Dinastia (epoca di Giza, Sakkara, ecc). Non occorreva intervenire sul corpo, poiché bastavano clima secco e temperature elevate.
La prima era, invece, un “processo artificiale”. Il corpo veniva svuotato degli organi molli (fegato, stomaco, intestino e polmone, i quali venivano conservati in appositi contenitori, conosciuti con il nome di vasi canopi) e il vuoto era riempito con paglia, resine, balsami; poiché non si praticava ancora la sutura delle ferite, queste tendevano ad aprirsi. Per ovviare all’inconveniente, il cadavere veniva avvolto in bende tenute insieme da una colla, scura e densa. Ancora oggi non se ne conosce bene il composto, che qualcuno chiamò (in egiziano): mummif (bitume), da cui la parola mummia.

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Era convinzione di questo straordinario popolo, che l’esistenza umana attraversasse tre momenti, tutti e tre fondamentali, misteriosi e complessi:
- la vita terrena
- la morte
- la vita ultraterrena
Già cinque secoli prima di Cristo, lo storico Erodoto scriveva:
“Gli Antichi Egizi erano un popolo che praticava il Culto dei Morti, ma amava intensamente la vita.”
Sembra una contraddizione, ma non lo è!

- La Vita terrena, dicevano gli Antichi Egizi, era un dono che gli Dei facevano alla creatura umana per consentirle di prepararsi alla vita ultraterrena: l’Eternità e l’Immortalità.
Questo popolo fu ossessionato dall’idea di Immortalità: per essa, eresse opere colossali come La Sfinge e le Piramidi, innalzò Templi e Santuari che sfidano ancora oggi il Tempo.

- La Morte, per il popolo nilotico, costituiva un passaggio tra la prima fase e la seconda e non era vissuta con l’ossessione dei giorni nostri. Poteva essere traumatica, certo, e certamente era rifuggita, ma, al contempo, accettata con fatalità e pragmatismo.

- La vita ultraterrena, ossia la Vita Eterna, desiderata ed agognata da tutti, non era, però, appannaggio dell’intera umanità, poiché bisognava meritarsela. Per comprendere appieno la profondità di questo pensiero filosofico, basta leggere qualcuna di quelle Massime Sapienziali che invitavano a vivere una vita terrena onesta e operosa e generosa:
“L’uomo litigioso causa disordini.”
“Non essere malvagio: la bontà genera simpatia.” oppure:
“Onora una vita di lavoro: l’uomo che non ha nulla diviene desideroso dell’altrui proprietà.”
“Agisci rettamente durante il tuo soggiorno terreno.”
E ancora:
“Aiuta le vedove e coloro che sono in lacrime.”

Per consentire tutto questo, dicevano gli Antichi Egizi, Dio aveva dotato la creatura umana di una complessa natura e di un certo numero di… per comodità le chiameremo entità, termine da cui esoterici e pseudo-studiosi, hanno sempre attinto a piene mani per le loro bizzarre dottrine, teorie e affermazioni.
Sette. Erano sette, queste entità, ognuna con un compito ben specifico.
- Djet: il corpo, deputato ad operare durante la vita terrena. Viveva fisicamente le esperienze di vita, come amare, lavorare, essere la salute o sopportare la malattia, ecc.
- Ka: chiamato anche “Doppio”. Copia esatta del djet, era fisicamente inconsistente, trasparente ed evanescente; corrispondeva a quello che noi, gente moderna, chiamiamo Spirito o Fantasma.
Era raffigurato con due braccia sollevate verso l’alto ed era quella, fra tutte le entità del defunto, che aveva il compito di intraprendere il viaggio nell’Oltretomba per sottoporsi al Giudizio di Osiride.

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Da quando l’uomo auspica una vita dopo la morte?
Non è prudente azzardare supposizioni.
Gli Antichi Egizi dicevano che il percorso umano si divide in tre fasi:
- Vita terrena
- Morte
- Vita ultraterrena

La vita terrena, dicevano, è un dono degli Dei per consentire all’uomo di procurarsi tutto il necessario per affrontare la vita ultraterrena e la morte è un solamente un passaggio.

“L’antico popolo egizio – diceva lo storico greco Erodoto – praticava il Culto dei Morti, ma amava profondamente la Vita.”
Ed era proprio così: gli Antichi Egizi cercavano di vivere al meglio la vita terrena, poiché quella ultraterrena doveva esserne una copia esatta.
Un dono o un privilegio, non riconosciuto a tutti, però, poiché quel dono bisognava meritarselo attraverso una vita terrena condotta irreprensibilmente.
Nelle Antiche Massime Morali troviamo insegnamenti come:
“Non essere malvagio, la bontà genera simpatia.”
“Onora una vita di lavoro:l’uomo che non ha nulla diviene desideroso dell’altrui proprietà.”
O ancora:
“Calma coloro che sono in lacrime.”
“Non opprimere le vedove”

Che cosa accadeva all’uomo dopo la morte? Di tutte le entità (erano sette e ne parleremo in altra sede) che componevano la sua natura umana, solamente il Ka, ossia lo Spirito, si apprestava a percorrere le strade della DUAT (l’Oltretomba) per affrontare il Giudizio di Osiride e dei 42 Giudici: la pesatura del Cuore.
Il Cuore veniva posto su uno dei piattelli della Sacra Bilancia di Maat, la Dea della Giustizia, la quale si toglieva dal capo la Sacra Piuma e la poneva sull’altro piattello: il Cuore non doveva pesare più della Piuma.
Formule Magiche ed Incantesimi, però, (Rew ed He-Kau) potevano “alleggerire” il peso del Cuore… (Ah!… questi antichi egizi!…)

Il percorso per arrivare alla Sala del Tribunale di Osiride era irto di pericoli ed insidie, ma anche qui veniva in soccorso la magia… spesso le formule magiche( per ogni più svariata evenienza) erano incise sulla superficie di scarabei di pietra… in alcune tombe sono stati trovati fino a novanta scarabei con queste incisioni.
Accompagniamo, dunque, il Ka del defunto lungo questo viaggio.
Iniziamo dal grande Portale d’Ingresso: Ro-Stau, letteralmente “La Buca”.
Era sorvegliata da tre demoni: il Portiere, il Guardiano e l’Araldo.
Il loro compito era di impedire l’accesso a quella Porta e il loro aspetto era terrificante.
Anche qui, però, in soccorso del povero defunto-pellegrino giungeva quell’aspetto utilitaristico della Religione e della Magia di cui l’antico popolo nilotico permeava la propria esistenza.
Incantesimi e Formule Magiche riuscivano a vincere la resistenza di quelle demoniache creature e la loro volontà: il Ka del defunto doveva soltanto pronunciarle con la “giusta” intonazione della voce, dopo essersi dichiarato ed aver pronunciato il nome di ognuno di loro.
L’esito era assicurato e i tre Demoni avrebbero spalancato il Portale ed introdotto lo spirito del defunto all’interno dell’Oltretomba, un percorso disseminato di ambagi ed insidie.
Il primo ostacolo da superare era…
ma qui, vorrei invitarvi a seguire il Ka del defunto, lungo il suo percorso, attraverso la lettura dell’ultimo libro di Maria PACE:

“DJOSER e Lo Scettro di Anubi”

Potete richiederlo presso:
- www.lulu.com
- Google Book
- Amazon book