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Durante i primi cento anni, lasciti e conquiste, consentirono all’Ordine di accumulare un’enorme ricchezza.
Una ricchezza incalcolabile, proveniente da donazione dei propri beni da parte degli stessi Cavalieri, lasciti di famiglie di nobili e ricchi mercanti, regalie di Principi e Re in compenso dei servigi ottenuti: un’enorme ricchezza in denaro, oro, terreni, palazzi, castelli, e altro ancora.
Da aggiungere a questa, l’enorme bottino portato via dall’Oriente.
Tanta ricchezza fece di loro i banchieri di Papi e Re e la sola sede di Gerusalemme non bastò più.
Se ne crearono molte altre: ad Antiochia, a Tripoli, in Francia, Inghilterra, Portogallo, Italia, Ungheria, ecc.. e l’Ordine divenne una vera e propria “multinazionale” economica, politica e militare.

Militarmente aveva una struttura assai diversa da quella degli eserciti delle Crociate, i quali combatteva sotto la bandiera del proprio Paese e poco conoscenza avevano del nemico.
I Templari, al contrario, combattevano sotto un’unica bandiera, erano animati da profondo ardimento religioso e conoscevano perfettamente la mentalità dell’avversario.
Possedevano, inoltre, una straordinaria qualità: in un’epoca di intolleranza religiosa (quasi quanto quella dei giorni nostri), nutrivano profondo rispetto per la cultura dell’avversario.
E, contrariamente a quanto ci è stato sempre fatto credere, il rispetto era reciproco.
Fu così che, quella che un tempo era stata la piccola confraternita dei “Poveri Cavalieri di Cristo”, si vide trasformata nel più potente organismo di amministrazione di denaro pubblico di vari Paesi, come Francia ed Inghilterra, che all’Ordine affidarono l’amministrazione del proprio Tesoro e dello stesso Papa, che lo stesso fece con il famoso “obolo” per le Crociate.

Tanta ricchezza, però, finì per creare intorno all’Ordine dei Cavalieri un alone di mistero, alimentare diffidenze e sospetti, suscitare gelosie e destare appetiti.
Si diceva di loro che avessero scoperto la Pietra Filosofale, che praticassero l’Alchimia e custodissero altri segreti.
Si diceva che non adorassero solo il Cristo e la Croce, ma anche un misterioso “idolo”.
Oggi, in molti concordano nel ritenere che quell’”idolo”, che tanta parte ebbe nel Processo intentato contro di loro, altro non fosse che il lenzuolo piegato della Sindone con l’immagine del Cristo.
Se consideriamo la loro grande loro capacità di Cacciatori e Ricercatori di Sacre Reliquie, non si fatica a credere che si trattasse proprio della famosa reliquia custodita a Torino.

L’attacco all’Ordine era, dunque, questione di tempo.
Arrivò nel 1307 nella persona del re di Francia, Filippo il Bello, il quale, per voler mettere nei guai i Cavalieri, aveva molte ragioni:
- era debitore nei confronti dell’Ordine per una ingente somma.
- Aveva chiesto e mai ottenuto di diventare Gran Maestro dell’Ordine, privilegio concesso ad altri Sovrani.
- Gli era stato negato un ulteriore e più ingente prestito per fronteggiare la guerra contro l’Inghilterra.

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